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Autore: Cloudsoftime    28/05/2013    0 recensioni
è la mia prima ff sui Simple Plan, volevo tanto scrivere qualcosa su Pierre e David. Questo è quello che la mia testa ha fruttato. David, per svariati motivi che scoprirete leggendo, compirà un viaggio e in mezzo a mille perchè scoprirà qualcosa di straordinario. Hott Baguettes
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chuck Comeau, David Desrosiers, Jeff Stinco, Pierre Bouvier
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Alzo la testa dal libro. Tutti i ragazzi presenti nell'aula si stanno alzando, il professore è seduto alla cattedra e con gli occhiali sul naso saluta i vari alunni che gli passano davanti.

Cavolo, mi sono addormentato ancora” penso chiudendo il libro bagnato di saliva e cacciandolo nella borsa. Mi sfrego la faccia con una mano per riprendermi e mi alzo barcollando un po'.
-Ehi Dave, dormito bene?-
Mi volto annoiato trovandomi faccia a faccia con Chuck.
-Mmm-
Mugugno qualcosa accorgendomi del forte mal di gola. Colpa delle sigarette e del sonnellino. Mi trascino fuori dall'aula con Chuck davanti a me che strilla come una cheerleader. Come fa ad essere così attivo la mattina? Io mi sento uno zombie, ho bisogno di mangiare qualcosa.
-Chuck mi porti la borsa in aula? Dove siamo a proposito?-
Gli chiedo recuperando la voce e porgendogli la mia tracolla.
-Credo nella 4°, matematica-
Perfetto, mi parte un embolo che distrugge il mio cervello. No, non riuscirò mai a resistere. Mi appoggio una mano sulla fronte e chiudo gli occhi.Deciso, me ne vado a casa.Qualcuno benedica il college, posso andarmene quando mi pare e mi piace senza giustificazioni. Oggi non mi sento neanche in colpa, all'ultimo esame ho preso un bel 28 quindi anche se salto qualche lezione non mi succede niente.
-Chuck dammi la borsa, vado a casa-
Mormoro allungando una mano verso di lui che però si scosta spalancando gli occhi.
-Perchè te ne vai Dave?-
Mi chiede allarmato. Lo guardo alzando un sopracciglio.
-Perchè ho sonno Chuck. Su, dammi questa borsa-
-No Dave! Non hai mai saltato nessuna lezione, cosa ti succede?-
Strilla lui schivandomi per la seconda volta. Maledetto Chuck e la sua cavolo di fissa per lo studio. Mi blocco, abbasso la testa e stringo i pugni. Sospiro.
-Chuck, ti sto per menare-
Sibilo rimanendo immobile.
-O-ok Dave. Non ti incazzare però!-
Il mio amico appoggia la borsa di fianco ai miei piedi e si allontana lentamente. Di solito sono tranquillo, non mi altero mai. Ma Chuck, a volte, ce la mette tutta per farmi andare su di giri. Solo lui è capace. E anche mia sorella, però con lei è diverso. Quando litighiamo ci odiamo proprio da fratelli. Comunque, afferro la mia borsa e mi tranquillizzo.
-Stai attento sul treno e mandami un messaggio quando arrivi a casa ok?-
Sussurra lui arrossendo un po' e osservandomi con i suoi occhioni nocciola. Mi guardo intorno, c'è un sacco di gente nel corridoio ma non mi interessa, lo faccio comunque. Abbraccio Chuck stringendolo leggermente.
-Stai tranquillo-
Mi stacco e lo saluto con la mano dirigendomi verso l'uscita.
-Ciao Dave!-
Sento la risposta di Chuck arrivare dopo qualche secondo. Alzo gli occhi al cielo schivando ragazzi e ragazze che si fiondano alle proprie lezioni. Chuck è gay. Lo sanno tutti, ma è anche il mio migliore amico e gli voglio un sacco di bene. Ogni tanto però esagera quel tantino da farmi incazzare. Esagera con i favori, esagera con le gentilezza, esagera sullo studio ed esagera a manifestarmi il suo affetto. Lui stravede per me, non per essere egocentrico ma è vero. Me l'ha anche confessato. Comunque, meglio tenere le distanze adeguate ogni tanto.
Spalanco la porta a vetri che pesa almeno tre volte me e un vento gelido mi investe facendomi rabbrividire. Cerco la sciarpa nella borsa e me la avvolgo intorno al collo affondandoci dentro il naso. Infilo le mani nelle tasche del giubbetto di pelle e mi fiondo alla paninoteca dietro la stazione. Attraverso lo stradone principale rischiando di farmi investire.
-Spostati frocetto!-
Mi urla un tizio in macchina. Mi giro subito verso di lui e gli faccio il dito medio nascondendomi però nella sciarpa. Ma che cavolo, la gente è solo capace di insultare? In quel modo poi. Risalgo sul marciapiede e cammino in direzione della paninoteca. Ogni tanto mi giro verso le vetrine dei negozi che riflettono la mia immagine. Uff non sono gay, ma un po' lo sembro. Lo devo ammettere, sono magro (più o meno), piccolino, mi metto sempre pantaloni super attillati e magliette altrettanto. Capelli neri tinti, qualche percing e nessun tatuaggio per adesso. Immerso nei miei pensieri da paranoico non mi accorgo di essermi fermato davanti alla vetrata principale della paninoteca. Mi squadro da capo a piedi guardandomi di lato e da altre prospettive. Massì, non sono poi così male. Oggi poi mi sento più figo del solito. In forma no ma figo si. Guardo dentro il locale, oltre la mia immagine e per mia grandissima sfortuna noto un ragazzo e una ragazza che mi stanno fissando sbigottiti da dietro il vetro. Mi sento avvampare, faccio finta di niente, mi sistemo i capelli alla cavolo tanto per fingermi disinvolto e apro la porta del locale. Che figura di merda. Tengo la testa bassa e mi dirigo all'unico tavolo libero. Ovviamente, visto che stamattina mi sta andando tutto bene, da questa postazione ho la visuale diretta sulla coppia che prima mi stava fissando allibita. In particolare, sono nella traiettoria del ragazzo, la ragazza mi da le spalle. Alzo lo sguardo incontrando quello dello sconosciuto. È solo un secondo ma mi sento scosso, inquieto. Perchè? Ok che ho fatto la figura ma di solito non me ne frega più di tanto, mi passa velocemente. Invece adesso mi sento osservato, tenuto sotto controllo. E sono pure da solo. Arriva la cameriera, quella che sembra si sia mangiata il marito intero. Carne, ossa e ciccia compresa.
-Allora, sai già cosa prendere?-
Mi chiede irritata.Ordino il mio solito panino e una coca cola e aspetto. Non so cosa fare, mi mangio le unghie, svuoto la borsa sul tavolo per cercare qualcosa di interessante, osservo la gente che passa sul marciapiede ma ogni tanto mi cade ancora l'occhio sul ragazzo davanti a me. Osservandolo meglio mi viene in mente di averlo già visto da qualche parte. Forse a scuola. Ma si certo! Frequenta gli stesso corsi di Jeff! Ecco dove l'ho visto. Dovrebbe chiamarsi Patrick o Paul. No forse era Peter o un cavolo di nome con la P che adesso non mi viene in mente.
-Pierre sei sicuro di non aver fame?-
Sento la ragazza pronunciare il suo nome, quel nome.Pierre!
Ora mi ritorna tutto. Pierre Bouvier, è arrivato quest'anno nella mia scuola trasferendosi da un paesino della periferia di Montreal. Ha un anno in più di me, infatti frequenta i corsi di Jeff. Ogni tanto li vedo parlare.
La cameriera mi serve il panino sbattendomi il piatto sul tavolo. Faccio un salto e rischio di cadere dalla sedia.

-G-grazie-
Mormoro guardando la donna andarsene senza rispondermi. Sposto gli occhi su Pierre e scopro che anche lui mi sta guardando. Questa volta è lui il primo a distogliere lo sguardo, io continuo ad osservarlo e noto che le sue guance hanno preso un colorito molto simile a quello dei pomodori nel mio panino. A proposito, li sfilo con cautela dal pane abbandonandoli nel piatto. Odio i pomodori. Assalto il panino e lo finisco in due secondi. Pieno come un uovo mi scolo tutta lo coca cola e decido di riposarmi un attimo, vomiterei sicuramente su treno data la bassa capacità del mio stomaco di contenere cibo. Ma io continuo imperterrito a mangiare come se non ci fosse un domani. Osservo per l'ennesima volta Pierre e per mia fortuna non mi guarda, così lo posso fissare quanto mi pare.Aspetta un attimo Dave, stai guardando un ragazzo con tanto di aria sognante!” penso ritornando in me in pochi secondi. Sento il panino muoversi nel mio stomaco, devo vomitare. Mi alzo dalla sedia e mi fiondo in bagno. Appoggio le mani sul piano del lavandino e mi guardo allo specchio.
-Non vomiterai vero David?-
Chiedo alla mia immagine riflessa guardandola male.
-E per favore, smettila di guardare quel ragazzo-
Sussurro vergognandomi un po'. Mi sciacquo le mani ed esco dal bagno un po' più sollevato. Passo di fianco al tavolo di Pierre. Osservo la sua, presumo, ragazza. È bella, bionda e magra, ha un viso da bambina. Non è volgare come la maggior parte delle ragazze di adesso. Mi risiedo al mio tavolo e mi assale una sensazione strana. Un qualcosa tipo gelosia nei confronti di Pierre.Ok, me ne vado.
Mi alzo e afferro la borsa. Cerco i soldi nella tasca del giubbetto, pago ed esco in fretta e furia senza girarmi dalla parte di Pierre. Attraverso la strada e ho la sensazione che qualcuno mi stia guardando.
Non girarti, non girarti”
Mi giro e lo vedo li, dietro alla vetrata, che mi osserva. Ancora. Continuo a camminare e ovviamente inciampo nei miei piedi facendo l'ennesima figura di merda della giornata.





Non capisco perchè non me lo fa inserire nell'introduzione qundi scrivo qui. La ff è ambientata in un college americano, IO NON HO IDEA DI COME SIANO FATTI E COSA SI FACCIA quindi ho inventato un po' di cose! L'ho paragonato ad una università!
Spero vi sia piaciuto ^^


  
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