Libri > Il diario del vampiro
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Autore: iosnio90    25/05/2013    6 recensioni
Bonnie e Meredith, nate e cresciute a New York come sorelle, si trasferiscono a Fell's Church per il loro ultimo anno di liceo, entrando nella vita dei loro tre nuovi compagni di scuola Stefan, Elena e Caroline per via di una festa organizzata da quest'ultima. Sia Bonnie che Stefan, a seguito di due grandi delusioni d'amore che li hanno lasciati feriti e disillusi, si ritroveranno tanto vicini da capirsi e appoggiarsi. Sarà il ritorno di Damon a gettare scompiglio e ad aprire le danze.
Come riconoscere il vero amore? Quanto è importante il perdono? Gli errori del passato quanto influiscono sul presente?
Ecco la mia nuova storia!!Spero che speriate di seguirla e che vi piaccia!^^ Oltretutto è anche il mio primo esperimento con personaggi tutti umani xD
BACIONI....IOSNIO90!!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore, Elena Gilbert/Stefan Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il vecchio pensionato

Quindi? Cosa ti hanno detto i tuoi genitori nell'ultimo videomessaggio?”
Bonnie sbuffò. A ripensarci le veniva da ridere, ma aveva solennemente promesso a se stessa che avrebbe fatto la testona arrabbiata per tutta la durata del viaggio, quindi si limitò a voltarsi verso il finestrino perchè l'amica non la vedesse mentre increspava appena le labbra.

Non te l'ho detto?” - rispose, atteggiandosi a finta tonta nonostante la palese inclinazione sarcastica della voce - “Si sono raccomandati -testuale- di spassarmela, perchè avrei fatto faville a Fell's Church. Ti rendi conto? A Fell's Church. Faville. Due parole che non c'entrano niente l'una con l'altra. Volevano solo evitarsi l'ennesima ramanzina da parte mia.”
Ma dai, smettila di fare la musona! Bonnie e musona, queste sono due parole che non c'entrano niente l'una con l'altra. Sono convinta che ci divertiremo, invece.”
Vogliono torturarmi...” - si lamentò.
Io, invece, credo che vogliano aiutarti. Sai...mandarti in un posto meno caotico, con meno ricordi. Non è la prima volta che i tuoi sono costretti a partire per lavoro per periodi lunghi. Due anni fa sono rimasti per diciotto mesi in Europa eppure non hanno avuto problemi nel lasciarci sole a New York sotto la supervisione di quel loro amico avvocato e dei domestici. Ed eravamo solo delle ragazzine. Questa volta, però, staranno in Cina solo un anno eppure ci hanno spedito a Fell's Church senza nessun diritto di replica. Cosa è cambiato? La risposta mi pare ovvia. Possono anche sembrare due svampiti -senza offesa...”
Nessuna offesa.”
Ecco, possono anche sembrare due svampiti, ma hanno visto come hai sofferto negli ultimi mesi per via di...lo sai.”
Bonnie sospirò, reclinando la testa contro il sedile del passeggero dell'auto nella quale stavano viaggiando. Per qualche attimo si perse a guardare le grosse nuvole bianche al di là del finestrino, perdendo il controllo sulla sua mente che venne subito invasa da ricordi che aveva deciso di non richiamare più alla memoria. Scosse la testa, nel tentativo di scacciarli via e capii in quel momento che, forse, Meredith aveva ragione; come sempre, del resto.
Lei, dopotutto, negli ultimi mesi trascorsi a New York non era stata molto discreta nel sul dolore. Se tornava a pensarci veniva invasa da una tremenda rabbia, verso se stessa e verso quel...bastardo -solo così lo si poteva chiamare- che le aveva inflitto tanti tormenti e sofferenze.
E pensare che aveva sempre biasimato quelle ragazze che si lasciavano definire da un ragazzo! Scoprire che lei non era per niente diversa da loro era stato un duro colpo per la sua autostima, già fortemente messa a dura prova da
lui.
Ma era passato -si disse-, i vecchi problemi di cuore doveva lasciarseli alle spalle. Forse i suoi genitori desideravano davvero soltanto esserle d'aiuto in qualche modo, regalandole quella pace che a New York non riusciva più a trovare. Non con tutti quegli scorci di paesaggi, quelle strade e quei luoghi che le riportavano costantemente alla mente i momenti perduti di quello che era stato il suo primo amore vero, sbocciato e morto nei sei mesi più intensi della sua vita.
Doveva ricominciare. Forse Fell's Church non era esattamente il posto più allettante ed esotico sulla faccia del pianeta, ma poteva farselo andare bene. Chissà, magari avrebbe pure scoperto che la vita di provincia era quella che faceva più per lei. E dopotutto aveva Meredith, aveva la sua amata danza, avrebbe riavuto con se la Signora Flowers e, come se non bastasse, aveva l'ultimo anno di liceo a cui badare. L'avrebbe smessa presto di lamentarsi. Solo qualche altro gorgoglio fino all'arrivo alla sua nuova casa e poi stop, basta lamenti, avrebbe accolto a braccia aperte e col sorriso la sua nuova vita. Non si aspettava di abituarsi subito ai ritmi meno frenetici che di sicuro avrebbe incontrato, ma avrebbe sfidato chiunque ad abituarsi in fretta a
Fell's Church dopo essere nato e cresciuto a Manhattan. Poteva farcela, lo sapeva. Ci volle poco a convincersi che le avrebbe fatto bene quel cambiamento, tutto grazie alle parole di sua sorella. Certo, lei e Meredith non erano sorelle di sangue, ma i signori Sulez, migliori amici dei suoi genitori sin dai tempi del liceo, avevano perso la vita in un'incidente stradale quando Mere aveva poco più di quattro anni e i suoi si erano subito dati da fare per adottarla. Erano sorelle sulla carta, quindi, legalmente, ma anche nell'anima, dove entrambe sapevano di condividere un legame molto più forte di qualsiasi parentela. All'epoca della disgrazia occorsa ai suoi genitori, Meredith era riuscita a ritrovare il sorriso soltanto grazie a quella buffa bambina coi boccoli rossi che le mise davanti un tubetto di plastilina verde e le insegnò a modellarla a forma di lumaca. “Prima fai un lungo verme, poi arrotoli” - era nato così il loro rapporto, con quelle assurde istruzioni copiate dalla donna che sarebbe stata la loro badante, amica, consigliera e nonna fino a poco più di un anno prima, quando era andata in pensione: la Signora Flowers.
Guarda. Siamo arrivate.” - fece Meredith, indicando con un cenno della testa il cartello su cui campeggiava la scritta semi-sbiadita che dava il benvenuto a Fell's Church - “Il pensionato di Teophila non dovrebbe essere molto distante.”
Oh, Toephilia! Giuro che appena la vedo la convinco a prepararmi la sua deliziosa crostata alle more.”
E cominciare con un'abbraccio, no?”
Ok, prima l'abbraccio e poi la convinco a farmi la crostata.” - concesse Bonnie.
Un quarto d'ora dopo, la grossa Range Rover nera, ultimo regalo che i signori McCollough avevano fatto alle ragazze una volta che queste avevano comunicato loro il desiderio di affrontare il viaggio in macchina loro due da sole, svoltò lentamente sul vialetto del pensionato al limite della cittadina e si fermò, permettendo alle due amiche di scendere dall'auto e sgranchirsi le gambe, intirizzite per il troppo star sedute.
Mentre Meredith recuperava ed infilava in borsa i documenti dell'auto, lo stereo e il navigatore satellitare, Bonnie si guardò intorno e realizzò che, in quella casa, sarebbero state addirittura più isolate di quanto avesse immaginato. Il pensionato, infatti, si ergeva su un grosso prato, da solo, circondato da un fitta boscaglia su tre lati e toccato dalla strada principale che portava nel cuore di Fell's Church sul quarto lato libero. Fatta eccezione per qualche auto che passava di lì di tanto in tanto o del rumore di risate di bambini provenienti dalla fattoria che avevano intravisto mentre arrivavano, non c'erano altri suoni tranne che per quelli del bosco e degli animaletti che lo abitavano.
Sarebbe stato un'ottimo scenario da film horror, ma Bonnie stava pensando a quanto sarebbe stato rilassante prendere il sole in estate sul giardino che vedeva alle spalle dell'edificio o a quanto avrebbe potuto godersi finalmente la sua cara musica classica a tutto volume mentre faceva i suoi regolari esercizi di danza nella sua stanza. A New York, una pace simile te la sognavi.
Un fruscio tra le foglie di un cespuglio basso su un lato della casa attirò la sua attenzione. Fece qualche passo in quella direzione e si fermò col sorriso, ammirata, quando il musetto marrore di una lepre fece capolino e gli occhietti neri dell'animale la fissarono.

Mere! Ci sono le lepri.” - cantilenò.
Bene. Vedo che il posto comincia già a piacerti.” - la stuzzicò l'altra, affacciandosi dal bagagliaio ormai aperto dal quale stava tirando fuori valigie su valigie.
Allora? Mi aiuti si o no con questi scatoloni? Guarda che è quasi tutta roba tua.” - aggiunse.
Bonnie voltò gli occhi al cielo, tornando indietro a piccoli saltelli, con la coda con la quale aveva legato i ricci rossi che dondolava da un lato all'altro, dandole ancor di più l'aria di una bambina spensierata.

I più pesanti, però, sono i tuoi. Pieni di libri---”
Che dovresti leggere, sai? Per una buona cultura. Possono sempre tornare utili.” - la interruppe Meredith.
L'ornitologia dalla A alla Z – a cosa potrà mai tornarmi utile un libro simile?”
Gli uccelli sono animnali estremamente affascinanti. E comunque quello l'ho preso in quel periodo durante il quale avevavo deciso di darmi al birdwatching.” - spiegò Meredith.
Birdwatching. A New York.”
Lo so. Idea folle. Me ne sono resa conto presto. Però, ad esempio, qui potrei farlo. E come farei senza quel libro?”
Mere? Sono convinta che tu possa trovare qualcosa di più....come dire....allettante del birdwatching.”
Ah! Come al solito tu sottavaluti la cosa. Gli uccelli sono animali--”
Estremamente affascianti. Si, l'hai già detto.”
Scoppiarono entrambe in una risata, tanto da attirare finalmente l'attenzione della donna in tuta da giardiniere che curava con attenzione i suoi garofani sul partico alle spalle del pensionato. La Signora Flowers riconobbe subito le voci sia dell'una sia dell'altra. Aveva trascorso quindici anni della sua vita in casa McCollough, a New York, accudendo quelle due ragazze che per lei erano come delle nipoti da amare e viziare come avrebbe fatto una vera nonna. L'età, però, ad un certo punto si era fatta sentire, così come la nostalgia di casa e, non appena entrambe le ragazze avevano raggiunto i sedici anni di età, aveva deciso di andare in pensione, ritirandosi nella sua vecchia e tranquilla casa d'infanzia, a Fell's Church. La felicità era stata immensa quando aveva ricevuto la telefonata di Bonnie che l'avvertiva dell'imminente viaggio d'affari dei genitori in Cina e le chiedeva se lei e Meredith avrebbero potuto trasferirsi da lei per l'ultimo anno di liceo prima del college. Accettare, dunque, era stata una scelta quasi obbligata visto il profondo affetto che nutriva per quella famiglia.

Ragazze!”
Bonnie e Meredith si voltarono subito non appena quella voce tanto familiare e cortese arrivò a chiamarle e osservarono la donna che, sorridendo, avanzava verso di loro e si sfilava i guanti da giardinaggio sporchi di terra.

Signora Flowers!” - chiamò Bonnie, raggiungendola per poterla stringere in quell'abbraccio che tanto desiderava darle. La donna allargò entrambe le braccia ed accolse sia lei che Meredith, stringendole a se e accerezzando loro la schiena, delicatamente, come faceva sin da quando erano due bambine un po' troppo vivaci.
Bambine mie, sono così contenta di avervi qui con me! Ditemi, com'è andato il vostro viaggio? E i tuoi genitori, Bonnie? Come stanno?”
Stanno meglio di noi tre messe insieme, si figuri! Proprio adesso sono su un'aereo diretti a Pechino. Solo due giorni prima di partire si sono resi conto che non sanno un'acca di cinese e mio padre è andato subito nel pallone, ma mia madre l'ha rassicurato dicendogli che se sarebbe finiti a preparare involtini primavera nel seminterrato della cucina di un ristorante cinese, almeno sarebbe stati insieme. Nella buona e nella cattiva sorte, ha aggiunto. Si sono fatti una risata e son partiti.” - rispose, scrollandolo le spalle - “Sempre i soliti.”
Il nostro viaggio, però, è andato bene. Siamo solo un po' stanche.” - aggiunse Meredith - “Adesso stavamo tirando giù le valige dall'auto.”
Oh, bene. Fate con calma, allora e, non appena avete finito, salite al piano di sopra e sceglietevi una stanza qualsiasi a testa. La mia è proprio all'inizio del corridoio al primo piano, ma per il resto sono vuote, così come quelle del secondo e la soffitta. Scegliete pure quella che vi piace di più.” - disse la Signora Flowers - “Io vi aspetto in cucina con un buon thè e una bella fetta di crostata alle more calda.”
Crostata alle more?” - a quel richiamo, Bonnie era saltata subito e aveva spalancato gli occhi, illuminati al solo pensiero della delizia che tra poco sarebbe tornata a mangiare.
Si, crostata alle more. E' già pronta, devo solo scaldarla. In questo modo, mia cara Bonnie, sia tu che io ci siamo rispiarmiate una buona ventina di minuti di suppliche. Quindi, salva per qualche altra occasione i tuoi occhioni da cerbiatto, oggi non ti serviranno.”
Ma...ma...lei è...come---....mi conosce fin troppo, ecco cosa.”
Puoi ben dirlo. Conosco entrambe, io.” - sorrise la donna, allontanandosi verso la porta d'ingresso e sparendo alla loro vista qualche attimo dopo, mentre ancora rideva.
Ma..l'hai sentita?” - fece Bonnie, fissando stranita e divertita il punto oltre il quale la Signora Flowers era scomparsa.
Beh, sei prevedibile, Bonnie cara.” - la prese in giro Meredith.
Ma dai! Non ti ci mettere anche tu, adesso!”
Lo neghi?”
Certo che lo nego! Io sono miss imprevedibilità.”
Certo. Come no. Hai assolutamente ragione.”
Smettila di assecondarmi!” - rise Bonnie, riportando alla mente ciò che aveva suggerito a lei stessa nemmeno un'ora prima: la nuova vita che l'aspettava non sarebbe stata così male. Si sarebbe lasciata ogni dolore alle spalle e sarebbe andata avanti col sorriso. Perchè poteva farcela, lo sapeva.

Quando la sirena arrivò a suonare la fine di quella prima partita di stagione, Stefan si ritrovò buttato a terra e schiacciato sotto il peso dei corpi dei suoi compagni di squadra, esultanti per la vittoria. Si ritrovò costretto a dare qualche spintone per riuscire a liberarsi e a rimettersi in piedi, ma le risate non abbandonarono il gruppo. Ormai era diventato un rito: al termine di ogni partita nella quale vincevano, lui si ritrovava ogni suo compagno addosso. Era una sorta di versione estremizzata di una normale pacca sulla spalla, interpretata dagli altri ragazzi come una sorta di ringraziamento per il quarterback che li aveva trainati alla vittoria e da lui come un supplizio al quale non poteva rinunciare.
Ad ogni modo, preferiva di gran lunga quel momento che quello che arrivava subito dopo: l'accerchiamento tattico da parte delle cheerleaders. Stefan apprezzava, davvero, tutto quell' “affetto” che le ragazze gli dimostravano al termine delle partite, tra palpeggiamenti, strusciamenti vari ed inviti sussurrati a mezz'orecchio, ma non era il tipo di ragazzo che ne approfittava. L'unica cheerleader dalla quale aveva mai accettato un di quei famosi inviti era stata Elena, ma allora era diverso, perchè lei era la sua ragazza ed erano innamorati l'uno dell'altra -o almeno a Stefan piaceva pensare che anche lei lo avesse amato tanto quanto lui aveva amato lei. Da che le cose tra loro erano finite, ed erano ormai passati quasi due mesi, non era più uscito con nessuna sebbene le occasioni non gli mancassero di certo. Quarterback della squadra di football della scuola, tra i primi in graduatoria in fatto di voti accademici, figlio del sindaco, poco interessato alla popolarità anche se ne aveva parecchia, gentile, educato, il ragazzo che ogni genitore vorrebbe come genero e, come se non bastasse, neppure esattamente da buttare neppure a livello esteriore, col suo metro e ottanta, il fisico asciutto e muscoloso, i capelli scuri e gli occhi verdi...insomma, come Caroline non faceva che ripetergli in continuazione, era consapevole del fatto che ogni ragazza a Fell's Church stava aspettando solo che lui dicesse una parola per cascare ai suoi piedi, ma era anche altrettanto consapevole del fatto che non era il tipo da illudere una ragazza solo perchè poteva e solo per il gusto di trascorrere una serata divertente. Forse era all'antica, ma voleva provare interesse, sentimenti, verso una persona prima di iniziare a frequentarla. Non credeva nelle storie senza amore. Anzi, non credeva proprio che potesse esserci alcuna storia senza un minimo di emozione a guidarla, anche se spesso erano proprio le emozioni più forti a farti provare i dolori più forti. Come con Elena, ad esempio. Lui l'aveva amata tanto, a volte credeva che forse l'amava ancora, ma il tradimento di lei era stato talmente tremendo che il suo cuore ne portava ancora i segni. Avrebbe potuto mandarla al diavolo, schioccare le dita e lasciare che quell'esperienza rovinasse il suo modo di concepire il mondo e le relazioni, ma non l'aveva fatto, non aveva voluto dare alla sua ex-ragazza tuta quella risonanza. Quindi aveva sofferto, silenziosamente, ma a poco a poco le cose erano andate sistemandosi. Tra lui ed Elena c'era ancora un forte imbarazzo, ma lo rincuorava il fatto di non aver perso se stesso in seguito a quella cocente delusione. Era una grande conquista.

Ehi voi! Andate a sculettare da qualche altra parte e lasciate in pace il mio amico troppo educato per mandarvi a quel paese. E' la vostra signora e padrona che ve lo ordina, altrimenti domani triplo allenamento per tutte, vi avverto!” - Caroline avanzò a grandi passi, gesticolando come un'ossessa mentre scacciava via una cheerleader alla volta. Lei e Stefan erano amici per la pelle da quando erano poco più che bambini, ma avevano un modo assai diverso di intendere il significato dell'espressione “capitanare una squadra”. Per Stefan, significava spronare i suoi compagni a dare il meglio di se stessi in campo, aiutarli e guidarli durante il gioco. Per Caroline, essere il capitano delle cheerleaders significava comandare a bacchetta quella povere disgraziate che avevano deciso di unirsi alla squadra.
Su! Una di voi, portategli un'asciugamano.” - appunto.
Care? Non ne ho bisogno, davvero. Vado a fare la doccia tra poco.” - tentò lui, cercando invano di porre un freno alle manie di controllo dell'amica.
Beh, vorrà dire che lo porteranno a me. Tutto quel ballare, saltare e urlare quanto Stefan Salvatore sia immensamente figo mi ha sfiancata.” - come non detto.
Ecco. Parliamone. Quei cori....non erano un po' troppo esagerati?”
E perchè mai? Non ho detto nulla che non si vero. E poi alle ragazze piace decantare la tua sublime perfezione. Ma se è per Elena che lo dici, perchè è costretta ad urlare quanto tu sia fantastico e quindi ad ammettere pubblicamente quanto sia stata un'idiota a lasciarti scappare....che dire, è vero che è una mia amica, ma non mi pare di aver mai nascosto il fatto di averla odiata per quello che ti ha fatto. Lei e quell'imbecille di tuo fratello.”
Ehmm...possiamo non parlarne?” - già era stato abbastanza difficile dover fare i conti col fatto che la ragazza che aveva amato lo avesse ricambiato con un tradimento, ma era diventato quasi impossibile da superarare quando aveva realizzato che l'aveva tradito col suo stesso fratello. Di certo, ora che le cose cominciavano ad andare per il verso giusto, proprio non gli serviva più nessuno che glielo ricordasse, neppure la sua migliore amica.
Certo, certo. Scusa. Dicevo solo che è stato un bene che Damon sia scomparso prima che potessi scattargli via la testa dal collo, ecco tutto. Scelta saggia la sua.” - commentò Care, appena in tempo per stamparsi in faccia un bel sorriso innocente all'arrivo di Elena.
Allora? Gliel'hai chieso?” - chiese quest'ultima, lasciando che i suoi occhi si spostassero velocemente dalla figura di Caroline a quella di Stefan per rivolgergli un sorriso e un “Bella partita!” imbarazzato come ogni altra conversazione tra loro da un paio di mesi a quella parte, dalla famosa notte.
Grazie.” - rispose Stefan, piuttosto sbrigativo, smanioso di cambiare subito argomento e riammettere Care nella conversazione - “Piuttosto...cos'è che dovevi chiedermi?”
Ah! Si, giusto! Mi sono persa nella conversazione e stavo quasi per dimenticarlo.” - rispose lei - “Mi stavo chiedendo se ti andasse di accompagnarci al vecchio pensionato tra poco, non appena sarai pronto. Sai la festa di inizio anno che organizzo ogni volta nel bosco dove c'è quel capanno da caccia abbandonato? Ecco, l'altro giorno tuo padre mi ha detto che quel capanno praticamente cade a pezzi e vogliono tirarlo giù, quindi sarebbe stato meglio trovare un'altra location per la festa, se proprio ci tenevamo a farla. Ed io ci tengo, lo sai.”
Il pensionato è così isolato che non daremo fastidio a nessuno ed è abbastanza vicino al bosco da mantenere di notte quell'aria di mistero che a Caroline piace tanto.” - continuò Elena, scoccando un sorriso all'amica - “Quindi vorremmo farla lì. Per tuo padre non ci sono problemi. Dice che è una proprietà privata, quindi l'unico permesso che dobbiamo chiedere è alla proprietaria, quella donna anziana appassionata di fiori che ci vive da sola, hai presente?”
Certo. La Signora Flowers. Teophilia. Mi offre sempre un bicchiere di succo d'arancia e dei biscotti fatti in casa deliziosi ogni volta che passo di lì tornando dal cimitero, la domenica mattina, quando vado da mia madre.” - rispose Stefan, mentre Caroline ed Elena si scambiavano uno sguardo d'intesa e un sorriso.
Ecco, esattamente quello che ha detto tuo padre. E' stato lui a suggerirci di venire da te. Visto che conosci quella donna, magari se sei presente anche tu quando andremo a chiederle di lasciarci tenere la festa in casa sua sarà più disponibile che se ci andassimo da sole.” - fece Caroline - “Allora? Ci accompagni?”
Stefan sospirò, guardando entrambe mentre tentavano invano di mostrargli la migliore espressione innocente che riuscivano a fare. Sarebbe stato facile dire loro che la Signora Flowers era una persona estremamente gentile e che di sicuro le avrebbe ascoltate, accolte e accordato loro il permesso senza bisogno che anche lui fosse presente, ma probabilmente sarebbero andati avanti per ore a discuterne. E se non fosse così, e se ti sbagliassi, e se invece è gentile con te, ma una vecchia inacidita col resto del mondo...Caroline diventata una furia quando si trattava di una delle sue feste, non l'avrebbe lasciato andare così facilmente. Di fatto, quell' “Allora? Ci accompagni?” non era una vera richiesta, ma più un ordine del tipo “Allora? Ti sbrighi ad accompagnarci o devo portarti fin laggiù trasciandoti di peso?”. Stando così le cose, si limitò ad annuire.

Va bene. Aspettatemi qui. Vado a farmi una doccia e arrivo.”
Non metterci troppo, eh?” - gli gridò dietro Caroline, come volevasi dimostrare.
Circa mezz'ora dopo, Stefan salutò in fretta i suoi compagni, si caricò il suo borsone in spalle e lasciò gli spogliatoi, raggiungendo le due ragzze che, nel frattempo, erano andate ad aspettarlo nei parcheggi della scuola riservati agli studenti, accanto alla sua auto.

Se non ti scoccia prendiamo la tua. E dopo magari ci dai anche un strappo a casa.” - avvertì Caroline, salendo dal lato del passeggero, mentre Elena prendeva posto sul sedile posteriore, lasciandogli lo spazio perchè poggiasse il suo borsone prima di mettersi al volante.
Quindi? Cosa le direte una volta arrivati lì?” - chiese.
Improvviseremo.”
Voi due...mprovvisare? Voi due non avete un piano? Fatico a crederci.”
A dire il vero io e Care un piano ce l'abbiamo.” - contraddisse Elena - “Sei tu il nostro piano, Stefan.”
Oh. Fantastico.”
Coraggio. Devi solo sorridere e abbagliarla col tuo irresistibile fascino.” - lo spronò Caroline.
Hai sbagliato fratello.” - mugugnò Stefan, a mezza voce, incapace di frenare la lingua.
Assolutamente no. Io non sbaglio affatto fratello.” - si sentì rispondere dall'amica al suo fianco che, evidentemente, aveva problemi a frenare la lingua tanto quanto ne aveva lui, nonostante avessero entrambi notato Elena sobbalzare dallo specchietto retrovisore.
Si disse, però, che non doveva sentirsi in colpa per una semplice frecciatina. Non aveva fatto nulla di male, lui. Se Elena si sentiva punta sul vivo la cosa doveva scivolargli addosso, così come a lei era scivolato addosso il fatto di ferirlo. Non era solitamente un tipo vendicativo o rancoroso, ma di tanto in tanto tutta quella rabbia da cui era stato investito in seguito al dolore doveva pur buttarla fuori in qualche modo. Non poteva semplicemente sorridere ad Elena e fare come se nulla fosse successo. Di tanto in tanto, anche a lei, la “regina della scuola”, doveva essere recapitato un monito di ciò che era stato e per il quale doveva darsi da fare se voleva ottenere il perdono che tanto sosteneva di agognare.
I restanti minuti di viaggio li trascorsero in silenzio, ognuno perso in chissà quali pensieri. Si riscossero solo quando Stefan accostò al marciapiede e spense il motore.

Bene. Andiamo. E mi raccomando, Stefan, mettiti in bella mostra.” - fece Caroline, affiancandolo mentre raggiungevano in tre la soglia del pensionato ed Elena suonavo il campanello.
Attesero qualche istante prima di sentire un rumore di passi avvicinarsi dall'altra lato della porta. E quando questa si aprì, rimasero sorpresi tutti e tre nel ritrovarsi davanti una ragazza in jeans e maglietta leggera, della loro età, con una cascata di indomabili boccoli rossi ad incorniciarle il viso a cuore invece dell'anziana donna che si erano aspettati di vedere.

Ehmm...ciao?” - fece Caroline, a nome di tutti.
Ciao!” - salutò la sconosciuta, sorridendo del loro visibile imbarazzo - “State cercando la signora Flowers?” - chiese loro.
Beh, in effetti si. E' in casa?” - rispose Caroline.
Certo. E' al piano di sopra adesso, sta aiutando me e mia sorella a sistemarci nelle nostre stanze, ma arriva tra un attimo.”
Cioè...tu e tua sorella vivete qui? Da quando?” - chiese Elena, incuriosita dalla novità.
Da oggi, a dire il vero.”
Oddio. Aspetta. Tu sei una delle due ragazze che da domani si traferiscono nella nostra scuola...da New York?” - Caroline era passata dalla modalità imbarazzo alla modalità euforica detentrice di ogni segreto di quella cittadina troppo in fretta perchè la ragazza che avevano davanti non si spaventasse e la classificasse subito come “pazza”. Stefan si fece avanti non appena sul viso della sconosciuta si fece largo l'espressione classica di chi si domandava come facesse Care a conoscerla se l'aveva appena incontrata.
La voce di due nuovi arrivi circola già da una settimana. E' un paesino piccolo e ci conosciamo tutti, così fa sempre scalpore quando qualcuno si trasferisce qui.” - spiegò - “In più lei è la regina dei pettegolezzi.”
Ehi! Che figura mi fai fare?” - lo rimproverò Caroline, assestandogli una leggera gomitata nelle costole - “Ad ogni modo, io sono Caroline Forbes, capo cheerleaders. Lei, invece, è la mia amica Elena Gilbert. E lui--”
Stefan. Stefan Salvatore. Benvenuta.” - s'intromise lui, allungando una mano verso la nuova ragazza con un sorriso ad illuminargli lo sguardo verde e tanto intenso, uno sguardo che sia Caroline che Elena conoscevano bene. La prima perchè in tutti quegli anni aveva imparato a memoria ogni cosa si celasse dietro il minimo cambiamento d'espressione di Stefan e la seconda perchè uno sguardo simile se l'era visto rivolgere ogni giorno fino a qualche mese prima. Entrambe, giunsero alla conclusione che, che se ne fosse reso conto oppure no, Stefan era rimasto fortemente colpito da quel nuovo arrivo che, a sua volta, tese una mano a stringere quella del ragazzo, sorridendogli di rimando con una leggera punta d'imbarazzo, sufficiente a tingerle le guance di rosso.
Grazie. Io sono Bonnie...McCollough.” - si presentò, quindi, invitandoli ad entrare quando Caroline le spiegò brevemente il motivo di quella loro visita. E fu un bene che la sua amica riprese subito in mano il discorso, perchè Stefan, per qualche attimo, aveva completamente dimenticato il reale motivo che l'aveva spinto con Caroline ed Elena al vecchio pensionato. Per qualche attimo, aveva percepito di nuovo la stabiliante sensazione di dimenticarsi di ogni cosa, di ogni persona, di ogni tormento, fatta eccezione per la mano della ragazza stretta nella sua. Per qualche attimo, l'unica parola, l'unico nome che gli risuonò nella mente fu uno solo, accompagnato all'immagine di una stupenda ragazza dai capelli rossi e gli occhi più puri che avesse mai visto: Bonnie.





NOTE:
Buon sabato sera a tutte!!!^^ *saltella in giro per il fandom*
Oddio, è passato...quanto? Quasi un anno dall'ultima volta che ho pubblicato una storia? Mi sa proprio di si! XD
Credevate di esservi liberate di me, vero? Ebbene, sono tornata ad infrangere i vostri sogni U_U
No, serio, dall'ultima volta che ho postato qualcosa tra problemi ad internet vari e cali d'ispirazione sono uscita quasi fuori di testa XD Ricordo di avervi promesso questa storia da tempo immemore, ormai, ma prima di iniziare a scriverla ho cambiato idea trenta volte perchè c'era sempre qualcosa che non mi convinceva. Alla fine ho deciso di darmi tempo, aspettare che il blocco passasse e quindi riprenderla. Ora....ora una trama da seguire sono riuscita ad impostarla, almeno fino a metà storia, poi il resto lo vedrò in corso d'opera. Ho già scritto tre capitoli e non mi sembra esattamente una grandissima schifezza come pensavo. Ad ogni modo avevo una gran voglia di tornare a farvi leggere qualcosa di mio, quindi...eccovi qua il primo capitolo.
E' una specie di prologo, vengono un pò descritte le varie situazioni di ogni personaggio per come sono ora all'inizio della storia. Se ricordate bene vi avevo detto che in questa storia sarebbero stati tutti umani (è il primo esperimento per me in questo senso XD) e infatti così è. Ci sono un bel pò di modifiche, quindi, rispetto ai libri che tutte conosaciamo. Qui Bonnie e Meredith sono "sorellastre" e si sono appena trasferite da New York per il loro ultimo anno di liceo e sono loro a vivere al pensionato in quanto i Salvatore (Stefan, Damon e Giuseppe) hanno casa loro XD Bonnie come al solito non riesco a farla fedelissima ai libri, ma c'è sempre la mia solita nota di forza in più che tanto mi piacerebbe che avesse. E c'è Caroline!! Non l'ho mai usata nelle mie storie e mi stuzzicava l'idea di introdurla. Il fatto è che avendo sempre scritto storie che si rifacevano in tutto e per tutto ai libri non avevo mai trovato il modo per infilarcela perchè nei libri il suo personaggio non è che mi piaccia molto. Ho approfittato di questa storia, quindi e ne è venuto fuori un miscuglio tra la Caroline del telefilm (che adoro^^) e una mia reinterpretazione del tutto personale, ma funzionale alla storia XD
Detto questo...vi lascio. Dovrei riuscire a postare circa una volta alla settimana visto che dei capitoli sono già pronti e continuo a scrivere un pò ogni giorno (mi sono data una tabella di marcia XD), quindi spero che il capitolo vi piaccia, la storia vi incuriosisca e decidiate di seguirmi in questa nuova avventura!!!
A sabato prossimo!!! Bacioni....IOSNIO90!!!

PS: Ogni accenno ai fatti passati citati sia da Stefan che da Bonnie verranno spiegati e chiariti più avanti.
PPS: Non vi preoccupate se Damon al momento non è comparso XD Sta arrivando e, ovviamente, si porterà dietro un bel pò di scombussolamenti e segreti XD









   
 
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