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Autore: Blooming    25/05/2013    2 recensioni
Kat è una giovane ragazza, intraprendente, che cerca di farsi spazio nel mondo dello spettacolo ma per il momento è solo una ragazza qualsiasi che serve il caffè sui set cinematografici. Dietro di se una serie di ricordi tristi e devastanti, davanti un affascinante e gentile Misha Collins dagli occhi blu.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Stevens!”
Mi voltai, stavo portando un vassoio di ciambelle al tavolo del catering, guardai il regista, sfoderai il mio sorriso migliore anche se quello non era proprio la giornata giusta
“Si?!”
Il ‘capo’ mi guardò dall’alto in basso con aria arcigna
“Metti giù quel vassoio e porta un caffè alla roulotte di Misha.”
Misha. Misha Collins. Mi stava simpatico quel ragazzo. Gli portavo io il caffè e con me era sempre gentile, mi riservava sempre un sorriso e io mi perdevo dentro a quei suoi occhi blu.
Mollai il vassoio e andai a prendere il caffè, doppio con tanta schiuma e una spolverata di cannella.
Si lo sapevo a memoria. Erano ormai due mesi che facevo l’aiutante del catering e avevo portato a Misha almeno trecento caffè e già dal primo giorno mi aveva sorriso e mi aveva detto
“Chiamami pure Misha.”
Gli avevo sorriso imbarazzata, mi aveva chiesto il mio nome, gliel’avevo detto pigolando
“Kat Stevens.”
“Kat Stevens?!” rise, diventai rossa “Un nome bellissimo.” Riprese lui notando il mio imbarazzo per quel nome che mi avevano dato i miei genitori da bravi fan di Cat Stevens.
Corsi a portargli il caffè, mi piaceva conversare con lui, credo di poterci definire amici. Almeno credo.
Arrivai alla roulotte, quel giorno era un giorno schifoso, mi ero appena lasciata con Pitt, il mio ormai ex ragazzo, e la sera mi ero ubriacata con un paio di amiche.
Non me la sentivo di andare a portare ciambelle alle star ma se mancavo un giorno mi avrebbero licenziato, quindi… Eccomi qui. Con un sorriso falso, un dopo sbornia incredibile e le lacrime che salivano agli occhi ogni volta che parlavo.
Bussai piano alla porta di alluminio bianco
“Sono Kat, la ragazza del caffè…”
Un uomo, capelli corti, gli occhi blu, bellissimi, un sorriso da mozzare il fiato, le rughette accanto agli occhi lo rendevano tremendamente bello. Oggettivamente l’ho sempre ritenuto un bell’uomo.
Mi sorrise
“Kat Stevens!”
Mi faceva sempre questa battuta, sorridevo sempre. Oggi non riuscivo.
“Hey Kat perché non sorridi oggi?”
Tirai su col naso, mi sforzai di sorride. Era la prima volta in 61 giorni di lavoro che non ero felice e solare, allungai la mano e gli porsi il caffè, non riuscivo a trattenere le lacrime, dissi con la voce spezzata
“Doppio con tanta schiuma e una spolverata di cannella, come piace a te.”
Lui prese il bicchiere di carta plastificata, tolse il coperchio e leccò la schiuma dal bordo
“Sicura che vada tutto bene Kat?”
Continuava a ripetere il mio nome ma ormai non sentivo più niente, mi dava fastidio piangere davanti agli sconosciuti e anche se la vita di Misha era spiattellata su Wikipedia non lo conoscevo e lui non conosceva me.
Cercai di sorridergli, lui mi sollevò il mento
“Hey! Non voglio vederti stare male.”
Mi guardò negli occhi, i suoi  occhi blu scrutavano la mia anima attraverso i miei occhi castani e arrossati.
Abbassai lo sguardo, mi torcevo le dita grattandomi le unghie, Misha appoggiò il bicchiere di caffè su un tavolino accanto alla porta, strappò un fazzoletto di carta dalla scatola e me lo porse, mi sorrise.
Riprese il suo caffè, aprii la bocca per dire qualcosa, per salutare e andare via, chiudermi in un bagno e piangere sulla mia relazione di tre anni andata in pezzi per un’amicizia sbagliata.
Quello che mi impediva di andarmene era la mano calda di Misha sul braccio, lo guardai con occhi da cucciolo
“Dai entra, parliamo un po’. Non mi va che stai sulla porta.”
Cercai di capire tutta questa confidenza da dove venisse, probabilmente mi ero imbattuta in una persona gentile come poche ce ne sono al mondo.
Salii il gradino per entrare nella roulotte, Misha mi fece cenno di sedermi sul divano accanto alla finestra, mi sedetti sul bordo, mi sentivo a disagio, come se solo la mia presenza occupasse tutto il caravan ed era bello grande.
Misha mi guardò
“Vuoi una birra o continui con le lacrime?”
Accennai un sorriso, riuscì a gracchiare un “vada per la birra”. Nient’altro.
Il signor Collins tirò fuori dal frigo una bottiglia, la stappò e me la porse, gelata, le mie dita si raffreddarono al solo sfiorare il vetro ghiacciato.
Tenni la bottiglia in mano per un po’, cercai di berne un po’, ma una birra con il dopo sbornia non è proprio eccezionale. Mi venne un conato di vomito, le solite figure che posso fare solo io. Cominciai a tossire, mi portai la mano alla bocca come per bloccare quel vomito che mi sentivo salire. Misha mi guardò sgranando gli occhi, continuai a tossire, non riuscivo a fermarmi. Misha mi sollevò per il braccio, ovviamente aveva capito, mi ‘scortò’ al bagno, dove accasciandomi a terra abbracciai il water e vomitai. Come un vecchio amico Misha Collins mi tenne la fronte passandomi dei fazzoletti di quando in quando. Furono i cinque minuti più lunghi della mia vita.
Quando fui di nuovo capace di alzare la testa senza ricadere nel water vomitando, mi sollevai le gambe un po’ tremanti, l’attore mi riaccompagnò verso il divano.
Era così gentile. Proprio come un amico che ti consola dopo la batosta d’amore e quella di alcol.
Cercai di sorridergli, meglio di no. Mi tolse la bottiglia di birra da davanti agli occhi e la scambiò con una di acqua, la bevvi a piccoli sorsi. La nausea mi passò lentamente.
Misha si sedette su una sedia accanto alla mia e riprese a bere il suo caffè che si era raffreddato
“Allora. Kat.” Sorrise, lo guardai con il volto pallido e la morte addosso “Dopo sbornia incredibile dovuto a cosa?”
Bevvi un sorso d’acqua
“Non sei obbligata a dirmelo, non ci conosciamo neanche però mi stai simpatica e mi dispiace vederti così.”
Distolsi lo sguardo dalle sue labbra, battei a ritmo di una musica che avevo in testa il piede.
Cercai di dire qualcosa di intelligente. Non mi venne in mente niente solo
“Grazie.”
Grazie di cosa? Di ascoltare le lagne di una che neanche conosci? Si molte grazie. Mi piace sempre sfogarmi sull’attore di turno a cui servo ciambelle e caffè.
Si sedette accanto a me, io lo guardai
“Scommetto che è dovuto a un ragazzo.”
Abbassai lo sguardo
“Certo.” Schioccò la lingua sul palato “Sai che noi due non abbiamo mai parlato seriamente? Oltre alle chiacchierate sul set, i ciao e i grazie, non sappiamo niente l’uno dell’altro.”
Lo guardai, cosa voleva da me?
“Perché mi stai parlando? Io sono niente e tu sei Misha Collins.”
Lui abbassò lo sguardo, poi sorrise di nuovo
“Te l’ho detto. Mi stai simpatica Kat. Secondo me meriti qualcosa di più che portare caffè a una massa di sciroccati.”
Mi fece ridere, mi porse una scatolina con le mentine
“Grazie.”
Sorrise ancora.
Una persona veramente gentile.
   
 
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