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Autore: Lux___    24/05/2013    19 recensioni
Non mi sono mai piaciuti i ragazzi.
Non fraintendetemi, non sono dell'altra sponda, solo che ho sempre pensato che il genere maschile fosse ancora troppo sottosvillupato perchè io uscissi con uno di loro, perchè si sa...i ragazzi di questi tempi vogliono solo una cosa, e non è il tuo AMORE!
Dopo pochi anni dalla morte di mia madre, mia sorella aveva deciso di andarsene, stanca delle regole di un padre troppo apprensivo.
Io? Io non mi sono mai opposta a tutto ciò che mi veniva imposto perchè in parte ero d'accordo, è quando però incontri l'amore vero, quello sì che ti mette nei casini proprio come è successo a me.
***
“Io non ho paura di niente” dissi quasi incerta.
“Sì che hai paura….” Mi disse con quella voce roca così fastidiosa, ma dannatamente sexy.
Rabbrividii al suo tocco caldo sopra lo zigomo e si avvicinò al mio collo, poi verso l’orecchio “..ad esempio ora tu hai una paura fottuta che io possa baciarti”.
sentì un brivido salirmi per tutta la schiena.
“…hai paura perché sai che non ti opporresti al bacio” si staccò dal mio orecchio con quel sorriso storto.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1  
 
“Papà quanto manca ancora?! E Basta dirmi un pò, perchè è da un'ora che continui a ripermelo.” sbuffai di nuovo, chiudendo il finestrino.
Senza distogliere lo sguardo dalla strada, sul suo viso si dipinse un piccolo sorriso divertito.
 
 
“Tranquilla tesoro, eccoci.”
 
La macchina rallentò per poi accostarsi vicino a quel vialetto che da tempo non vedevo. I miei occhi si illuminarono nel vedere che era rimasto tutto come tre mesi prima; il prato curato alla perfezione, la siepe tagliata e fiori che decoravano tutti i davanzali delle finestre.
Aprii lo sportello lentamente senza smettere di ammirare la dolce casa che avevo lasciato all’inizio dell’estate per seguire papà a Los Angeles a causa del suo titolo di primario di chirurgia generale. Neanche l’intervento della madre di Cece, la mia migliore amica dai tempi dei pannolini, aveva convinto il 'Boss' a lasciarmi andare in Spagna con lei e la sua famiglia, nonostante ciò io e la ragazza non ci siamo fatte mancare videochat e chiamate, puntualmente ogni singola sera.
Il rumore del portabagagli che mio padre stava aprendo mi distrasse e andai ad aiutarlo a portare le valigie di sopra. Presi dalle mani impegnate di mio padre le chiavi di tutte le porte della villetta e, con il mio trolley bluette per mano, mi diressi verso le scalette che portavano all’entrata principale.
La luminosità della casa, nonostante fosse sera, mi sconvolse; Non la ricordavo così fresca e pulita. Lasciai la porta aperta con le chiavi appese e trascinando a fatica la valigia per le scale aprii la mia stanza e mi lasciai cadere sopra il mio letto ad una piazza e mezzo, rivestito di rosa ,come tutta la camera d’altronde.
La mia stanza era piuttosto spaziosa, avevo a disposizione un’ampia scrivania munita dell’ abat-jour e un portatile che mio padre mi faceva usare solo per ragioni scolastiche; No Facebook o qualsiasi altro tipo di social Network.
L’unica cosa che mi aveva fatto installare era Skype, ma con contatti delle persone da lui autorizzate, anche se io lo utilizzavo più che altro per parlare con quella pazza di Cece alla quale serviva un mio supporto visivo tutte le volte che un suo moroso, spesso sempre lo stesso, le spezzava il cuore.
La mia camera sembrava quella di una adolescente con gli ormoni a mille ancora  per Zac Efron. Era stato papà a costringermi a tenerla come era. Diceva che la mia camera era bella così come era sempre stata. Nell’ultimo giugno, prima di partire, quando gli avevo proposto almeno un cambiamento di colore delle pareti mi aveva rivolto uno sguardo terrorizzante e minaccioso.
Papà era sempre stato così: era un tipo molto severo e intollerante. Per lui esisteva solo la medicina, ed era il futuro che aveva progettato anche per le sue figlie, ma prima almeno c’era la mamma a modificare un po' le regole e a portare un po’ di colore nella nostra vita. Lei amava il ballo. La nonna era una grande ballerina e la mamma aveva preso quel suo talento, trasmettendolo a sua volte  alle sue figlie. Mi aveva sempre permesso di prendere lezioni di danza classica, nonostante papà dicesse che mi avrebbe spinto ad essere troppo sicura di me con i ragazzi da grande.
Perciò la disciplina di papà era tollerabile con la presenza della mamma.
Una notte, dopo qualche giorno dal mio settimo compleanno, io e mia sorella ci svegliammo per una telefonata a casa dalla polizia. Non avevamo sentito molto, ma sbirciando dalle scale e vedendo il papà piangere e dare un pugno contro il muro ci aveva fatto capire che qualcosa non andava.
Un motociclista aveva portato via la mamma a due sorelle, di sette e tredici anni, travolgendo lei e la sua macchina; questa era la versione che a solo quindici anni papà, costretto da mia sorella, mi aveva riferito.
Le cose ovviamente cambiarono per entrambe; a variare le regole di papà, che erano diventate al quanto più dure e severe, non c’era nessuno. Quella che ne soffriva di più era Casey, alla quale papà aveva negato un adolescenza, già iniziata. Non poteva uscire la sera, doveva mettere vestiti molto larghi e lunghi, d’estate, come continuava a fare con la sottoscritta, portava entrambe fuori come scusa per non farci andare al mare, ci faceva mettere magliette a maniche corte a fatica, figuriamoci per il costume!
Casey, compiuti diciott’anni, se ne era andata definitivamente da quella casa, o come la definiva lei 'prigione', questo dopo una discussione colorita con papà, contrariato, per l’ennesima volta, che lei andasse quell’estate in vacanza con le poche amiche che papà aveva acconsentito che lei frequentasse, con una reputazione impeccabile, una media alta e nessun tipo di relazioni amorose.
Ora tutte le sue aspettative ricadevano sulla sottoscritta che tra poco più di un anno era destinata a frequentare la facoltà di medicina per poi specializzarsi come il padre.
Ora eravamo io e lui, e al contrario di mia sorella sapevo gestire di più le regole impostemi da papà, forse perché sotto un certo punto di vista io ero d’accordo con lui: i ragazzi non erano poi così interessanti per me né tantomeno interessati!
Due braccia magre mi presero da dietro il collo e sentì premere un corpo contro il mio.
 
“Cece!” mi girai contro i suoi occhi nocciola e cademmo a terra sopra il tappeto “peloso£ bianco che ricopriva il parquet davanti al letto.
 
La sua risata fragorosa risuonò per tutta la stanza e fece sorridere anche me.
Mi invase di baci su entrambe le guance. Dopo poco la feci staccare e ci alzammo, sedendoci sul letto.
 
“Allora?!” mi guardò alzando e abbassando le folte sopracciglia.
 
“Cosa?” le guardai confusa.
 
“Qualche Americano carino l’abbiamo incontrato?!” mi guardò con fare curioso.
 
“Cece, perfavore!” la rimproverai.
 
La scuola era già iniziata da una settimana e papà si era già preoccupato di avvertire la preside, nonché sua conoscente, che avrei ritardato nel riprendere le lezioni a causa del suo lavoro a Los Angeles che si era dovuto prolungare.
 
“Allora...domani sarà il tuo vero, primo giorno di scuola!” si alzò dal letto.
 
“Già” risposi atona.
 
“…da domani sarai una dell’ultimo anno!” cercando di incoraggiare quel pizzico di eccitazione per il giorno successivo.
 
“Già” ripetei allo stesso modo togliendomi le scarpe e mettendole nella scarpiera in corridoio.
 
Cece non era come me; aveva avuto un paio di ragazzi ed era più 'vivace ed estroversa' , nonostante ciò aveva medie abbastanza alte a scuola e papà mi aveva dato il permesso di frequentarla solo perché era l’unica amica che ho sempre avuto, perciò anche quando c’era la mamma.
Caratterialmente, perciò, io e Cece eravamo come il giorno e la notte. Inoltre aveva un fisico bellissimo che riusciva a mettere in mostra con vestiti abbastanza attillati, riuscendo però allo stesso tempo a non essere volgare. Aveva capelli lisci e castani che le arrivavano poco più giù delle spalle, ciglia lunghissime e occhi nocciola chiaro.
 
“Cosa ti metti domani?” mi chiese seguendomi a fatica.
 
“Bah, ancora non ci ho pensato...penso un pantalone e una maglia qualsiasi, che differenza fa?” le risposi in tono annoiato, risedendomi sul letto.
 
A quella risposta mi guardò male e si mise le mani sui fianchi, storcendo la sua faccia in una smorfia schifita. Con fare sciolto si prese la libertà di aprire il mio armadio e dopo aver gettato tutti i vestiti che le capitavano tra le mani a terra, si girò buttando gli occhi al cielo.
Mentre lei mi fissava io mi spogliai dei vestiti, rimanendo in intimo in cerca del mio pigiama nella valigia che aprii.
 
“Ecco, vedi!” scattò prendendomi per un braccio. Rimasi confusa da quello che stava facendo e mi portò davanti allo specchio lungo in camera e mettendomici bruscamente davanti.
 
“Tu con questo fisico vuoi andare in giro vestita con delle taglie che neanche le obese di Real Time porterebbero?!” mi guardò tramite lo specchio in cerca di una risposta.
 
Non sapevo che dire, in quel momento mi presi la libertà di guardarmi meglio, non mi ero mai messa davanti ad uno specchio ad osservare così attentamente il mio fisico. Però non aveva tutti i torti: anche io possiamo dire ,come lei, mi ero tenuta in forma. Troppo presa a scrutarmi Cece intervenne di nuovo in assenza di una vera e propria risposta.
 
“Hai la pancia piatta, due tette della taglia giusta e un culo da urlo!” all’ultimo mi diede una colpetto scherzoso nel di dietro e in tutta risposta scattai in avanti imbarazzata e ritornai davanti alla valigia in cerca della mia tenuta da notte.
 
“Ok, faccio un salto a casa e ti presto qualcosa io!” affermò sicura, ma subito dopo aver recepito il messaggio la stoppai ancor prima aprisse la porta della mia camera.
 
“Senti io non ho bisogno di vestirmi 'bene' per far vedere che domani inizierò l’ultimo mio anno di scuola, ora esci e di’ a mio padre che preferisco andare direttamente a letto che sono distrutta dal viaggio!” detto questo, mi alzai e infilandomi il pigiama ,di in effetti tre volte la mia taglia, mi intrufolai tra le coperte, spegnendo la luce della lampada sopra il comodino.
 
Cece rimase per un po’ in piedi, potevo sentire la sua presenza anche dandole le spalle. Speravo veramente che se andasse e non incominciasse di nuovo ad insistere e così fece.
 
“Allora, notte!” uscì sbattendo la porta.
 
Sapevo che se l’era presa, ma sapevo anche che domani si sarebbe già scordata tutto. Prima di prendere sonno pensai a quel momento in cui ammiravo il mio corpo, per una volta mi piacevo, non mi ero mai vista in quel senso e questo mi faceva gelare il sangue; se solo papà avesse scoperto i pensieri che mi avevano frullato in testa in quel momento sarebbe stato capace anche di farci trasferire. Non ci pensai ancora a lungo, dato che poco dopo riuscii finalmente a prendere sonno.

                                                                                  ***

HARRY’S POV
 
Quella mattina non avevo proprio voglia di alzarmi; sarà stato perché il giorno prima io e gli altri avevamo fatto tardi, oppure per il semplice motivo che la Trussman quella mattina mi doveva interrogare, certo non lo aveva detto esplicitamente ma con quel
 
“Styles mi sa che per domani ti conviene aprirlo il libro di storia!” si era fatta abbastanza capire.
 
Messa la sveglia alle 6.00, incominciai a leggicchiare tra i capitoli assegnati per il giorno stesso, ma alla seconda pagina il sonno prese il sopravvento e quella “pausa” si trasformo in vero e proprio dormire.
Il campanello della porta mi svegliò e guardando l’orologio presi i jeans da terra lasciati la notte e li infilai frettolosamente. Corsi per il corridoio verso il bagno che Stacy, la mia sorellastra adolescente, stava aprendo; così le baciai la guancia e entrai prima di lei, ignorando le sue urla di protesta.
Mi diedi una lavata veloce per poi darmi un’occhiata allo specchio e mi scossi i ricci abbassando la testa. Uscii dal bagno e scendendo le scale infilai una maglietta lasciata nello scorrimano e salutai Zayn che mi aspettava alla porta con la zaino caricato su una spalla. Anche lui non aveva una bella faccia.
 
“Abbiamo fatto un po’ tardi ieri sera amico, eh!” gli diedi una pacca sulla spalla libera, infilandomi le scarpe.
 
“Quella tizia che è venuta con me ieri sera mi ha distrutto!” uscimmo di casa “Non si è voluta mai fermare. il mio amichetto quaggiù è messo peggio della mia faccia!”
 
Mi lasciai sfuggire una risata e ricevetti un’occhiataccia dal ragazzo che mi mise a tacere.
 
“Beh, tu non puoi lamentarti! Ieri con Olly nel bagno di quel pub…” Cambiò la sua espressione stanca in una maliziosa, tipica di Zayn.
 
“Harry ancora, ancora...OH SI SI! Più forte!” fece con una vocina provando a imitarla.
 
Mi feci scappare un piccolo sorrisetto. Ci fermammo davanti a casa Payne. Zayn suonò una decina di volte cercando di dar fastidio al nostro amico e in sua attesa girai lo sguardo nell’altro lato della strada e notai una faccia già vista.
 
“Zayn, ma quella chi è?” il ragazzo si girò all’istante sentendo parlare di una ragazza, ma alla vista di quella, l’eccitazione svanì dai suoi occhi e si rigirò davanti al cancelletto di casa Payne.
 
“Una sfigata dell'ultimo anno” rispose.
 
“Quale sfigata?” si aggiunse Liam spuntando dal giardino.
 
Zayn indicò la ragazza seduta sulle scalette di una villetta con la cartella e il cellulare in mano, stava aspettando qualcuno probabilmente.
 
“Ah si, è la figlia dell’uomo che mia madre sta frequentando da un po’ di tempo” riprese a camminare infastidito. Io e Zayn ci guardammo e lo raggiungemmo, io la riguardai per un ultima volta e li raggiunsi.

 
KATNISS’ POV

Stavo aspettando da mezz’ora Cece, per un attimo avevo pensato che non venisse e che la sera scorsa si fosse arrabbiata veramente ma mi aveva mandato un messaggio poco dopo che avrebbe fatto tardi per pochi minuti.
Sollevai lo sguardo dal mio cellulare sentendo ridere un paio di ragazzi davanti casa mia, li conoscevo bene.
Zayn Malik il donnaiolo, il numero di ragazze di tutta la scuola  che non 'avevano fatto amicizia' con lui si potevano contare sulle dita di due mani, e tra quella c’eravamo ovviamente io e Cece, o almeno spero!
Liam è quello che si può definire il più calmo del gruppo riguardo le ragazze, ma ho frequentato un paio di corsi l’anno scorso con lui e perde la calma anche per le piccole cose ed è facilmente irritabile.
Poi c’è Styles, è una sottospecie di Malik ma con un po’ di cuore: almeno ha la pazienza di mettersi il preservativo prima di iniziare la serata, o almeno così diconole sgualdrine in palestra. È fidanzato con Olivia Carlton, l’essere umano più stupido che possa esistere in tutta la terra, ha il guinnes dei primati per averne presi in bocca più di una di facili costumi, la versione femminile di Zayn senza cervello.
Notai che Styles stava guardando qualcosa mi girai ma dietro di me non c’era nessuno, per un attimo pensavo stupidamente che stesse guardando me, ma per fortuna, dopo essermi rigirata, stava parlottando con i suoi amici.
 
“Hei, che stai guardando?!” chiese Cece in tono malizioso.
 
“Sei in ritardo!” mi alzai cercando di cambiare discorso, sapendo che lei avrebbe freinteso;
 
Cece da anni cerca di mettermi con i ragazzi più impensabili del pianeta e appena vede solo che ne guardo uno, visto che non lo faccio spesso, pensa che già lo ami e di conseguenza combina solo casini e mi fa fare solo figure di merda.
Guardò me e poi “i tre moshettieri” che ormai si erano allontanati.
“Malik eh!”
“Cammina che abbiamo storia alla prima ora!” dissi spingendola verso la strada per scuola.
Finalmente ottenni quello che volevo: incominciò a camminare.
 
“Beh in effetti Zayn non è male, amica mia!” mi diede una gomitata scherzosa.
 
“A scoparsi tutte? Mah infatti no!”
 
“Allora chi guardavi?! Liam!” ritentò.
 
“Seh! Dopo l’esperienza dell’anno scorso ho scoperto che non è poi così simpatico e dolce come dicono tutte”
 
“A me sembra carino….” Guardò i suoi piedi facendo spuntare un mezzo sorriso.
 
“FRANCESCA!” la rimproverai.
 
Subito si risvegliò da quella specie di trans e mi guardò abbastanza infastidita.
 
“Cazzo Kat, lo sai che odio che mi chiami così!” incrociò le braccia.
 
“Ma è il tuo nome!” mi giustificai ridendo.
 
“Maledette le origini italiane di mia madre” borbottò ad alta voce.
 
Pensavo che finalmente si fosse tolta l’argomento precedente dalla testa ma nenache dopo un minuto riattaccò: “Ah ma allora guardavi Harry!”  mi guardò per poi ammiccare.
 
“Cece te la smetti di farti delle fiction mentali! Falla finita o ti mollo un ceffone!”
 
Cece sbuffò e per il resto del tragitto la vidi pensierosa e questo non mi piaceva.
Entrammo giusto in tempo quando suonò la campanella e raggiungemmo la classe di storia.
La prof evidentemente non c’era, dato che davanti alla porta erano piazzati i tre dell’Ave Maria di prima, e quello più scuro con la cresta intossicò entrambe soffiandoci il fumo della sigaretta quasi finita, sicuramente di proposito.
Non sono espansiva ma quando le cose mi danno fastidio non riesco a controllarmi, così feci retro front e gli presi la sigaretta di mano, buttandola a terra per poi schiacciarla duramente con un piede.
Tutti e tre mi guardarono stupiti, ma la faccia di Cece quando ritornai in classe era inimitabile.
 
“Non dirmi che lo hai fatto davvero!” mi disse con un sorriso che non riuscì a nascondere; queste mie uscite la divertivano e contemporaneamente stupivano ogni volta, spesso anche me.
 
L’entrata della prof. Mi salvò e i tre si beccarono una schiassata che li fece accomodare dentro la classe, difficile non notare le frecciatine mandatemi da Zayn durante tutta l’ora.

                                                                                  ***

HARRY’S POV
 
 
“Purè e carne grazie”
 
La cuoca verso nel mio vassoio un intruglio e per un attimo mi soffermai a chiedermi quale fosse il purè e quale la carne ma il suo sguardo non tanto carino mi fece capire che dovevo togliermi dalla fila. Raggiunsi il tavolo con i ragazzi; Zayn aveva un faccia al quanto incazzata non so se per il 4 di storia o per quello che era successo prima.
 
“Come cazzo si è permessa quella verginella di rompermi le palle?” chiese retoricamente Zayn appena mi sedetti.
Liam non riuscii a trattenersi e scoppiò in una risata  che contagiò anche me.
 
“COGLIONI!” ci guardò, probabilmente incazzato e lasciando il suo vassoio lì si diresse verso il tavolo dove la ragazza di prima e la sua amica stavano mangiando.
 
Io e Liam ci guardammo preoccupati, pensando al peggio, invece Zayn si sedette accanto alla “verginella” con fare al quanto sciolto, ma la ragazza non sembrava interessata di neanche la sua presenza dato che nemmeno lo guardava.
La mia visuale fu intralciata dall’arrivo di una rossa.
 
“AMORE!”
 
Riconobbi la sua voce e prima che addentassi la mia forchettata di purè/carne mi rubò un bacio al quanto appassionato dalla bocca che mi fece far cadere la forchetta con il cibo sul suo top fucsia scollato.
Liam si stava quasi strozzando dal ridere, ma per fortuna la rossa gli dava le spalle.
 
“Oddio scusa Olly” mi trattenni.
 
In risposta grugnì e se ne andò furiosa.
In compenso tornò Zayn con un ghigno soddisfatto sulla faccia.
 
“Allora?” gli chiesi con la bocca piena delle patatine di Liam.
 
“Dimmi che non ti sei messo nei casini!” chiese sbuffando Liam.
 
“Le ho invitate alla festa di stasera” ci guardò soddisfatto.
Entrambi non capimmo cosa volesse dire quel suo gesto così lo guardammo confusi.
 
“Liam, devi aiutarmi a fargliela pagare...devi sbattertela e poi spezzarle il cuore”
 
Ecco i piani geniali di Zayn, che è troppo orgoglioso per lasciar passare una stupidaggine come questa. Sfruttai il momento che Liam era distratto per fregargli anche il pollo.
 
Il ragazzo scosse la testa contrariato “non ci penso nemmeno, quella è una specie di mia sorellastra, che schifo!”
Zayn lo guardò male e poi si girò verso di  me.
 
“Quindi...Harry è tutta tua!”
 
Per poco non morii soffocato. “CHE?!” sputai il cibo dalla bocca.
  
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