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Autore: Arrow    24/05/2013    3 recensioni
Era concentrato su altro. Nella sua testa non viaggiava nessuna imprecazione, a dispetto di quello che il ghigno dipinto sul suo volto schiacciato al suolo poteva far pensare, ma soltanto una domanda.
[SaruMi]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushimi Saruhiko, Misaki Yata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo What did I miss?

Fandom K project.

Personaggi Fushimi Saruhiko, Yata Misaki.

Rating Giallo.

Avvertimenti One-shot, introspettivo.

Wordcount 516

Note Sì, questo è il risultato del mio stato attualmente febbricitante e la lettura degli ultimi capitoli del manga. Abbiate pietà di questa poveretta dal cuore distrutto. Buona lettura(?)

 


Nonostante fosse a terra, provò uno strano senso di vertigine; come se stesse per cadere da un momento all’altro dal grattacielo più alto del mondo, senza via di scampo. Non riusciva a respirare bene e il folle desiderio di riuscire a tossire, lo stava facendo impazzire. L’udito disturbato da un suono stridente gli faceva crescere ogni secondo che passava la voglia di strapparsi le orecchie con ben poca cura. Oramai non sentiva più il dolore allo stomaco, alle braccia e alle gambe. Era indifferente al sangue che continuava a sgorgare dalle ferite. Era concentrato su altro. Nella sua testa non viaggiava nessuna imprecazione, a dispetto di quello che il ghigno dipinto sul suo volto schiacciato al suolo poteva far pensare, ma soltanto una domanda. Cosa mi sono perso? Anche se avesse avuto la forza per parlare, non avrebbe esplicitato a parole quel quesito. Sapeva che lui non avrebbe fatto altro che infierire maggiormente sul suo corpo. Non che gli importasse più, a quel punto…

Aveva sempre ritenuto assurdo e fottutamente ingiusto non riuscire a dire la propria. Sapeva essere un suo difetto, ma doveva per forza avere sempre l’ultima parola. Alla fine, comunque, faceva sempre la figura del coglione dalla collera facile, ma non poteva farci granchè, era sempre stato così. Eppure quel giorno per la prima volta in vita sua aveva ceduto dopo pochi tentativi e aveva deciso (saggiamente o follemente) di tacere. Le parole amare e piene di risentimento dell’altro non avevano sortito in lui il solito effetto. Qualcosa, quella volta, fu diverso. Talmente diverso che capì che non poteva controbattere, né insultarlo, né difendersi, né attaccare. Per tutto il tempo quella domanda tormentò la sua mente. Cosa mi sono perso?

Chiuse gli occhi, ormai allo stremo. Si girò, con molta fatica, su un fianco, in direzione dell’altro. Il ghigno morì, lasciando spazio ad un assurdo quanto fuoriluogo lieve sorriso. «Non potrai mai capire» gli aveva detto qualche minuto prima e quella frase gli tornò in mente in quel momento. Probabilmente era quella la risposta alla sua domanda. Perché affannarsi in un momento come quello per qualcosa di così inutile? Incredibilmente in quella posizione fu libero di tossire e per un secondo si sentì quasi rinascere, ma quella vaga percezione di sollievo fu immediatamente rimpiazzata da altro. L’aria e il sangue che aveva buttato fuori avevano allontanato quella sottospecie di sensazione di intorpidimento che gli aveva impedito fino a quel momento di sentire il dolore fisico. Un grido gli nacque dal fondo della gola, ma non arrivò mai all’esterno. Persino pensare aveva iniziato ad essere doloroso. Vedendolo rantolare, l’altro aveva mosso alcuni passi in sua direzione. O almeno così credette di aver visto, dopo aver spalancato gli occhi per una tremenda fitta all’addome. Gli si era inginocchiato vicino, proprio mentre perdeva la forza di tenere gli occhi aperti, di formulare pensieri coerenti, di sopportare quell’agonia. Ci mise tutto. Mise tutto quello che avrebbe voluto dire, fare, pensare, urlare in quell’ultimo respiro. Quell’ultimo respiro che riempì l’aria nello stesso momento in cui l’altro parlò «Chi credi che sia il vero traditore tra noi, eh Misaki?»


   
 
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