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Autore: rinoa81    28/05/2013    6 recensioni
Ino cercò di non dare a vedere quanto fosse delusa nel trovare la kunoichi della sabbia al suo posto. Abbozzò un sorriso forzato, facendo da guida ai ragazzi verso la camera dove alloggiavano. Non disse nemmeno una parola, non li guardò più nemmeno per errore, guardava sempre e solo davanti a sé. Probabilmente stava avendo una reazione esagerata, ma non era mai successo prima di allora che la sostituissero, e non sopportava che quel qualcuno fosse proprio Temari. Non le piaceva, le era sempre sembrata troppo sicura di sé e prepotente per i suoi gusti, sempre pronta a guardare le persone dall’alto verso il basso. Certo, era molto forte e questo non poteva negarlo, sicuramente era una delle kunoichi migliori che avesse mai conosciuto. Ma sotto l’aspetto umano era totalmente un altro discorso, le persone come lei la irritavano.
Che poi flirtasse continuamente con Shikamaru era un altro discorso, eh. Peggiorava solamente le cose.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Sakura Haruno, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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La pioggia batteva forte sulla finestra della piccola stanza. Cadeva incessante e testarda, senza dare un attimo di tregua da una settimana circa. Il cielo così cupo e carico sembrava voler presagire niente di buono, come la guerra che stava per arrivare.

Ino rabbrividì, abbracciandosi per accarezzare le braccia con la pelle d’oca, continuando a guardare fuori dalla finestra, come se questo bastasse a far smettere di piovere. O almeno, sperava funzionasse.

Da quando erano arrivati in quel villaggio, in missione per trovare più erbe mediche possibili, non erano riusciti a fare un granché, e la situazione sembrava prendere una piega sempre più negativa. Lei era convinta che tutto quello fosse dovuto al fatto che l’Hokage avesse fatto un errore gravissimo. Non avrebbe dovuto osare così tanto, e quella era la punizione divina.

Non avrebbe mai, mai, dovuto separare il trio Ino-Shika-Cho.

Lei era partita con Sakura e Kiba, mentre Shikamaru e Chouji erano rimasti al villaggio ad occuparsi di altre faccende.

Già dalla partenza aveva capito che sarebbe andato tutto storto. Voleva bene a tutti i suoi amici, ma non era abituata a lavorare con loro, nonostante le numerose missioni fatte insieme; si sentiva fuori posto, strana. Inoltre non faceva altro che preoccuparsi dei suoi “veri” compagni di squadra. Chouji si sarebbe ingozzato troppo di patatine e Shikamaru avrebbe poltrito tutto il giorno, ne era sicura.

Sorrise ironicamente, andando a sedersi sul suo letto, riprendendo la lettura di un libro di medicina.

“Amoreee sono tornato a casa!” esordì Kiba, spalancando la porta della camera dove alloggiavano temporaneamente.

“Mi hai fatto prendere un colpo!” lo sgridò la bionda dopo essere sobbalzata per la paura. Quel ragazzo era troppo esagitato, e nonostante continuasse a far casino senza stancarsi, Ino non si era per niente abituata al suo modo di fare. Insomma, di solito quando stava con Shikamaru e Chouji era lei a fare la casinista, e ritrovarsi a dover sgridare qualcuno come facevano con lei era… strano. Forse Kiba era più simile a lei di quanto non fossero Chouji e Shikamaru messi insieme: in sintesi,ci andava d’accordo. Era divertente, era malizioso, era furbo, ed era un bel ragazzo. Qualche tempo prima aveva pensato addirittura potesse essere la persona giusta per stare insieme a lei, ma era durato un attimo, anche perché non provava assolutamente nulla per lui. Tra l’altro si era resa immediatamente conto che sarebbe stato un po’ come mettersi insieme a se stessa. No, non avrebbe potuto funzionare assolutamente.

“Non fare la bacchettona, principessa! Sono stanco e ho bisogno di sfogarmi!” annunciò lui ghignando, mentre si toglieva la maglietta zuppa d’acqua.

“Stanco di cosa?” lei inarcò un sopracciglio, perplessa. “Siamo bloccati qui a non fare niente!” ribatté lei prontamente, distogliendo per un attimo lo sguardo dal libro per gustarsi il piccolo spogliarello improvvisato del ragazzo.

“Appunto! Mi sento come un leone in gabbia, devo sfogarmi!” ringhiò lui. Si avvicinò al letto della ragazza, sedendosi ai piedi con uno strano sorriso in faccia. “Che ne dici di aiutarmi a farlo?” ammiccò lui maliziosamente, conoscendo già la risposta. Non ci provava davvero, in fondo. Era il suo modo di divertirsi, di non pensare.

Di non pensare a lei.

Lo sapeva lui, lo sapeva Ino, anche i muri ormai sapevano quello che provava per Hinata nonostante non fosse ricambiato. Ma finché non riusciva a togliersela dalla testa, tutto quello che poteva fare era distrarsi, fare il pagliaccio.

Almeno qualcuno avrebbe riso.

E Ino, in effetti, sorrise. Era bellissima, era sexy, era intelligente, era una Dea. Aveva solo un piccolo difetto.

Non era Hinata.

Sorrise amaramente, alzandosi dal letto per dirigersi in bagno.

“Vado a fare una doccia,” annunciò, guardando la ragazza sfogliare una pagina del suo libro.  “E dovrò farla fredda per colpa tua!”

“Kiba!” Lo rimproverò ancora una volta Ino, non riuscendo però ad essere più seria del dovuto, lasciandosi sfuggire una mezza risata.

Il ragazzo si rifugiò subito in bagno, e lei ne approfittò per tornare a guardare fuori dalla finestra. Pioveva ancora.

“Chi ha detto la frase non può piovere per sempre probabilmente non è mai stato in questo villaggio… che seccatura!” si lamentò parlando da sola, disegnando cose astratte sul vetro appannato della finestra.

E se Chouji avesse fatto indigestione? E se Shikamaru non fosse nemmeno uscito di casa?

E se fossero feriti?

Cacciò subito via quei pensieri. Non avrebbe mai pensato che stare lontana da loro avrebbe sortito in lei quell’effetto. Le mancavano.

Le mancava l’affetto fraterno di Chouji, il suo modo gentile e pacifico, il suo preoccuparsi sempre che non mangiasse abbastanza. “Sei così magra Ino, tra un po’ non potrò più abbracciarti senza rischiare di romperti!” le diceva sempre, e lei gli dava dell’esagerato, promettendo di mangiare di più, ridendo di cuore.

Le mancava Shikamaru, le mancava litigare con lui, fare pace, e litigare di nuovo. Non voleva mai perdere con lui, voleva sempre avere l’ultima parola, e a volte ne diceva, di cattiverie. Era capitato più di una volta che la sua lingua lunga le avesse fatto dire cose che in realtà non pensava presa com’era spesso dalla rabbia e dalla frustrazione. Non gli chiedeva nemmeno scusa, e a causa del suo dannato orgoglio, spesso finiva per prendersela con lui quando quest’ultimo non l’aveva mai mandata al diavolo.
 A chi andrebbe di farsi trattare in quel modo, in fondo? Non lo meritava nemmeno, eppure lui accettava le sue scuse silenziose, e quando aveva avuto bisogno Shikamaru era stato sempre il primo ad aiutarla. L’aveva protetta quando aveva combinato qualche pasticcio, prendendosi colpe non sue,  e forse le dava più meriti di quanto in realtà meritasse davvero.

Le mancava terribilmente, voleva risentire la sua voce annoiata darle della seccatura. Voleva vederlo al lavoro mentre pianificava le sue strategie, prendere una pausa andando a sdraiarsi nel suo posto preferito a guardare le nuvole. Sentirsi libera, sicura che sarebbe andato tutto bene.

Sospirò, tornando a letto, prendendo il libro in mano e riflettendo attentamente alle cose che le passavano per la testa da un po’.

In quel momento Sakura rientrò in camera, e lei quasi sobbalzò di paura perché immersa com’era nei suoi pensieri non l’aveva sentire aprire la porta.

“Ho preso qualcosa per il pranzo!” le comunicò, appoggiando la roba che aveva preso sul tavolino.

“Non ho molta fame…” disse la bionda, tornata a leggere il suo libro.

“Cos’hai? Sei giù?” indovinò subito Sakura, conoscendola bene ormai.

Ino non provò nemmeno a nasconderlo e dire di no come era solita fare per non fare preoccupare i suoi amici, ma dopo le ramanzine di Shikamaru su questo, aveva imparato.

“Questo tempo mi mette tristezza…”

“Solo questo?”

“No. E’ che… è strano. Credo di essere innamorata.”

Sakura si ammutolì di colpo. Non si aspettava quella risposta, e soprattutto non si aspettava che Ino ne volesse riparlare dopo tutto quel tempo e dopo che finalmente si erano ritrovate.

Ma non avrebbe fatto lo stesso errore due volte. Nonostante continuasse ad amare Sasuke c’erano anche altre persone altrettanto importanti per lei, adesso. Ino fra tutte. Ino prima di tutto e di tutti. Se lo era ripromessa dopo tutto quello che lei aveva sopportato a causa sua quando aveva deciso di mettere fine alla loro amicizia, e a quanto avesse lottato per riprendersela, anche se lei si ostinava a comportarsi da stupida e infantile, Ino non aveva mai smesso di essere sua amica e di starle sempre accanto, in qualche modo.

“Perché credi?” riuscì a chiederle soltanto.

“Non ne sono sicura. E poi.. andiamo, com’è potuto accadere? E’ assurdo!”

Sakura la guardò stranita, continuando a non capire cosa stesse dicendo. Si era persa qualcosa? Dopo tutti quegli anni, diceva adesso che non ne era sicura?

“Ino… sono anni che è successo, perché te lo chiedi solo ora?”

“Anni? Tu te ne eri già accorta?”

“Direi di sì…”

“E perché cavolo non mi hai detto niente?”

“Ino, ma…”

“Oooh sveglia, Sakura! Sta parlando di Shikamaru!” s’intromise di colpo Kiba, che era uscito dal bagno per prendere il suo cambio che aveva scordato prima con la fretta.

“Kiba!” urlarono insieme le due ragazze, indispettite.

“Sì sì, mi chiamo così! E’ inutile che lo ripetiate sempre!” le prese in giro lui.

Ino sospirò ancora, tornando a guardare fuori la finestra. “Se l’ha capito persino Kiba prima di me vuol dire che sono un caso davvero perso!” ridacchiò la ragazza con aria malinconica.

“Pensavo parlassi di Sasuke…” confessò Sakura, sentendosi sollevata. Sapere che almeno Ino fosse riuscita a dimenticare Sasuke e andare avanti la rincuorava, e sperava di fare altrettanto lei il più presto possibile.

“E’ acqua passata ormai, davvero…” la rassicurò la bionda senza voltarsi, come incantata dalla pioggia. Poi si riscosse come se fosse stata vittima di un incantesimo, ricordandosi che erano in missione e non era il momento adatto per fare certi discorsi.

“Allora, cosa hai preso di buono, frontespaziosa?” le chiese cambiando volutamente discorso, avventandosi sul sacchetto di roba. Trovò dei panini, delle bibite, e… un sacchetto di patatine.

Lo afferrò d’istinto, avvertendo le lacrime agli occhi. Si sentiva davvero una stupida, ma che diavolo le prendeva? Cos’era tutta quella nostalgia? Non era di certo la prima volta che si separavano, anche se per poco, e sicuramente nemmeno l’ultima.

“Ho un problema. Mi mancano quegli idioti dei miei compagni.” Ammise. Forse più a se stessa che a Sakura, la quale sorrise.

“Beh, è normale. Anche a me manca quell’idiota di Naruto. Credo sia dovuto al fatto che adesso sentiamo l’inizio della guerra incombere, e allora inconsciamente pensiamo che potremmo non rivederli più, che ogni volta che ci separiamo potrebbe essere l’ultima.” Spiegò razionalmente Sakura.

“Se è davvero così quando faremo ritorno a Konoha chiederò all’Hokage di mandarci sempre in missione insieme. E dovrai venire anche tu.” Decise la bionda, dando per scontato che sarebbe andato bene a tutti.

Sakura ridacchiò, afferrando un panino che le veniva offerto dall’amica. Provava una strana sensazione quando Ino mostrava quanto si preoccupasse per lei, quanto ci tenesse. Era una cosa che le dava soddisfazione, anche se il più delle volte non lo diceva chiaramente, i suoi modi di fare e i suoi gesti parlavano per lei.

“Hai notato? Abbiamo dato degli idioti ai nostri compagni di squadra. Vorrà dire qualcosa, no?” rise Ino, iniziando a mangiare.

“Già. Siamo molto affettuose!” scherzò l’amica, prendendo anche da bere.

“E brave, mangiate senza di me, eh?” si lamentò Kiba, sbucando di nuovo dal nulla. In realtà era stato troppo occupato ad origliare per poter fare la doccia tranquillamente.

“Così impari a fare la portinaia!” lo prese in giro Ino, facendogli la linguaccia.

Kiba stava per fare un’altra battuta delle sue a proposito della lingua di Ino, ma venne fermato dallo squillo del telefono in camera.

“Cosa vorranno?” domandò il ragazzo. Ino e Sakura scrollarono le spalle, continuando a mangiare.

“Ho capito, rispondo io…” sbuffò il ragazzo, chiedendosi quando avrebbe potuto fare quella dannata doccia. E mangiare, anche.

“Pronto?” disse, ascoltando la voce maschile con molta attenzione, facendo una faccia stranita. “Ah. Sì sì, sono con noi, li faccia salire pure! Grazie!”

Ino e Sakura si guardarono perplesse, aspettando la spiegazione del ragazzo, incuriosite.

“Abbiamo visite!” annunciò Kiba, un po’ seccato. Era sicuro che da quel momento sarebbe stato tutto più noioso, per lui. Guardò Ino, facendole segno con la testa verso la porta della camera. “Non so perché, ma i tuoi eroi sono passati a trovarci, vai ad accoglierli!” terminò facendo gesto anche con la mano di andare.

Ino si illuminò di botto, mollando il panino sul tavolo e precipitandosi fuori, non chiedendosi nemmeno perché e come fossero lì, e come facesse la cosa a farla sentire così felice. Ma corse, corse verso le scale ignorando persino una delle cameriere che la pregava di non correre in quel modo.

Li avvistò qualche metro più avanti e decise di rallentare la corsa se non voleva rischiare di travolgerli letteralmente.

Shikamaru alzò la mano in segno di saluto, Chouji sorrideva, e Temari era seria in mezzo a loro due.

No, un attimo.

Fermi tutti.

Temari?

Sentì come se qualcuno le avesse dato un pugno allo stomaco, rimanendo impietrita.

“Ciao Ino!” la salutò calorosamente il suo amico Chouji, andandole incontro e abbracciandola.

Ino cercò di non dare a vedere quanto fosse delusa nel trovare la kunoichi della sabbia al suo posto. Abbozzò un sorriso forzato, facendo da guida ai ragazzi verso la camera dove alloggiavano. Non disse nemmeno una parola, non li guardò più nemmeno per errore, guardava sempre e solo davanti a sé. Probabilmente stava avendo una reazione esagerata, ma non era mai successo prima di allora che la sostituissero, e non sopportava che quel qualcuno fosse proprio Temari. Non le piaceva, le era sempre sembrata troppo sicura di sé e prepotente per i suoi gusti, sempre pronta a guardare le persone dall’alto verso il basso. Certo, era molto forte e questo non poteva negarlo, sicuramente era una delle kunoichi migliori che avesse mai conosciuto. Ma sotto l’aspetto umano era totalmente un altro discorso, le persone come lei la irritavano.

Che poi flirtasse continuamente con Shikamaru era un altro discorso, eh. Peggiorava solamente le cose.

Arrivati finalmente in camera, chiusasi la porta alle spalle, li fece accomodare mentre lei si fiondava sul letto, senza fiatare. Sakura la guardò e avvertì quanto fosse gelida e completamente cambiata rispetto a pochissimi minuti prima, e non le ci volle molto per capirne il perché. La presenza di Temari sorprese anche lei, sebbene nutrisse stima nei suoi confronti. Si scambiarono tutti dei brevi saluti e la ragazza dai capelli rosa non perse tempo per cercare di capire cosa stesse succedendo.

“Non vi aspettavamo, ragazzi! Come mai da queste parti? E’ successo qualcosa al villaggio?” chiese a bruciapelo, vedendo Shikamaru scuotere la testa.

“Siamo di ritorno da una missione,” comunicò serio, osservando Kiba senza maglietta. “L’Hokage ci ha chiesto di passare per controllare che fosse tutto ok. Ha saputo che qui il tempo non è dalla vostra…” spiegò risoluto, guardando poi Ino.

“Ah, davvero?” domandò Sakura stupita. “Non lo aveva mai fatto prima d’ora... Quella donna inizia ad essere troppo apprensiva.” Disse ridacchiando, avvertendo d’improvviso lo sguardo gelido di Ino puntato su di lei. “Beh, grazie di essere passati, allora!” li ringraziò cercando di chiudere lì la conversazione e liquidarli il prima possibile. “Qui va tutto bene come potete vedere, anche se stiamo raccogliendo ben poche delle erbe mediche che ci servivano. Se il tempo non dovesse migliorare entro i prossimi due giorni, torneremo a Konoha come già d’accordo con Tsunade!” spiegò la ragazza, sorridendo.

Shikamaru era rimasto tutto il tempo immobile, ascoltando attentamente. Tornò a guardare Kiba, poi Ino, e infine nuovamente Sakura.

“Sei sicura che sia tutto ok?” le chiese, riferendosi ovviamente al fatto che il ragazzo fosse senza maglietta.

Kiba notò le sue occhiatacce, e intervenne subito.

“Ehi, stavo andando a fare una doccia prima che arrivaste voi! Non essere affrettato con le tue conclusioni!” ringhiò difendendosi, incrociando le braccia al petto. “Piuttosto, come mai c’è Temari con voi? Suna è lontana da qui!”

“Visto che abbiamo stretto un’alleanza da poco, Gaara è stato generoso e ha mandato un po’ di aiuti, dato che ne avete davvero bisogno.” Rispose Temari, tirata in causa.

“Bah, non sono affari miei, dopotutto. Vado a fare la mia doccia, ci si vede!” disse il ragazzo tornando verso il bagno, fermandosi a metà della camera per rivolgersi ad Ino.

“Allora, vieni o no a darmi una mano?” le propose, facendole l’occhiolino.

Ino scoppiò a ridere nonostante l’umore nero, e gli lanciò una delle sue ciabatte.

“Cretino!” gli urlò, mancando di colpirlo perché lui era stato un fulmine a rifugiarsi in bagno.

Shikamaru osservò la scena in silenzio, poi guardò Sakura. “Vado a chiedere se hanno una stanza libera, ormai è tardi per mettersi in viaggio, e siamo stanchi. Torneremo al villaggio domattina.” Comunicò senza aspettare pareri o approvazioni, dirigendosi subito verso la reception. Sembrò che Temari volesse dire qualcosa, ma si limitò a seguirlo fuori, lasciando Chouji con le due ragazze.

L’atmosfera in quella camera si era fatta strana, e Chouji volle fare un tentativo per capire se fosse solamente una sua impressione. Ma conosceva Ino, sapeva esattamente cosa le stesse passando per la testa in quel momento.

“Come stai, Ino? Sono giorni che non ci vediamo!” disse sorridente e sincero come sempre.

“Ah, davvero? Non me ne ero accorta!” rispose lei fingendo che la cosa non le importasse, dopo essersi rimessa a leggere.

Sakura sospirò, facendo cenno a Chouji di lasciarla stare e farla sbollire. Quando ci si metteva Ino sapeva essere davvero infantile. Insomma, che ragione c’era di prendersela? Era l’Hokage a decidere chi mandare in missione, pensando solo alla buona riuscita della stessa, non certamente per fare congiure contro di loro. Lei non ci vedeva nulla di strano nel fatto che i suoi compagni fossero andati in missione con qualcun altro, anche se di un altro villaggio. Poteva accadere. La verità era che il problema di Ino era che la persona in questione fosse Temari, vista la confessione che le aveva fatto poco tempo prima riguardo Shikamaru. Ma Ino non era nemmeno stupida, e la sua infantilità aveva sempre la durata più breve che ricordasse di aver mai visto in qualcuno, perché faceva vincere sempre la ragione e il buon senso.

Però Sakura forse conosceva bene Ino, ma non di certo Chouji.

Il ragazzo ignorò totalmente il suo suggerimento, e andò sul letto di Ino, chiedendole in silenzio di fargli spazio per permettergli di sedersi.

“E’ bello vederti, mi sei mancata tanto! Hai mangiato, vero?” le chiese, rivolgendole sempre un tono di voce dolce e tranquillo.

La ragazza avvertì una stretta allo stomaco e all’improvviso ebbe voglia di abbracciarlo forte. Dio, ma come si faceva a rimanere arrabbiati con uno come Chouji? Era impossibile.

Non gli rispose, limitandosi soltanto ad annuire leggermente. Lo sentì ridacchiare piano, soddisfatto. E lei si sentì subito meglio, contagiata forse dalla sua solita allegria. Tuttavia erano rimaste delle briciole di infantilità in lei, e gli pizzicò il braccio. “Traditore. Traditori.” Sentenziò imbronciata.

“Ino… lo so cosa stai pensando, ma Temari non…”

“Non voglio parlare di lei.” Lo interruppe la bionda, stizzita.

“Avanti Ino, non fare la bambina! Sono andati in missione, mica a divertirsi!” intervenne Sakura credendo che fosse giusto difenderli e credendo anche che questo bastasse a farla ragionare.

Chouji massaggiò il braccio, corrucciando lo sguardo. “Ino, pensi che basti una settimana e una missione lontani perché ti si possa dimenticare?” le chiese guardandola.

La bionda scosse la testa come una bambina, decidendo che non poteva certo tenergli il muso per quella storia. Sospirò, mettendo da parte il libro, facendo quello di cui aveva avuto voglia prima e che si era negata di fare: abbracciarlo.

Chouji sorrise felice e ricambiò il suo abbraccio. “Se fai la brava ti svelo anche un segreto!” le propose, facendole l’occhiolino con l’aria di chi la sapeva lunga.

Ino lo guardò con aria interrogativa, e Chouji rise, beccandosi un altro pizzicotto.

“E’ tutto sistemato, possiamo fermarci qui per questa notte...” Annunciò Shikamaru dalla porta, notando i suoi due amici abbracciati. “Vado fuori a fumare, se avete bisogno sono nel cortile.”

“Shikamaru?” lo richiamò Chouji, fermandolo. “Qual è la camera? Così vado a sistemare subito le nostre cose!”

“106. In fondo a sinistra.” Gli comunicò, sparendo subito dopo.

Ino rimase spiazzata, guardando Chouji e Sakura, interdetta.

“Ma che ha?” chiese infine, notando il sorriso ambiguo di Chouji.

“Mah, chissà…” rispose vago l’amico, trattenendo una risata a stento.

Ino si chiese subito dove fosse finita Temari, che poco prima lo aveva seguito. Gli venne in mente che forse avevano discusso e lei era andata subito nella loro camera, e adesso lui era nervoso per quello.

La loro camera. Non poteva credere di averlo pensato sul serio. Suonava così… male.

Aggrottò le sopracciglia chiare, ricordandosi che fuori pioveva. Corse alla finestra per accertarsene, poi afferrò uno degli ombrelli che avevano preso sul posto e si precipitò fuori.

“Quell’idiota ha scordato che fuori sta ancora piovendo, gli porto l’ombrello e torno!” urlò a Sakura e Chouji mentre spariva dalla porta, non notando così l’ennesimo sorriso sornione di Chouji, che però non sfuggì a Sakura.

“Allora,” iniziò la ragazza, incrociando le braccia al petto. “Adesso mi dici qual è la vera ragione per la quale siete qui?”

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Quando Ino arrivò nel cortile non vi trovò nessuno a parte Shikamaru, ovviamente. Per fortuna erano passati solo pochissimi minuti da quando era andato lì e non si era bagnato poi molto, e comunque sembrava non interessargli. Si avvicinò a lui riparandolo con l’ombrello, senza dire nulla.

Lui la guardò con la coda dell’occhio. Non stava fumando come aveva annunciato prima, anche perché con tutta quella pioggia sarebbe stato un miracolo riuscire ad accendere una sigaretta.

“Allora non sei così nervoso come sembra,” constatò Ino conoscendo le sue abitudini. Sapeva che fumava solo in occasioni particolari, come quando era troppo stressato o nervoso, o lavorava troppo e non aveva possibilità di sfogarsi in altro modo.

Lui rovistò nel suo giubbotto, tirando fuori il pacchetto di sigarette e l’accendino.

“Chiudi l’ombrello e accendine una tu, se ci riesci.”

“Antipatico.” Sbuffò Ino. Effettivamente non aveva preso in considerazione quel piccolo dettaglio. “Ma la missione è andata così male?” domandò, cercando di ricordare quando fosse stata l’ultima volta che l’aveva visto così teso.

Shikamaru non disse nulla, continuando a fissare la pioggia, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.

“Anche qui non è andata molto bene…” continuò Ino, parlando da sola, cosa che accadeva spesso quando si trovavano loro due da soli. Per lei era come cercare di allentare la tensione che si creava, anche se non capiva il motivo. Parlare la distraeva da quello che in realtà avrebbe voluto dirgli, blaterare era il suo modo di nascondersi e proteggersi. “Sai cosa penso?” gli chiese anche se avrebbe comunque detto quello che le passava per la testa da giorni. Come si aspettava, lui non rispose, continuando a rimanere in silenzio senza fare nemmeno un gesto per farle capire se potesse parlare o tacere, come di solito faceva.

Ma Ino era troppo tesa e si maledì per non essere tornata subito in camera come aveva precedentemente detto, continuando a parlare. “C’è una ragione per cui le cose stanno andando male: siamo noi.”

Per la prima volta da quando l’aveva raggiunto lì, Shikamaru si voltò a guardarla, non capendo cosa volesse dire.

Lei notò il suo sguardo confuso e cercò di spiegarsi. “Sì, insomma… nel senso che quando siamo insieme per noi tutto è più facile, no? Il nostro trio è il migliore di Konoha, e non dovrebbe essere mai separato! Vedi cosa succede, altrimenti? Va tutto a rotoli!” gli disse seriamente, osservando la faccia di Shikamaru fare una specie di sorriso. Le mise una mano sulla testa, scompigliandole un po’ i capelli.

“Ma tu sei la stessa Ino che quattro anni fa si disperava per chi le fosse capitato in squadra? La stessa che in seguito ha chiesto più volte di poter entrare a far parte di un’altra?” le chiese ironico, stupito dalle parole che aveva appena sentito dalla ragazza.

“Era diverso. Ero diversa.” Si giustificò la bionda. “Non avevo nemmeno la più pallida idea di cosa volesse significare la parola ‘squadra’, me l’avete insegnato voi…”

“Wow,” fece Shikamaru sempre più stupito, inclinando la testa leggermente per osservare meglio l’espressione che la compagna stava tentando di nascondergli, evidentemente arrossita. “Cos’è quest’attacco di… bontà? Carineria?”

“Sono seria.” Rispose lei offesa.

“Lo so, scusa. E’ che… è strano sentirti parlare così… apertamente.”

“Lo so, ma non ti ci abituare!” ridacchiò la ragazza, dandogli una piccola spinta giocosa.

“Vai pure comunque, io rimango qui un altro po’…”

“Vuoi stare da solo?”

“Ti beccherai un raffreddore se rimani qui vestita in quel modo.”

“Allora abbracciami, così mi scaldi!” propose la ragazza, sapendo che non avrebbe mai fatto qualcosa del genere. Ma ebbe il dubbio quando lo vide muoversi verso di lei, e il cuore le balzò in gola per poi tornare normale quando Shikamaru si tolse il giubbotto per darlo a lei.

“Testona.” Affermò il ragazzo, facendola sorridere.

“Non vuoi proprio dirmi che succede?” provò ad insistere lei, sentendosi inquieta nel vederlo così.

“La missione è stata un fallimento totale…” si decise ad ammettere lui finalmente. Ino capì che si sentiva responsabile, e che sarebbe stato difficile toglierglielo dalla testa. Da quando poi era morto il loro maestro tutto il peso era piombato sulle sue spalle, e per di più a causa del suo straordinario quoziente intellettivo, spesso l’Hokage e gli adulti dimenticavano che era ancora solamente un ragazzo. Non era normale caricarlo in quel modo di responsabilità, lei non riusciva nemmeno ad immaginare come ci si dovesse sentire. Di certo era gratificante, ma era convinta che il gioco non valesse la candela, e che gli aspetti negativi fossero nettamente superiori a quelli positivi.

“A volte può succedere, dai… purtroppo non può andare sempre tutto bene, non siamo perfetti…” cercò di consolarlo sinceramente. "Non è colpa tua Shikamaru, succede e basta.” Finì, stringendosi di più al giubbotto, iniziando a sentire freddo.

“Davvero pensi che sia perché ci siamo separati?”

Ino non capì se la stesse prendendo in giro o meno, ma annuì comunque.

“In questa settimana non ho fatto altro che preoccuparmi per voi…” confessò, “Non sono nemmeno riuscita a finire di leggere un libro, figurati svolgere una missione!”

Lui si grattò una guancia, quasi convinto. “In effetti è stata la prima volta che siamo stati lontani per così tanto…” ammise lui, massaggiandosi il collo con una mano. “Ma siamo ninja, non è per niente professionale…”

“Chissenefrega.” Ribatté prontamente lei, aspettandosi una risposta del genere da parte sua. “Ti stanno trasformando in un robot.”

“Ino…”

“No, adesso ascoltami.” Lo bloccò lei, prima che iniziasse un qualsiasi discorso sulla vita dei ninja. “Non è la prima volta che dici una cosa del genere. L’ultima volta hai persino rimproverato Chouji perché si era preoccupato di mettere al sicuro un ragazzo che era stato coinvolto per caso!”

“Si stava facendo distrar-”

“No!” lo fermò di nuovo lei, agitata. “Stava aiutando una persona che non c’entrava nulla!” Cercò di spiegarli, sperando di riuscire a fargli capire le sue ragioni.

“Si possono aiutare le persone senza metterne in pericolo altre.” Asserì lui serio. Stava per venirgli uno dei suoi mal di testa ricorrenti in quell’ultimo periodo.

“Se ogni tanto agissi d’istinto capiresti cosa proviamo!” lo rimbeccò Ino seccatamente. Anche quella volta avevano finito per litigare, tanto per cambiare.

“Se ogni tanto foste più responsabili, capireste che non posso permettermelo!” rispose lui stavolta alzando il tono della voce, sorprendendo persino se stesso.

Per la prima volta da quando si conoscevano, Ino non ribatté più, lasciando a lui l’ultima parola. Il rumore della pioggia era l’unica cosa che si sentiva in quel momento, e Shikamaru non riuscì più a sopportare quel silenzio, sebbene si lamentasse sempre che non ce ne fosse mai abbastanza. Si scostò dal riparo offerto da Ino con il suo ombrello.

“Torno in camera, sono un po’ stanco.” La salutò sparendo subito dopo, lasciando Ino da sola sotto la pioggia.

“Grandioso…” alzò gli occhi al cielo lei, rimanendo a riflettere qualche minuto prima di decidere di tornare in camera anche lei.

Prima di rientrare, notò Temari che sistemava qualcosa sulla porta della propria stanza, e quando si richiuse dentro, le si avvicinò incuriosita.

Il cartellino sulla maniglia della porta recitava a chiare lettere: Non disturbare.

Ino avvampò, ma non di vergogna, bensì di rabbia. Di gelosia. Di tutto.

Tornò di corsa nella sua camera, sbattendo la porta nel richiuderla, trovando Chouji ancora lì che chiacchierava con Sakura e Kiba, e il sangue iniziò a ribollirle nelle vene.

Calma. Doveva stare calma. Non doveva fregargliene assolutamente niente con chi Shikamaru si chiudesse in camera. Non erano affari suoi.

“Ino?” la chiamò Chouji, notando il giubbotto che aveva sulle spalle.

La ragazza non rispose, buttando l’ombrello in un angolo a casaccio, maledicendo quella giornata in tutte le lingue che conosceva e più volte.

“Quell’idiota!” tuonò con irritazione, puntando il panino che aveva abbandonato prima, sfogandosi su di esso, mordendolo in malo modo.

“L’hai detto anche quando sei uscita poco fa,” le fece notare Sakura, facendo ridere Kiba.

“Ma… avete litigato di nuovo?” chiese Chouji ormai rassegnato, scuotendo la testa e sospirando abbattuto.

“Non preoccuparti Cho, c’è Temari di là che lo sta consolando, gli passerà in fretta! Ha piazzato un bel cartello sulla vostra porta, mi sa che dovrai prenderti un’altra camera!” rispose acida la bionda, tra un morso e l’altro.

“Temari? Sulla nostra porta?” Chouji andò fuori a controllare rientrando poco dopo ridendo di gusto, e Ino pensò che avrebbe iniziato ad uccidere lui. “Ino, ma quella non è la nostra camera!” continuò a ridere il ragazzo, tenendosi la pancia. “Pensavi che dormisse in camera con noi? Shikamaru le ha sempre preso una camera solo per lei!”

Sakura scoppiò a ridere all’improvviso, farfugliando cose a caso, con le lacrime agli occhi.

“Oh-oh! Qualcuno qui è geloso marcio!” commentò Kiba unendosi alle risate degli altri due.

“Andate al diavolo.” Sentenziò Ino, tremendamente imbarazzata. Avrebbe voluto sprofondare, ma come si faceva ad essere così stupidi? Perché stava collezionando solo figuracce? Non era riuscita a consolare Shikamaru, anzi, l’aveva fatto irritare ancora di più, fraintendeva sempre le cose e non imparava mai a contare fino a dieci prima di trarre conclusioni.

Sakura le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla, smettendo di ridere. “Sai, un uccellino mi ha detto che Shikamaru non era molto concentrato sul suo lavoro perché preoccupato per te,” le confessò piano, cercando di non farsi sentire da Kiba per ovvie ragioni. “Questo uccellino dice anche che ha voluto lasciar perdere la missione per venire fin qui e che l’Hokage non sia ancora stata informata…” aggiunse la ragazza facendole l’occhiolino.

“Questo uccellino sa molte cose…” disse Ino sorpresa, sciogliendosi però in un sorriso.

“Sa quello che dice!” confermò Chouji annuendo convinto.

Ino avvertì una sensazione ormai conosciuta allo stomaco, un guizzo di felicità forse stupida, ma non poteva fare a meno di esaltarsi per quelle piccole cose. Quello che aveva appena saputo voleva poter dire tutto o niente e se ne rendeva conto, ma a lei bastava che avesse il potere  di farla sentire così.

Passò il pomeriggio con i suoi amici, la pioggia non cessava di cadere e senza accorgersene arrivò la sera. Kiba era uscito a prendere la cena, Chouji si era appisolato sul suo letto e Sakura la stava aiutando a mettere un po’ di ordine in camera.

“Perché non vai a chiamare Shikamaru? Così ceniamo tutti insieme, già che siamo qui! No?”

“Mh. Mandiamo Chouji però, eh?”

“Ino la temeraria ha paura?” la stuzzicò Sakura ridacchiando.

“Ne avresti anche tu se avessi visto com’era alterato… non mi aveva mai risposto a quel modo!” si lamentò la bionda.

“Certo che si è alterato, lui è venuto qui per te e tu l’hai accusato di essere un robot, Ino!” la rimproverò l’amica.

“E che ne sapevo io, scusa!” cercò di difendersi lei, sbuffando. “Vabbè, vado a chiamarlo io, ho capito…” disse arrendendosi alla sua coscienza e ai sensi di colpa.

“Prendi la chiave, se bussi sono certo non ti sentirà…” mormorò Chouji in dormiveglia, porgendole la chiave senza aprire gli occhi.

Ino la prese senza dire nulla, dirigendosi verso la camera dei ragazzi. Passò da quella di Temari, notando che aveva ancora il cartello fuori la porta. Chi la capiva era bravo, forse non li riteneva degni di passare del tempo con loro.
 
Aprì la porta piano notando l’oscurità totale nella quale era avvolta. Ricordò la mania di Shikamaru si creare più buio possibile perché solo in quel modo riusciva a dormire profondamente, e sorrise. Cercò di avvicinarsi piano al suo letto dato che non voleva accendere la luce e risvegliarlo di botto, rischiando di irritarlo ancora. Sbatté il piede contro qualcosa e urlò mentalmente di dolore, stringendo i denti.

Poi finalmente lo trovò, coperto a metà dalle lenzuola, che dormiva tranquillo. Quasi le dispiaceva svegliarlo, forse poteva aspettare ancora un po’ prima di chiamarlo. Rimase qualche minuto ad osservarlo, poi si decise a toccargli il braccio e scuoterlo piano, chiamandolo. Lo vide muoversi un po’, mugugnando.

Ino sorrise e si avvicinò di più a lui, prendendo una ciocca di capelli, usandola per solleticargli il viso.

“Mh? Ino?”

Doveva essere totalmente impazzita se trovava sexy persino la sua voce impastata dal sonno. Per fortuna era buio e lui non si sarebbe accorto che era arrossita.

“E’ ora di cena... pensavamo di mangiare tutti insieme di là, vieni?” chiese, realizzando solo in quel momento di essere chiusa in un camera d’albergo da sola con lui, al buio.

Lui sembrò smarrito, forse per via del sonno, o per via del tono inusualmente ammorbidito della sua compagna.

“Ok, arrivo…”

Ino sorrise e fece per alzarsi e tornare nell’altra camera, quando sentì bussare.

“Ehi Shikamaru, sei sveglio?” chiamò una voce purtroppo conosciuta da Ino: Temari.

“Non ho chiuso la porta!” si ricordò improvvisamente la ragazza, pensando che non sarebbe stato esattamente il massimo farsi trovare lì. Se fosse stata un’altra probabilmente avrebbe approfittato dell’equivoco che poteva crearsi facilmente, ma quei giochetti non facevano per lei, non le erano mai piaciuti, in fondo. Tuttavia non poteva rimanere lì, se fosse stata lei la ragazza di Shikamaru e l’avrebbe trovato in quel modo con un’altra di certo avrebbe fatto una strage.

Mentre Temari apriva la porta, ad Ino non venne altro in mente che infilarsi sotto le coperte con Shikamaru. Anzi, su Shikamaru, per l’esattezza.

Il ragazzo si irrigidì di botto non capendo cosa stesse combinando quella seccatura, che cavolo le passava per la testa? “Ma che cavolo fai?” le chiese alzando le coperte.

“Sssssh!” lo intimò lei, mettendosi un dito davanti le labbra.

Temari si avvicinò al letto fortunatamente senza accendere la luce e tenendosi ad una distanza tale da non riuscire a vedere bene. “Andiamo a mangiare qualcosa?” chiese la ragazza, mettendosi una mano su un fianco.

Shikamaru disse subito di sì per farla andare via il prima possibile e togliersi Ino di dosso, dato che voleva capire cosa stesse succedendo, e cosa più importante, avrebbe rischiato la vita se avesse notato che si stava eccitando. Ritrovarsela appiccicata addosso in quel modo… era qualcosa che nemmeno lui avrebbe potuto prevedere e controllare, con tutta la sua buona volontà.

Ma Ino non sembrò essere d’accordo, e lo pizzicò ad una gamba, indispettita.

“Ahi!” si lasciò sfuggire il ragazzo, guardando Temari che si era stranita. “Un crampo,” si giustificò sul momento, non sapendo nemmeno perché stesse assecondando quella matta della sua compagna di squadra. Adesso dire a Temari che aveva Ino sopra di lui e che l’aveva pizzicato sarebbe apparso ancora più assurdo del motivo per cui si trovava lì, probabilmente. Sudò freddo quando Temari fece qualche passo in avanti, e si rassegnò all’idea della magra figura che avrebbe fatto da lì a poco.

“Tirati su, scansafatiche…” fece lei fermandosi e mettendo le mani sui fianchi, aspettando che lui si alzasse.

“Vorrei fare una doccia prima, ti chiamo appena finisco…” provò d’istinto il ragazzo, dicendo l’unica cosa plausibile che gli era venuta in mente in quei pochi istanti. Per fortuna sembrò funzionare, vide Temari voltargli le spalle che lo salutava con la mano mentre andava via. “Non metterci troppo, crybaby!” gli disse chiudendo la porta.

Shikamaru aspettò di sentire i suoi passi allontanarsi, tirò un sospiro di sollievo e tirò via le lenzuola, scoprendo Ino.

“Tu. Sei. Una. Seccatura.” Sillabò lentamente affinché potesse capire bene. “Si può sapere che cavolo ti è preso?”

“Non ci arrivi? Non volevo farmi trovare qui da lei, ti ho risparmiato una sfuriata, dovresti ringraziarmi!” spiegò lei rimanendo però attaccata a lui.

“Ma di che stai parlando, adesso?” chiese lui sempre più confuso, corrucciando le sopracciglia.

“Beh, immagino che Temari si sarebbe infastidita molto nel trovarmi qui al buio con te!”

“Non ne vedo il motivo.”

“Questo perché sei un uomo e non capisci niente di donne!” si infervorì lei, puntandogli una mano sul petto, allungandosi su di  lui.

Shikamaru sudò nuovamente freddo e si bloccò. Le toccò piano le spalle per farla stare ferma, e possibilmente per farla scendere. “Beh nemmeno tu capisci niente di uomini, smettila di muoverti così!” le disse lui d’istinto, notando che lei non aveva capito.

Ma Ino sembrava non ascoltarlo, e si era allungata di più su di lui.

Il ragazzo deglutì piano. Aveva praticamente il suo seno che gli sfiorava la faccia, mentre lei era concentrata a guardare qualcosa sulla sua testa. “Ino,” la richiamò, alzando un po’ il ginocchio per cercare di nascondere l’erezione ormai evidente.

“E questa cos’è?” domandò la ragazza, incuriosita. Shikamaru si passò una mano sul viso, prima di rendersi conto che si stava riferendo ad una piccola ferita che si era fatto sulla tempia sinistra, quasi all’attaccatura dei capelli.

“Non è niente,” sminuì il ragazzo, distratto dalle curve di Ino. Dannazione, che seccatura.

“Te la sei fatto per colpa mia?” chiese colpevole la bionda, scendendo a guardarlo.

“Cosa c’entri tu? Mi sono semplicemente distratto, è stata colpa mia.”

“Ma eri distratto a causa mia,” affermò la bionda con sicurezza, e Shikamaru capì che qualcuno di sua conoscenza aveva parlato.

“Chouji…”

“Mi dispiace per oggi…” si scusò pentita. “Parlo sempre troppo.” Ammise leggermente imbarazzata.

“Non importa.” Sorrise lui, colpito dalle sue scuse. Di solito cercava sempre un modo di insabbiare tutto, orgogliosa com’era nel chiedere scusa. Però forse valeva solo per le cose di poca importanza, quando riteneva di averla fatta abbastanza grossa, non esitava a scusarsi.

“Hai sorriso!” esclamò la ragazza all’improvviso, incredula. “Di solito ghigni o fai delle smorfie, ma hai proprio sorriso!” disse tutta eccitata, muovendosi a caso su di lui. “Dai, dai, sorridi ancora!”

Shikamaru per tutta risposta l’afferrò per i fianchi ribaltando le loro posizioni, ritrovandosi faccia a faccia con lei e i suoi capelli biondi sparsi sul cuscino. Si scostò un po’ da lei, provando un po’ di sollievo e tentando anche di scendere dal letto. Ma la ragazza gli afferrò un braccio, riportando l’attenzione su di lei. “Sorridi ancora, Shikamaru…” chiese ancora con voce bassa e seria. “Sei sempre così teso, sottopressione… se ti fidassi di più di noi potremmo aiutarti ad alleggerirti dei pesi continui che ti addossano, no?”

“Ino, mi fido di voi, anche se pensi il contrario.”

“Quindi non sei venuto fin qui perché eri sicuro di trovarmi nei guai, vero?”

“Beh, conoscendoti, la probabilità era molto alta.” Scherzò lui, ghignando.

Ino lo pizzicò ancora, stavolta sul braccio, fintamente offesa. “Non sei carino. E nemmeno coerente. Dici che ti fidi e poi molli una missione per venire a controllare che non sia morta? C’è qualcosa che non torna!”

“Mi fido di te.” Ribatté con aria più seria del solito. “Ma non mi fido di chi ti mettono in squadra.”

“Cos’ha Sakura che non va, scusa? E’ fortissima ed è un ottimo medico!” la vantò stranamente.

“Non parlavo di Sakura. Adesso posso andare?” chiese riferendosi a lei che teneva ancora stretto il suo braccio.

Ino scoppiò a ridere, cercando di capire cosa stesse cercando di dire. “Kiba? Ma dai, non è così scapestrato come sembra!”

“Stiamo parlando del ragazzo che ho trovato mezzo nudo in camera e che ti ha chiesto di dargli una mano a fare la doccia?” le fece notare lui, ironicamente.

“Sei geloso.” Sentenziò lei scherzando.

“Chiederò all’Hokage di evitare di separarci, appena torniamo. Il nostro trio non dovrebbe essere mai diviso, no? Hai ragione.” Disse, usando le stesse parole che la ragazza gli aveva detto precedentemente.

“Sei davvero geloso!” ripeté la ragazza, ridendo di gusto.

“Ho solo buonsenso.” Cercò di dire lui, prima che lei lo attirasse a sé.

“Adesso lui probabilmente mi avrebbe abbracciata,” ammiccò la bionda, provocandolo. “ e baciata.”

“Quindi vorresti che mi comportassi come lui?”

Ino scosse la testa, sorridendo. “Non ti vorrei diverso da come sei,” gli disse stupendolo per l’ennesima volta. “altrimenti non mi sarei innamorata di te.” Gli confessò infine, sentendosi finalmente libera. Si alzò infine dal letto, lasciandolo come paralizzato. Non aveva mai avuto intenzione di dirglielo, era semplicemente successo. Non si aspettava nulla, ma non voleva commettere di nuovo lo stesso errore fatto con Sasuke che non aveva mai saputo niente, anche se probabilmente non gliene importava. Non voleva che le cose cambiassero tra di loro, ed era certa che Shikamaru avrebbe lasciato cadere la cosa nel dimenticatoio. “Avverto gli altri che non ci sarai per cena, buona serata!” trillò tranquilla, aprendo la porta, non aspettandosi la mano di Shikamaru chiudere la porta di scatto. Si voltò a guardarlo contrariata, riprovando ad aprire la porta. “No, non farlo, Shikamaru.” Lo pregò. “Non voglio ascoltare la tua predica sul fatto che sia sbagliato, che potrei rovinare tutto e compromettere amicizia e lavoro.” Cercò di rassicurarlo, convinta di sapere esattamente cosa lui le volesse dire.

“Tanto non funziona,” le comunicò, togliendole la mano dalla maniglia della porta. “sono quattro anni che mi ripeto le stesse cose.”

Ino sgranò gli occhi incredula, arrossendo di colpo. Sentì all’improvviso un tonfo provenire da fuori e dei gridolini di voci conosciute e aprì subito la porta, trovandovi Chouji e Sakura.

“Ma che diavolo…?”

Shikamaru si affacciò con lei, ghignando. “Pettegoli come te, sono amici tuoi, dopotutto.”

Ino rise, guardandolo con aria maliziosa. “Beh, allora diamogli qualcosa di cui parlare davvero!” annunciò, prima di trascinarlo di nuovo in camera, chiudendo la porta a chiave.

Sakura spalancò la bocca, chiedendosi come fossero arrivati a quel punto senza che si fosse mai accorta di niente, mentre Chouji ridacchiava soddisfatto.

“Mi sa che dovrai dormire da noi, stanotte…” disse lei sconcertata, tornando in camera.

“Sono disposto a dormire anche sui sassi, per loro!” esclamò tutto contento come un bimbo, seguendola.

Incrociarono anche Kiba che tornava proprio in quel momento, con le borse in mano della loro cena, e risero ancora. “Hai preso anche da bere?” chiese Sakura curiosando tra la spesa, sapendo di trovarci qualcosa. Chouji lo affiancò, mettendogli una mano sulla spalla, con aria fiera. “Amico mio, stasera si festeggia!”

“E Ino e Shikamaru?” chiese d’istinto non vedendoli in giro.

“Tranquillo, loro si sono già portati avanti!” concluse Chouji, sorridendo.



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N/a: Il titolo è tutto un programma, me ne rendo conto. XD E forse anche questa storia. Il fatto è che ho voluto scrivere volutamente una cosa leggera, frivola se vogliamo… un po’ per alleggerire i drammi degli ultimi tempi. Devo dire che l’idea di inserire altri personaggi oltre ad Ino e Shikamaru mi sta piacendo parecchio, è divertente, ma cavolo se è difficile. Il problema per me è che vorrei sempre approfondire ogni singolo personaggio che uso, ma mi rendo conto che verrebbe una cosa troppo lunga e forse noiosa, e allora cerco di darmi una regolata. Spero di esserci riuscita. XD

Come sempre, grazie alla mia beta Solarial/Lucy che ormai corregge in automatico senza che le chieda nulla e che ha suggerito lo stesso titolo a cui stavo pensando anche io. <3

E non mi stancherò mai di dirlo, grazie a chi leggerà e a chi vorrà anche lasciare una recensione. Dire che mi fa piacere è poco, e chi scrive sa bene cosa voglio dire. :)

Alla prossima! :*
   
 
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