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Autore: Silvia_sic    29/05/2013    4 recensioni
"Ormai nella sua piccola ma strabiliante mente era memorizzata l'intera piantina del primo edificio delle Industries. I piedini protetti dalle scarpine nere lucide percorrevano velocemente l'ennesimo corridoio fino a raggiungere quello che nella sua fantasia equivaleva ad una base di appostamento. Poggiò la schiena contro il mobile e si lasciò scivolare a terra fin a sedersi. Come se fosse in missione incognita si portò l'orologio accanto alla bocca per contattare un qualsiasi ente da lui inventato. -Missione “fuga da mamma” portata a termine. I cyborgs circolano per le strade, operazione “distruzione” abbia inizio.- bisbigliò piano per poi sporgere la testolina oltre la scrivania."
In occasione del compleanno di Tony Stark ecco a voi una One-shot!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Howard Stark, Obadiah Stane, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ready Aim Fire

 

Si passò una mano sugli occhi ormai stanchi dopo quella giornata lavorativa abbastanza movimentata e nel mentre abbandonò il corpo stanco sulla poltrona posizionata di fronte alla scrivania, lasciandosi beare dal silenzio di quel tardo pomeriggio, dove nel cielo all'imbrunire il sole veniva inghiottito dalla linea dell'orizzonte, portandosi dietro tutto lo stress e le pressioni di quel giorno. O quasi tutte.


Aprì e posò gli occhi scuri sul socio in affari che in piedi di fronte a lui attendeva pazientemente, nel suo completo grigio perla, una risposta a quella richiesta presentata la mattina stessa.

-Me ne sono dimenticato, ok?- Ruppe il silenzio infastidito dall'avere addosso quegli occhi azzurro ghiaccio che non tardarono a sollevarsi verso l'alto in segno di esasperazione.

 

-Howard, ti ho chiesto proprio questa mattina di trovare una soluzione entro stasera.- si lamentò esasperato. -Ammetto che non è urgente, ma conoscendoti finirai col ricordartene seduta stante quando ti servirà!- lo punzecchiò, facendo crescere nell'animo del magnate industriale ancora più fastidio.

 

-Ma perchè proprio io dovrei trovare un nuovo slogan per le Industries quando posso pagare un'intera equipe di pubblicitari che lo farà al posto mio?!?- domandò abbastanza seccato per quell'impegno superficiale che gli era stato attribuito. -E poi, Obi, perchè non lo fai tu?- lo provocò con un sorrisino compiaciuto.

 

Stane incrociò le braccia al petto sollevando un sopracciglio con fare scettico. -Non ritengo necessario rammentarti le fasi per il progetto “Key of the Future”, d'altra parte nemmeno terminato. Ricordo una tua serie di smorfie ad ogni nuova proposta che neanche tuo figlio di fronte ad un piatto di verdure farebbe.-

 

L'uomo seduto fece per ribattere, ma si bloccò con la bocca socchiusa e un dito indicatore fermo a mezz'aria, che ben presto tornò insieme a tutto l'arto ad appoggiarsi al bracciolo della poltrona in pelle nera.


Stark emise un verso di disapprovazione del tutto simile ad un grugnito, mentre Stane sorrise affabile. -E visto che a te, Mr. puntiglioso, non va mai bene niente, questa volta te la vedrai da solo. Mi raccomandò per domani mattina voglio quest'idea brillare nella sala conferenze.- scherzò dandogli una pacca sulla spalla.

 

Howard rise. -Oh certo! Stai sicuro che non ci dormirò la notte.- lo assecondò con un sorriso sotto i baffetti scuri. Fissò qualche attimo fuori dalla vetrata dove si estendeva il paesaggio composto solamente da alti e monotoni edifici grigi salvati però dallo sfondo roseo e aranciato del cielo che fungeva da sfondo. Si passò una mano sul mento consapevole che quel compito l'avrebbe portato all'esasperazione. Che ne sapeva lui di motti o slogan a doppio senso? Era un armaiolo, lui che ne sapeva di consigli morali? Proprio un bel niente. Quella era l'unica cosa che si ripeteva costantemente nella sua mente: non era mai stato bravo in quelle cose, si riteneva decisamente un caso perso. -Prendiamoci uno scotch. Sto morendo.- asserì, alzandosi e recuperando due bicchieri e la bottiglia contenente il distillato.

 

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Ormai nella sua piccola ma strabiliante mente era memorizzata l'intera piantina del primo edificio delle Industries. I piedini protetti dalle scarpine nere lucide percorrevano velocemente l'ennesimo corridoio fino a raggiungere quello che nella sua fantasia equivaleva ad una base di appostamento. Poggiò la schiena contro il mobile e si lasciò scivolare a terra fin a sedersi. Come se fosse in missione incognita si portò l'orologio accanto alla bocca per contattare un qualsiasi ente da lui inventato. -Missione “fuga da mamma” portata a termine. I cyborgs circolano per le strade, operazione “distruzione” abbia inizio.- bisbigliò piano per poi sporgere la testolina oltre la scrivania.

 

I suoi occhioni nocciola osservarono attenti il lungo corridoio scorgendo in lontananza due uomini ben vestiti che conversavano. I due droni da neutralizzare. Tese in avanti il braccio, puntando l'obiettivo con il palmo della manina dove poggiava uno strano disco metallico saldato alle piccole dita con filo in gomma nera. -Spf! Spf!- emise in seguito dando un suono ai suoi spari immaginari per poi tornare dietro al rifugio. -Oggetti neutralizzati.- gongolò fiero, osservano i palmi delle mani occupati dalla sua nuovissima invenzione.


Poco dopo lo colpì un fastidioso prurito alla base del collo dovuto a quel maglioncino a righe rosse e blu che aveva cominciato ad odiare. Senza alcun ritegno afferrò con le manine il girocollo per allontanarlo maggiormente dalla sua povera gola leggermente arrossata. Sbuffò sonoramente quando si accorse che il suo piano per sformare il fastidioso indumento non dava l'effetto desiderato; fissò inorridito la fantasia rossa e blu sul petto poi senza pensarci più di una volta si sfilò il maglioncino, facendo un po' di fatica a liberare la testolina dalla morsa del girocollo. Quando afferrò saldamente le estremità per poi tirare forte vero l'alto, la sua zazzera scura fece capolino e Tony sorrise soddisfatto nell'essere finalmente libero con solo una leggera magliettina bianca. Si legò le maniche intorno al collo, usando il maglione a modo di mantello sulla schiena.

 

Tutto preso dal suo piccolo traguardo sobbalzò dallo spavento quando le gambe lunghe di uno dei due uomini gli passarono affianco; il bimbo alzò prontamente la manina sparando fasci energetici immaginari riproducendo sempre quel strano suono. L'uomo si girò appena, scoprendolo nascosto lì dietro, e senza interrompere la propria camminata gli sorrise emulando con le dita una pistola e puntandogliela contro. Tony rise osservando quella reazione: era effettivamente la prima volta che vedeva un adulto giocare. Suo padre non lo aveva mai fatto con lui.

 

I suoi occhi seguirono l'uomo fino a quando quest'ultimo non si dileguò dietro l'angolo del corridoio scarno e grigio come tutto il resto di quel luogo. Tony si grattò la testolina per poi balzare in piedi, portando tese davanti al petto le braccine ora spoglie. -Fuoco!-

 

L'eco della sua voce si liberò nell'aria completamente deserta e silenziosa. Alzò gli occhi al cielo abbandonando le braccia lungo i fianchi e, fissando la moquette grigio scuro, un sospiro esasperato schiuse le sue piccole labbra.

 

Si annoiava a morte in quel posto. Lui voleva stare con i suoi giocattoli/invenzioni e non sopportare intere ore di tedio a gironzolare per i corridoi delle Industries. C'era solo una cosa che gli piaceva di quel posto... Alzò la testolina di scatto prendendo a correre lungo la corsia fino a raggiungere l'alto bancone della reception. -Bambi?- chiamò non appena fu di fronte alla scrivania che superava la sua piccola statura.

 

Alzò un sopracciglio perplesso nel non aver ottenuto risposta. -Bambi?- tentò nuovamente di richiamare la segretaria del piano. Nulla, non c'era. Sbuffò, pestando più volte i piedi a terra concedendosi quel piccolo sfogo, mentre gli occhi nocciola fissavano ammaliati l'oggetto del suo desiderio.

 

Poggiato sul ripiano della scrivania stanziava una ciotola di allumino delle sembianze di una sfera sezionata stracolma di quelle caramelle alla frutta che tanto gli piacevano. Restò un paio di secondi a pensare sul da farsi, decidendo poi che, sì, poteva prendere da solo una caramella. Dopotutto Bambi gliele offriva sempre e poi nessuno si sarebbe mai accorto della mancanza di una piccola unità nel mucchio.

 

Tony si avvicinò alla scrivania alzando le manine per raggiungere il suo tesoro, con grande dispiacere si rese conto che i sue piccole dita raggiungevano a malapena il bordo del ripiano di marmo. Tuttavia non si arrese a quel piccolo ostacolo e, sporgendosi maggiormente uno una mano, si alzò sulle punte fino a che non riuscì a toccare con i polpastrelli il metallo freddo del contenitore Quel piccolo movimento bastò alla ciotola, data la sua precaria stabilità, ad oscillare lentamente sul bordo e, senza che il bimbo potesse far nulla, a precipitare verso il basso.

 

Il rumore metallico venne attenuato dal pavimento rivestito, tuttavia un laghetto di caramelle circondava i piedini di Tony, che prima di ogni altra cosa si guardò intorno timoroso nell'esser stato scoperto.

 

Si inginocchiò subito a terra e con le mani cominciò ad avvicinare i bonbon dai molteplici colori per formare un mucchietto. Si rincuorò appena quando notò che erano solo dodici caramelline: il danno non era poi così devastante. Afferrò la ciotola ribaltata dalle dimensioni eccessivamente grandi rispetto al contenuto così poco rilevante, il metallo freddo venne a contatto con le sue dita e per un paio di secondi Tony restò a fissare il diametro del bordo circolare, mentre una strana idea gli balenava nella mente.

 

Roteò il contenitore tra le mani per poi posizionarlo sopra la testa in stile elmetto, sorrise soddisfatto quando fece tintinnare il suo nuovo casco. Balzò in piedi prendendo a correre verso i corridoi. -Pronti, fuoco!!!- esultò tutto felice, ma non appena percorse tre metri fece subito dietrofront, ricordando la sua iniziale ambizione.

 

Quando fu nuovamente davanti al mucchietto di caramelle abbandonato a terra ne raccolse una e, scartandola velocemente, la mise in bocca gustandosi appieno l'aroma di arancia. Fece per andarsene ma il suo occhietto furbo si soffermò nuovamente sulle undici caramelle rimanenti, si morse il labbro inferiore per poi acciuffarne ancora due e tornare a correre con la ciotola argentata sulla testolina.

 

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Al girarsi di ogni angolo la sua vocina urlava il suo grido d'attacco che si disperdeva tra le mure lungo i corridoi subito percorsi dalla sua corsa sfrenata. Era ben consapevole che a quell'ora di pomeriggio inoltrato le corsie delle Industries fossero completamente deserte, mai si sarebbe sognato di fare cose simili durante il giorno, al sol pensiero nella sua mente si materializzavano le ramanzine che suo padre gli avrebbe fatto.

 

All'ennesima svolta, però, al suo grido di battaglia rispose un gridolino sommesso. Tony si fermò di colpo e la ciotola argentata scivolò in avanti coprendogli la visuale. Non appena si sistemò il personale elmetto i suoi occhi si soffermarono su una bimbetta dai capelli ramati raccolti in una coda alta. Sedeva sulla poltroncina affiancata alla parete dondolando le gambette avvolte da un paio di calze avorio senza che i piedini nelle scarpine blu toccassero il suolo.

 

Rimase parecchi secondi a fissare quella bambina con un vestitino in tinta con le scarpe. Mai si sarebbe immaginato di trovare una coetanea imprigionata come lui nel “castello”.

 

La piccina poteva compensare la sorpresa di Tony. Si trovava davanti ad un bambino con una ciotola di latta in testa e una maglia a fargli da mantello. Non erano cose da tutti i giorni quelle. -Ciao.- lo salutò lei dopo attimi di silenzio che rendevano la situazione ancora più strana.

 

Tony sussultò. -Ciao.- rispose timidamente senza smettere di fissarla e muovendo qualche passo verso di lei. Rimase rapito dall'azzurro intenso dei suoi occhi a tratti nascosti dalla frangetta sfilacciata che le copriva la fronte. Tony la fissò attentamente studiando i lineamenti dolci del viso con le gote leggermente arrossate.

 

-Ti hanno mai detto che non è carino fissare le persone?- fece lei imbarazzata per l'attento studio da parte del bambino.

 

Tony sbatté le palpebre incredulo e stupito. -Anche tu mi stai fissando.- asserì del tutto convinto.

 

-Io ti fisso perchè tu mi fissi. E poi, sinceramente, non ho mai visto un bambino vestito così.- disse, mentre un sorriso si manifestò sulle sue labbra.

 

Il bimbo schiuse le labbra incantato da quella bimba tanto carina e arguta. Dopo qualche secondo si rese conto di avere in testa ancora la ciotola e si preoccupò subito a toglierla, arruffandosi con una mano la zazzera scura. -Stavo giocando.- si giustificò sorridendo a sua volta. -Tu cosa fai qui?- domandò curioso, sedendosi a terra proprio di fronte alla bimba che si sedette sul bordo della poltrona in modo da guardalo meglio.

 

-Il mio papà mi ha detto di aspettare qui. Doveva parlare con dei signori.- affermò facendo spallucce, poco interessata all'argomento trattato.

 

-Ah...- fece Tony annuendo pensieroso. -Vuoi una caramella?- fece illuminato, cercando nella tasca dei pantaloni.

 

La piccola arricciò le labbra indecisa. -La mia mamma mi dice di non accettare le caramelle dagli sconosciuti.- disse ma non del tutto convinta.

 

-Ma io non sono uno sconosciuto!- affermò il bimbo, alzandosi sulle ginocchia. -Io sono Anthony, ma tutti mi chiamano Tony. Tu?-

 

-Virginia.- affermò la bimba dai capelli rossicci.

 

-Ecco, ora ci conosciamo!- esclamò, sorridendole. -La vuoi all'arancia o alla fragola?- chiese cortese dandole l'occasione di scegliere per prima.

 

La piccola rise. -Arancia. Se mangio quella alla fragola mi riempio di puntini rossi.-

 

Tony sgranò gli occhi incredulo. -Perchè ti riempi di puntini?- chiese spaventato.

 

-Sono allergica alle fragole.- rispose afferrando la caramella all'arancia porta da Tony. -Cosa sono quelle cose che hai sulle mani?- domandò notando solo in quel momento le strane placche che coprivano i palmi di Tony.

 

Il bimbo infilò la caramella in bocca spostandola verso una guancia per parlare. -Armi segrete.- sussurrò come se nessuno dovesse sentirlo se non lei.

 

Virginia alzò le sopracciglia con un espressione sorpresa. -E a cosa ti servono?- domandò ciondolando avanti e indietro le gambine, mentre mangiava a sua volta la caramella offertale.

 

Tony si guardò in giro con circospezione, poi immerse i suoi occhi scuri in quelli azzurri della bimba che tanto gli piacevano. Con un dito le fece segno di avvicinarsi e lei non tardò a scendere dalla sedia per sedersi a terra di fronte lui. Con le manine di sistemò la gonnellina che si apriva a fiore sulle sue gambe rannicchiate, per poi alzare gli occhi su Tony dallo sguardo completamente rapito per ogni suo piccolo gesto.

 

-Devo sconfiggere i cyborgs!-

 

-Cyborgs?- domandò perplessa, mentre per tutta risposta il bimbo dai capelli scompigliati annuì convinto. -E cosa sono?-

 

-I Cyborgs...- cominciò lui, fermandosi subito dopo pensando ad una spiegazione abbastanza semplice per quella forma di vita a lui sconosciuta come le bambine. Virginia aspettò paziente sbattendo più volte le palpebre davanti agli occhi azzurri. -...sono dei robot, però hanno aspetto di persone normali.-

 

-Oh... ma come fai a riconoscerli?-

 

-Sono tutti vestiti in giacca e cravatta.- affermò serio, rendendo partecipe anche lei al suo gioco di fantasia. -E con questi- Fece osservare meglio i dischetti metallici sui suoi palmi. -li sconfiggo sparando fasci di energia.-

 

-Ma scusa...- cominciò lei perplessa. -Se tu hai le armi come i robot e sembri una persona normale, allora anche tu sei un cyborg.-

 

Tony rise per quel ragionamento così fine, ma allo stesso tempo errato. -Ma la mia è un armatura. Questo è il casco.- affermò mostrandole la ciotola dove fino a pochi attimi prima stanziavano le caramelle.

 

-Quindi tu sei buono!- esclamò entusiasta.

 

Tony annuì masticando la caramella, chinò poi lo sguardo sugli oggetti che gli coprivano i palmi e con attenzione ne sfilò uno. -Tieni. Questo te lo regalo.- disse porgendogliene uno.

 

-Come?! Davvero?- domandò sorpresa arrossendo leggermente.

 

-Certo! Così adesso puoi sconfiggere anche tu i cyborgs che sono qui dentro.-

 

Virginia prese tra le mani il dischetto di metallo freddo e lo osservò con un sorriso sulle labbra. -Grazie.- disse alzando gli occhi verso quelli di Tony che per quello sguardo grato arrossì leggermente.

 

-È il minimo che possa fare visto che prima ti ho quasi sparato.- affermò ridendo e grattandosi la nuca.

 

-Non dovresti dire: “Pronti, fuoco” perchè così sembra che spari a tutto.- gli fece notare lei, mentre con attenzione si infilava il giochino alla mano. -Devi anche prendere la mira.- affermò, alzando il braccio e puntando il palmo verso il bimbo, che a quella mossa si lanciò di lato, scaturendo l'ilarità della piccola.

 

-Attenta! Non ho il casco!- esclamò con tono fintamente preoccupato. Recuperò la ciotola metallica, premendosela sulla testa e sporgendosi maggiormente verso di lei tanto che Virginia portò indietro la testolina di qualche centimetro per non scontrarla con quella di Tony -Ecco! Ora spara, femminuccia, non mi farai nulla.- la provocò senza smettere di sorridere, sperando di ottenere qualche reazione.

 

In risposta la piccola sfilò la ciotola dalla testa di Tony che per il gesto rimase a guardarla negli occhi senza interrompere il contatto. -Ma io non ti voglio sparare.- affermò tranquilla. -Tu sei quello buono. Sei un eroe.-

 

-Eroe?- ripeté Tony interdetto.

 

-Sì. Anche se devi ricordarti di mirare prima di sparare altrimenti potresti colpire me.-

 

-Certo! “Pronti, mirate, fuoco.” Così non faccio errori e non faccio fuori la mia principessa.- Le gote di Virginia si tinsero di un rosso più acceso e subito abbassò lo sguardo osservando la ciotola che reggeva tra le mani.

 

-E sarei io?-

 

-Ovvio! Un eroe ha sempre la sua principessa.- affermò con ovvietà. -Almeno è così che mi ha detto mamma.- disse facendo spallucce sotto gli occhi rapiti della bimba. Balzò in piedi con un saltino e con un gesto del tutto inusuale per un bambino della sua età si sistemò le pieghe dei pantaloni. -Andiamo?- la incitò guardandola dall'alto.

 

-E dove?- domandò interdetta alzando un sopracciglio che scomparì sotto la frangetta ramata.

 

-In giro a giocare! E dove sennò?!-

 

-Veramente il mio papà mi ha detto di aspettarlo qui.- fece lei dispiaciuta.

 

Tony sbuffò, storcendo il naso. -Io prima sono scappato dalla mamma.- la informò come se quel tentativo potesse farle cambiare idea. Virginia non fece cenno di muoversi, osservando con i suoi grandi occhi azzurri il visino del bimbo. -E va bene!- Si arrese poi, preferendo a gran lunga stare lì con lei piuttosto che gironzolare tutto solo. -Resteremo in questo corridoio. -Forza, vieni!- esclamò, porgendole la mano libera dalla sua “arma segreta”.

 

Virginia, inizialmente un po' titubante, afferrò poi la manina di Tony che la aiutò a mettersi in piedi, immediatamente notò la leggera differenza di altezza che la costringeva a reclinare indietro il capo per guardarlo negli occhi. -Quanti anni hai?- chiese curiosa.

 

-Cinque. Oggi è il mio compleanno.- affermò sorridendo sornione.

 

-Davvero?!?- Tony annuì. -Ma perchè sei qui invece che a festeggiare?-

 

-Dopo i miei genitori mi portano al luna park, sempre se papà non deve lavorare...- sospirò con tono leggermente affranto, come se sapesse perfettamente come andassero a finire le cose.

 

La bimba, osservando Tony che teneva gli occhi bassi e la testa china, fu colpita da uno strano impulso di abbracciarlo, ma nonostante ciò non lo fece, si limitò a stringere maggiormente la sua manina nella propria, tanto che Tony alzò subito gli occhi immergendoli in quelli chiari e sereni di lei che sorrise dolcemente. -Allora, mio eroe, sconfiggiamo un paio di cyborgs prima che conquistino il pianeta.- lo incitò, scaturendo una risata da parte di Tony. Alzandosi sulle punte riuscì a posargli sul capo la ciotola metallica. -Pronti, mirate, fuoco.- ripeté lei nuovamente, facendogli tornare il buon umore.

 

Il tempo insieme a lei sembrò passare molto più velocemente che quando si trovava seduto nell'ufficio accanto a quello del padre. Risero, giocarono e Tony riuscì finalmente a tornare sereno e felice dopo numerose settimane caratterizzate dai secchi “no” di suo padre e le inutili parole di conforto da parte della madre che tentava di spiegargli quanto il lavoro potesse impegnare fermamente una persona.

 

-Ora che abbiamo sconfitto tutti i cyborgs, ti spetta la nomina di principe.- affermò la piccola, prendendolo per mano e tirandolo fino alla sedia dove tempo prima sedeva lei.

 

-Ma perchè principe? Io sono un guerriero!- tentò l'altro di persuaderla, per niente allettato dall'immagine di un principe: le calzamaglie azzurre non facevano proprio per lui.

 

-Sarai il principe in armatura. E poi ogni principessa ha bisogno del suo principe.-

 

-Eroe.- la corresse alzando un ditino come per ammonirla.

 

-È uguale.- fece lei, sventolando una manina in un gesto teatrale. -Vieni qui.- lo invitò salendo sulla poltroncina e sorridendo subito dopo a Tony che la fissava interdetto. Tuttavia c'era qualcosa che lo spinse a obbedire all'invito e senza proteste si avvicinò alla bambina che ora poteva guardarlo dall'alto.

-Bene, ora ti conferisco il titolo di principe e-

 

-Vorrei apportare una modifica al nome.- la interruppe. -Principe di ferro.- affermò mentre due occhi azzurri abbastanza basiti lo squadravano.

 

Virginia sospirò, facendo spallucce. -Come vuoi, tanto il nome è tuo. Comunque... dov'ero rimasta?-

 

-Mi stavi conferendo qualcosa.- disse lui, anche se abbastanza dubbioso sul significato di quel parolone.

 

-Ah già! Ti conferisco il titolo di principe di ferro ed eroe dell'intero universo!- esclamò, aprendo le braccia per dare l'idea di infinito.

 

Tony sorrise come non mai e da copione fece una piccola riverenza. -Principessa, sono onorato di- Non fece in tempo a terminare la frase che la loro attenzione fu attirata dall'aprirsi della porta adiacente alla poltroncina. Ne uscì un uomo in giacca e cravatta con un taglio di capelli corto e composto che gli dava un tono importante. Tony puntò contro di lui il palmo della mano con il giocattolo al seguito. -Stai indietro o ti faccio saltare i circuiti!-

 

-Noooo fermo! Ma che fai!?- lo rimproverò subito la nuova amichetta che prontamente si era mossa per abbassargli il braccio a forza.

 

-È un cyborg! Devo distruggerlo!- disse lui ovvio, non capendo quella reazione così poco pertinente.

 

-No! Lui è il mio papà, non è un cyborg.- si lagnò la piccina con fare implorante.

 

-Il tuo papà?!- ripeté il bimbo. Si girò verso l'uomo che per il breve scambio di battute tra i due bambini era rimasto in silenzio ad osservali con un lieve sorriso sul volto sbarbato, fu impossibile non notare l'identica sfumatura azzurra che colorava anche le iridi di Virginia.

 

-Tu devi essere il piccolo Tony.- fece la voce profonda dell'uomo, che si avvicinò per poi chinarsi alla loro altezza. Per quella mossa il bimbo si mise davanti alla bambina come per proteggerla col proprio corpo.

 

-Come fai a sapere il mio nome?- lo interrogò, riducendo gli occhi a due fessure.

 

-Bhè... diciamo che conosco il tuo papà.- affermò lui sorridendo affabile.

 

Tony studiò attentamente i lineamenti perfetti e squadrati del viso del suo interlocutore, soffermandosi sugli occhi così simili a quelli di Virginia nel colore, ma diversi nel taglio. -Sei sicura che non sia un cyborg?- ridomandò conferma girandosi verso la bimba che si stava avvicinando al padre.

 

-Certo!- esclamò sorridente, circondando con le braccia il collo del padre che la abbracciò teneramente.

 

Tony si sentì improvvisamente in imbarazzo, lentamente si sfilò la ciotola dalla testa, passandosi una mano tra i ciuffi ribelli e fissandosi la punta della scarpine. -Bhè, campione, cosa ci fai tutto solo per le Industries?- Tony sussultò, alzando subito lo sguardo verso l'uomo che sembrava abbastanza preoccupato nel vederlo lì senza i genitori.

 

-Non sono solo. Virginia è con me.- puntualizzò sbattendo le palpebre, facendo ridere l'adulto per quella risposta.

 

-Mi dispiace fare il guastafeste, ma ora Ginny deve venire con me.- Tony non rispose, senza smettere di guardare gli occhi azzurri dell'uomo chino di fronte a lui con in braccio la sua amichetta.

 

-Ma dobbiamo proprio andare, papà?- fece lei fissandolo implorante nel tentativo di fargli cambiare idea.

 

-La mamma ci sta aspettando a casa, sai com'è: se non torniamo si preoccupa.- la ammonì dolcemente posandole un bacio sulla testolina ramata.

 

Tony li fissò attentamente senza muovere un solo muscolo e per qualche attimo si ritrovò a disagio nel notare come gli altri padri si comportavano generalmente con i figli. -Vuoi che ti aiutiamo a cercare i tuoi genitori?- domandò improvvisamente l'uomo, risvegliando il piccolo dai suoi pensieri.

 

Il bimbo scosse il capo energicamente. -So dove sono.-

 

-Sicuro di saperli ritrovare?- chiese premuroso, mentre la figlia si era staccata dall'abbraccio per muovere qualche passo verso Tony.

 

-Certo! Qui dentro ho tutta la mappa dell'azienda.- affermò fiero di sé, puntandosi un ditino alla tempia. Improvvisamente si sentì afferrare l'altra mano e subito dopo il sorriso di Virginia accoglierlo.

 

Senza preavviso la bimba si sporse maggiormente posando sulla guancia di Tony un dolce bacetto. -Tanti auguri e sono sicura che dopo andrai al Luna Park.-

 

Tony avvampò, ma subito sorrise scoppiando di felicità. -Ci vediamo, principessa!- la salutò entusiasta per poi cominciare a correre lungo il corridoio con la ciotola in mano.

 

-Ciao, ciao, principe di ferro! E non dimenticarti di mirare!- esclamò dondolando impercettibilmente avanti e indietro.

 

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-Ti ho detto che era seduto lì! Non ho fatto in tempo a scambiare due chiacchiere con Wilson che era sparito!- esclamò in preda al panico gesticolando animatamente. -Lo hanno rapito! Hanno rapito il mio bambino!- fece sul punto di piangere la donna dai capelli castani.

 

Howard alzò gli occhi al cielo esasperato. -Maria, stai tranquilla, non l'hanno rapito. Sarà solamente andato a fare un giro. Comunque non avresti dovuto portarlo qui.-

 

A quelle parole la donna si fece seria, osservando con astio il marito. -Howard, l'ho portato con me, perchè gli hai promesso di portarlo al Luna Park per il suo compleanno.-

 

L'uomo sussultò leggermente, essendosi completamente dimenticato di quell'importante evento. Cercò di mascherare il suo stupore. -Non credo di riuscirci. Obadiah mi ha avvertito di un progetto importante e devo terminarlo. Tony capirà.- affermò dando le spalle alla moglie, intuendo perfettamente la reazione di quest'ultima.

 

-Ha solo cinque anni, smettila di trattarlo come un adulto! Non puoi pensare che il suo pensiero sia uguale al tuo. Mi sono stufata di vederlo triste perchè sei incapace di dedicargli una minima attenzione.- Howard non disse nulla, consapevole di sbagliare ogni cosa con quel bambino. -Per una volta cerca- Fu interrotta dalle improvvisa grida del figlio che piombò di corsa nella stanza.

 

-Pronti, mirate, fuoco!!!- urlò ridendo, mentre la ciotola di metallo gli era scivolata davanti agli occhi impedendogli la visuale. Non appena scostò la barriera, il suo sorriso svanì di fronte agli sguardi dei genitori. Il silenzio piombò nella stanza mentre il piccolo passava alternativamente gli occhi dalla madre al padre.

 

-Anthony, tesoro, mi hai fatto preoccupare. Non devi andare via così senza dirmi nulla.- affermò la madre premurosa chinandosi alla sua altezza per dargli una rassettata. Gli occhi di Tony rimasero immersi in quelli del padre che si era stranamente bloccato a fissarlo, non diceva nulla, lo guardava con cipiglio sbalordito e pensieroso al tempo stesso. -Ma guarda qui, sei diventato improvvisamente un supereroe con questo mantello?- gli chiese dolcemente. Il piccolo si girò verso la madre interrompendo il contatto visivo con gli occhi scuri del padre che contrariamente non distolse l'attenzione dal suo piccolo erede.

 

Nella mente di Howard risuonava la frase con cui il figlio aveva esordito poco prima. “Pronti, mirate, fuoco.” Quelle tre parole si ripetevano continuamente nella sua testa, rendendole ancora più marcate e dense di significato. Quello che era iniziato come un gioco si stava rivelando pura e semplice verità nei confronti del piccolo. Quel bambino aveva un animo così determinato e risoluto che ogni qualvolta gli si presentasse un opportunità per attirare l'attenzione del padre, la sfruttava fino in fondo, affrontando la realtà così com'era. Partiva all'attacco con la speranza di riuscire nel suo intento: faceva fuoco su di lui, e per una volta, dopo aver preso la mira, era riuscito a colpirlo.

 

Howard si ritrovò a sorridere, osservando il figlioletto che tentava di scampare dal maglioncino a righe. -Ora possiamo andare al Luna Park?- chiese tutto eccitato con gli occhi che brillavano dalla felicità.

 

La madre lo osservò per un paio di secondi sorridendo appena. -Tesoro... vedi, papà deve-

 

-Recuperare la giacca e poi possiamo andare.- terminò la frase l'uomo, ricevendo uno sguardo stupito dalla moglie e occhi ammirati da parte del figlioletto.

 

-Te la prendo io, papà!- esclamò il piccolo, sgusciando dalla stanza in direzione dell'ufficio del padre.

 

Howard si strinse la cravatta allentata intorno al collo. -Ma non dovevi lavorare?- Lui si voltò verso la moglie, che in quel momento sorrideva felice.

 

-Tony mi ha appena dato la soluzione. “Pronti, mirate, fuoco.”.- affermò ripetendo le parole dette dal figlio poco prima.

 

Maria non capì, tuttavia evitò di porre domande. -Grazie.- disse riconoscente, uscendo dalla stanza per raggiungere il figlioletto.

 

Stark rimirò il cielo ora rossiccio. Aveva finalmente trovato quel motto che da tempo cercava. Quello stesso motto con cui Tony era cresciuto fino a diventare un uomo, aggrappandosi disperatamente a quelle sole tre parole che inconsapevolmente era stato lui stesso ad inventare.

 

Fine

 

NdA: Saaaalve!!! :D

Dunque ho molte cose da dire, ma cercherò di essere veloce xD

Prima di tutto spiego la decisione di pubblicare questa one-shot proprio oggi ** Ma è ovvioooo! Oggi è il compleanno di Tony Stark! C'è anche da dire che ho finito questa storiella giusto 10 minuti fa xD e che come sempre inizialmente non doveva essere così lunga ^^ diciamo che la storia doveva prevedere solo Tony e il padre, poi non sono riuscita a lasciare fuori Pepper! :D Finalmente sono riuscita a creare qualcosa con Baby-Tony e Baby-Peps <3 <3 <3

Ora... le analogie tra il gioco di Tony e la sua armatura futura sono spudoratamente volute ahahah dopotutto è lecito pensare che un bambino sogni quelle cose no? Se poi riesce a realizzare le sue fantasie e diventare un genio, miliardario, (playboy), filantropo ancora meglio xD

La creazione di questa ficcy poi, ha un qualcosa di assurdo... dunque... vedrò di spiegarmi: una sera ero nel letto ad ascoltare musica e in ripetizione avevo la canzone: Ready Aim Fire de Imagine Dragons e tra le note mi son messa a leggere la traduzione della canzone e BUM! Non appena ho letto che aim voleva dire mirare, ho cominciato a dare di matto xD perchè se ricordate bene nel primo film (in specifico la scena dove Tony e Stane chiacchierano vicino al grande reattore) Stane dice: -basta con questo “pronti, mirate e fuoco”- e Tony: -lo diceva papà.- Vi lascio immaginare la mia reazione a dir poco eccessiva xD e allora che ho fatto? Ho cominciato a scrivere la ficcy con il tablet D: a parte la scomodità, non era così malvagia come idea perchè potevo scrivere quando avevo cinque minuti di tempo... no? Bhè volete sapere cos'è successo? Semplice! La mattina dopo mi son detta: è meglio che mi spedisca il testo per e-mail, non si sa mai che lo cancello per sbaglio... -.-” Raga... non ho neanche avuto il tempo di pensarlo che al posto del pulsante copia ho premuto incolla e TUTTO (ma davvero tutto) si è cancellato. Non mi sono mai insultata così tanto in tutta la mia vita (escludendo quella volta che mi sono tagliata la mano). E allora, visto che a mente fresca quella mattina ricordavo ancora a memoria quello che avevo buttato giù velocemente, prendo un foglio e mentre la mia prof di italiano spiegava alfieri io ho riscritto tuuuuutto quanto su un foglietto -.- Fortunatamente era solo la prima parte, ma se ora ci ripenso mi sale il crimine! Poi... bhè il resto della ficcy è stato scritto dal tablet visto che non trovavo mai tempo per accendere il pc :P

Comunque... spero tanto che possa esservi piaciuta ;)

Lasciate qualche commentuccio al piccolo Tony e alla piccola Virginia che vi vogliono tanto bene ;*

Ci leggiamo sabato con la long ;)

Ciaooooo

   
 
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