Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: Alkimia    29/05/2013    9 recensioni
[CONCLUSA]
«Stanotte ho sacrificato la verità e la mia anima per il tuo futuro, Loki. E ti giuro che farò tutto quanto è in mio potere perché questo futuro sia il più radioso che un individuo possa ottenere».
Il bambino fece uno sbadiglio e chiuse più volte gli occhi, come se volesse dormire. Lei gli posò un bacio sulla fronte liscia e pallida poi se ne andò.

Ogni storia ha un “prima”. Prima del male, prima della caduta, prima della sconfitta c'erano i due figli di Odino e la loro precettrice.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima di lasciarvi all'epilogo, devo assolutamente mostrarvi il regalo che ho ricevuto da Callie_Stephanides, un TRAILER stupendo di Una goccia di splendore, troppo geniale e troppo bello per non essere condiviso. Colgo l'occasione per ringraziarla ancora una volta per questa sorpresona **

E colgo anche l'occasione per ringraziare Lady Loki76 per aver segnalato la storia per l'inserimento tra le scelte.



Epilogo


Il processo aveva avuto fine.
Loki era stato condotto al cospetto del re. Condotto non era proprio il termine adatto: era entrato nella sala del trono sulle sue gambe, lo sguardo sollevato, altezzoso, il volto pallido e segnato ma impassibile, quasi calmo.
La sua figura sembrava aver assorbito ogni briciola di rumore e nel silenzio gelido che era calato nella sala, si era potuto udire distintamente il tintinnio ritmico delle catene ai polsi del principe caduto. C'era persino qualcosa di lugubre in quella scena.
Odino aveva parlato. Per tutto il tempo il volto di Loki non era stato attraversato da nessuna emozione. Il re gli aveva chiesto cosa avesse da dire, la risposta dell'imputato era stato il più totale e freddo silenzio. La folla radunata sembrava incapace anche solo di respirare.
Se il piano di Loki era quello di far spazientire il Padre degli dei, poteva dirsi riuscito. Odino non aveva avuto alcuna reazione particolare, ma Snotra aveva sentito la rabbia sgomenta e rassegnata vibrare con sempre maggiore intensità nella sua voce.
Non occorreva il dono della preveggenza per indovinare il verdetto.
Odino disse che la sentenza non sarebbe stata ancora pronunciata perché i crimini di Loki erano tali e tanti che stabilire una punizione adeguata era un'impresa straordinariamente difficile.
L'esilio era una soluzione impraticabile.
La morte era una soluzione troppo semplice.
Snotra aveva guardato Loki lasciare la sala; le guardie che lo scortavano si trattenevano dal toccarlo, come se scottasse, i volti dei presenti erano tutti tesi, preoccupati, e lei, ancora una volta aveva paura per lui e non di lui, proprio come quella volta, quando era giunta nelle terre della sua famiglia e aveva scoperto che quello del messaggero giunto con la notizia del matrimonio era stato tutto un inganno, anzi, solo una piccola parte di un inganno ancora più grande.
Era tornata di corsa al palazzo, senza avere alcuna risposta da dare alle richieste di spiegazioni di suo padre e dei suoi fratelli.
Sapeva cosa stava per accadere, cosa forse era già accaduto. Aveva cavalcato ininterrottamente, ignorando il dolore del suo corpo disabituato a un simile sforzo ed era già alle porte della capitale quando aveva sentito il boato, la luce dell'esplosione che aveva fatto impallidire il cielo.
Quando finalmente era arrivata al palazzo di Odino tutto era già finito. Loki non c'era più, e lei lo aveva pianto chiedendosi se il principe che aveva tanto amato fosse mai esistito davvero.
Di tutti i suoi ricordi, quello era il più confuso. Non ne aveva un'immagine precisa conservata in memoria, tutto ciò che ricordava era l'enorme bolla di luce sprigionatasi dal Bifrost mandato in pezzi e il silenzio totale che era seguito sotto le stelle di Asgard e nei suoi pensieri per molti giorni a venire.
Quel silenzio assomigliava a quello che ora riempiva la sala, proprio come quella volta, era ciò che Loki si era lasciato alle spalle, andandosene.
Snotra vide il prigioniero sparire dietro gli enormi battenti dorati e guardò verso il rialzo dove era sistemato il trono. Thor si stava occupando di portare via la regina che si aggrappava al suo braccio come se non avesse nient'altro al mondo; Odino era in piedi, davanti al seggio regale, le dita serrate al manico di Gungnir tanto forte da far sbiancare le nocche e uno sguardo velato rivolto a... a lei. Il re la stava guardando con insistenza, quasi come se fosse dimentico della fola radunata nella sala.
Quando Odino si voltò per lasciare il luogo dove era avvenuto il processo, fece un impercettibile segno alla volta di Snotra e lei capì che voleva vederla.
Mentre raggiungeva la saletta privata che Odino teneva per sé, la donna si domandò cosa altro avesse da chiederle, cosa altro si aspettava che potesse fare. Fu un pensiero rabbioso, pieno di sorda disperazione. La bocca le si riempì di amaro al pensiero che forse era normale che fosse così, lei c'era stata all'inizio, era giusto che ci fosse anche alla fine.
Entrò nella stanza senza farsi annunciare, sapeva che non ce n'era bisogno.
Trovò Odino in piedi, sul balcone. Ora le sembrava più piccolo, stagliato immobile contro la città che splendeva nel sole di quella mattina. Il riverbero d'oro e stelle sulle facciate degli edifici aveva un riflesso freddo, crudele.
Questa è Asgard, luce e oblio e silenzio. Aggrappata al suo stesso essere, senza possibilità di resa.
Snotra si fermò sulla soglia del terrazzo.
Il re cominciò a parlare con una voce che sembrava lontanissima.
«Sono andato lontano, stanotte» esordì. «Ho usato il potere del Tesseract per giungere dove nessuno si spinge mai: fino alle radici di Yggdrasil, dove dimorano le Norne. Le ho interrogate, su noi e su Loki...».
«Mio re...». Snotra deglutì. La paura non le era estranea, ma non ne aveva mai provata tanta come in quel momento. Non era certa di voler ascoltare cosa avesse da dire Odino, ma non poteva tirarsi indietro.
«Le tre vegliarde mi hanno detto cose tremende, dopo tutta la fatica che ho fatto per convincerle a rivelarmi qualche stralcio di futuro. Questa non è la fine di Loki, lui ha un destino da compiere e qualsiasi decisione io prenda ciò non può cambiare».
È per questo che conoscere il futuro è così orribile, credeva Snotra: abbandonarsi all'idea che è tutto scritto significa deporre le armi e attendere che il tempo consumi noi, o i nostri nemici, o ciò che amiamo senza provare a lottare, senza assumersi la responsabilità di scegliere. Ma l'animo degli individui è fatto per la battaglia, per questo le storie di Asgard erano sempre state storie di guerra, per rammentare agli dei, nella loro scintillante immortalità, che non conta ciò che è scritto, ma ciò che ognuno sceglie di vivere, il modo in cui decide di agire, in attesa che il destino si compia.
Le storie degli umani invece erano storie d'amore perché loro sanno resistere al fato meglio degli dei, perché la loro vita effimera li rende affamati e li rende bisognosi di combattere per qualcosa che vada al di là della guerra in sé per sé.
Gli umani cercano un senso. Gli dei hanno la presunzione di conoscerlo già.
Snotra aveva sempre disprezzato l'idea di conoscere il destino, la trovava una cosa da deboli e da codardi, ma capiva la necessità che aveva spinto Odino a interrogare le Norne.
«Quale destino spetta a Loki, mio re?» domandò.
«L'oscurità. Egli sarà il Male, ciò contro cui noi dovremmo sempre lottare, ciò che in tutti i Nove Regni ognuno dovrà sempre temere... la pace che ho tanto anelato non può esistere, lady Snotra, sarebbe un universo privo di equilibrio. Loki deve fare ciò che è nato per fare: portare caos, renderci infelici...»
«... ed essere infelice a sua volta» concluse la donna, cupa.
«Qualsiasi prigione io possa costruirgli attorno, riuscirà a violarla e a liberarsi. Qualsiasi catena io gli imponga prima o poi radunerà la rabbia sufficiente a spezzarla e con quella rabbia progetterà nuovi inganni e nuovi tradimenti» aggiunse Odino.
Snotra scosse il capo. «C'è del buono in Loki, mio re, l'ho avuto davanti tutta la vita...».
«Oh certo, Loki ha un cuore e conosce l'amore, altrimenti non sarebbe in grado di provare sentimenti così totali e devastanti».
«Perché state dicendo a me tutte queste cose, mio signore?».
Odino aprì la bocca, come per parlare, ma dalle sue labbra schiuse non emerse alcun suono. Restò a fissare la sua interlocutrice con uno sguardo pieno di amara tenerezza e lei non capì se provava pena e affetto per lei, per ciò che l'aveva costretta ad ascoltare, o se, dopo tutto quel tempo, era il suo modo di chiederle scusa, di essere pentito per non averla ascoltata tanto tempo prima.
«Perché voglio che tu sappia che, qualsiasi cosa accada, non hai alcuna colpa. Il destino di Loki era già scritto» asserì il Padre degli dei, ma la donna capì che c'era dell'altro, qualcosa che non le diceva. «E comunque vada, sappi che mi rincresce».
Snotra sentì quelle parole bruciarle dentro. Annuì, trattenendo un gemito di pena e angoscia e si inchinò rigidamente prima di voltarsi e lasciare la stanza.

Quello che le aveva detto Odino l'aveva fatta pensare.
Snotra si ritrovò seduta al davanzale della sua finestra a chiedersi come fosse possibile ciò che le Norne avevano predetto. L'anima di Loki era irrimediabilmente compromessa, ma lei era certa che il male assoluto fosse un'altra cosa.
Più ci pensava e più tutto il malessere e la disperazione si attenuavano, la morsa dentro al suo petto si allentava a lasciare qualche spiraglio di speranza uscire a far luce.
Il destino che le Norne avevano stabilito per Loki era troppo enorme per avverarsi. Doveva di sicuro esserci qualcosa che non tornava, del resto lei lo sapeva che le tre streghe non parlavano mai con chiarezza, non svelavano mai del tutto i segreti che il tempo tesseva sotto le stelle.
Forse, semplicemente, le Norne avevano taciuto una cosa tanto logica che non era neppure necessario menzionare: Loki poteva essere salvato, perché il cuore che aveva non lo rendeva solo capace di provare un odio così definitivo e una rabbia così cieca, ma preservava anche tutto quello che di buono c'era mai stato in lui.
Si prese la testa tra le mani, i suoi pensieri scivolavano via con così tanta fretta da bruciare, come le dita di qualcuno che precipita stretto ad una corda.
Precipitare...
Per un attimo Snotra sentì il grido di Loki aprirsi come una ferita nella sua testa, lo vide cadere nel buio insieme ai frammenti del Bifrost appena distrutto.
Thor le aveva detto, sconvolto e impietrito, che suo fratello non aveva urlato quando aveva lasciato andare la presa.
Quando Loki aveva intessuto la trama del suo primo tradimento, l'aveva fatta allontanare dal palazzo con l'inganno, forse perché pensava che lei potesse svelare i suoi piani, forse perché gli sarebbe mancato il coraggio di andare fino in fondo sentendo su di sé lo sguardo della sua maestra. E questo voleva dire che Loki non solo aveva un cuore, ma aveva anche una coscienza.
Quella volta lei non c'era e non aveva potuto fermarlo. Adesso... adesso era lì, e lui era ancora capace di parlarle, di sedersi accanto a lei e smettere di mentire almeno per qualche minuto.
Finché c'era lei, Loki non sarebbe mai stato perduto.
Se ci fosse stata lei, non sarebbe mai caduto da quel ponte!
Erano pensieri gonfi di un orgoglio e di una caparbietà tipici di un cuore troppo vecchio, forse, la presunzione di poter risolvere tutto è qualcosa che appartiene solo a chi pensa di aver vissuto tanto a lungo da conoscere i dettagli di ogni ombra.
Erano pensieri disperati, ma Snotra si disse che ciò che aveva imparato a conoscere, ciò che ricordava e ciò che poteva fare con il suo cuore e con le sue parole era tutto quanto avesse come arma, e che quella era la sua battaglia perché quello era l'amore più importante che avesse avuto.
Perché quella era stata la promessa della sua gioventù come un matrimonio o come il voto di una sacerdotessa.

Attese la notte, o fu la notte ad attendere lei.
Stavolta le parve che il buio fosse meno fitto, mentre scendeva le scale che portavano ai sotterranei.  
Il cuore di Snotra traboccava di speranza, dell'entusiasmo che accompagna le novità, anche se non c'era niente di nuovo in quello che si era proposta di fare. Voleva salvare Loki, strappargli il male dal cuore, parola dopo parola, giorno dopo giorno, verità dopo verità. Non importava quanto tempo ci avrebbe impiegato, quanto veleno le sarebbe toccato mandare giù.
All'ingresso del corridoio delle prigioni non c'era nessuna guardia. Questo era strano, pensò la donna. Quando provò a chiamare qualcuno e le rispose solo la sua eco attutita, cominciò a pensare che fosse preoccupante.
L'ansia aveva dita gelide che afferravano da dentro e irrigidivano i muscoli e il cuore, tanto da rendere ogni battito un po' più doloroso.
Snotra si stropicciò il viso e sentì il freddo sulle sue guance come se stesse accarezzando carne morta.
La prigione di Loki era vuota.
Che lo avessero spostato? Che Odino avesse scelto un luogo dove rinchiuderlo per fargli scontare la sua pena?
Il dubbio cominciò a gettare ombre sulla speranza. Di nuovo.
Era sempre stato il suo più grande errore, limitarsi a vedere solo ciò che voleva vedere, ciò che la faceva stare in pace o che almeno attutisse l'eco del vento gelido che la inseguiva in tutti i suoi incubi.
Snotra si aggrappò a quel che restava della speranza. Era ciò che aveva sempre fatto, ora se ne rendeva conto, e lo aveva fatto per così tanto tempo che non poteva comportarsi altrimenti.
Un comportamento inappropriato alla dea della saggezza. Non importa...
Titoli e riconoscimenti non le interessavano più, sarebbe stata ben lieta di sacrificare tutto il suo buon senso pur di mantenere accesa quella speranza. Avrebbe ravvivato quel fuoco fino a quando tutto il giacchio non fosse stato sciolto dagli occhi di Loki. Era la sua promessa ed era ancora in tempo per mantenerla.
Si voltò e salì di corsa le scale. Raggiunse l'atrio del palazzo con il respiro affannato e una goccia di sudore che colava dalla tempia come una lacrima.
Il portone si aprì di colpo lasciando entrare una folata di aria notturna e il nitrito dei cavalli che le guardie stavano radunando.
«Svegliate il Padre degli dei!» tuonò un ufficiale. «Allertate tutti, il prigioniero è scappato, dev'essere fuggito a cavallo!».
Nessuno fece caso a lei, Snotra era poco più di un'ombra appoggiata con le spalle a una colonna alta come una montagna.
Fissò il frenetico via vai di soldati, il baluginio delle loro armi e il frusciare dei loro mantelli. In pochi minuti, l'atrio si riempì di guardie e la servitù fu chiamata per accendere i fuochi nei bracieri.
I cavalli partirono al galoppo sulle tracce del fuggitivo.
Stava succedendo tutto ad una velocità folle.
Snotra sentì un violento senso di nausea e la stanza le vorticò attorno. Pensò a Loki da solo nella notte, braccato dai soldati. Come sperava di potersi nascondere?
Loki. Da solo.
La donna alzò di istinto lo sguardo verso la grande scalinata che portava ai piani superiori. C'era un solo posto in cui Loki si sarebbe sentito nascosto e al riparo, e lui era astuto, tanto da sapere che scappare a cavallo era un'opzione impraticabile, lo avrebbero seguito e lo avrebbero raggiunto, lo avrebbero trovato sempre e lui sarebbe stato ancora una volta solo contro tutti.
Nessuno però avrebbe pensato che il prigioniero poteva essere ancora lì, dentro al palazzo, magari ad attendere che le guardie fossero abbastanza lontane e impegnate a cercarlo altrove per poi sparire davvero.
Snotra avrebbe chiamato le guardie, doveva farlo, doveva portarle da Loki e permettere che lo riportassero in cella. Ma non adesso.
Sgusciò via senza che nessuno la notasse. Man mano che saliva le scale, il trambusto proveniente dall'atrio si attutiva ma più il silenzio aumentava più i suoi pensieri si facevano nebbiosi.
Raggiunse il piano dove si trovava la biblioteca.
Nel buio, gli scaffali sembravano muri neri che spuntavano dal nulla, come alberi in mezzo alla nebbia.
La donna avanzò con cautela tra i libri ammucchiati sul pavimento che attendevano di essere risistemati. Scorse Loki in piedi alla finestra, che scrutava il cortile con sguardo privo di emozione.
Lei era certa che l'avesse sentita arrivare – nessuno riusciva mai a prenderlo alle spalle – ma non si mosse fino a quando non gli si piazzò di fronte.  
«Qual è il piano?» gli chiese, semplicemente.
Loki si strinse nelle spalle. La donna si accorse solo in quel momento di quanto gli fossero cresciuti i capelli e si ricordò degli abiti smessi che aveva quella mattina durante il processo... qualcosa non tornava.
«Appena avranno smesso di agitarsi come formiche, raggiungerò il Tesseract, non posso portarlo con me, ma posso sempre usarlo per lasciare questo dannato posto» disse lui, incrociando le braccia sul petto.
«Non te lo lascerò fare» replicò Snotra.
Ma in quel momento vide, nella fioca luce che filtrava da fuori, lo scintillio di una placca dorata sul petto del suo interlocutore. Loki indossava di nuovo i suoi abiti consueti, le insegne del suo rango, e questo significava che non era più privo di poteri.
Com'è possibile?
Le parole di Odino le risuonarono nella mente.
«Qualsiasi prigione io possa costruirgli attorno, riuscirà a violarla e a liberarsi».
Il destino che lei aveva tanto temuto per Loki si stava dunque avverando?
«Non te lo lascerò fare» ripeté, allungano una mano ad afferrargli il braccio.
Sentì Loki muoversi piano e prenderle la mano, non era più freddo, ma lei sì. Il palmo del principe chiuso attorno alle sue dita sembrava scottare.
«Ancora non capisci, Snotra?» mormorò. «Quello che vuoi non ha alcuna rilevanza. Neppure quello che voglio io ce l'ha»
«Davvero? Che cosa vorresti?»
«Salvarmi»
«Ma tu sei salvo, Loki! Sei a casa, può ancora tornare tutto come prima... può...».
Il principe le lasciò andare la mano e le premette quel palmo sulla bocca.
«Sta' zitta! Mi sono spinto troppo oltre... è così che deve essere, ora lo so, è così che è sempre stato. È ciò che mi ha salvato allora, dalla morte su Jotunheim: non fu Odino con la sua pomposa misericordia, fu il fato che aveva progetti per me»
«Il tuo futuro non deve essere questo!» gridò lei, liberandosi dalla stretta del dio dell'inganno. Immaginava le Norne ridere nel loro buio con bocche sdentate e raggrinzite. «Questo è solo ciò che tu stai scegliendo, ora, in questo preciso momento ed è la scelta sbagliata».
Snotra sentì il sorriso di Loki, non lo vide ma lo sentì: una curva crudele che faceva diventare il suo bel viso una maschera spaventosa. Vide quel viso chinarsi sul suo fino ad essere visibile nel sottile raggio di luna che entrava dalla finestra e il sorriso scomparire, lasciare il posto a un'espressione triste.
Loki le baciò la fronte, trattenne le labbra premute sulla sua pelle per qualche lungo secondo.
«Meritavi una vita più felice...» soffiò contro la sua tempia.
Snotra non capì subito, ma all'improvviso sentì le mani del principe attorno al suo viso farsi davvero incandescenti.
Loki, non farlo...
Il pensiero spazzato via da un calore insopportabile e poi da un freddo tremendo.
Dolore e confusione.
Snotra si sentì sbalzare in aria e urtare violentemente contro il muro. L'ultima cosa che sentì fu il sentore del sangue dentro la bocca quando ricadde sul pavimento, poi la penombra della biblioteca si sommò al buio più totale e lei perse i sensi.

La donna riemerse lentamente dall'incoscienza. Le sembrò che il mondo attorno a lei vibrasse come un giunco mosso dal vento, che tremasse nella brezza prima di tornare diritto e stabile.
Per un istante si concesse l'idea di aver sognato, poi dal buio affiorarono le sagome squadrate degli scaffali della biblioteca e lei sentì il pavimento freddo e duro sotto di sé.
Quanto tempo era rimasta lì a terra? Cosa era accaduto nel frattempo?
Tese le orecchie ma c'era solo silenzio. E nel silenzio la voce di Odino che ripeteva ciò che gli avevano detto le Norne; pensieri troppo grandi per essere zittiti dalla sua testa dolorante per l'impatto.
Era stato Loki a farle questo, si disse tastandosi la testa dove gli doleva maggiormente.
Loki la conosceva, sapeva che non lo avrebbe mai lasciato andare. Loki pensava che lei non potesse salvarlo... forse perché era vero. Ma se non poteva salvarlo, poteva almeno provare a fermarlo, impedirgli di lasciare Asgard per diventare il mostro che le Norne avevano predetto.
Snotra si rimise in piedi e corse barcollando fuori dalla biblioteca. Le mura dorate e le sete dei tendaggi vorticavano ancora sotto la sua vista, ma lei seguitava a mettere in fila i passi, sempre più in fretta sorretta dal peso immane di quella promessa fatta sulla culla al cospetto di due bambini in fasce.
La promessa. Ancora quella promessa. Sempre.
Il Tessercat... Loki aveva detto che voleva usarlo per lasciare il palazzo.
La preziosissima gemma si trovava in una delle torri del palazzo, pronta all'uso per viaggiare nell'universo. Thor aveva detto che gli sarebbe servita per tornare su Midgard nel caso in cui i suoi compagni difensori del pianeta avrebbero avuto bisogno del suo aiuto e che l'avrebbe usata per riabbracciare la mortale di cui si era innamorato, non appena a palazzo – e nel suo cuore – fosse tornata la tranquillità.
Era quello che Thor meritava: la pace che duramente aveva imparato ad apprezzare e a rispettare. Era quello che tutti meritavano.
Salire le scale della torre le sembrò come arrampicarsi sul fianco di una montagna. Mentre arrancava lungo i gradini, Snotra pensò che stava certamente facendo una sciocchezza a dirigersi lì da sola, ma quando aveva ripreso i sensi in biblioteca non sapeva quanto tempo aveva passato da svenuta ed era preoccupata che se si fosse messa a cercare qualcuno sarebbe stato troppo tardi. Metà delle guardie di palazzo dovevano essere fuori a cercare Loki, probabilmente con loro c'erano anche Odino e Thor, e i quattro guerrieri.
Le strade di Asgard dovevano ardere di rabbia e paura sotto il cielo nero pece di quella notte senza fine.
Snotra raggiunse la cima della torre. Davanti alla porta della sala che ospitava il Tesseract c'era una guardia riversa sul pavimento. Le si gelò il sangue a quella vista.
Si chinò sul soldato e gli tastò il collo, sotto la punta delle dita sentì il battito delle sue pulsazioni e tirò un sospiro di sollievo, poi si rimise in piedi e aprì la porta della sala.
All'interno la stanza era di forma circolare, seguiva perfettamente il perimetro delle torri della casa di Odino e alle pareti c'erano finestre lunghe e sottili, fessure prive di imposte che affacciavano sulla via principale della città sprofondata nel silenzio dell'abbraccio notturno.
Al centro della sala c'era una bassa colonna di marmo bianchissimo e lucido. Il Tessercat splendeva  in cima alla colonna, emanando un bagliore azzurrino che si mescolava alle venature del marmo.
Nella luce di poche candele lasciate accese accanto alle pareti, la bolla di luce che si sprigionava dalla gemma sembrava gelida ma grande come un incendio.
Loki era in piedi davanti alla colonna.
Snotra pensò che se avesse aperto un varco usando quello straordinario cubo, lei avrebbe potuto lanciarsi alle sue spalle.
«Loki, ti prego, ascoltami».
Il principe restò immobile come una statua, i suoi occhi freddi e distanti.
«Non posso credere che tu abbia dimenticato tutti gli anni trascorsi in questa casa, non posso credere che tutto quello che resta nei tuoi ricordi sia infelicità... io sono stata felice di averti avuto nella mia vita, di essermi potuta occupare di te, di averti voluto bene. Questo non conta niente per te?».
Ancora una volta, la sola risposta che Snotra ottenne fu silenzio e immobilità. Loki sembrava sbiadito nel riverbero di luce azzurra che emanava dal Tesseract, non sembrava neppure che respirasse.
La donna mosse un passo verso di lui e fece per allungare la mano. E capì.
Quello non era Loki, era solo un inganno. Lui doveva aver sentito i passi avvicinarsi e pensando che si trattasse di una guardia era ricorso a quel trucco.
Quando la donna si guardò attorno per cercare con attenzione dietro gli arazzi che pendevano dal soffitto fino al pavimento sentì un suono attutito di passi dietro di sé, il cuore le si contrasse in un singulto di spavento e si voltò di colpo.
Fece un tempo a vedere la guardia alle sue spalle, reggersi malferma sulle gambe e impugnare la lancia. Fece in tempo a vedere l'ombra emergere dall'arazzo e il baluginio di una lama piccola e argentata: i pugnali dal manico di ossidiana che Odino aveva donato a Loki molto tempo prima; li aveva ancora, sapeva certamente ancora usarli con estrema maestria.
Il volto velato di sudore della guardia si fece teso e il soldato allungò una mano verso la donna, spingendola di lato per gettarla in terra.
Snotra barcollò di lato, ma la spinta della guardia ancora provata non era stata abbastanza forte e lei non cadde, puntò i piedi sul pavimento e tornò diritta, il volto contratto del soldato davanti a sé, l'ombra e la lama alle sue spalle.
Una lama rivolta altrove secondo un calcolo sbagliato che prevedeva che lei fosse sul pavimento subito dopo il lancio.
Una lama talmente affilata da non fare neppure male mentre le affondava tra le scapole. Tanto che quando Snotra sentì la voce di Loki urlare neppure capì perché.
I secondi si dilatarono nel silenzio perfetto che precede il tuono.
Snotra si vide come in un sogno cadere di fianco sul pavimento e sopra di sé vide l'aria incresparsi per una potente vibrazione di energia che colpì la guardia in pieno petto e la fece volare con violenza fuori dalla stanza. Tutto scorse a rallentatore e i suoni si fecero ovattati, suoni di passi rapidi che si avvicinavano.
Snotra vide Loki chinarsi a terra accanto a lei nel momento in cui sentì qualcosa di caldo colarle sulla schiena e solo allora diventò consapevole della lama affondata tra le sue spalle.
Loki cadde sulle ginocchia.
«No!» ringhiò con gli occhi azzurri velati di sconcerto. Era uno sconcerto sincero, era un dolore umano e, in un certo senso stupendo. Ora non c'era alcuna maschera sul suo bellissimo viso.
Ora il dolore si era trasformato in una scia di freddo che aveva preso a serpeggiarle dalla ferita fin dentro le viscere. Loki le sollevò con cautela la testa e se la poggiò sulla coscia.
«No... io, non volevo questo... non tu!».
«Loki...». Snotra cercò di parlare, ma il freddo le congelava le parole e i respiri in gola e il calore dell'affetto a stento riusciva a sciogliere quel ghiaccio che ora aveva il sapore del sangue contro la sua lingua.

«Di cosa parlano le nostre storie, lady Snotra?»
«Parlano di guerra»...

Avrebbe voluto stringere con più forza le dita attorno alla mano di Loki che ora era posata sulla sua guancia.
«Loki... perdonami...».
La bocca del principe si mosse tentando di afferrare parole che il dolore cercava di strappargli via.
«No, tu perdonami. Non volevo questo... non doveva accadere... io...».
Sorridere tristemente al suo adorato giovane principe almeno non richiedeva troppo sforzo. Le immagini cominciavano a sbiadire attorno a lei, ma gli occhi del ragazzo brillavano dietro la cortina di lacrime.
Quelle lacrime erano come il suo tocco sulla pelle congestionata di lui neonato, condotto da Odino nella sua tenda; lì dove posava le mani, il blu freddo degli Jotun spariva e lasciava il posto a una carnagione rosa e perfetta. Allo stesso modo, quelle lacrime disfacevano il gelo che anno dopo anno, eternità dopo eternità, Loki aveva addensato dentro di sé e nei suoi occhi.
«Avevo promesso... non ce l'ho fatta... però tu...».
Due lacrime, da due occhi diversi. Caddero sul pavimento quasi nello stesso punto.

«E le storie di Midgard, sono diverse?»

«Spesso parlano d'amore».

Snotra sentì il cuore rallentare e le sembrò strano, con tutto l'affetto che aveva portato dentro, che ancora portava avrebbe dovuto essere un meccanismo inattaccabile. Ebbe paura, non della sua morte, ma dell'idea che ciò che restava della coscienza di Loki morisse con lei, con l'ultimo battito.
Ora lo sentiva, in mezzo al gelo che le precludeva ogni altra sensazione, sentiva il sangue scorrere via, ma non lavava dalla sua anima la speranza.
«... tu combatti, perché io ti ho sempre amato».

L'amore e la speranza non sono emozioni sagge, sono quanto di più folle e sconsiderato esista.
Eppure morire con l'amore sulle labbra e la speranza tra le dita sembrò una bella morte alla dea della saggezza.


"E l'anima d'improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro,
no, non mi riesce di sognare con loro."




___________________________________________________________________

Note:

Che dire? La stesura di questa storia, per quanto sia stata frammentaria e incostante, mi ha preso moltissimo e alla fine mi ha svuotata. Thor e Loki sono personaggi che amo molto, entrambi... un po' come Snotra, li amo della stessa quantità di amore, ma per motivi differenti. Tra i due film che abbiamo visto e quello che arriverà, ci sono molte idee che mi si sono accese in testa, tante cose da dire sui due principi di Asgard, e con questa storia più che altro ho voluto fare un po' il punto.

Snotra. Parliamone... non è scontato che io ami i miei OC, ma Snotra l'ho davvero adorata tanto da commuovermi io stessa per la sua morte che non ho potuto evitare perché la sua vita finiva lì, lei lo aveva già capito. Non che volessi farle fare l'eroina ma le parole di Odino sono state per lei la goccia che fa traboccare un vaso stracolmo.

Eppure non è detto che io non scriva più di lei in futuro, che non ci siano altri ricordi da raccontare o che non verrà citata in altri racconti. Ma l'arco narrativo di Una goccia di splendore finisce qui, perché questa è la sua storia e io amato scriverla... di solito mi diverto a scrivere, questa volta il divertimento è un concetto riduttivo, ho davvero amato raccontare tutto questo.

La citazione finale è dal brano Un malato di cuore.

Per tutto il resto... grazie di cuore a chi ha letto, commento, seguito, preferito. E pazientato, soprattutto, visto il ritmo irregolare e a volte tremendo degli aggiornamenti.

Alla prossima lettura :)

Luciana

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Alkimia