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Autore: ellerin    11/12/2007    0 recensioni
Una guerra durata migliaia di anni, fra acqua e fuoco, fra giusto e sbagliato, fra bene e male. Ma chi decide chi è il bene e chi il male? E quanto è difficile cambiare oppinione?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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kl

Salve!

Fondamentalmete questa storia non ha senso... ma gira da un bel pò nella mia testa in cerca di una via di uscita (sapete com'è, c'è un sacco di spazio vuoto ma è difficile trovare la strada tra ragnatele, pile di libri e altre idee più o meno idote -_-) e quindi mi tocca prendermela con voi prima che decida di venir fuori durante un tema di italiano sull'illuminismo o anche peggio o_0 

Non dovrebbe essere molto lunga ma non posso promettere niente perchè non l'ho ancora finita...

Ci vediamo alla fine del capitolo (ancora mi illudo che ci arriverete -___-)

 

 

1. Qualcuno come noi

- Vedrai, Sab, ti piacerà un sacco questa scuola!

L’euforica ragazza seduta dall’altra parte del tavolo continuava a chiamarmi Sab e la cosa cominciava a irritarmi. Ma che dovevo dirle? Ero in quella scuola solo dal mattino e quella ragazza, avrei giurato che si chiamasse Alice, mi si era attaccata addosso alla seconda ora e mi aveva fatto da guida.  Anche se non l’avrei mai ammesso davanti a nessuno ero un po’ spiazzata da tutto il caos che regnava in mezzo a più di mille studenti.

- Sei sicura di non avere fame?

- Tranquilla Alice, sono solo un po’ nervosa

Grande! Non avevo nemmeno sbagliato il nome. Mi sorrise e riprese a chiacchierare con il resto del tavolo mentre io continuavo a bere da una bottiglia e mi disinteressavo dalla loro conversazione per chiedermi di nuovo perché i miei genitori mi avessero trascinata lì. Non che non sapessi il motivo in realtà ma odiavo pensarci. Odiavo quella guerra che ci aveva costretto a fuggire e odiavo soprattutto quelli che l’avevano causata. Odiavo il fatto che i miei genitori avessero preferito vivere in esilio piuttosto che combattere, odiavo che le nostre leggi mi obbligassero a restare con loro fino ai venticinque anni, odiavo il suono stesso della parola con cui si definivano: pacifisti. Come potevano andare contro la nostra natura in quel modo? Noi siamo guerrieri, nati per la guerra, nati per combattere contro di loro.

Una morsa mi strinse lo stomaco ma non era la fame e neppure la rabbia che mi attanagliava  da quando mi avevano comunicato la loro decisione, era qualcosa di peggio. Uno di loro, vicino, troppo vicino. Sollevai la testa e vidi entrare nella mensa sette o otto ragazzi, vestiti tutti più o meno nello stesso modo e più  o meno tutti uguali ai miei occhi ma uno spiccava tra gli altri per i capelli rosso acceso tenuti dritti con il gel. Le parole mi uscirono dalle labbra in un ringhio.

- Elementale!

Alice mi guardò perplessa.

- Cosa hai detto?

- Niente, chi è quello?

- Carino vero? Si chiama Vladimir, è del quarto. Ma se ti piace dovrai metterti in fila, ha un sacco di ammiratrici.

- Era solo così per sapere.

Il sorriso sulla sua faccia non mi piaceva per niente.

- Si, certo, come no.

Non avevo tempo di discutere con lei, dovevo scoprire cosa ci faceva lui qui.

 

Alice non aveva chimica con me quindi mi avviai da sola verso l’aula 13. I tavoli erano da due ma ero arrivata in anticipo e l’aula era ancora quasi vuota, mi sedetti in fondo e pregai che fossimo dispari. Quando entrò il professore i banchi era ormai tutti pieni ma dietro di lui c’era ancora il ragazzo con i capelli rossi. Cazzo!

Si sedette accanto a me sorridendo eppure anche lui doveva avermi sentito; scostai la sedia più che potei e cercai di concentrarmi su quello che il professore diceva ma lui mi appoggiò una mano su un braccio e mi passò un foglietto che appallottolai senza nemmeno guardare. Senza nemmeno smettere di sorridere scrisse direttamente sul banco:

Al faro, subito dopo le lezioni.

Feci finta di niente ma l’avevo letto, sentivo ancora il calore della sua mano sul mio braccio.

 

Alla fine delle lezioni scappai da Alice che voleva trascinarmi non so dove e praticamente corsi fino alla spiaggia. Mi piaceva il luogo che aveva scelto, era abbastanza vicino al mare da farmi sentire tranquilla ma probabilmente lo aveva fatto apposta.

Lo trovai con la schiena appoggiata alla base del faro e gli occhi chiusi, intento a fumare una sigaretta come se no avesse un problema al mondo. Mi guardai intorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno, ma chi è così folle da stare in spiaggia il 10 gennaio? Ripresi la mia vera forma, sentii i capelli azzurri volarmi intorno molto più leggeri di quanto non avrebbero potuto fare quelli umani e sapevo che sulla mia pelle erano riapparsi i tatuaggi blu degli elementali dell’acqua. L’istinto mi diceva che quello davanti a me era il nemico e che avrei dovuto distruggerlo immediatamente ma quella era una zona franca e un incantesimo mi impediva di nuocergli fino a quel punto. Fui costretta a rivolgergli la parola:

- Vuoi farmi credere di essere umano, fiammiferino?

Si alzò, sorridendo.

- Perché ce l’hai tanto con me?

Non risposi, ma lui fece come gli avevo detto e riprese il suo aspetto reale: i capelli gli rimasero sparati in testa ma la pelle diafana si coprì di segni rossi e gli occhi che erano stati verdi divennero rosso sangue, il sangue del mio popolo versato da quegli assassini. La rabbia mi salì dal petto e mi riempì il cervello, non riuscii a fare a meno di ringhiargli contro ma quel piccolo bastardo rise e mi ripeté la sua domanda:

- Perché ce l’hai tanto con me?

Questa volta toccava a me ridere ma avrei giurato che quella risata suonasse alquanto crudele.

- E me lo chiedi? Voi avete ucciso la mia gente!

- Ehi! Io non ho mai ucciso nessuno.

- Siete voi che avete dato inizio alla guerra! Comunque non sono qui per discutere di politica. Volevo solo sapere perché sei qui.

- I miei sono pacifisti…

Rimase sorpreso un istante.

- Ma quanti anni hai?

- Ventiquattro, tu?

- Ventisei, credevo fossi maggiorenne.

- Quindi sei qui per scelta?

- Vivo tra gli umani da quando hanno creato le zone franche, venticinque anni fa.

- Cosa vuoi da me?

- Ehi, volevo solo conoscerti. Non capita spesso di incontrare qualcuno come noi da queste parti.

- Non c’è nessun noi, tu sei il nemico.

Sorrise di nuovo.

- Comunque io sono Vladimir

- Sabine di Rocciazzurra.

- Rocciazzurra? La tua famiglia è nella Cerchia…

- Ma non mio padre…

- Comunque se hai ventiquattro anni dovresti aver completato l’addestramento…

Creai istantaneamente una lama di ghiaccio.

- È una sfida?

- No, non ti posso sfidare qui e non ho neanche motivo di farlo ma batto mio padre da quando avevo 15 anni e non ci sono molti avversari che posso affrontare con una spada di fiamme da queste parti. Se sei una Rocciazzurra  sei stata un allieva di Warrick.

- La migliore.

- La mia solita fortuna. I racconti della bravura del maestro di spada dei nobili della Cerchia delle acque sono giunti fino a me.

- Fammi vedere cosa sai fare fiammifero!

Se quel ragazzino voleva giocare con me gli avrei insegnato cosa significava mettersi sulla mia strada. Mi misi in guardia mentre creava una lama di fuoco, provai qualche affondo ma lui era tranquillo e parava con facilità. L’adrenalina del combattimento mi fece sorridere.

- Potrebbe rivelarsi più divertente del previsto!

Rise e si scostò un istante per creare un'altra spada nella mano sinistra e mi attaccò fulmineo. Parai con una mano sola entrambe le lame.

- Non sei l’unico che sa giocare a questo gioco.

Affondai per farlo allontanare e avere il tempo di creare una spada nella destra. Lo attaccai ma continuava a parare tutti i miei affondi e rispondeva colpo su colpo anche se non riusciva a trovare aperture nella mia guardia. Con una botta dal basso riuscì a disarmarmi la destra che non era sicura quanto l’altra ma non per questo smisi di attaccarlo, lui ebbe un attimo di esultanza e abbassò la guardia permettendomi di fargli volar via una spada e strappargli l’altra di mano anche se così facendo mi scottai il palmo.  Non smise di sorridere nemmeno quando si trovò la punta di ghiaccio della mia spada alla gola. Quella era una zona franca, mi costrinsi a indietreggiare.

- Te lo avevo detto!

Rise.

- Era tantissimo che nessuno mi metteva in difficoltà! Mi divertirò un sacco con te, Sabine, sai? Mi dai la rivincita?

Rischiavo di perdere la mano se non continuavo ad allenarmi.

- Perché no.

Aspettai che ricreasse una spada e mi misi in guardia in attesa che attaccasse. Nel primo combattimento si era abituato alla mia guardia mancina e mi era più difficile metterlo in difficoltà. Caddi in una finta come un idiota e mi ritrovai per terra disarmata con la sua spada al petto. Mi tese una mano.

- Uno pari?

Sorrisi ma non presi la mano che mi offriva, era pur sempre un fiammiferaio.

- Cosa dici? Continuiamo domani? Ho un allenamento di pallanuoto.

Ora le avevo sentite tutte.

- Tu giochi a pallanuoto?! Puoi toccare l’acqua?!

- Non crederai mica alle leggende! Non hai mai visto un elementale farsi una doccia?

- Noi non abbiamo bisogno di lavarci. Siamo puliti e basta!

- Bhe, se vuoi vedere un infuocato a mollo puoi anche venire.

Quel ragazzo mi faceva ridere.

- D’accordo.

Lo osservai mentre cambiava aspetto

- come fai a cambiare il colore degli occhi? Io non ci riesco.

Mentre parlava i suoi occhi cambiarono dall’azzurro al marrone al verde al grigio, ripetendo il gito un paio di volte.

- Non lo so, mi basta pensarci. Come tu con i capelli immagino.

Già, mora, bionda, nera.

- Li preferisco neri – sorrise di nuovo – stanno bene con i tuoi occhi.

Blu come il mare, normali per un elementale dell’acqua ma ben strani per un infuocato. Infuocato. Ma che diavolo di parola avevo usato?! Loro si chiamavano così, era la cosa più vicina a un complimento che fosse mai uscita dalla mia bocca. Che effetto mi faceva quel ragazzo?!

 

Mentre camminavamo in direzione della scuola mi accorsi che la mano con cui avevo afferrato la sua spada pulsava dolorosamente così creai un sottile strato di ghiaccio per trovare sollievo nel freddo ma Vladimir se ne accorse.

- Ma che hai fatto?

- la tua spada…

- Potevi dirmelo. Dammi la mano.

Esitai un istante. Io sospettosa? Quando mai.

- Non fare la bambina!

Avrei giurato che rispondere non sono una bambina sarebbe stato molto infantile ma non riuscii a trattenermi. Mi prese la mano e vi premette sopra il palmo facendo sparire il calore

- Ma come hai fatto?

- Ho assorbito il calore, le bruciatore non sono un problema per noi.

- Già, l’ho notato.

- Scusa?

- Ho combattuto nell’ultima battaglia, per questo i miei genitori mi hanno portata qui.

- Hai visto l’effetto dei nostri poteri…

- Esatto.

- Mi dispiace Sabine, io non condivido gli ideali del mio popolo, per questo sono rimasto qui.

- La guerra è guerra, Vladimir.

- Ma non quando non ha un motivo.

- Noi combattiamo per vendicare i nostri morti, fiammiferino, tu puoi dire lo stesso?

- Si, Sabine. Gli infuocati dicono la stessa cosa da anni. Ma come ti ho già detto, io non mi occupo di politica.

 

Mi ritrovai seduta sulle gradinate di una piscina, Alice accanto a me blaterava qualcosa sul fisico perfetto del portiere. Non potei trattenermi dal usare l’acqua per impedire a Vladimir di giocare bene anche se questo mi obbligava a interessarmi all’allenamento più di quanto avrei voluto fare. Mi ritrovai a pensare che i capelli rossi che gli cadevano bagnati sul viso creavano davvero un bell’effetto con gli occhi verdi. Fu Alice ad attirare la mia attenzione.

- Sabine, non mi ero accorta che avessi tutti questi riflessi rossi nei capelli.

Ripresi il controllo della mia testa.

- È solo la luce.

Mi ero distratta troppo e il sedile sotto di me cominciava a diventare rovente, Vladimir si era accorto del mio intervento.

 

- Aspetta Sabine! Ciao Alice.

- Ciao Vladimir, ci hai messo un attimo a farti la doccia!

Mi guardò ma rimase serio.

- Mi asciugo in fretta.

- Bhe, io vado. Ci vediamo domani Alice. Vladimir.

- Dai ti accompagno a casa.

- Non serve.

- No, no, lo faccio volentieri.

Aspettai che ci fossimo allontanati da alice per rispondergli.

- No hai pensato che magari io non lo faccio volentieri?

- E dai, Sabine. Mi fa solo piacere stare con qualcuno che sia qualcosa più che umano.

- Scusa Vladimir, ma i tuoi genitori?

- Sono morti più di dieci anni fa.

- Cosa? Credevo avessi ventisei anni!

- Si, vivo con degli umani da quando ne avevo quindici. Sono andati a casa per il funerale di mio nonno e non sono più tornati.

- mi dispiace Vlad.

- Tranquilla, non è colpa tua, non sapevi niente.

Mentre parlavamo eravamo arrivati davanti a casa mia e mio padre uscì sul portico perché aveva avvertito le nostre presenze.

- Sabine, tutto bene?

- Si, Andrew, questo è Vladimir.

- È un onore conoscerti Vladimir Fiammanera!

- È un onore anche per me, Andrew Rocciazzurra, Lord della Cerchia.

- Ehi, aspetta un momento! Tu sei…

- L’unico erede al Trono Infuocato, si.

- E perché non me lo hai detto subito?!

- Perché avresti reagito così.

- Che ne direste di continuare in casa?

Entrammo e riprendemmo la nostra forma.

-  Non pensavo viveste ancora qui, Principe.

- Un Principe in esilio, Lord. Potete anche darmi del tu.

Mio padre sorrise, quel ragazzo era contagioso.

- Anche noi siamo in esilio.

Quei due insieme erano ancora più irritanti che presi singolarmente.

- Comunque, per tornare in argomento, perché non mi hai detto di essere l’erede al trono?

- Perché non è così semplice. Mio padre ha rinunciato a regnare tanti anni fa e nonostante questo è stato assassinato appena è tornato in patria, non si può dire che mio zio mi ami.

- E preferisci vivere in esilio piuttosto che combattere?

- Perdona mia figlia, Vladimir, non ha ancora capito l’importanza della diplomazia.

Vladimir cercò di trattenersi dal ridere in faccia a mio padre. E fallì.

- Questo lo avevo capito!

- Sabine, cosa hai fatto?!

- È un infuocato, Andrew! Cosa ti aspettavi che facessi?!

- Siamo qui per trovare la pace!

Ormai stavamo urlando.

- Credi quello che ti pare. Io voglio la vendetta, sono qui solo perché devo restare con voi.

- solo perché Valery…

- Non ora! Vladimir, voglio la rivincita, andiamo sul retro.

 

 

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Allora? Che ne dite? lo so che l'inizio è un pò lento ma mi serve a introdurre quegli anormali dei personaggi e a far capire più o meno quello che succederà...

Un brindisi ai professori di chimica e biologia perchè è sempre durante le loro ore che avvengono inconti e tragedie!! (Chi indovina di che libro sto parlando ^_^ dai, è facile!)

Sappiate che mi ingioierò tantissimo se lasciate un commentino... grazie comunque a tutti quelli che hanno letto.

Ci sentiamo prestissimo.

Baci8

P.S. che l'età non corrisponde a quella che dimostrano come umani si è capito? o_0 opss... per vostra pura informazione sappiate che i miei elementali crescono molto più lentamente e quindi dimostrano 18, 19 anni... vedete un pò voi.

 

 

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