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Autore: Hayley Black    28/05/2013    1 recensioni
E se la nostra ancora di salvezza si spezzasse?
«Resta con me, Hermione».
Ora le mani sul suo petto sono due, come per autoconvincersi che no, non può restare con lui. Anche se lo vuole più di ogni altra cosa.
«No» ripete. Sente gli occhi inumidirsi di lacrime, la figura di Fred di fronte a lei è sfocata ma riesce a leggere la delusione sul suo volto.
«Le cose sono cambiate, Fred. Non sono più la tua ancora di salvezza» mormora, prima di allontanarsi e lasciarlo sotto le stelle.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ancore

 
Hermione osserva con sguardo vacuo la colonna di libri accanto al letto, soppesando quali portare per il lungo viaggio che li attende al di fuori della porta della Tana. La lista è lunga e lei ha pochissimi giorni per decidere, dato che il matrimonio di Fleur e Bill si sta avvicinando sempre di più seguito dai preparativi, dalle paranoie della signora Weasley e di quella che sarebbe stata, per loro, una settimana d’inferno. Lei, Harry e Ron non hanno né voglia né tempo di scegliere il colore del tappeto, la fantasia dei segnaposti o la disposizione del buffet, quindi sente già lo stress pervaderle le membra come uno Schiantesimo in pieno petto. Percepisce la pressione sulle spalle che fino ad allora non hanno fatto altro che trascinare chili su chili di libri polverosi e ingialliti: ora non c’è più una tracolla consunta che ti curva la schiena, Hermione, ma il peso di un intero mondo.
Sospira, appoggiando sul letto una copia di Segreti dell’Arte più Oscura e rabbrividendo al pensiero delle parole macabre vergate con tratto deciso sulle pagine stracciate
(frusciano come foglie secche d’autunno danzano)
qua e là. La pila di volumi di fronte a lei ondeggia appena, come in procinto di cadere da un momento all’altro: posa il palmo della mano sulla copertina rigida di Storia di Hogwarts, il primo tomo di quella piramide, mettendo fine al movimento oscillante che la sta facendo dannare da un’ora quasi. Lancia un’occhiata veloce alla finestra alle sue spalle, aggiustando una ciocca di capelli che le è scivolata furtiva davanti agli occhi nell’intento di nascondere Segreti dell’Arte più Oscura sotto il cuscino. Quel libro la inquieta, le provoca brividi freddi sotto la pelle come se la magia Oscura trasudasse dalle pagine e la imbrattasse con quel sentore di morte.
Smettila con queste paranoie, Hermione. Piuttosto, va’ ad aiutare Harry e Ron con l’argenteria.
Esce dalla stanza con un sospiro, scendendo le scale di corsa e acconciando i capelli alla bell’e meglio, dato che in casa ci sono ancora i Delacour con i loro modi raffinati e vorrebbe almeno fare una figura decente – o meglio, una figura che non sia quella dell’eremita su una rupe che non mette mano al pettine da giorni. Il salone è, come al solito, un ammasso di scartoffie varie e plastica trasparente che un tempo avevano contenuto i gingilli più disparati per il matrimonio, ora stipati ordinatamente sul tavolo della cucina pronti per essere lucidati. La devozione della signora Weasley per la pulizia – e la perfezione in generale – è estenuante: il pomeriggio precedente, dopo che hanno pulito un intero servizio di posate e vassoi in argento, ha passato in rassegna ogni singolo pezzo per trovare anche il minimo granello di polvere. Ovviamente hanno dovuto fare tutto d’accapo, tra gli sbuffi di George e i rantolii di Ron, e sente ancora le dita irrigidite per tutti i vassoi e i calici che hanno lucidato.
«Buongiorno, Madame Delacour». Saluta con un sorriso la madre di Fleur, intenta ad accarezzare un velo violaceo e a stiparne altri sul divano accanto a se; ce n’è già un mucchio numeroso, ma dai suoi occhi le sembra di capire che quello lilla è il favorito. La donna risponde al suo saluto con un sorriso caloroso, mentre per qualche secondo il sole le illumina la cascata di capelli biondissimi facendoli assomigliare ad argento fuso.
Dalle finestre si intravedono il signor Weasley e il signor Delacour che issano i gazebo per il matrimonio, agitando le bacchette nell’aria tersa del pomeriggio per ordinare alle corde di avvilupparsi ai chiodi piantati nel terriccio scuro del giardino. Il prato è stato tosato e riempito di fiori rosa per l’occasione, dopo aver lanciato lontano gli gnomi con la paura che potessero mangiare i frutti del loro lavoro. Hermione è sicura che la signora Weasley tenga a quel matrimonio più di ogni altra cosa – ma, in realtà, tutti credono sia l’occasione giusta per dimenticare qualche secondo la guerra imminente. A volte si chiede come si possa sopprimere quell’ombra oscura riflessa nel cielo, nelle nuvole, nere e cariche di tempesta; solo che, quella volta, non cadrà pioggia ma sangue.
Si dirige a passi spediti verso la cucina, dove Ron, Harry e Fred sono intenti a lucidare dei calici d’argento mentre parlottano tra di loro con aria complice; hanno gli occhi stanchi di chi non dorme da giorni, ma non può certo biasimarli – anche il suo sonno è tormentato dagli incubi.
«Sei viva» grugnisce Ron, strofinando il bordo di un calice con forza come a volerlo rompere. «Ci hai relegato il lavoro mentre eri a riposarti di sopra». Hermione arriccia il naso in un’espressione irritata, incrociando le braccia e sedendosi di fianco a Harry che sembra non averla neanche notata.
«In realtà ero a finire la mia parte di lavoro, Ronald» replica inacidita, afferrando un panno impolverato e qualche bicchiere ancora macchiato. «Al contrario di te che hai bighellonato per giorni interi» aggiunge sottovoce, ricevendo subito dopo una gomitata nel fianco da Harry.
«Non ricominciate con i vostri battibecchi, è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno».
Abbassa lo sguardo per concentrarsi sull’ammasso di argenteria ammucchiato sul tavolo, un cumulo di bicchieri, posate e vassoi riflettenti la luce scialba del sole che, in quella parte della cucina, arriva a malapena.
«Ma nostra madre dove la teneva nascosta tutta questa roba?» esala Fred, esausto, e posa con malavoglia lo straccio sporco per passarsi una mano sulla fronte sudata. «E’ un piano mirato a ucciderci, lo sento. Vuole liberarsi di noi una volta per tutte e andare a vivere con i signori Delacour» aggiunge, sardonico. Ha i capelli impiastricciati di polvere e la pelle del collo rossa e luccicante per il caldo, ma non sembra badarci troppo: vuole liberarsi di quel matrimonio alla svelta, come tutti loro.
«Dove si è cacciato George?» chiede Harry, alzando per un secondo lo sguardo dal calice che sta lucidando con mano decisa.
«E’ fuori ad aiutare mamma con il giardino» risponde Ron, e con un cenno della testa indica la finestra davanti a loro, «ma credo avrebbe preferito stare qui con noi a lucidare bicchieri piuttosto che con mamma e la sua momentanea follia per la perfezione».
«Almeno non ci ha fatto lavare e tinteggiare le tende, magari sostenendo che sono di nuovo infestate dai Doxy» osserva Fred, con lo sguardo basso. La cucina della Tana sprofonda in un funereo silenzio, interrotto solo dallo strofinare degli stracci sulle superfici opache dei calici; il  vento leggero solleva alcuni fogli di carta fitti di appunti che si posano sul pavimento con un fruscio, mentre si sentono appena le parole della signora Weasley riguardanti uno strano tipo di rose bianche. Hermione passa il dorso della mano sugli occhi stanchi per togliere la polvere che si infila tra le ciglia, cercando di non guardare Fred che davanti a lei sorride appena nel sentire gli strepiti di sua madre.
«E’ impazzita» mormora Ron, scuotendo la testa. «Con tutti i problemi che ci sono, lei pensa a questo dannato matrimonio».
«Giuro che non mi sposerò mai. E se lo farò, manderò prima mamma ad Azkaban» dice Fred con espressione solenne.
D’improvviso la porta della cucina sbatte violentemente contro la parete, mostrando una signora Weasley spettinata e sporca di terriccio con un evidente diavolo per capello.
«Ron, Harry caro, ho un lavoretto proprio per entrambi». Al vedere gli sbuffi di Ron mette le mani sui fianchi e lo incenerisce con un’occhiataccia che avrebbe ucciso un Mangiamorte sul colpo, mentre Harry non fa storie e la segue docile come al solito. Quando scompaiono dietro la porta nuovamente chiusa, Hermione sente le guance andare a fuoco e si concentra sul calice splendente che ha appena finito di lucidare.
«Credo voglia fargli contare i fili d’erba per vedere se sono a posto» sbotta Fred ilare, «i Delacour potrebbero sconvolgersi se sono troppo numerosi».
Hermione non risponde, troppo intenta a tenere lo sguardo basso per non incrociare quello del ragazzo: è da giorni che si sente terribilmente strana ed esposta quando è con lui, che siano soli o circondati da altre persone. Sa di avere una cotta tremenda per Fred Weasley – sì, quel Fred Weasley – ma non vuole capacitarsene. Sono troppo diversi, troppo sbagliati e troppo distanti. Troppo tutto.
La sua strategia è stata quella di ignorarlo, per quanto potesse, ma a causa dei lavori della signora Weasley sta più tempo assieme a lui che con Ron o Harry, e il suo cervello va in fumo automaticamente. Balbetta, si tortura le mani, come una completa idiota – in fondo lo sei, Hermione.
«Hai perso la lingua, Granger? Sei più silenziosa del normale. Mi manca quasi sentirti strepitare con Ron per le vostre sciocchezze» le dice con un sorriso sarcastico. «Volevo giusto farti qualche domanda, sai».
Hermione corruga la fronte, lanciandogli un’occhiataccia. Sta giusto per replicare alle sue frecciatine ironiche quando la interrompe di scatto, facendola irrigidire: «Come, ad esempio, cosa devi farci con una copia di Segreti dell’Arte più Oscura nascosta sotto il cuscino».
Punto per Fred.
La sua mente va letteralmente in frantumi, riesce a malapena a chiedersi cosa diavolo ci dovesse fare lui nellasua stanza. Sa di essere diventata rossa quanto i suoi capelli, ma risponde con il briciolo di coscienza che le è rimasto – sei un’idiota, Hermione, la prossima volta trova un nascondiglio più nascosto.
«Cosa ci facevi nella mia stanza?» lo aggredisce, gli occhi ridotti a fessure. «Come…»
«Non hai risposto alla mia domanda, Granger. Fallo e io risponderò alla tua» dice Fred, calmo e pacato come se di fronte a lui non avesse una ragazza in procinto di dare in escandescenza. E poi quel dannato sorriso, lo odia, beffardo e sarcastico e irritante e… ha perso anche tutti gli aggettivi per descriverlo.
«Non sono affari che ti riguardano» sbotta, con la voce incrinata dalla rabbia. Posa l’ultimo calice sul tavolo con tanta foga da farlo traballare, alzandosi in fretta e furia per uscire di lì, quando Fred le afferra un braccio e punta gli occhi nei suoi con quell’espressione odiosa.
«Non credevo ti interessassi a certe letture». La lascia andare, sorridente come al solito, ma Hermione è sicura di aver visto una sfumatura preoccupata nei suoi occhi azzurri.

***

 
I giorni che seguono sono anche peggiori di come Hermione aveva prospettato. Fred l’ha evitata per tutto il tempo, tanto che l’ha visto un paio di volte in una settimana intera – tralasciando il pranzo e la cena. Meglio per lei, diceva, così almeno non l’avrebbe distratta dai compiti pre-matrimonio.
Ma ora, il giorno prima dell’atteso evento, Hermione ha paura. Ha paura di ciò che potrebbe accadere dopo a lei, a Harry, a Ron, e anche a Fred. Perché ha capito che sì, è preoccupato per lei, ed evitarsi a vicenda è stata la cosa migliore da fare.
Ma adesso, ora, in questo momento,
(le stelle sono alte nel cielo brillano sembrano tanti occhi indiscreti)
Fred è davanti a lei con la testa appoggiata contro la parete scricchiolante della Tana, mentre tutti sono dentro a cenare nell’allegria che precede il matrimonio. E’ immobile in questa posizione da qualche minuto, come se stesse pensando cosa dire, e lei gli è vicino, in silenzio. C’è qualcosa di strano nell’aria, qualcosa di pesante – lo sentono entrambi, sulla pelle.
«Di’ qualcosa» gli dice all’improvviso Hermione, facendo alzare le palpebre di Fred come le tende di una finestra. «Non sopporto più tutto questo vuoto».
E’ strano a dirsi, perché fino a quel momento non ha fatto altro che desiderare silenzio, solo e soltanto silenzio.
Fred cambia tutte le tue prospettive.
«Dimmi tu qualcosa, Granger» risponde, nascondendo l’irritazione dietro una voce carica di sarcasmo. «Sei tu a dover parlare, in fondo».
«Mi hai evitata tutta la settimana e poi ti comporti così. Stai diventando strano, Fred».
Sospira, vedendo che Fred ha fatto lo stesso; è il momento più imbarazzante di tutta la sua vita.
«Tu e George avete smesso di fare i giullari di corte, finalmente» sbotta, ed è solo un diversivo perché non sa cosa dire. Non sa neanche perché è lì, in realtà.
«Tu hai smesso di fare la saputella. Ora cerchi di fare l’eroina».
Punto per Fred.
Gioca con il manico detta che sporge dalla tasca, con il capo chino e piedi che sprofondano nell’erba verde bottiglia del prato. La luna getta balbettanti ombre su ogni cosa, lasciando sprofondare il resto in un oscuro e misterioso buio.
«Cosa cerchi di dire, Fred? Cos’è che sai? Tu e George ci state spiando, per caso?» Tante domande, forse troppe, perché Fred in tutta risposta fa tremare l’aria satura di caldo con una risata graffiante.
«Sei adorabile, Granger, davvero adorabile. In realtà io e George abbiamo di meglio da fare che spiarvi, dato che la vostra risaputa missione è quasi palese. Non si conoscono i dettagli, ma il fulcro è quello» risponde, puntando gli occhi nei suoi.
Hermione si sente avvampare – e non per colpa del caldo.
«E tu sei davvero divertente, Fred. Il tuo comportamento da ragazzino annoiato mi ha stancata, evidentemente è lo stress per tutti i lavori che tua madre ci sta caricando sulle spall-»
«Hermione, resta qui. Non partire, qualsiasi sia la destinazione. E’ troppo pericoloso per te, per Ron, per Harry…» la interrompe, continuando a squadrarla. Ma stavolta il suo sguardo è preoccupato, come se loro stessero andando in contro a morte certa.
L’ha chiamata Hermione. Le ha chiesto di restare. E’ sicura che il suo cuore abbia fatto una ventina di capriole, che il suo stomaco si stia contorcendo in preda all’invasione di farfalle, e che le sua guance siano diventate rosse quanto il colore di capelli del ragazzo che le sta di fronte. Vicino. Terribilmente vicino.
D’istinto, gli preme una mano sul petto per fermarlo. Scuote la testa.
«No, Fred. Ho fatto una scelta, ed è stata quella di restare con Harry» dice, senza sapere dove aver trovato il coraggio di guardarlo negli occhi. Fred la supera di qualche spanna in altezza e ora più che mai è evidente, ma non importa, sente quasi il battito del suo cuore che preme contro la gabbia toracica come se volesse farla esplodere.
«Resta con me, Hermione».
Ora le mani sul suo petto sono due, come per autoconvincersi che no, non può restare con lui. Anche se lo vuole più di ogni altra cosa.
«No» ripete. Sente gli occhi inumidirsi di lacrime, la figura di Fred di fronte a lei è sfocata ma riesce a leggere la delusione sul suo volto.
«Le cose sono cambiate, Fred. Non sono più la tua ancora di salvezza» mormora, prima di allontanarsi e lasciarlo sotto le stelle.
(brillano ti guardano ti negano un aiuto)
Mentre rientra nella luce tenue della Tana, nella mente di Hermione continua a rimbombare la disperata richiesta di Fred. Non ci sono state risate, né prese in giro, né nient’altro; non c’è stato il Fred che ha sempre conosciuto, ma qualcun altro.
La guerra cambia tutti, Hermione. Ha cambiato anche te.
Vorrebbe dirgli che le dispiace, che in un altro tempo sarebbe rimasta con lui a lenirgli le ferite. Che in un altro tempo avrebbe continuato a essere la sua ancora di salvezza.
Hai abbandonato la nave prima ancora che affondasse.
Resta con me, Hermione. Resta qui.
 

Brillano ti guardano ti negano un aiuto.

 
Il vento si abbatte su ogni cosa come l’onda impetuosa di un mare in tempesta. Le foglie secche tra l’erba danzano al sottofondo di una lenta litania di morte, sibilando e serpeggiando sulla collina deserta che si staglia contro il cielo nero. Il loro fruscio balbettante le ricorda quello delle pagine dei libri che hanno sempre accompagnato la sua vita, i libri dalle copertine rigide e polverose che le curvavano la schiena.
Si perde nei meandri oscuri dei ricordi, accarezzando con lo sguardo il paesaggio desolato attorno a se che sembra risucchiarla nella sua aria senza tempo. Le dita allentano la presa sui fasci di fiori appassiti, si posano in grembo mentre quell’insieme di petali sottili come carta bruciata cadono sull’erba scura. Ogni secondo sembra risuonare, echeggiare, sembra fermarsi per farle rimpiangere quell’assenza che le grava sul petto.
«Sai, Fred, le stelle brillano ancora. Mi guardano, mi negano un aiuto».
Il soffio del vento sferza l’aria fredda della notte.
«Ricordi quando mi chiedesti di restare con te, e io rifiutai? Ti dissi di non essere più la tua ancora di salvezza» mormora, mentre i capelli si agitano sul viso in un turbinio confuso. «Sbagliavo».
Ancora silenzio. Ancora il vento che risucchia ogni cosa, ancora le foglie che frusciano come pagine di un libro. Ancora i fiori che sussurrano ciò che lei non ha mai avuto il coraggio di dire.
«Eri tu la mia ancora di salvezza».
I petali si staccano, uno a uno, volano lontano nel vento.
E la nave affonda.
 


Hayley's corner
Vecchia, vecchia vecchia questa storia. Scritta durante il periodo del mio compleanno, quindi intorno al 15 di agosto, per un concorso, del quale non ricordo neanche che a che posto mi piazzai. Dimenticai completamente questa one shot e non so neanche perchè, poi oggi metto in ordine il pc e puf, esce fuori come un giocattolo a molla.
Non ho MAI niente da dire sulle mie storie, e beh, quello spetta a voi. Non l'ho neanche riletta - cattiva, cattiva, cattiva me - quindi lascio tutto a voi. Ricordo che all'epoca mi preoccupai parecchio per l'IC dei personaggi, non so se ho toppato la caratterizzazione oppure no. Mi metto nelle vostre mani *si inchina* 
L'idea delle ancore di salvezza mi è sempre piaciuto tantissimo, forse troppo. Ognuno di noi ha bisogno di un'ancora di salvezza, altrimenti non saremmo altro che relitti sul fondo del mare. Fred qui ha perso la sua. E' strano il fatto che proprio lui abbia bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi, ma boh, ci sono momenti in cui si scrive solamente quello che ci passa per la testa, non importa che abbia senso oppure no.
Queste note non hanno senso, davvero. Forse dovrei tornare a studiare greco, già.
Spero che vi sia piaciuta, alla prossima!
Hayley
   
 
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