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Autore: Columbrina    29/05/2013    0 recensioni
Prima classificata al contest Hikari [A Kingdom Hearts contest], indetto da Audrey24th
Sinopsi sul viaggio emotivo di Terra e Aqua attraverso i mondi, costellato da screzi, prime consapevolezze e continua ricerca della verità.
Dalla Terra di Partenza fino ad arrivare alla definitiva sconfitta del male, che non è altro che l'inizio di un cammino ancor più difficile in cui dovranno fare i conti con il proprio passato e i fantasmi che non li hanno mai abbandonati.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Aqua, Terra
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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-Titolo: A dive to the heart

-Autore: Columbrina

-Coppia: TerraAqua

-Elemento (se scelto): Debolezza; Consapevolezza; Maturità.

-Avvertimenti: OOC (lieve); Sentimentale; Generale; Raccolta.

-Note: Ambientato in un ipotetico futuro, con sprazzi di flashback nei primi due capitoli: Terra e Aqua girovagano per tutti i mondi, nella speranza che le questioni lasciate in sospeso possano sanarsi. Ogni capitolo porta il nome di un mondo comparso in Kingdom Hearts: li ho scritti più o meno tutti, fatta eccezione di The World That Never Was; Deep Jungle (per mancanza di conoscenza del film Tarzan); Agrabah; Atlantica (avevo una bella storia in mente, in merito); The Grid; Beast Castle e Fantasia.

 

#Land of departure – Perché vuoi diventare maestro?


“Perché vuoi diventare maestro?” fu l’improvvisa domanda di Aqua.
Era una notte stellata; ce n’erano talmente tante che il cielo non riusciva a sostenerle tutte e queste cadevano oltre la linea del mare nero. Lo sguardo di Terra si dischiuse ed elargì un sorriso mesto, come faceva di solito.
“Per farmi notare da te”
“Sono anni che non fai che tenermi accanto” fece Aqua, in un tono tra il divertito e lo scettico.
“Non nel modo in cui vorrei”
Le mani di Aqua si strinsero intorno a un folto ciuffo d’erba, che rinfrancava il vivido calore innestato nel cuore ed era risalito fino al pomolo, che si era annodato nella gola, bruciandola, per poi arrivare, finalmente, alle gote, colorandole.
Distolse gli occhi dalle stelle inquisitorie, non trovando nemmeno il coraggio di affrontare Terra, che rideva. Amava sgraffignarle quel bel colore rosso che ravvivava le sue guance tranquille.
“Non posso crederci… Ci caschi sempre”

 

 


#Realm Of Darkness – Sinopsi

 

Gli spifferi del mare sussurravano il loro requiem alle onde scure del bagnasciuga, freddo e asciutto; la sabbia non pungeva sotto i piedi, ma era bello giocarci creando piccoli fastelli e cumuli che lasciavano un’impronta salina e irrimediabilmente fastidiosa, specie quando si incastrava negli incavi tra le dita.
Una cupola scura abbracciava l’orizzonte che si stagliava immenso e interminabile, presentando sempre la stessa scala cromatica di malinconia e non si sa che altro perché Aqua, se lo ripeteva più volte, non sapeva più distinguere nulla, nemmeno i sorrisi chiari e sinceri da quelli forzati e per niente belli. Più ci pensava e più i suoi timori si manifestavano in forme sempre più efferate, come fantocci insonni che non la lasciavano dormire.
Aqua era seduta sul freddo bagnasciuga, ascoltando le onde e contemplando la distesa scura che si stagliava infinita, senza un punto che potesse definire una certezza, senza un segno che potesse alleviare le sue sofferenze e le sue paure.
Quella era la giusta punizione che scontavano le anime purganti, quelle che si avvicinavano senza riserbo a un mondo fatto di chiaroscuri fino a che non venivano inghiottite dalle ombre nere come pasto sacrificale; quelle ombre non facevano distinzioni, nemmeno se la vittima aveva un cuore ricolmo di luce fulgida e splendida: ti avvicinavi, finivi irrimediabilmente risucchiata.
“Ne è valsa la pena, almeno Terra è salvo” diceva il suo cuore e a lei stava bene così.
Stringeva tra le mani un ciondolo fatto da lei stessa e il suo aveva i colori del mare; no, non i colori quel brodame denso di nero, bensì di quell’azzurro sincero, vivo e vero che, una volta, scintillava nei suoi occhi. Ora anche su di quelli si era depositata una patina cinerea, che ben si confaceva al suo purgatorio.
Ogni sera, Aqua si rifugiava dai sogni, sedendo sul bagnasciuga e contemplando l’orizzonte; ogni tanto, disegnava dei cerchi nella sabbia con le dita.
Le onde scandivano il tempo e puntualmente lei perdeva il conto.
Si era chiesta più volte da quanto tempo fosse lì; si chiedeva da quanto tempo si fosse arresa e avesse rinunciato a camminare oltre quella spiaggia grigiastra e notturna, si chiedeva anche perché quel piccolo angolo di pace, le desse così tanta inquietudine.
Era certa che fossero passati anni, ma si chiedeva quanti; non poteva guardare il suo riflesso, anche per paura di non potervi trovare lo stesso sguardo forte e deciso della ragazza che – forse – era prima.
Vi assicuro che nulla era cambiato sul viso di Aqua: i lineamenti levigati erano solcati solo dall’angoscia, ma si capiva che stava continuando a lottare contro i suoi istinti, si capiva che aveva una grande forza di volontà; gli occhi, come ho detto prima, erano sempre colorati d’azzurro, eppure erano diventati parte integrante di quell’ammasso di malinconia e grigiore; i capelli non erano per niente cresciuti, sempre fermi a poco prima delle spalle, circondando sempre di blu il suo sguardo; il corpo era rimasto sempre magro e scattante, fatto di rotondità giuste, temprato anch’esso da innumerevoli battaglie.
Nel pieno della sua contemplazione, notò un punto di luce fare capolino sulla cupola stellata, che si lasciò dietro una scia altrettanto fugace; sparì immediatamente, come se si fosse schiantato nell’acqua senza farsi sentire, ma Aqua l’aveva colto in flagrante.
Strinse il Trovavia tra le mani, mandando via anche gli ultimi rimasugli di sabbia tra le dita e sentì una scossa allo stomaco, ma questa echeggiò rapidamente per tutto il corpo, fino a far fremere il cuore.
Non riusciva a capire se fosse un presagio cattivo o… Peggiore.
Si alzò tempestivamente in piedi, reggendosi sulle poche, eppure forti speranze che non l’avevano mai abbandonata; si sentì pervasa dal desiderio di fuggire subito da lì, una bramosia dapprima ardente e poi incandescente.
Quasi piangeva tanto era forte il bisogno di urlare, l’ennesimo impulso che squarciava la gola; diede un ultimo sguardo al Trovavia, ai ricordi che la tenevano incatenata ai doveri del cuore, all’unica cosa che le era rimasta di loro.
I tempi sono maturi.
“Stanno arrivando” sussurrò a se stessa. Lì non c’era nessun altro, oltre alla sua ombra. Era calma.
Ombre che si fanno destrieri dell’oscurità, cavalcando cieli ricoperti di sbuffi.
“Non possiamo perdere un minuto di più…”
Né grido, né luce, né cuore puro potranno scongiurare la venuta della piaga.
“Devi svegliarti”
La vittoria avrà i colori di un crudele tramonto.
“Devi ritrovare la tua luce”
Fin quando un fascio di luce non verrà scoccato nel cielo.
“Devo andare via di qui”
E aprirà le porte del regno dei cuori.
“Vi prego, fermatelo…”
Così si compirà il cammino dell’eroe.
“Più di questo non posso fare…”
Oppure la sua disfatta.
“Aspettate il mio ritorno”
Mentre il subordinato tesserà la sua trappola.
“Ven…”
Occhi di stella, incatenati nel buio, porteranno il vessillo.
“Non mi arrenderò…” prese fiato “Terra…”

Una lacrima rigò il viso levigato di Aqua; una lacrima che purificò i suoi occhi, liberandoli dalla coltre di polvere stantia e riempiendosi del coraggio che si era addormentato.
Capì che più le tenebre più avvicinavano, più grande diveniva la sua luce, al punto che avrebbe potuto inghiottirle.
Più la disfatta si avvicinava, più cresceva la speranza perché il requiem del mare le portava un messaggio e, ancora una volta, le onde si erano fatte portatrici di luce. Solo che, stavolta, non aveva dovuto raccoglierla in una bottiglia.
E poi, finalmente, un abbraccio caldo la costrinse a chiudere gli occhi e abbandonarsi a quel movimento cullante, come quello delle onde che portavano il suo nome; la speranza e il cuore si unirono in un amplesso vigoroso, boicottando la sua carne in maniera piacevole perché, anche se pizzichi ardenti si conficcavano sotto la sua pelle, a lei stava bene così perché queste sensazioni non le provava da molto e le mancavano questi allevianti dolori.
Le scese un’altra lacrima, inumidendo l’altra guancia.
Sorrise. In lontananza, anche l’altro fece la stessa cosa, sollevato dai suoi pesi.
Presto Terra sarebbe tornato.

   
 
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