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Autore: taisa    11/12/2007    7 recensioni
Avete mai notato come sono belle le stelle?
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ALONE IN THE UNIVERSE

ALONE IN THE UNIVERSE

*

Perfetto, un’altra posata adagiata accuratamente sul tavolo.

E con questa aveva finito di apparecchiare, ora non doveva far altro che attendere qualche minuto prima che la cena fosse pronta.

Alzò lo sguardo appena vide l’uomo entrare in cucina.

Gli sorrise, come faceva sempre “Ciao caro, tra pochi minuti sarà pronto” annunciò giungendo le mani.

L’uomo sorrise a sua volta accomodandosi sulla sedia che era solito adoperare durante i pasti.

Calò per un attimo il silenzio, poi l’uomo si voltò verso la consorte “C’è un buon profumino” si congratulò.

“Oh grazie caro” gli rispose lei adagiandosi le mani al viso, senza mai abbandonare il proprio sorriso.

Il timer del forno segnò la fine del tempo di cottura, e la donna spense i fornelli, dopo essersi assicurata che il pasto fosse pronto.

Si voltò verso il marito “Torno subito, vado a chiamare Bulma” annunciò la donna cominciando ad uscire dalla stanza.

Lui annuì e le sorrise “Certo, fai pure cara” rispose tranquillo leggendo vagamente un giornale.

La donna dai capelli biondi salì le scale dirigendosi verso la camera della figlia.

Mentre percorreva il corridoio scrutò l’orizzonte da una finestra, la sera non era ancora calata, ed il cielo settembrino era colorato dalle tonalità più svariate e brillanti.

Appena raggiunse la porta bussò delicatamente “Bulma tesoro, è pronto in tavola” annunciò.

Non ottenne nessuna risposta.

“Bulma” la chiamò nuovamente tornando a bussare sul legno dell’uscio.

Nuovamente silenzio.

Cominciando a preoccuparsi aprì lentamente la porta della stanza, trovando la ragazza rannicchiata sul suo letto con lo sguardo perso nel vuoto.

“Bulma, tutto bene?” le chiese dolcemente avvicinandosi alla figlia.

Bulma scosse leggermente la testa, facendo preoccupare ulteriormente la madre.

La sig.ra Brief si accomodò accanto a lei, solo allora si accorse che stava tremando.

Delicatamente le adagiò una mano sulla fronte, no, non aveva la febbre.

“Tesoro, c’è qualcosa che non va?” chiese ancora, assumendo, per una volta, un’espressione preoccupata.

La giovane scosse ancora la testa “Non ho nulla” rispose flebile senza distogliere gli occhi da un punto fisso sul pavimento.

La madre la scrutò con attenzione “Ma stai tremando” le fece presente, Bulma restò in silenzio per un istante “Non so perché” confessò chiudendosi ulteriormente a riccio.

La sig.ra Brief si alzò passando una mano tra i capelli azzurri della figlia “Tesoro te la senti di mangiare qualcosa?” le chiese dolcemente, ma l’ennesimo scossone della testa indicò un rifiuto da parte della ragazza.

Sospirò “Ok, magari ti porto qualcosa più tardi ti va?” ancora una volta Bulma negò col capo, “D’accordo, allora se ti verrà fame ti lascio la cena da parte” annunciò la donna lasciando la ragazza nuovamente da sola.

Bulma non sapeva il motivo che la spingeva a tramare, non aveva la febbre, né aveva altri dolori fisici.

Sapeva solo che da qualche minuto sentiva freddo, e si era rannicchiata percorsa dai tremori.

Fu un attimo, i brividi la percorsero più velocemente.

Nella sua testa sembrò di sentire un grido, fu allora che alzò il capo disorientata, portando istintivamente lo sguardo fuori dalla finestra.

*

Jamie's on the bathroom floor she don't know why
She's shaking underneath the sink can't feel a thing
She'd love to live a life she's afraid of failure
With all the voices in her head
Now what was that I thought I hear you scream

*

“Ahhhh” urlò ricadendo pesantemente al suolo.

Quel pugno lo aveva preso alla sprovvista.

Maledicendosi per essere stato colpito, e per aver gridato, si alzò leggermente sputando sangue a causa del colpo appena preso.

“Ahahah…andiamo, non vorrai già arrenderti spero” rise una voce alle sue spalle, divertita dal vederlo rantolare in ginocchio.

Ringhiò sommessamente guadando quella chiazza rossa che si era appena formata.

Sentì dei passi alle sue spalle, lenti e minacciosi.

Maledetti! Si stavano divertendo!

Adesso basta…Zarbon, Dodoria, mi sembra che il principino abbia capito la lezione. O forse mi sbaglio Vegeta?” sibilò il mostro dalla lunga coda.

Vegeta si voltò verso di loro, lo sguardo che fremeva di rabbia, ma l’unica soluzione fu quella di chinare il capo “Sì Potente Freezer” rispose falsamente sottomesso ai voleri del lucertolone.

Freezer rise malignamente con aria soddisfatta nel denotare il servilismo del principe dei Saiyan, “Molto bene” disse con voce cinica volgendosi poi agli altri due “Andiamo” ordinò voltandosi ed incamminandosi per i corridoi della base.

Vegeta fu nuovamente lasciato solo.

Con rabbia sferrò un colpo al suolo “Dannazione!” mormorò rabbioso stringendo con forza il pugno.

Si alzò tremolante con l’intento di andarsi a sciacquare il viso.

Immergere il capo sotto l’acqua era l’unica cosa che lo avrebbe fatto sentire meglio in quel momento.

*

I know you can feel it
You're already there
Asleep underwater
Just screaming for air
I know you can feel it
You're already...
Don't you know we're freaks and creature
Wake up I can almost see the light

*

Alzò il capo dal lavandino ricolmo d’acqua nella quale aveva appena immerso il volto.

I capelli bagnati gocciolavano sulla sua pelle solleticando la cute del viso.

Pensava che sciacquarsi la faccia l’avrebbe fatta sentire meglio, ma non fu così.

Non aveva ancora smesso di tremare, e quella sensazione sgradevole non l’aveva ancora abbandonata.

Una sensazione di vuoto e di solitudine.

Quella era una strana solitudine.

I suoi occhi si posarono sul cielo, ormai scuro, della sera, e nello scrutare le stelle la sua inquietudine aumentò ancora.

Eppure i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dalla superficie stellata che circondava la città.

Era qualcosa d’inspiegabile, come se la sua solitudine non fosse realmente tale, come se tra quelle stelle qualcun altro poteva essere definito solo.

Era sola, ma non lo era veramente, questa era la sensazione che lentamente si definì nella sua mente.

Come se per quella sera qualcosa la legasse allo spazio aperto, e più cercava di capirne la ragione meno riusciva a comprenderla.

Bulma staccò gli occhi dal cielo, tornò sui suoi passi con l’intento di rifugiarsi nuovamente sotto le lenzuola, nella speranza che quella sensazione sparisse.

*

I think we're alone here you and I
I think we're alone left wondering why
I think we're alone here you and I
I think we're alone in the universe tonight

*

Non si sentiva meglio dopo essersi rinfrescato, ma contrariamente al solito non era la rabbia che lo stava logorando.

C’era qualcos’altro, qualcosa di diverso che lo stava torturando dall’interno, che gli dava quella sgradevole sensazione.

Più volte aveva cercato di rimandare giù quella fastidiosa impressione, ma ancora non era riuscito a liberarsene.

Aveva un solo modo per togliersi dalla testa quel pensiero incomprensibile che continuava a torturarlo, doveva sfogarsi.

E Vegeta conosceva un solo modo per sfogare la sua rabbia, la sua ira, la sua frustrazione e per liberarsi da pensieri sgradevoli: uccidere chi era più debole di lui.

Perché la sensazione di essere più forte e colorare le sue mani di rosso era più appagante di qualsiasi sensazione fastidiosa sentisse nella testa.

Pertanto decise di uscire, dirigersi verso la palestra ed uccidere qualche insulso soldato che aveva avuto la malaugurata idea di allenarsi proprio quella sera.

Eppure, appena i suoi occhi scorsero il cielo stellato la sua idea di distruzione cambiò improvvisamente.

Non aveva perso la voglia di disintegrare chiunque gli capitasse a tiro, anzi, per un attimo il suo desiderio si spostò vero le stelle.

Avrebbe preso un’astronave, una qualsiasi, e con essa si sarebbe precipitato sul primo pianeta della galassia con abbastanza abitanti da fare una bella carneficina.

Non importava dove, non importava nemmeno che Freezer non glielo aveva ordinato.

Avrebbe usato la patetica scusa di regalarglielo per chiedere perdono della sua sconsideratezza, se mai glielo avesse chiesto.

Sì, era deciso, per quella sera le stelle dell’universo avrebbero dovuto tramare al suo cospetto.

Vegeta, il principe dei Saiyan, avrebbe spezzato quante più vite gli sarebbero servite per dimenticare la sensazione di essere legato alle stelle più del solito per quella, strana, sera.

Così fece.

A grandi passi di diresse verso la rampa di lancio, non le sentì neanche le voci di Radish e Nappa che, incrociandolo per la strada, gli stavano parlando.

Vegeta andò dritto per i corridoi, fino a raggiungere il suo obbiettivo.

Qualche minuto più tardi era immerso nelle stelle diretto chissà dove.

*

Alex on the last train home from god knows where
A million miles away from where he thought he'd be
He's got his suit his tie his drink his MTV
He's trading all his life away
You can't escape we're all infected now

*

No, decisamente non era serata.

Bulma era tornata a rifugiarsi sotto le lenzuola, ma la sua attenzione era ancora per il cielo nero della notte.

Sbirciava da sotto le coperte osservando lo scorcio del firmamento che riusciva a vedere dalla sua finestra.

Di minuto in minuto la sua inquietudine aumentava, e più cercava di mandarla via più essa non accennava a diminuire.

Forse smettere di guardare lo spazio le avrebbe fatto bene.

Con tale convinzione la ragazza fece sparire la testa, e la sua chiama azzurra, definitivamente al riparo dal mondo esterno, barricata nella sua trincea.

Questo sembrò non bastare.

Ancora una volta la sua testa spuntò dal suo riparo.

I suoi occhi tornarono lì dove stava evitando di guardare, ma non poteva fare a meno di farlo.

Per un istante le sembrò che una stella, lontana anni luce, brillasse più delle altre.

Nel momento in cui la vide, per quei pochi secondi, la sensazione sparì, per poi tornare nuovamente, anche se leggermente diversa da prima.

*

I know you can feel it
You're already there
Asleep underwater
Just screaming for air
I know you can feel it
You're already...
Don't you know we're freaks and creatures
Wake up I can almost see the light

*

I think we're alone here you and I
I think we're alone in the universe tonight

*

Stupide creature deboli e senza cervello.

Per questo disprezzava chi gli era troppo inferiore, erano talmente banali da non essere nemmeno in grado di giovare al suo stato d’animo.

Li aveva uccisi tutti, uno ad uno.

Sterminati e trucidati senza pietà, eppure quella sensazione era ancora lì, sembrava non volesse andarsene in alcun modo.

Dannazione!

Era davvero così difficile trovare un guerriero che lo tenesse occupato per più di pochi secondi?

Un guerriero in grado di distrarlo tempo a sufficienza per far sparire la sensazione di disgusto, di solitudine che lo stava attanagliando?!

Evidentemente sì dato che su quel, minuscolo ed insignificante, pianeta non era rimasto che lui il solo essere vivente.

Ringhiando spense lo scouter lasciandosi cadere sdraiato al suolo.

I suoi occhi finirono nuovamente per fissare il cielo, ormai non era più stellato, ormai il giorno stava cominciando a farsi largo.

Il ragazzo dai folti capelli neri restò a lungo ad osservare lo spazio che circondava il pianeta appena conquistato.

Strano, non aveva mai visto un cielo di quel colore, ne aveva visti di rossi, verdi, grigi, e anche neri, ma mai ne aveva visto uno azzurro, e doveva ammettere che quello strano colore non gli dispiaceva affatto.

Rimase ancora lì ad osservarlo pensieroso, mentre i suoi occhi stanchi cominciarono lentamente a chiudersi.

Per qualche sconosciuta ragione quella strana atmosfera contribuì a rilassarlo, quel colore, lo stava lentamente cullando, coccolando, e piacevolmente addormentando.

La sensazione che lo stava tormentando fino ad un attimo prima ora stava lentamente svanendo.

Vegeta si addormentò così dopo aver osservato per parecchio tempo l’azzurro del cielo.

*

We're all infected now
I know you can feel it
You're already there
Asleep underwater
Just screaming for air
I know you can feel it
You're already...
Don't you know we're freaks and creatures
Wake up I can almost see the light

*

Bulma riaprì lentamente gli occhi, dopo una notte passata a lottare con le sue stesse sensazioni poté osservare la luce del giorno.

Mettendosi seduta si stropicciò gli occhi, e tornò a guardare fuori dalla sua finestra, con un gesto quasi istintivo.

Aveva smesso di tramare, e quella sensazione l’aveva infine abbandonata.

Eppure, la giovane se ne rammaricò per qualche strana ragione.

Lo spazio le aveva tenuto compagnia quella sera, e le stelle che avevano brillato le erano sembrate particolarmente belle.

Solo ora si rendeva conto di quanto il cielo notturno fosse bello, di quanto, in realtà, quella sensazione non era affatto sgradevole.

Inutile domandarsene la ragione, certe cose non le avrebbe mai capite, non ora almeno…

Sarebbe rimasta lì a fissare il panorama fino a notte inoltrata, solo per rivedere quelle stelle, se i morsi della fame non l’avessero costretta a scendere in cucina per cercare qualcosa da mangiare.

*

I think we're alone here you and I
I think we're alone left wondering why
I think we're alone here you and I
I think we're alone in the universe tonight

*

I think we're alone in the universe tonight
I think we're alone in the universe tonight

*

FINE

*

*

Storia scritta per il contest indetto su Writers Arena sulle Song-fic di Dragon Ball

Canzone di David Usher, “Alone in the Universe”

  
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