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Autore: sophie97    25/05/2013    1 recensioni
"L’uomo contava annoiato i petali che conponevano la corolla di un fiore appena colto dal prato. Era bello, dai colori vivaci, brillanti, in netto contrasto con l’atmosfera in cui era immerso. Era l’unico su quel prato, era solo e se non fosse stato raccolto da lui probabilmente qualcuno lo avrebbe calpestato, ponendo violentemente fine alla sua breve e fragile vita. [...]".
Seconda classificata al Clessidra Contest indetto da Domil B.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Il fiore dell’ultima battaglia
 

 

 
Settembre 490 a.C., Atene.



 
«Ho vinto…ho vinto, sono il guerriero migliore!!» esultò un bambino saltando di gioia e gettando a terra la leggera spada di legno con cui aveva appena finito di giocare.
Un uomo sorrise e si sedette a terra, fingendosi stanco dopo il duro combattimento che aveva intrapreso contro quell’eroe scatenato che era suo figlio.
«Papà, papà! Facciamo un altro duello?» chiese il piccolo impaziente. Aveva i vestiti sporchi di terra e un sorriso birbante dipinto sul candido viso. Gli occhi neri scintillavano alla tenue luce del tramonto.
«Basta per oggi, Costas. Tuo padre non regge più tante battaglie e poi tu sei troppo abile con la spada!».
Il bambino rise e corse in casa, lasciando il padre a terra, tra la polvere.
 
L’uomo chiuse gli occhi, ascoltando il silenzio che lo circondava, su quella piccola collina poco distante da Atene. Quando li ebbe riaperti guardò verso l’abitazione a pochi metri di distanza da lui e scorse dall’apertura di una finestra il figlio che raccontava entusiasta la vittoria alla mamma.
Sorrise, e un cupo pensiero gli invase la mente.
L’indomani non avrebbe più potuto giocare con suo figlio. E così sarebbe stato poi per giorni, settimane forse. La guerra che stavano per affrontare si preannunciava dura e il timore di non rivedere più la sua famiglia sembrava farsi più concreto ogni momento che passava.
Sarebbe partito con l’esercito per la piana di Maratona, dove si sarebbe svolta quella che, si sperava, sarebbe stata la battaglia finale dello scontro con i Persiani. Quello scontro che aveva causato centinaia di vittime, tra le quali molte persone che conosceva e a cui era affezionato. Quello scontro che li aveva impegnati al massimo, che in alcuni momenti era stato considerato definitivamente perso.
Ayios guardò le nuvole, assorto.
Una di  esse sembrava avere la forma di… sì, assomigliava ad un cavallo.
Ecco, la cavalleria. Ne erano completamente sprovvisti. E questo non giocava certo a loro favore visto il grandioso numero di cavalieri che vantava invece l’esercito Persiano.
D’altra parte, loro avevano un’altra tattica non da poco e il comandante Milziade aveva assicurato loro che sarebbe andato tutto bene. Certo. Ma si vedeva dallo sguardo che anche lui aveva paura.
Tutti avevano paura.
E come potrebbe essere possibile non temere un nemico così grande e sconosciuto? Come si può non avere paura di qualcosa di cui tutti parlano ma che nessuno ha mai visto? È possibile non temere la morte?
Il guerriero scosse il capo e strappò uno stelo d’erba dalla terra su cui era seduto. Lo attorcigliò tra le sue dita e sospirò, senza nemmeno accorgersene.
Poi si alzò e, rassegnato al pensiero della guerra, si avviò verso casa.




 
Buonasera o buongiorno a tutti :)
Questa è la mia prima storia di genere storico e mi sono documentata molto per scriverla, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Mi scuso in anticipo perché tutti i capitoli saranno molto brevi, spero non sia un problema :)
A presto
Sophie :D

  
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