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Autore: morgana85    10/12/2007    9 recensioni
Dal testo:
(...) Unica.
Non esistono altre parole per descriverla.
Semplicemente unica. Ne ho la prova inconfutabile.
Perché c’è il mondo nei suoi occhi. L’universo intero sembra essere stato incantato con arcane melodie, imprigionato in quegli scrigni di prezioso smeraldo.
Nonostante abbia cercato in ogni ragazza che ha condiviso con me le stesse calde lenzuola, nessuna celava quell’immensità profonda nello sguardo.
È solo sua. (...)
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Giusto qualche preavviso...coppia per me assolutamente inusuale, ma in cui mi sono volentieri cimentata sotto incoraggiamento della dolcissima Evillinnie... SEI UN TESORO!!^^
Scritta per il concorso REST IN PEACE indetto su Manga.it e classificata seconda.
Ora, come di consueto, vi lascio augurandovi BUONA LETTURA!!!^^
Bacio a tutti
Morgana :)


 
Il mondo è nei suoi occhi


Unica.
Non esistono altre parole per descriverla.
Semplicemente unica. Ne ho la prova inconfutabile.
Perché c’è il mondo nei suoi occhi. L’universo intero sembra essere stato incantato con arcane melodie, imprigionato in quegli scrigni di prezioso smeraldo.
Nonostante abbia cercato in ogni ragazza che ha condiviso con me le stesse calde lenzuola, nessuna celava quell’immensità profonda nello sguardo.
È solo sua.
Lei, l’incarnazione perfetta di una dea. Una sublime sacerdotessa nel tempio di ambra e rubini di noi Gryffindor. La sola che non ceda alle mie lusinghe di abile conquistatore, ignorando quasi la mia esistenza. Impeccabile e inconsciamente altera nella sua semplicità, avvolta da quell’impalpabile alone di sacralità che la rende irraggiungibile.
Anche alle mie astute doti di Malandrino.
Ma giuro che sarà mia.

turbini e tempeste
io cavalcherò
volerò tra il fulmini
per averti

 
Certo, non è più come all’inizio, quando il desiderio per un’impossibile trofeo e una passione bruciante per quella pelle d’avorio governavano dispoticamente la mia volontà. Forse per colpa delle idee che Sirius continua a propinarmi sull’amore.
Ora è… diverso.
È qualcosa di immensamente più intenso e perpetuo, al quale non riesco ancora a dare un nome.
So solo che scorgere l’eternità di quelle iridi di giada pervade la mia essenza di una languida beatitudine, un balsamo corroborante per il mio animo inquieto. Anche in questo preciso istante riaffiora tra i miei pensieri quello sguardo, intriso di mistero e innocenza, dipinto con incredibile maestria dai più abili artisti celesti. Un’ossessione.
Ma un’ossessione talmente piacevole da giustificare anche questa insolita malinconia, che ricompare ogni volta che non avverto la sua presenza.
Un tuono impetuoso e più forte degli altri riesce a ricondurmi alla realtà. Un suono colmo di potenza, che riscuote persino le mura di questo antico castello. Lo scrosciare dell’acqua accompagna questa strana melodia, forse velata di tristezza ma impagabile ed affascinante.
Ho sempre adorato i temporali. Sanno di libertà, di terre lontane, di energia allo stato puro.
Poterlo ascoltare comodamente sdraiato su questo divano, penso sia una delle cose più appaganti di questo mondo. Nella più completa e rilassante solitudine della Sala Duelli appena lasciata deserta dagli studenti. Mi abbandono completamente tra i morbidi cuscini di velluto rosso, gli occhi socchiusi, le braccia incrociate dietro la testa ed il respiro tranquillo.
Il rumore di passi fievoli e cadenzati irrompe con studiata noncuranza, riecheggiando nel silenzio denso di questo luogo. Sempre più vicini. Costanti ma non affrettati. Diversi da quelli dei miei amici. Strano, solo noi siamo soliti frequentare questo posto fuori dall’orario consueto.
Che abbia dimenticato qualche appuntamento con una mia nuova conquista?
No, direi praticamente impossibile.
Per un attimo la curiosità di scoprire a chi appartengono sfiora i miei pensieri…ma dura solo un istante. In realtà non mi interessa granché.
«James», una voce richiama la mia attenzione, decisamente sorpresa di trovarmi lì.
«Evans, quale onore», rispondo sornione, sollevandomi a sedere con movimenti pacati. Sono un bravo attore, devo ammetterlo. Sotto questo velo di credibile indifferenza, il mio cuore sta battendo all’impazzata, sfuggito ad ogni razionale controllo. Restiamo così per istanti quasi infiniti, in silenzio, uno di fronte all’altra. Semplicemente scrutandoci.
Ogni volta che la guardo, rimango piacevolmente colpito dalla sua bellezza. Anche adesso, con i lunghi capelli rossi come ardenti fiamme sparsi sulle spalle, la divisa mancante della sua solita impeccabilità, l’espressione seria e orgogliosa… è splendida. Inconsapevolmente sensuale, delicata ed eterea come una ninfa delle fonti, elegante e dal portamento degno di una regina di antiche leggende. «Non credevo frequentassi certi luoghi oltre l’orario scolastico. Pensavo reputassi i duelli qualcosa di “barbaro e rozzamente incivile”», un sorriso da perfetto Malandrino si dipinge sul mio volto. «Ero convinto che solo la biblioteca potesse in qualche modo destare il tuo interesse», vedo i suoi occhi indurirsi, mentre mi maledico per questa stupida affermazione.
«E tu non credere che la vostra banda di idioti abbia l’esclusiva su tutta Hogwarts solo perché siete adorati come dei».
«A quanto pare non per tutti è così».
«Di certo non lo è per me. Siete solo dei ragazzini boriosi», c’è una strana sfumatura di delusione nella sua voce, così fievole e intensa.
Mi alzo, avvicinandomi al camino in cui il fuoco sta piano piano perdendo vitalità, lasciando tracce del suo calore tra le braci. Prendo distrattamente tra le mani una spada appesa al muro poco lontano dal focolare, rigirandola tra le dita. È di straordinaria fattura, la lama lucente restituisce bagliori all’aria di questa notte ogni volta che un lampo osa fendere l’oscurità. Un’insolita idea mi sfiora prepotente. Mi volto verso di lei, ancora immobile al centro della stanza, l’espressione assorta in lontani pensieri. «Ti propongo una sfida Evans», si riscuote, ricordandosi forse solo in quel momento della mia presenza, «una possibilità di dimostrarmi le tue brillanti capacità di studentessa modello». Un baluginio curioso le sfiora quelle iridi di un verde fatato, rendendole ammalianti. Un piccolo cenno d’assenso è sufficiente a farmi continuare. «Un duello, ma all’antica. Niente magia, niente bacchette. Solo spade», resto in silenzio per qualche istante. «Se vinco io, voglio un bacio da te… ma non mi accontento facilmente, voglio un bacio vero. Se invece vinci tu, potrai chiedermi quello che vuoi», sorrido soddisfatto, forse convinto di averla colta in contropiede, lasciandola di stucco.
Ma non è stupore quello che scorgo sul suo viso, ma un sorriso che sa di sfida, «Accetto».
Le lancio una spada con galanteria. La prende al volo, quasi fosse a proprio agio nella vesti di spadaccina. Incrociamo le lame, che si sfiorando sensualmente con un malcelato stridore di metallo.
Inizia così questo duello che sa di antico, di sfide perdute nella notte dei tempi.
È agile, i suoi movimenti sono fluidi e silenziosi. Un felino che si muove sinuoso, delicata come la brezza d’autunno che sfiora le foglie ormai prive di colore.
Con movimenti studiati ed eleganti ci ritroviamo vicini come mai prima, i nostri visi a pochi centimetri l’uno dall’altro, solo le spade a dividerci. Sento il suo respiro caldo, incontro i suoi occhi penetranti e astuti.
«Da sette anni continuate a comportarvi nella stessa identica maniera, non vi sembra sia giunta l’ora di crescere?», poco più di un sussurro, un pensiero urlato forse con troppa voce.
«Come puoi parlare in questo modo, non ci conosci nemmeno!», sento la rabbia scorrermi nelle vene, mentre il lato impulsivo del mio carattere riesce ad avere il sopravvento. Affondo con la lama, schiva il fendente, contrattacca, senza mai cedere poco più che qualche centimetro. Sicura e precisa nei suoi gesti. «Non hai mai voluto conoscerci… non hai mai voluto conoscere me! Sempre troppo impegnata a dimostrare quanto tu sia intelligente o perfetta, pronta a ricevere le lodi di tutti i professori a braccia aperte! Non ti preoccupare, non voglio che la tua sfavillante carriera sia rovinata da gente come noi», respiro a fatica, spossato dall’ira che lentamente sta svanendo dal mio spirito.
Ora che ci penso, è la prima volta che litighiamo. I nostri incontri si erano sempre risolti con qualche battuta, o con un mio ennesimo tentativo di conquistarla.
Con un solo movimento, riesce a disarmarmi, stupendomi per l’ennesima volta. La punta della sua lama estremamente vicina alla mia gola. Una strana e quasi dolorosa sensazione dilaga nel mio corpo quando scorgo piccole gocce scendere lungo il suo viso delicato, intrise di una profonda amarezza. Lacrime versate per colpa mia.
Incontro il suo sguardo, scoprendolo stranamente cupo e triste, offeso dalle mie parole. Eppure ancora ardente per quell’orgoglio e quella fierezza di cui è permeato. Mi sento completamente perso in quell’oceano di giada, avvolto quasi con calore dalle sue placide onde che mi sfiorano l’anima. «Aveva ragione Remus, non avrei dovuto innamorarmi di te», il tono lieve come il battito d’ali di una farfalla. «Ed io ingenua… ingenua, che credevo fossi diverso da tutti gli altri. Povera stupida! Mi sono lasciata ingannare dai tuoi modi gentili nei miei confronti e dal tuo sorriso». Improvvisamente abbassa la spada, lasciandola cadere a terra. Il clangore del metallo risuona tra queste mura, spettrale come le catene di un inquieto fantasma. Un lungo sospiro esce da quelle labbra rosee e sensuali, mentre mi volta le spalle tornando sui suoi passi, lasciandosi accogliere dalle ombre bramose della notte.
Prima che qualunque pensiero razionale ostacoli il mio istinto riesco a fermarla, afferrandola per un braccio.
Non voglio che se ne vada.
Non solo questa sera.
Per tutta la vita.
Perché qualcosa dentro di me urla a gran voce che è lei l’esatta metà della mia essenza. E l’ho capito solo adesso. «Anche io sono stato ingannato… dai tuoi occhi», mi avvicino, finché il suo profumo inebriante e inconfondibile sfiora i miei sensi. «Perché sono meravigliosi. Perché non riesco più a farne a meno. Perché sono innamorato di te da… da così tanto tempo che non ricordo nemmeno quando ho cominciato a provare questo sentimento per te. Forse da ancor prima che ci incontrassimo». Allento la presa sul suo braccio, trasformandola in una flebile carezza. «Ormai non so più in che modo fartelo capire».
Sento il suo corpo tremare violentemente. Si gira di scatto verso di me, forse stupita, forse infastidita dalle mie parole. Ma non trovo ne stupore, ne rabbia nel suo sguardo. E, come sempre, mi lascio ammaliare dalle arcane parole che quelle iridi cristalline e pure stanno sussurrando al mio cuore. Parole mai rivelate a nessuno, forgiate da un sentimento intenso e per lei sconosciuto. Parlano di calore, desiderio, passione, comprensione. Amore.
«E poi, hai vinto il duello», cerco di sorriderle con calore, «Chiedimi ciò che vuoi».
Senza che abbia il tempo di rendermene conto, avverto le sue labbra sulle mie. Sono calde, setose e dal soffuso sapore di miele. È un bacio timido, casto, dato con l’avventatezza dell’inesperienza.
Inaspettato per entrambi.
Sognato nella tranquillità del mio letto almeno un milione di volte.
Con studiata lentezza faccio scivolare le mani lungo la sua schiena, così che abbia il tempo di allontanarsi qualora si pentisse del suo gesto. Ma le sue braccia che si allacciano frementi dietro il mio collo non possono che smentire ogni mio pensiero. L’attiro più vicina, facendo aderire pienamente i nostri corpi. Assaggio il sapore delle sue labbra, incontrando poi la sua lingua, che gioca insicura ma tremendamente dolce con la mia. È un bacio lento, intenso, dedito alla reciproca scoperta.

Meravigliosa creatura un bacio lento
meravigliosa paura d'averti accanto
all'improvviso tu scendi nel paradiso
muoio d'amore meraviglioso


Sorrido contro la sua bocca, realizzando forse solo in quell’istante ciò che sta accadendo.
«Cosa c’è da ridere?», domanda curiosa, lo sguardo tenero e particolarmente lucente. «Bacio così male?».
«Assolutamente no!», rido divertito, prima di accostare ancora una volta il mio volto al suo, baciandola con rinnovata passione. La sento completamente abbandonata a me, alle sensazioni che le invadono le membra, esattamente uguali alle mie. Ha un sapore irresistibile, fresco e rigenerante. Continuerei a baciarla all’infinito.
La tengo stretta, godendo del calore del suo corpo e del suo profumo soave, facendole posare il viso sulla mia spalla, il suo respiro che mi solletica la pelle. «Sai, dovrei sfidati più spesso a duello», le accarezzo i capelli morbidi come seta.
La sua risata argentina irrompe come una ventata di aria fresca in una giornata d’estate. «Ma così continueresti a perdere. Hai visto, sono un’abile spadaccina».
«Se la ricompensa è questa, sono disposto a perdere tutte le volte che vuoi», le sussurro ad un orecchio, prima che lei sfiori ancora le mie labbra, forse con più malizia di quanto si aspettasse.
Poso la fronte contro la sua, incontrando nuovamente i suoi occhi. Ora sono limpidi e languidi, permeati da una strana dolcezza sfumata di aspettative. Attraverso quelle iridi di un verde prezioso, posso scorgere quel sentimento troppo a lungo soffocato, lasciato finalmente risorgere dai recessi più intimi del suo animo.
Avevo ragione.
C’è il mondo nei suoi occhi. L’intero firmamento celeste sembra essere incastonato in quello sguardo, come piccole perle di luce.
Ed ora quel mondo è mio.
In fondo, penso lo sia sempre stato. Solo non me n’ero mai accorto.

Sono passati anni da quel giorno.
Anche oggi piove, e non posso che sorridere al ricordo. Lei non è cambiata affatto, sempre splendida, con quel sorriso che riesce a dissolvere anche la più densa delle nebbie.
Io grazie a lei sono cresciuto, diventando uomo, e poi marito. Ed ora, da qualche settimana, un orgoglioso padre.
Un risata fanciullesca richiama la mia attenzione. Mi volto verso Lily, e ciò che vedo non può che rendermi la persona più felice di questo mondo. È seduta sulla sua poltrona preferita, quella accanto al fuoco. I suoi lunghi capelli ramati risplendono per i bagliori del focolare, lo sguardo immensamente dolce rivolto alla creatura che stringe tra le braccia.
Il nostro Harry.
Mi avvicino a quel meraviglioso quadro con passi silenziosi, timoroso di rovinarne la perfezione.
Lei si volta verso di me, il viso radioso, «Vuoi prenderlo in braccio?». Posa il nostro prezioso tesoro tra le mie braccia. Anche se i miei movimenti sono goffi e tremendamente impacciati, la felicità che si diffonde con rapidità nel mio corpo è qualcosa di inimmaginabile.
Guardo rapito questo piccolo frugoletto. Ha un sorrisino furbo dipinto sulle piccole labbra, simili a freschi boccioli di rosa. Sono convinto che diventerà anche lui un Malandrino coi fiocchi.
Ma la cosa che mi lascia incredibilmente sorpreso ogni volta, sono i suoi occhi. Screziati di magnetismo, di purezza, di un’intensità che li rende in grado di leggerti l’anima.
Identici a quelli di Lily.
Lo stesso mondo arcano che ha incantato la mia anima, legandola a lei.
  
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