Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Billie_Jean    27/05/2013    7 recensioni
Seven Spells - o Perchè Harry Styles e Niall Horan sono una pessima coppia; una storia di Louis Tomlinson.
Louis Tomlinson è un fiero Serpeverde dell'ultimo anno, e ci tiene a precisare che non ha assolutamente una cotta per Harry Styles. Non siamo ridicoli, quel ragazzino gli piace soltanto perchè ha le labbra più belle di tutta Hogwarts, e perchè i suoi occhi s'intonerebbero benissimo alla sua divisa; e poi, andiamo, Niall Horan? Lui è mille volte meglio di quel Tassorosso da strapazzo, e ha un piano perfetto per farlo capire anche a Harry. Basta un piccolo incantesimo, e il gioco è fatto.
Hogwarts!AU
[Dal secondo capitolo]
-Se ti do retta, poi te ne vai?- sospirò rassegnato. Louis si concesse un ghigno soddisfatto, prima di replicare:
-Certo. A meno che non sia tu a chiedermi di restare-.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ZAN ZAN ZAAAAAAN Eccoci qui, signore e signori: vi presento l'epilogo di Seven Spells – o Perchè Harry Styles e Niall Horan sono una pessima coppia, una storia di Louis Tomlinson. Se devo essere sincera, questo momento è in qualche modo unico, per me: è la prima volta, in sei anni che passo a bazzicare il mondo delle fan fiction, che finisco una storia a capitoli. Quindi potrete immaginare quale sia la mia - esaltazione?, commozione?, dispiacere?, realizzazione? - soddisfazione nel vedere questo capitolo pubblicato.

Seven Spells è nata come una storia semplice. Era una sfida personale con me stessa, per vedere se sarei stata in grado di portare a termine un progetto, per quanto lineare e basilare che fosse, senza stufarmene prima. E se l'ho vinta, lo devo solo a voi: a voi meravigliosi lettori che seguite la storia, che la recensite capitolo per capitolo o la leggete soltanto, in silenzio. Ringrazio ognuno di voi per avermi – anche se inconsciamente – spronato a scrivere ogni capitolo e ad impegnarmi perchè fosse migliore del precedente, e che seguisse un filo logico (il che sembra banale, ma non lo è affatto).

Ringrazio anche due persone in particolare: Costanza, che scrive per il fandom di Assassins' Creed e odia i One Direction dal profondo della sua anima, ma nonostante questo è riuscita a farsi piacere la mia storia; e Pia, che ha letto in anteprima gli ultimi capitoli, ha persino fangirlato su alcuni passaggi e mi ha fatto complimenti che non merito affatto: senza di lei saremmo ancora al sesto capitolo, gente.

Un'ultima cosa, poi vi lascio all'epilogo vero e proprio perchè sto diventando tediosa: visto che siamo alla fine, mi farebbe davvero piacere sapere cosa vi ha spinto a seguire questa storia, cosa vi è piaciuto di più e cosa invece vi ha fatto schifo; sono pronta ai pomodori di chi sperava un finale diverso e, davvero, sono sempre disponibile a fare due chiacchiere – anche su Twitter, se vi aggrada di più.

Mi Smaterializzo una volta per tutte: vi invito ancora a lasciare una recensione e vi auguro tutte le cose più belle del mondo, perchè siete i lettori più belli del mondo.

 

Love, Billie Jean.

 

 

 

 

 

EPILOGO

 

 

 

 

È davvero strano come la vita non sia altro che una successione ingarbugliata di scelte che s’intrecciano, mescolandosi, condizionandosi a vicenda e creando uno strano schema che nessuno può davvero interpretare, tranne chi l’ha disegnato.

 

Harry era sempre stato un bravo ragazzo. Il figlio speciale di una famiglia ordinaria, il bambino che alle elementari portava a casa i compiti contrassegnati da una stellina dorata della maestra, e che a Hogwarts era arrivato con un bel sorriso tutto fossette e tanti buoni propositi. Harry era gentile con le persone, aveva un carattere naturalmente compassionevole e faceva sempre la cosa giusta: era il prototipo del bravo ragazzo.

 

Forse era giunto il momento per lui di smetterla, di fare sempre la cosa giusta, e cominciare a fare quello che lo rendeva felice.

 

La monetina roteava a mezz’aria come senza peso, e in quella frazione di secondo che aveva passato a fissarla con il cuore in gola, Harry non aveva sentito nulla. Nulla di nulla: un uragano avrebbe potuto spazzarlo via in quel momento e lui non se ne sarebbe accorto perche lo zellino era finalmente tra le sue mani, piccolo e freddo e ruvido contro la sua pelle.

 

 

***

 

 

Il cuscino morbido e le lenzuola fresche accarezzavano il corpo di Harry mentre si stiracchiava, aprendo appena un occhio e richiudendolo immediatamente alla luce che ferì la sua pupilla. La primavera stava ormai cedendo il passo ad un’estate frettolosa, e attraverso le finestre della torre di Grifondoro era visibile uno sprazzo di cielo azzurro.

 

Harry mugugnò, sbadigliando sonoramente e tastando il letto accanto a sé, alla ricerca del corpo che si era addormentato accanto al suo la notte precedente. Grugnì frustrato quando non lo trovò e una maglietta pulita lo colpì in piena faccia.

 

 -Buongiorno, raggio di sole- lo salutò una voce che conosceva perfino meglio della sua, dopo tanto tempo –Temevo di doverti Levitare sotto la doccia per farti alzare-.

 

Harry si alzò di malavoglia, puntellandosi sui gomiti e squadrando per bene il suo ragazzo, che stava saltellando su una gamba sola per infilarsi i calzini e la camicia della divisa allo stesso tempo.

 

 -Perché ti sei alzato?- mugugnò –Si stava così bene a letto!-

 

Lui inarcò un sopracciglio, sventolando davanti a lui i pantaloni che teneva in mano.

 

 -Allenamento di Quidditch, ricordi?- lo apostrofò, e Harry gemette. Certo, ora lo ricordava; stupido lui a essersi messo con un giocatore di Quidditch che sgattaiola via la mattina presto.

 

 -Ma io avevo voglia di coccole- protestò, spingendo il labbruccio in fuori; si guadagnò un’occhiata eloquente da un paio di brillanti occhi azzurri e, un attimo dopo, il suo ragazzo lo stava baciando.

 

Harry non fece neppure in tempo a mugolare soddisfatto, però, che lui si era già allontanato; gli diede le spalle mentre infilava la divisa da Quidditch con i colori della sua casa, e Harry sospirò piano.

 

 -Ci vediamo più tardi, amore- lo salutò, una volta ebbe finito di prepararsi. Lo baciò ancora una volta e Harry intrecciò una mano tra i suoi capelli, approfondendo il contatto e impedendogli di allontanarsi. Alla fine ridacchiarono entrambi e si separarono, e Harry ricadde sui cuscini con espressione soddisfatta.

 

 -Magari dopo scendo- disse –Ho voglia di vederti giocare-.

 

Il ragazzo dagli occhi color del cielo sorrise a sua volta, legandosi la cravatta alla bell’e meglio.

 

 -E io ho voglia che tu mi veda giocare-.

 

Sventolò un mano mentre usciva, e non si accorse di Ed Sheeran che usciva dal bagno con uno spazzolino tra i denti finché non gli andò addosso.

 

 -Guarda almeno dove vai, Tomlinson!-

 

 

***

 

Il piccolo zellino di bronzo spiccava sulla sua pelle chiara come una macchia d’inchiostro su un foglio di pergamena, e Harry rimase a fissarla come a volersi imprimere per sempre nella memoria ogni sbeccatura, ogni graffio, ogni piccolo rilievo del metallo.

 

Testa, vado da Niall; croce, torno da Louis.

La piccola testa in rilievo sembrava volersi ingigantire e scavalcare i bordi del dischetto, inghiottendolo mentre un nodo stringeva la gola di Harry. Gli mancava l’aria e gli girava la testa: confrontato con l’ultimatum che si era autoimposto, non poteva mentire a se stesso sul sentimento che era esploso in lui come un gas fumogeno.

 

Delusione: ecco cosa aveva provato nel vedere la testa. E a quel punto era stato lampante, chiaro come un raggio di sole che è sempre stato lì, visibile dietro le palpebre che Harry si ostinava a tenere chiuse: non era Niall che voleva; era Louis.

 

 

***

 

 

 -Qualcosa dal carrello, cari?-

 

Harry socchiuse appena le palpebre, al suono della voce dell’anziana signora che sostava fuori dalla loro carrozza; le dita di Louis si attorcigliarono attorno ai suoi riccioli quasi subito, e il ragazzo lo riavvicinò a sé, continuando quello che poteva definirsi il bacio più lungo della storia. Harry sospirò piano nella sua bocca, udendo solo con un orecchio lo stridio delle ruote del carrello dei dolciumi che si allontanava, seguito dai passi strascicati dell’anziana signora: Louis lo aveva tirato verso di sé e ormai era a cavalcioni su di lui, seduto sulle sue ginocchia.

 

Harry si fece indietro, mentre le labbra di Louis continuavano a seguire le sue in una carezza umida e scomposta.

 

 -E se io avessi fame?- disse Harry dopo qualche secondo, interrompendo il bacio. Louis, le mani sui suoi fianchi, le labbra gonfie e i capelli spettinati, si allargò ancora di più il cravattino Serpeverde – che indossava per l’ultima volta – e gli rivolse un’occhiata sarcastica.

 

 -Ho svaligiato Mielandia apposta, piccola cloaca- gli rispose, posando un bacio sul suo collo, proprio sotto la mascella. Harry sorrise e gli accarezzò il capo, prima di tornare a baciarlo.

 

 -Voglio le mie caramelle- sussurrò sulle sue labbra, facendo sorridere Louis. Si separò da lui, lasciandosi cadere seduto al suo fianco, e lo guardò, carico di aspettativa. Louis sbuffò un po', incredulo che il suo ragazzo preferisse delle caramelle a lui; ma alla fine cedette al suo sorriso tutto fossette e zucchero, e si allungò sul suo baule aperto.

 

 -Tieni, idrovora che non sei altro- sorrise, tendendogli una gelatina rossa tra pollice e indice. Harry la strise tra gli incisivi con delicatezza e lo ricompensò con un sorriso, prima di accoccolarsi a lui, con le lunghe gambe magre stese sul sedile di fronte al suo.

 

 -Ma ci pensi- disse dopo qualche minuto di gelatine colorate, dita appiccicose e baci rubati al sapore di lampone -Che questa è l'ultima volta che prenderai l'Espresso?-

 

Louis sospirò pesantemente e chiuse gli occhi, reclinando il capo all'indietro.

 

 -Sì che ci penso- sussurrò -Ogni minuto che passa ci penso, e vorrei davvero, davvero distrarmi perchè sto impazzendo-.

 

Harry si fece d'un tratto più serio; la sua divisa frusciò contro il sedile quando si raddrizzò, per prendere il suo viso tra le mani.

 

 -Mi mancherai l'anno prossimo, Lou- disse piano, cerando d'imprimere nella sua memoria e sulla sua pelle il ricordo di quel momento di transizione, in cui sembravano essere sospesi nel nulla, solamente loro due.

 

 -Verrò a trovarti ogni weekend- replicò Louis, come da copione; avevano ripetuto quel discorso un milione di volte, e ogni volta Harry aveva l'impressione che lui non gli dicesse tutto: che ci fosse sempre qualcosa che preferiva celargli, un dubbio di cui si vergognava e che voleva tenere celato. Lo fissò negli occhi, avvicinandosi di più a lui.

 

 -Cosa c'è, Lou?- chiese -Sei preoccupato, ma lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, vero?- lo fissò negli occhi, e Louis si morse il labbro, abbassando lo sguardo.

 

 -Non è nulla- si schernì con poca convinzione, evitando il suo sguardo; poi, con voce gracchiante aggiunse -Sarà dura-.

 

Harry annuì, e d'improvviso la preoccupazione di Louis fu lampante. Posò le labbra sulle sue, accarezzandole con dolcezza.

 

 -So di cos'hai paura- mormorò, senza guardarlo -Temi che io possa fare con te quello che ho fatto con Niall, non è vero?- domandò, il tono privo di accusa. Louis arrossì, e non rispose; così Harry gli prese il viso tra le mani e lo costrinse a guardarlo negli occhi.

 

 -Lasciami dire una cosa- sussurrò -Mi sono comportato malissimo con Niall, questo è innegabile. Ma quello che provavo per lui non ha niente a che vedere con quello che provo per te. Niall è stato la mia cotta irraggiungibile per così tanto tempo che, probabilmente, alla fine mi sono convinto che fosse la persona giusta per me solamente perchè ero io a ripetermi che fosse così. Ma non lo era: e poi sei arrivato tu- Harry sorrise, accarezzandogli le guance con i pollici -E hai fatto crollare il mio bel castello di illusioni come se fosse stato fatto di carta velina-.

 

 -Ti dispiace?- domandò solo Louis, lo sguardo indecifrabile e le dita strette al bordo del suo maglioncino rovinato. Harry aggrottò le sopracciglia.

 

 -Di non aver saputo gestire le mie emozioni sì, mi dispiace. Di essermi innamorato di te? È stata la cosa più bella che potesse capitarmi-.

 

Louis non disse più nulla, e si limitò a sorridere; diede un lieve strattone e se lo tirò di nuovo addosso, baciandolo come se la sua stessa vita ne fosse dipesa.

 

 -Mia madre avrà un infarto, quando ti vedrà- ridacchiò sulle sue labbra, molti baci dopo. Harry lo imitò e si accoccolò contro di lui, riprendendo a mangiare le sue caramelle -Lei è ancora fissata sull'idea del cognome purosangue da mandare avanti. Pensa che bella sorpresa, quando il suo unico figlio maschio si presenterà a lei con un ragazzo che chiama fidanzato-.

 

 -Ehy, non è ancora detta- Harry sorrise -Magari il sesto sarà un maschio anche lui, no?-

 

Louis grugnì qualcosa di inintelligibile e incrociò le braccia, guardando oltre il vetro del finestrino. Aveva iniziato ad accettare l'idea di un altro matrimonio e un altro fratellino ad aggiungersi all'albero genealogico dei Tomlinson, seppur con difficoltà; ma siccome non poteva fare nulla per cambiare la situazione, si era risolto a prenderla dal verso giusto.

 

 -Lo spero- commentò Louis -Non ne posso davvero più di donne, in quella casa, non vedo l'ora di averne una tutta mia- sorrise soddisfatto, incrociando le braccia dietro al collo. Harry gli accarezzò distrattamente l'addome, pensieroso.

 

 -Hai deciso cosa fare, alla fine?- domandò sottovoce, come se potesse fare una differenza. A Louis non piaceva parlare del suo futuro, perchè aveva pochi piani e non li riteneva adeguati; senza contare l'influenza deleteria di sua madre, che voleva vederlo al Dipartimento di Pozioni.

 

 -Non lo so- rispose Louis, altrettanto piano -Gli esami di ammissione sono a fine agosto, quindi avrei tutto il tempo per aspettare i M.A.G.O. e prepararmi. Devo aver preso E, però, e non credo di avercela fatta-.

 

Harry si voltò verso di lui, dandogli un colpetto sulla spalla e aggrottando le sopracciglia.

 

 -Ma smettila. E quelli per la squadra?- domandò. Louis non lo guardò, mentre rispondeva.

 

 -Luglio- disse. Poi, esitante, aggiunse -Credi davvero che dovrei farlo?-

 

 -Perchè no- Harry sorrise, prendendo una manciata di caramelle e porgendogliela -Se è quello che ti piace fare, non vedo dove sta il problema. Sei bravo, e anche dannatamente sexy con quella divisa addosso-.

 

Louis inarcò un sopracciglio divertito, mentre si attorcigliava i capelli di Harry attorno all'indice.

 

 -Sexy, eh?- ripetè divertito, prima di chinarsi a baciarlo. Le sue labbra sapevano di caramelle, e Louis indugiò prima di allontanarsi -Allora se sono sexy lo faccio. Il Puddlemere United ha decisamente bisogno di un nuovo cercatore-.

 

Harry rise, e lo baciò di nuovo; se c'era qualcosa che lo rendeva felice, era vedere Louis sorridere così, mentre lo guardava.

 

 -Ti porterò a vedere la mia casa al lago- sussurrò Harry sulle sue labbra, mentre la campagna cedeva il passo alle prime case e ai primi villaggi che preannunciavano l'avvicinarsi di Londra -E ti farò conoscere mia sorella-.

 

Louis sorrise, accarezzandogli una guancia.

 

 -Non correre troppo, dolcezza. Prima dobbiamo sopravvivere a mia madre-.

 

 

 

***

 

 

La stazione di King’s Cross giunse prima del previsto in una coltre di vapore, voci schiamazzanti e macchinari che sferragliavano. Colse Harry e Louis impreparati quando Zayn piombò nel loro scompartimento, incitandoli a richiudere i bauli, cambiarsi i vestiti e smetterla, per l’amor del cielo, di pomiciare come se fosse l’ultima volta che si vedevano.

 

Harry rise mentre Louis gli slacciava in fretta il cravattino Grifondoro e lo gettava alla rinfusa nel baule; rise anche quando Zayn uscì di fretta quando iniziarono a spogliarsi – per mettersi jeans e t-shirt, ovviamente – esclamando che le threesome non facevano per lui; da quando stava con Louis, ridere era diventato un’abitudine.

 

Quando furono cambiati, con i bauli chiusi e pronti a scendere, Louis gli prese il viso con una mano un’ultima volta, e lo fissò negli occhi.

 

 -Ti amo, Harry- sussurrò sulle sue labbra, prima di baciarlo. Poi gli fece una carezza sul viso, gli baciò una guancia e uscì dallo scompartimento, mentre Harry cercava ancora di riprender fiato.

 

Sul binario, lo aspettavano sua madre, sua sorella e una figuretta colorata e rumorosa che gli si gettò addosso non appena fu abbastanza vicino, costringendolo a mollare il baule per prenderlo in braccio al volo.

 

 -Zio Harry!- strillò il bambino, tirandogli i capelli per la gioia –Zio Harry, zio Harry, zio Harry!-

 

Harry rise, lanciandolo in aria una volta per salutarlo, e facendolo strillare ancora più forte.

 

 -Jake, sei diventato ancora più alto! Tra poco supererai anche me- esclamò divertito, guadagnandosi un sorriso tutto fossette e un bacio umidiccio sulla guancia. Si avvicinò alle due donne che lo aspettavano, sorridenti, afferrando il baule con una mano e stringendo suo nipote con l’altra.

 

 -Mamma, Gemma- le salutò con baci e abbracci –Sono felice di vedervi-.

 

A giudicare dalle loro espressioni, dovevano esserlo anche loro; Gemma tentò inutilmente di riprendersi il bambino che si era avviluppato allo zio come un viticcio e Anne scosse il capo, lamentando come non si sarebbe mai abituata allo shock della barriera da attraversare.

 

 -È bellissimo!- stava invece raccontando Jake, estatico –Corri corri e poi non ti schianti! Voglio farlo sempre!-

 

Harry sorrise, voltandosi verso sua sorella.

 

 -Sai che ora tenterà di farlo con tutti i muri di casa, vero?- disse, ironico; Gemma invece scosse il capo, divertita.

 

 -Jake- disse –Fai vedere a zio Harry che cosa hai imparato-.

 

A quelle parole, il bambino prese a scalpitare per farsi mettere a terra; non appena ebbe toccato il pavimento, allungò la mano e Anne gli porse il suo fermacapelli, divertita. Jake lo tenne sul palo della mano aperta, e Harry osservò attentamente; pochi secondi dopo quello prese a cambiare colore, diventando prima rosa, poi blu, poi verde e infine giallo.

 

 -Questa sì che è una sorpresa- commentò una voce divertita alle sue spalle, e Harry chiuse la bocca che aveva spalancato, arrossendo. Gratificò Jake con un complimento entusiasta – suo nipote era un mago! – e si voltò verso Louis, che lo guardava con un luccichio negli occhi.

 

 -Mamma, Gemma- Harry balbettò, un po’ in imbarazzo mentre Louis si faceva avanti, con un sorriso incantevole –Vi presento Louis, il mio ragazzo-.

 

Le espressioni di sua madre e sua sorella erano indescrivibili: Gemma aveva la bocca spalancata mentre si mangiava Louis con gli occhi, e Anne sembrava incapace di interrompere il ping-pong visivo tra i visi di suo figlio e il suo ragazzo. Alla fine fu Jake a farsi avanti, la mano pomposamente tesa in avanti.

 

 -Io sono Jake- si presentò – E so fare le magie anche io, vuoi vedere?-

 

Louis si chinò alla sua altezza, sorridendogli in un modo che Harry non aveva mai visto, mentre gli stringeva la mano.

 

 -Piacere di conoscerti- disse –Ho visto cosa sai fare, sei davvero bravo!-

 

Jake gonfiò il petto per l’orgoglio, fissando Louis interessato.

 

 -Sei un mago anche tu?- domandò, e Louis annuì –E sei il fidanzato dello zio Harry?- Louis annuì di nuovo, alzandosi in piedi e facendo scivolare la mano sinistra in quella di Harry, che intrecciò le loro dita.

 

 -Piacere di conoscerla, signora Styles- disse, allungando una mano verso Anne. Lei la strinse, guardandolo dall’alto in basso un paio di volte prima di rispondere:

 

 -Il piacere è mio, Louis- e si voltò verso Harry, corrucciata –Harold, si può sapere perché nelle tue ultime sette lettere non ci sia neppure un accenno a questo giovanotto?-

 

Harry arrossì e fece per dire qualcosa; ma fu Gemma a rispondere al suo posto, un sorrisetto malizioso che non si addiceva per nulla alla sua condizione di madre e sorella maggiore.

 

 -Probabilmente era occupato a fare altro, mamma- disse, squadrando Louis dalla testa ai piedi; Harry se lo tirò un po’ più vicino, con fare possessivo e divenne di un bel rosso carminio in volto.

 

 -Gemma!- esclamò scandalizzato, verificando che Jake non avesse capito nulla di quello che stava succedendo –Sei fuori di testa?-

 

Lei si strinse nelle spalle, mentre Anne rivolgeva a Louis uno sguardo compassionevole, come a dire ‘so quanto la situazione posso spaesarti e ti compatisco’. Louis, invece, era raggiante; strinse la mano di Harry e fece per dirgli quanto la sua famiglia gli piacesse, quando una serie di strattoni insistenti alla gamba dei suoi pantaloni lo costrinse ad abbassare lo sguardo.

 

 -Lou!- si lagnava Daisy, spalancando gli occhioni azzurri dal basso dei suoi sei anni –Dove sei finito! Hai detto che dovevi farci conoscere una persona spec…- ma s’interruppe, quando vide Jake guardarla, curioso, da dietro la gamba di sua madre.

 

Louis inarcò un sopracciglio, osservando lo sguardo d’intensissima attrazione che si erano scambiati i due bambini, e prese sua sorella in braccio.

 

 -Scusatemi- si rivolse a Anne e Gemma, che osservavano la scena con un misto di divertimento e curiosità –Devo portarvi via Harry per qualche minuto-.

 

E voltò le spalle, incamminandosi tra la folla con le dita intrecciate a quelle di Harry e la bambina che torceva il collo cercando la famiglia Styles sul binario.

 

 -Louis!- sibilò Harry, imbarazzato, cercando di stare al suo passo –Vuoi davvero presentarmi a tua madre così, adesso?-

 

Louis si limitò a sorridere, e gli schioccò un bacio sulle labbra.

 

 -Certo- rispose, sicuro –Non ho intenzione di nasconderti nemmeno per un secondo-.

 

La famiglia Tomlinson era numerosa, silenziosa e soprattutto ad alto concentrato di estrogeni; la madre di Louis era una bella donna dal viso curato, aveva una pancia gigantesca ed era circondata da tre ragazzine – sul viso di Lottie era spuntato un sorrisetto furbo quando li aveva visti arrivare – e un uomo senz’altro più giovane di lei, che Harry sapeva chiamarsi Benjamin. Quando si accostarono a loro, Jay squadrò Harry scettica, dalla testa ai piedi; lui dondolò leggermente, un po’ nervoso.

 

 -E questo chi sarebbe?- domandò la donna, guardando suo figlio senza notare le loro mani intrecciate.

 

 -Lui è Harry, mamma- rispose Louis, con sguardo deciso; aprì la bocca, prendendo fiato per aggiungere qualcosa che doveva suonare come “il mio ragazzo”, ma la donna lo interruppe.

 

 -E c’era bisogno di tutto questo teatrino per presentarci il tuo nuovo amico? Speravo fosse una ragazza, questa volta. Per Merlino- esclamò, squadrandolo con fare minaccioso –Non sarai un Potter, vero? Louis, spero tu abbia iniziato a scegliere le tue amicizie anche all’interno della tua Casa. Di che casa sei, Harry?-

 

Jay parlava senza prendere fiato, e metteva Harry in enorme soggezione.

 

 -Grifondoro, signora Tomlinson- rispose mestamente, guardandosi i piedi; Louis strinse la sua mano con più forza.

 

 -Merlino Louis, non cambierai mai! Grifondoro, dici? Potresti almeno guardarmi in faccia mentre…- l’insopportabile litania di Jay Tomlinson s’interruppe quando gli occhi della donna si fissarono sulle mani dei due ragazzi, incollate l’una all’altra. Harry sudava freddo, e deglutì quando lo sguardo di ghiaccio che Louis aveva ereditato si spostò su di lui, poi di nuovo sulle loro mani e poi infine su suo figlio.

 

 -Louis- disse, con voce spaventosamente calma –Caro, perché vi state tenendo per mano?- chiese –Avete paura di perdervi nella folla?-  aggiunse, in un ringhio sommesso e spaventoso.

 

 -Mamma- la voce di Louis era ferma e nei suoi occhi c’era la sfida; il piccolo cerchio di persone sembrava essersi trasformato in un ring di boxe e Harry sapeva di stare assistendo ad un incontro decisivo –Harry è il mio ragazzo-.

 

Calò il silenzio sul gruppetto, e la tensione nell’aria era tale che si sarebbe potuta tagliate con un coltello; Harry trattenne il fiato mentre stringeva la mano un po’ sudata di Louis e attendeva la reazione di Jay, che sembrava processare l’informazione lentamente, gli occhi ridotti a due fessure.

 

 -Louis- disse tranquilla, alla fine –Lo sai che è passato da un po’, il tempo in cui credevo a tutti i tuoi scherzi, vero?-

 

Harry avrebbe voluto sgonfiarsi come un palloncino, e invece si fece ancora più teso, mentre Louis replicava, stizzito:

 

 -Mamma, non è uno scherzo. Harry è il mio ragazzo. Noi ci amiamo-.

 

 -Per l’amor del cielo, Louis!- strillò Jay, spazientita –Hai quasi diciotto anni, quando capirai che c’è una bella differenza tra il voler bene a una persona e amare qualcuno?-

 

Harry non era mai stato bravo, a reggere la tensione; di solito spegneva completamente le facoltà cognitive e cominciava a fare cose che non avrebbe mai fatto, in possesso del suo normale buonsenso.Voleva solo zittire il battibecco, e aiutare Louis a far ragionare sua madre che sembrava non voler capire quello che suo figlio le diceva: così non ci pensò neppure mentre prendeva il viso di Louis con una mano, lo voltava verso il suo mentre ancora stava sbraitando contro sua madre, e lo baciò.

 

Non pensava che uno svenimento potesse essere così rumoroso.

 

 

 

***

 

 

 

-Beh, in fondo è andata bene- stava dicendo Louis, le braccia strette attorno alla sua vita e un sorriso abbagliante in viso. Jay non aveva smesso di lanciare improperi a suo figlio e il suo ragazzo da quando aveva ripreso coscienza, dieci minuti prima; e Harry seppellì il viso nel suo collo, gemendo per l’imbarazzo.

 

 -Se lo dici tu- mugugnò prima di farsi baciare. Fuori da King’s Cross l’aria di una sera estiva era pesante, e la luce del tramonto li costringeva a socchiudere gli occhi per guardarsi.

 

Era giunto il momento di salutarsi, ma nessuno dei due ne aveva voglia; rimasero stretti nel loro abbraccio, accarezzandosi le labbra e le lingue e intrecciando le mani ai capelli l’uno dell’altro. Anne chiamò Harry a gran voce per quella che sosteneva essere l’ultima volta, poi lo avrebbe lasciato a piedi; e i due si separarono con riluttanza, l’ultimo sospiro ancora sulle labbra.

 

 -Scrivimi quest’estate- sussurrò Harry, chiudendo gli occhi. Louis rise sommessamente, accarezzandogli la fronte con le labbra.

 

 -Scriverti? Harry, ho passato l’esame di materializzazione a pieni voti; sarò sotto casa tua tutti i giorni, praticamente. Anche perché mia madre mi caccerà senza dubbio- sorrise, e lo baciò un’ultima volta sulle labbra. Lo prese per mano e s’incamminarono insieme verso la vecchia golf di Anne. Louis lo aiutò ad accomodarsi all’interno, senza separare le loro mani finché non fu costretto a farlo; Harry non voleva lasciarlo andare e fu doloroso, dover staccare le sue dita dalle proprie una ad una. Infine chiuse la portiera, ma Harry abbassò immediatamente il finestrino.

 

 -Ti amo, Louis- gli disse, con urgenza, come se avesse fretta e come se non dovessero rivedersi probabilmente già il giorno dopo –Grazie per tutto quello che mi hai dato quest’anno. Per non esserti arreso con me- deglutì, e Louis sapeva che stava per mettersi a piangere.

 

La vita di Harry era un insieme confusionario di pezzi scomposti che faticavano a combaciare tra di loro, prima che arrivasse Louis: un puzzle disfatto, un vaso in frantumi, un disegno ancora da colorare. Poi lui era piombato su di lui come un Bolide e l’aveva colpito, scosso, ribaltato di sotto in su; aveva ordinato tutti i suoi pezzi e aveva dato loro un senso, senza bisogno di alcun trucco magico o incantesimo.

 

Anne mise in moto, il rombo del motore coprì la risposta del ragazzo; ma Harry, la testa che faceva capolino dal finestrino mentre sua madre partiva nel traffico delle sei del pomeriggio di Londra, l’aveva sentito lo stesso. Rimase a guardarlo mentre si rimpiccioliva sempre di più, fino a diventare un puntino colorato nell’oceano di riflessi metallizzati e fumi di automobili. Louis divenne un riflesso nella luce del tramonto e Harry si accarezzò le labbra, mentre l’ultimo “Ti amo” del suo ragazzo rimbombava nella sua testa, e s’inscriveva nel suo cuore.

 

 

THE END

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Billie_Jean