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Autore: Latis Lensherr    27/05/2013    9 recensioni
La notte in cui Lord Voldemort venne sconfitto dal piccolo Harry, Albus Silente si recò nella casa devastata dei Potter a Godric's Hollow. Lì, fra le macerie e la morte, s'imbatté nel corpo senza vita di una donna di cui l'intero Mondo Magico non conosceva né nome né storia. Si tratta di Phoebe Hool: la persona - l'unica persona - che rimase al fianco dell'Oscuro Signore praticamente per tutta la sua vita. E sarà proprio attraverso i suoi numerosi ricordi che, sedici anni dopo, lo stesso Silente e il Bambino Sopravvissuto intraprenderanno un viaggio che li condurrà negli angoli più bui e mai esplorati della vita del più grande e temuto Mago Oscuro di tutti i tempi.
[Versione revisionata e migliorata di una pubblicazione precedente.]
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '"All that's done is forgiven"'
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A Erodiade,
per la sua pazienza;
per il suo sostegno;
per il suo affetto.
 
Per il suo compleanno.

 
 
Capitolo uno: Prologo
 
 
Il suono spezzato della Smaterializzazione si disperse veloce, inghiottito dal silenzio opprimente che dominava la stradina completamente deserta.
Un silenzio che Albus Silente non poté fare a meno di considerare innaturale: era il 31 Ottobre, la notte di Halloween, e non c’era ombra di bambini che, avvolti in costumi di cartapesta e reggendo sacchetti ricolmi di dolciumi e aspettative, gironzolassero da una porta all’altra delle tante casette a schiera perfettamente allineate l’una accanto all’altra.
Il silenzio opprimente dominava la stradina completamente deserta.
Nessuno che passeggiava lungo i marciapiedi.
Nessuno che portava a spasso il cane.
Nessuno che si accertasse di cosa fosse successo nella casa gravemente smembrata dall’altro lato della strada.
Quando Silente arrivò davanti alla dimora silenziosa e desolata dei Potter era già stato informato per filo e per segno di ciò che era avvenuto soltanto poche ore prima. Ciò che aveva più temuto – e che aveva cercato di impedire attraverso l’Incanto Fidelius – alla fine era accaduto.
Era accaduto, ma con conseguenze del tutto inaspettate. E insperate.
Il bambino, il piccolo Harry Potter – il cui nome era già sulla bocca di tutti i maghi e le streghe d’Inghilterra – era stato trasferito in fretta in un luogo sicuro: Lord Voldemort poteva anche essere davvero morto, come tutta la Comunità Magica ardentemente sperava, ma il vecchio mago sapeva bene che quell’uomo si era immischiato troppo profondamente nelle Arti Oscure e che avrebbe potuto benissimo tornare da un momento all’altro, quando uno meno se lo aspettava.
Se ciò fosse accaduto, lui di certo non si sarebbe sorpreso.
I poveri corpi di James e Lily, invece, si trovavano ancora fra le mura. Nonostante il grande rammarico che ciò gli procurava, per quelli se ne sarebbe potuto occupare il Ministero in seguito, con più calma. In quel momento non c’era più nulla che si potesse fare per loro…
Il mago attraversò lentamente il piccolo vialetto d’ingresso sul davanti della casa e passò per la porta scardinata e ridotta a pezzi che dava direttamente sul salotto. James Potter era riverso scompostamente per terra, vicino al divano dilaniato, con gli occhi fissi e sbarrati rivolti al soffitto e i suoi inconfondibili occhiali da vista che penzolavano da un orecchio, dal quale strisciava inquietante un rivoletto vermiglio. Le lenti erano spezzate in più punti.
Il mago fece un profondo respiro e spostò lo sguardo: sebbene avesse visto innumerevoli cose nel corso della sua vita, e alcune molto più terribili, si ritrovò incapace di sopportare la vista di quello spettacolo straziante. Decise quindi di concentrarsi sulle condizioni della casa. Lord Voldemort doveva aver attribuito a quella missione la massima importanza e, infatti, ci aveva messo tutto l’impegno di cui era stato capace. La stanza sembrava avere assistito in un silenzio impotente al passaggio di un uragano, il quale, senza pietà né compassione, aveva distrutto la maggior parte degli oggetti e dei mobili che decoravano le pareti e gli angoli. Quello era anche il segno che il padrone di casa aveva fatto tutto ciò che era stato in suo potere per proteggere la sua famiglia.
Con un sospiro il mago prese le scale e cominciò a salire al piano superiore dove, secondo ciò che gli era stato riferito dalle ricostruzioni degli eventi di chi c’era già stato, si era consumata la tragedia. Non gli fu difficile trovare la cameretta del piccolo Harry: l’Oscuro Signore aveva lasciato impronte precise e nette della sua fatale ed inarrestabile marcia di morte. Anche lì la porta era stata letteralmente fatta a pezzi – i mobili messi ad ostacolo non avevano potuto impedire nulla. All’interno, il caos era assoluto e atroce: la sfortunata Lily Potter giaceva a terra, rannicchiata e circondata e ricoperta dai pannolini del suo bambino, dalle copertine della culla e dai detriti caduti dalle pareti. I frammenti di vetro delle finestre erano volati ovunque.
Era orribile. Orribile.
Silente si sfilò gli occhialetti a mezzaluna e si passò una mano sugli occhi, stanchi di essere costretti a vedere tanto orrore tutto in una volta. Solo un’ultima occhiata e se ne sarebbe andato: anzi, non avrebbe mai dovuto nemmeno avventurarsi lì, come aveva deciso di fare Minerva. Eppure, come il canto ammaliante e ipnotico delle sirene che anni indietro aveva imparato a comprendere, quella casa lo aveva richiamato a sé. E gli aveva confessato in un sussurro melodioso che lì, racchiuso dentro a quelle pareti ricolme di dolore, c’era qualcosa.
Qualcosa che doveva vedere. Ma cosa?
Intorno a lui c’era solo la morte, che stonava in modo raccapricciante con i colori pastello allegri e solari della cameretta di un bambino. Cosa doveva vedere?
Girò per alcuni minuti all’interno della piccola stanza, esaminando la carta da parati lacerata, il carillon e i giocattoli distrutti, le tende strappate e i mobili lanciati nelle posizioni più assurde. Stava per perdere le speranze di trovare ciò che cercava, quando la sua attenzione fu attirata dall’angolo della stanza di fronte alla porta d’ingresso. In quel punto, il grosso e pesante fasciatoio bianco si era rovesciato pericolosamente su un fianco: sarebbe certamente caduto a terra, se non fosse stato per il muro che lo aveva sorretto. Le persone che erano state lì prima di lui dovevano avere pensato esattamente la stessa cosa. Però quelle stesse persone erano state troppo frettolose e agitate per accorgersi che il fasciatoio non era appoggiato al muro: c’era qualcos’altro, sotto, che gli aveva impedito di schiantarsi al suolo.
Il mago si avvicinò cautamente e, dopo essersi assicurato che non ci fosse alcuna avvisaglia di pericolo, con estrema delicatezza riposizionò correttamente il mobile allontanandolo soltanto il necessario.
Tom Riddle, fu la prima cosa che la sua mente gli suggerì, per quanto irrazionale potesse essere. Ora troverò il cadavere di Tom Riddle.
In effetti sotto il fasciatoio si nascondeva un corpo, ma non quello dell’Oscuro Signore. Era piccolo e si era raggomitolato in posiziona fetale, così che fosse quasi impossibile intravederlo nascosto in quell’angolino.
Il vecchio mago si inginocchiò lì vicino e lo sollevò sulle braccia. Il petto gli si contrasse in uno spasmo dolente, dopo che gli occhi azzurri ebbero sondato il viso fino a riconoscere la persona al quale apparteneva.
< Oh, mia cara…>
Pronunciò quelle parole con un tono a metà fra la disapprovazione e lo sconforto.
Le scostò gentilmente una lunga ciocca di capelli neri dalla fronte: aveva gli occhi serrati e la bocca appena socchiusa, come se si fosse semplicemente addormentata e lo fosse ancora in quel momento.
Ma era morta. Il cuore aveva smesso di battere.
Rimase ad osservarla in silenzio. Si sorprese nel constatare che, guardandola, non sarebbe riuscito a darle più di trenta, forse quarant’anni. Le rughe intorno agli occhi e alla bocca erano sottili ed appena accennate, il seno aveva perso solo un’irrisoria parte della sua giovanile freschezza e il viso, nonostante la magrezza preoccupante, aveva conservato una pesante ombra dei suoi tratti infantili.
Sembrava avere a malapena trent’anni, quando invece avrebbe dovuto dimostrarne quasi il doppio: gli effetti delle sperimentazioni dell’Oscuro Signore avevano avuto conseguenze più tangibili di quanto avesse mai immaginato.
Indossava degli abiti ordinari, una lunga gonna di cotone nera e sbiadita e un soffice maglione di lana azzurrino di decisamente qualche taglia più grande, le cui maniche erano talmente lunghe da coprirle una buona metà della mano.
Sembrava così normale. Nessuno avrebbe scommesso un solo galeone su di lei.
Nessuno avrebbe scommesso un galeone su quella donna dall’aspetto tanto ordinario e insignificante.
Eppure, quella donna, altri non era che la compagna di Lord Voldemort.
 
 
Albus Silente le scostò la ciocca corvina per un’ultima volta, prima di guardarla: era un incanto.
I capelli erano stati lavati accuratamente e in quel momento le ricadevano morbidi, con i piccoli boccoli sulle punte che le coprivano le spalle e il cuscino di seta color perla sotto il capo. Il vestito era bianco e lungo e la faceva sembrare una di quelle principesse di cui i Babbani amavano raccontare nelle loro fiabe, in attesa del bacio d’amore del principe che avrebbe dovuto risvegliarla da quel sonno simile alla morte. Lo avevano trovato alcuni membri dell’Ordine della Fenice che, avvalendosi della loro carica di Auror, si erano recati alla dimora dell’Oscuro Signore oramai abbandonata da tutti i Mangiamorte – tranne dai più sfortunati che furono catturati – dopo la notizia della scomparsa del loro signore e padrone. Sapendo che il vecchio mago si stava occupando della salma gli avevano consegnato l’elegante indumento.
Un abito da sposa: il simbolo di una promessa fatta tanti anni prima, quando le intenzioni erano salde e sincere, ma che si era lentamente lasciata dimenticare tra la polvere del fondo di un armadio, mentre nuovi e più gloriosi obiettivi si facevano prepotentemente strada.
Il sepolcro non era molto grande e costruirlo aveva richiesto solo qualche giorno. Lo aveva collocato al limitare della Foresta Proibita e le fredde pareti di marmo bianco venato, lo stesso usato anche per la tomba in cui era stato deposto il corpo, rendevano l’ambiente desolato e poco accogliente. Soltanto i numerosi vasi di fiori colorati davano un po’ di sollievo. Aveva deciso di porvi un incantesimo, affinché il tempo non potesse intaccarli; perché potessero mantenere la loro bellezza. Così che i colori accogliessero chiunque avesse deciso di varcare quella soglia, in futuro.
< Anche tu ti manterrai, mia cara > le sussurrò dolcemente, lasciando scorrere una carezza gentile sulla paffuta guancia fredda. < Rimarrai intatta. Così, quando lui tornerà, ti troverà esattamente bella come ti ricordava.>
Rimase in piedi vicino a quel capezzale per molto tempo ancora, incapace di andarsene e completamente smarrito nelle sue riflessioni.
Anche molti anni più avanti, Albus Silente non fu mai in grado di spiegare ciò che lo spinse, a un certo punto, a estrarre la sua vecchia bacchetta dalle pieghe della veste.
Affetto, per quella sfortunata e travagliata vita che non meritava di essere semplicemente abbandonata in un freddo ed eterno oblio?
Dovere, verso la Comunità Magica che si era ripromesso di proteggere e di salvare?
O semplice, egoistica curiosità?
Mentre allungava la punta della bacchetta verso la fronte della donna, fino a toccarla, si ritrovò a pensare che, in fin dei conti, nessuno avrebbe potuto biasimarlo: chi avrebbe gettato al vento la possibilità di conoscere il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi fin nelle viscere, in profondità mai svelate né conosciute?
Nessuno. Davvero, nessuno.
La stecca di legno picchiettò lievemente sulla pelle congelata mentre il vecchio mago pronunciava le parole dell’incantesimo a mezza voce. All’istante, un sottile e flessuoso filo argentato cominciò a fuoriuscire, facendosi sempre più lungo, più lungo ancora. Senza indugiare, lo chiuse rapidamente nel primo contenitore a portata di mano che era riuscito a trovare e lo bloccò. In seguito gli avrebbe trovato una sistemazione più degna.
Quando finalmente decise di chiudersi la porta del sepolcro alle spalle, la matassa di ricordi brillava nelle sue mani come una stella ardente.
 
 

҂
 
 
Sedici anni dopo
 

 
Il verde smeraldo degli occhi di Harry Potter ha assunto un’ipnotica tonalità argentata, mentre osserva il contenuto fluttuante e immateriale del Pensatoio girare su se stesso lentamente.
Il preside di Hogwarts, Albus Silente, potrebbe scommettere che la sua espressione, oltre che dalla determinazione, sia sporcata da una lieve ma chiara sfumatura di ansietà. Dopotutto, però, lo comprende: quel povero ragazzo ha avuto dei pessimi precedenti con quell’oggetto magico dal bordo istoriato.
Continua a osservarlo in silenzio con uno sguardo gentile, attendendo il momento in cui si sentirà abbastanza pronto per cominciare. Non è la prima lezione di quel tipo che fanno, no: hanno già visionato i ricordi di Bob Ogden e una parte del suo, pure quello originale del professor Lumacorno; quindi Harry è perfettamente cosciente di ciò a cui sta andando incontro.
Spera che sia abbastanza preparato anche per quell’ennesima sfida…
La mano annerita – e irrimediabilmente compromessa – del vecchio mago giocherella distrattamente con il tappino di vetro della piccola e sottile ampolla. Ha dovuto soffiarci sopra un paio di volte prima che la polvere accumulata nel tempo decidesse di arrendersi: da quando è entrato in possesso di quei ricordi, oramai ben sedici anni prima, li ha visionati soltanto un’altra volta. Non è più riuscito a riprenderli in mano. Solo con il ritorno di Lord Voldemort, l’anno precedente, si è visto costretto a fare violenza su se stesso, affinché il contenuto di quella piccola e dimenticata boccetta tornasse fra le pareti lisce dello strumento di pietra.
Quando finalmente il ragazzo decide di rompere il silenzio, il suo volto è ancora rivolto verso l’ammasso argentato ma i suoi vividi occhi verdi scrutano il volto del preside, cercando di ricavarne sostegno e risposte alle sue mute domande.
< Ciò che sto per vedere è molto importante, non è vero, signore?> domanda senza esitazioni, dandogli l’ennesima dimostrazione della sua incondizionata – e immeritata – fiducia.
< Sì, Harry > risponde il vecchio, pacato. < Ritengo che sia più importante di tutto ciò che abbiamo visto finora. Oltre che particolarmente interessante.>
Il ragazzo torna ad abbassare per un’ultima volta lo sguardo, facendo un breve cenno affermativo con la testa, come se stesse archiviando con cura quell’ultima informazione in qualche schedario all’interno della sua testa. Subito dopo, raddrizza la schiena e chiede di nuovo, senza più nessuna traccia di indugio:
< Di chi sono questi ricordi, signore?>
Senza mai interrompere il contatto fra i loro sguardi, Silente usa la mano buona per far scorrere sulle proprie guide uno dei cassetti della sua scrivania. Ne estrae un oggetto rettangolare e sottile e lo fa scivolare sul ripiano verso il ragazzo, che impiega meno di un secondo per capire di cosa si tratta. Il sorriso incerto e un po’ impacciato di una ragazza, di circa la sua età, all’interno di una foto in bianco e nero ricambia il suo sguardo, mentre il preside domanda a sua volta:
< Dimmi, ragazzo mio: hai mai sentito parlare di Phoebe Hool?>
 
 
 
Note dell’autore.
 
 
Salve a tutti!
Per chi mi conosce già e per chi invece non mi conosce affatto, io sono Latis Lensherr.
Devo ammettere di essere molto emozionata: dopo un anno dall’ultimo aggiornamento di questa mia long, FINALMENTE riprendo a pubblicare le disavventure di Tom e Phoebe.
Sono così emozionata che mi tremano le dita…giuro!
 
Come vi avevo promesso, la storia riprende mantenendo la stessa trama ma aggiungendo anche numerosissime novità.
Parliamo proprio di queste nella mia solita carrellata di precisazioni – per chi non mi conoscesse, scoprirete presto che io ho SEMPRE qualche precisazione da fare :)
 
 
HARRY & SILENTE. Sono decisamente loro la novità principale. Anche nella versione precedente c’erano state alcune comparsate di Silente, ma erano decisamente più brevi e sporadiche e poco approfondite. E poi non c’era Harry! Ecco, nella mia nuova stesura ci sarà molto più spazio per le loro chiacchierate, che avranno un po’ la funzione di chiarire alcuni concetti e passaggi complicati, permettermi di saltare lunghi periodi di tempo e mettere ancora più in evidenza quella sorta di “indagine storiografica” che i due stanno compiendo attraverso i ricordi di Phoebe.
Questi spezzoni, come avrete già notato, saranno tutti introdotti dal seguente simbolo ҂ e si differenzieranno dal resto della narrazione perché saranno descritte al presente. So che a qualcuno potrebbe un po’ dare fastidio, ma vi prego di capirmi: se avessi scritto tutto nello stesso modo avrei rischiato di confondere voi e pure me XD
 
 
I RICORDI DI PHOEBE. In una recensione precedente, mi era stato fatto notare che, effettivamente, i ricordi di una persona non possono essere “presi” senza il consenso di quest’ultima. Qui Phoebe è addirittura morta, quindi chissà quale consenso poteva dare. Questa piccola precisazione è solo per farvi sapere che sono consapevole dell’errore e che non intendo in alcun modo correggerlo perché sono brutta, cattiva e crudele e voglio fare sempre come voglio io…e voglio pure conquistare il mondo! Muhahahhahhahahhahahah!
 
 
A QUANDO IL SECONDO CAPITOLO?! Come avevo già anticipato, ho deciso di pubblicare UN CAPITOLO OGNI QUINDICI GIORNI o DUE SETTIMANE. Un po’ per permettere anche a me di continuare a portarmi avanti con i capitoli successivi senza troppa ansia ^^
Quindi, se oggi è il 27 maggio, il prossimo capitolo verrà pubblicato su questi canali…LUNEDI 10 GIUGNO!
 
 
Prima di salutarvi e liberarvi finalmente della mia fastidiosa presenza, volevo riservare un ringraziamento speciale a tutte le ragazze che, in questo anno di assenza, mi hanno cercato privatamente per avere notizie su di me e la mia storia e che mi hanno fatto partecipe del loro meraviglioso affetto verso il mio lavoro.
Vi ringrazio davvero di cuore: se oggi questo nuovo capitolo è finalmente pubblicato, il merito è anche e soprattutto vostro. GRAZIE!
 
 
E ANCORA UN GRANDISSIMO AUGURIO DI UN FELICISSIMO COMPLEANNO ALLA MIA ADORATA ERODIADE: senza le sue spaventose minacce di morte e le meritatissime tirate d’orecchio (le mie, tanto per precisare XD) probabilmente non sarei qui a tormentarvi con i miei sproloqui. Quindi...è colpa sua, prendetevela con lei!
BUON COMPLEANNO, TESORO MIO!
 
 
E con questo è tutto.
Spero davvero che questo breve Prologo vi sia piaciuto.
Per chi volesse, ci rivediamo tra quindici giorni!
 
Un bacio. Latis.
   
 
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