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Autore: horan_smiles    27/05/2013    7 recensioni
Padre morto, scuola abbandonata, problemi economici, fumo, droga, autolesionismo.
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le mie gambe penzolavano dal terrazzo del settimo piano di un palazzo, nel vuoto, e i miei capelli erano mossi dalla leggera brezza che girava per Londra. [...]
Mi sporsi e strinsi le mani tremanti sul bordo del cornicione. Vidi qualche signora ai piani inferiore affacciarsi e guardarmi strabuzzando gli occhi.
All'improvviso la leggera brezza si trasformò in vento vero e proprio, socchiusi gli occhi e sentii una mano stringermi il polso. Mi voltai spaventata.
Era un ragazzo, ci guardammo per un secondo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meraviglioso.


Padre morto, scuola abbandonata, problemi economici, fumo, droga, autolesionismo.

Questa era la mia vita, tutto quello che mi si rinfacciava ogni giorno, tutto quello che dovevo sopportare, come un grande, un enorme zaino sulle spalle. In questo zaino c'era il dolore, la rabbia, la disperazione, ma soprattutto, le lacrime. Le avevo trattenute fin troppo e avevo intenzione di continuare a farlo ma non volevo dimostrare debolezza, a nessuno, neanche a me stessa.

Non ero più la ragazza con i capelli rossi di una volta, quella che giocava sdraiata sul prato con il suo fratellino, quella che amava l'arte, la musica e le pesche. Sì, avevo una specie di ossessione per le pesche, le amavo, e mi lasciano un bel ricordo anche se triste.

Quando ero piccola, prima che mio padre morisse in un incidendo in moto, lui mi portava in campagna dalla nonna e ci divertivamo a raccogliere le pesche dagli alberi che portavamo a casa. Le finivo sempre prima io, le amavo.

Volevo mettere fine a tutto quello, mamma non ne sapeva niente, lei era al lavoro.

E così le mie gambe penzolavano dal terrazzo del settimo piano di un palazzo, nel vuoto, e i miei capelli erano mossi dalla leggera brezza che girava per Londra.

Il cielo era sfumato da magnifici colori, tutti tra il rosa e il giallo. Sotto di me scorreva il traffico, da lì riuscivo a vedere il London Eye, anche in movimento.

Mi sporsi e strinsi le mani tremanti sul bordo del cornicione. Vidi qualche signora ai piani inferiore affacciarsi e guardarmi strabuzzando gli occhi.

All'improvviso la leggera brezza si trasformò in vento vero e proprio, socchiusi gli occhi e sentii una mano stringermi il polso. Mi voltai spaventata.
Era un ragazzo, ci guardammo per un secondo.

Aveva i capelli bruni che gli nascondevano la fronte, i suoi occhi erano il mare, molto alto e un corpo abbastanza tonico. Indossava una felpa slacciata bordeaux, di cui i lacci legati tra di loro in un fiocco, sul collo. Dei pantaloni stretti neri e sporchi e delle Vans blu, anch'esse mal ridotte.

Lo contemplai, lui non distolse lo sguardo dai miei occhi.

Mi rimisi a sedere bene sul cornicione, stranamente lo fece anche lui, si sedette vicino a me.

Non mi aveva lasciato la mano, incosciamente la stava riscaldando, era una sensazione così piacevole.

"E tu chi sei?" chiesi volgendogli lo sguardo. Lui non mi guardò, l'unica cosa che guardava era l'orizzonte. Sentii che incrociò la sua mano alla mia, e arrossii leggermente. Non lo conoscevo neanche e già mi faceva questo effetto.

"Sei sicura?" mi chiese. La sua voce era lieve e delicata, un suono che candido arrivò alle mie orecchie.

"Di cosa?"

"Di questo. Vuoi davvero mettere fine a te? Vuoi davvero che i telegiornali parlino di una ragazza coi capelli rossi che si suicida?" mi strinse di più la mano, la mia bocca tremò per un secondo, ma la bloccai subito. Niente lacrime.

"Io non ho niente per cui vivere, niente per cui stare al mondo." riuscii a dire guardando in basso, nel vuoto, verso le mie All Star bianche slacciate.

"Niente?" finalmente si voltò verso di me. I suoi occhi mi penetrarono e mi fecero agitare. "Definiscimi la parola 'niente'." aggiunse.

"Niente è... come un uccello senza ali, senza di quelle non sarebbe capace di fare più niente."
Sorrise e con il pollice mi accarezzò le nocche della mano racchiusa nella sua.

"Non è vero. Come un uccello senza le ali può ancora mangiare, camminare, sognare di volare esattamente come gli altri, tu puoi andare avanti anche senza tuo padre e le lamette."

Come faceva a sapere tutto quello?
Lo guardai attantamente. Magari aveva qualche potere, o forse è un maniaco che mi ha inseguito per tutta la vita e che sa tutto di me. Iniziava a farmi paura, quel ragazzo.
Mentre riflettevo lui mi aveva tirato su la manica del maglione marrone e con il dito della mano libera aveva preso a sfiorarmi i tagli e le ciccatrici che mi ero provocata in momenti di disperazione
"Se ti butti, mi butto anch'io." mormorò.
"No, non farlo." ribattei subito allarmata.

"Dimmi, Jamie..." e adesso anche il mio nome sapeva?
Mentre mi accarezzava delicatamente il braccio mi fissava intensamente.

"Tu dici di non aver 'niente'." annuii. Lui ingoiò la saliva.

"Meraviglioso. Ma come, non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso? Guarda intorno a te, che doni ti hanno fatto. Tu dici 'non ho niente', ti sembra niente il sole? L'amore. L'amore di un uomo che ama solo te, meraviglioso. L'abbraccio di un amico, il sorriso di un bambino, meraviglioso."
I miei occhi si fecero lucidi, mi morsicai il labbro. E quando una lacrima mi cadde lui prontamente me l'asciugò e subito dopo appoggiò la sua mano sulla mia guancia ardente. Si avvicinò lentamente al mio orecchio.

"Tua madre ha bisogno di te, tuo fratello ha bisogno di te." sussurrò.

E lì scoppiai a piangere. Lui mi abbracciò e mi accarezzò la schiena per tranquillizzarmi. Stringevo con una mano le pieghe della maglietta scura sotto la felpa, i miei occhi affondavano nel suo petto.

Mi sfogai, mi aiutò molto.

Quel ragazzo di cui non sapevo neanche il nome tutto d'un tratto era riuscito a farmi sentire bene come nessun'altro nella mia vita ci era mai riuscito. Era meglio di lasciarsi cullare dalle onde del mare, era meglio di farsi pettinare i capelli, era meglio di fare l'amore. E il meglio. E non capivo come poteva essere.

Quando mi calmai mi staccai lentamente da lui e gli sorrisi. Lui fece lo stesso. Un sorriso, quel sorriso, un raggio di sole.

Ora un suo braccio mi cingeva il bacino. Ci guardammo, non so come successe ma mi baciò, con la lingua. E non so neanche perchè non rifiutai, aveva qualcosa di strano, di speciale che mi attraeva. Ma che cos'era?
Mi morse il labbro inferiore.

"So che ti piace quando te lo fanno." sussurrò riferendosi al mio labbro.

"Come fai a sapere tutto questo di me?" gli chiesi mentre vedevo che distratto si girava verso la sua tasca. Ne tirò fuori una pesca. Era gialla e dura, come piacevano a me.

Me la porse e io l'accettai sconcertata su quante informazioni avesse su di me.

La presi e la morsicai, lo scricchiolio del morso rimbombò nell'aria. Da quanto.

"E' buonissima." commentai sorridendo malinconica.

"Dovresti essere come lei. Buona." lo guardai confuso. "Specialmente con te stessa." e il suo sguardo cadde sul mio braccio. Sospirai.

"Qual'è il tuo nome?" chiesi.

"Il nome, il nome può sembrare solo una combinazioni di lettere, ma è una cosa importante, è l'etichetta a vita di cui ognuno di noi dovrebbe andare fiero. Impara a chiamare i tuoi coetanei per nome, salutali, e chiamali per nome. Si sentiranno importanti e dietro a un nome, nascerà qualcosa."
Lo guardai ancora più confusa e aggrottando le sopracciglia.

"Ora devo andare." si alzò e appoggiò i piedi sul terrazzo, osservavo ogni suo movimento.

Lui, era meraviglioso. Più del mare e più del sole.

S'incamminò verso la porta che dava sulle scale del palazzo ma si fermò a guardarmi un'altra volta.

"Chiamalo Liam, non Payne." mi suggerì. Cosa centrava ora Liam Payne? Era un ragazzo che frequentava il mio corso di Biologia, sì, un buon amico.
Mentre riflettevo il ragazzo con gli occhi blu era sparito. Confusa più di prima mi rigirai verso il cielo che piano piano si stava incupendo. Sorrisi, e tornai dentro, stringendomi nel maglione per il freddo.

Il tempo passò così in fretta, non dissi niente a nessuno di quello che mi era accaduto, era il mio piccolo segreto.

Quella mattina, come al solito, presi il pullman. In quei giorni, sì, non ne avevo parlato con nessuno ma ci avevo pensato tanto. Quelle parole "Ma come, non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso?" "Ti sembra niente il sole?" "Tua madre ha bisogno di te." "Impara a chiamare per nome." mi rimbombavano in testa.

Timbrai il biglietto e attraversai il pullman alla ricerca di un posto libero. In effetti uno ce n'era e così mi avvicinai. Era vicino a Liam Payne e così mi ricordai subito della questione del 'nome'. Volevo vedere l'espressione che avrebbe fatto, magari il ragazzo aveva ragione.

"Ciao, Liam." lo salutai. Lui alzò in sopracciglio sorridendo.

"Ciao, Jamie."

e mi sedetti vicino a lui.

"Dai su, tesoro che siamo in ritardo!" esclamai. Lo presi per il polso e lo trascinai verso l'auto. Liam ridendo entrò al posto del guidatore.

Azionò la macchina e partimmo. Stavamo andando al cimitero, mi ero decisa ad andare a trovare mio padre, non l'avevo mai fatto, credevo che sarebbe stato orrendo sapere che lui fosse lì sotto e non accanto a me. Ma sicuramente lui mi starà guardando da lassù, e credo gli farebbe piacere una visitina.

Con Liam era sempre andato per il meglio. Tutto è cambiato da quel 'Ciao Liam.' non me ne pentirò mai, è ormai da quattro anni che stiamo insieme, abbiamo intenzione di comprare una casa per noi due e convivere.

Arrivammo, lì ci aspettava mia mamma cn la nonna. La salutai con un bacio sulla guancia e lo stesso fecero con Liam. La nonna adorava Liam. Continuava a ripetere che come lui non ce ne sono. E in effetti è vero.

Entrammo tutti e quattro e ci guardammo intorno alla ricerca di papà. Girammo l'angolo, andavamo spediti ma qualcosa mi fece bloccare e di conseguenza si fermò anche Liam che mi stringeva la mano.

"Che c'è amore?"

Fissai quella fotografia, rovinata, in colori erano in bianco e nero, si vedeva che era vecchia.

Il sorriso, me lo sarei ricordato sempre e ovunque.

Papà? No, il ragazzo dagli occhi come il mare.

Era lui. Una pugnalata mi arrivò al cuore appena realizzato di essere in un cimitero. Mi sentivo confusa. Com'era morto?

Gli occhi cominciavano a pungermi, il ricordo di quel giorno si dipinse nella mia mente.

 

Louis William Tomlinson.

Nato il 24 dicembre 1941;
morto il 13 gennaio del 1987.


photo: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=339437302826427&set=pb.181958145241011.-2207520000.1369689607.&type=3&theater

Ma allora era un angelo.



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seera c:
questa è la mia seconda one-shot, come potete ben notare mi ha ispirata la canzone 'Meraviglioso', coverata (?) dai Negramaro. spero vi piaccia, ho cercato di dare tutto il mio cuore.
ora vado a dormire sennò mi mamma mi decapita. D:
buona notte, lasciate una recensione -per favore- se vi è piaciuta. :)
horan_smiles xx

  
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