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Autore: 4lb1c0cc4 Herondale    30/05/2013    1 recensioni
I ricordi, quelli allegri che ci fanno sorridero o quelli tristi che ci feriscono, fanno parte del nostro essere. E' grazie ad essi se siamo quello che siamo.
La soffitta è il luogo in cui ricordi, di epoche diverse, di persone diverse, coesistono come se si trovassero in una dimensione diversa.
Leah dovrà affrontare tutti i ricordi del suo passato, per andare avanti, per prendere finalmente la sua strada ...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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     Il tempo porta via tutto che tu lo voglia o no.
Il tempo prende tutto, il tempo se lo porta via,
e alla fine rimane soltanto l'oscurità.
A volta troviamo qualcuno nell'oscurità e
qualche volta li perdiamo di nuovo nello stesso modo
(S. King)


 

















La soffitta della mia famiglia racchiude in se tanti ricordi, di persone differenti, di periodi così diversi. Ogni oggetto ha in sé un significato particolare ed a seconda della persona che lo guarda suscita emozioni diverse.
Il mio angolo di paradiso dove il tempo si è fermato,  e più periodi del passato coesistono senza mischiarsi e senza distruggersi.
In un angolino ci sono dei vecchi dischi in vinile dei miei genitori, vicino ad un grammofono pieno di polvere. Mi ricordo che quand’ero più piccola ed ero un po’ giù di morale, o litigavo con Seth, salivo in soffitta e ascoltavo quelle melodie, guardando ammaliata la piccola punta di metallo che poggiava sul disco. Non avevo paura del buio o del mostro della soffitta, che tanto spaventava mio fratello Seth, e così stavo lì ore ed ore circondata da numerosi oggetti, la maggior parte dei quali erano cianfrusaglie per me.
Ma ora la tromba ha perso la sua antica lucentezza ed è coperta da uno strato spesso di polvere, segno inequivocabile della mia assenza e del tempo trascorso. Non ne ho più avuto il tempo e soprattutto mi è mancato il coraggio di tornare qui.
Ogni passo nella soffitta è un viaggio nei ricordi.
Su una pila di vecchi scatoloni ingialliti dal tempo, troneggia fiero di se il mio vecchio e lacero coniglietto di pezza: Miss  Pinky se ne sta lì, seduto in maniera scomposta, con la testa mollemente piegata di lato, con addosso ancora il vestito di lana, che la nonna aveva lavorato a maglia solo per me. Nonna Clearwater era temutissima al villaggio, una specie di generale in gonnella. Ovviamente con i suoi nipotini era tutta un’altra cosa, ci voleva molto bene e ci coccolava molto. Senza contare che ero la sua preferita.
Ho diverse foto con lei, la mia preferita è quella in cui mi fa fare una giravolta mentre balliamo, avevo circa quattro anni.
 Nonna diceva che una signorina deve saper ballare.
Mi manca da morire.
Quando mi vedeva un po’ triste cercava in tutti i modi di risollevarmi il morale, “Il tuo sorriso ranocchietta è il bene più prezioso che ho, non togliermelo” era la solita frase che usava per farmi capire quanto la mia felicità fosse anche la sua. Spesso preparava la mia torta preferita, quella di mele , nessuno la faceva buona come lei. Mi mettevo seduta sul mobile e la osservavo silenziosamente preparare il mio dolce, passandole gli ingredienti. Aiutarla mi faceva sentire grande ed importante. Una volta versato l'impasto nella teglia mi dava il permesso di ripulire la terrina, mi sporcavo sempre tutta la faccia.
È morta troppo presto, l’età  è stata la sua unica e grande nemica. Quanto mi sarebbe piaciuto averla al mio fianco quando Sam mi ha lasciato, lei era sempre in grado di guardare il lato positivo delle cose.
Il giorno del suo funerale, me lo ricordo benissimo, mi sono sentita vuota e arrabbiata. La nonna mi aveva abbandonata, lei diceva che non avrebbe mai lasciato la sua ranocchietta … ma l’aveva fatto. 
Ho pianto tantissimo quel giorno. Seth, era troppo piccolo per capire, mi chiedeva il perché di ogni cosa.
 Perché ci sono tutti questi signori vestiti di nero?
Perché la nonna non si sveglia?
Perché la nonna dorme lì dentro?
Perché piangi Lee?  
Non ho risposto mai a nessuna di queste domande. Non ce la facevo.
Seth quella sera, vedendo che continuavo a piangere, venne in camera mia con Zappy, il suo peluche preferito dal quale non si staccava mai. Ricordo ancora le sue parole “Lee non piangere più … ti pletto Zappy lui ti fa companiia così no hai paua” lo abbracciai stretto stretto e gli sorrisi, ricordandomi quello che la nonna diceva sempre sul mio sorriso. E così decisi che da quel giorno avrei sempre sorriso, l’avrei fatto per lei. Ma mi dispiace nonna, sono venuta meno a questa promessa. Non riesco più a sorridere.
 
Più in là ci sono gli album di quando eravamo bambini, quando la nostra maggior preoccupazione era scegliere fra questo o quel gioco.
Non c’erano vampiri.
 Nessuna mutazione indesiderata.
Non posso frenare la voglia che ho di sfogliarli, ed eccoci lì tutti sorridenti. Una lacrima mi sfiora la guancia, mentre osservo quel pezzo del mio passato che non tornerà mai più, perché lui non c’è più ... mio padre. È una foto normale, una di quelle foto di famiglia in cui siamo tutti e quattro, scattata sicuramente da Billy. È un po’ ingiallita e con gli angoli mangiucchiati dal tempo, ma è la più bella. Papà tiene sulle ginocchia Seth, che come al solito ha un cerotto su una delle ginocchia a simboleggiare la sua irrequietezza, mamma mi accarezza i lunghi capelli neri, mentre io liscio le pieghe del mio vestito. Le nostre espressioni sono felici e sorridenti, quello che spicca di più però è il sorriso un po’ sdentato da birbante di Seth. Questo è l’unico ricordo che voglio portare via … l’unico che mi concedo, in cui sono stata felice.
Ricordi su ricordi.
La bici sgangherata testimone di molte cadute e di altrettante ginocchia sbucciate.
La canna da pesca di mio padre. Non ho mai voluto imparare a pescare, troppa umidità, troppa noia e per di più bisognava svegliarsi prestissimo.
Ma ora me ne pento. Era un modo come un altro per passare del tempo con lui e io non ho sfruttato l’occasione. Ho sempre pensato che il mio vecchio ci sarebbe stato per sempre, invece mi è stato portato via, lo stesso giorno in cui io ho perso la mia natura, in cui l’incubo è diventato realtà.
La mutazione.
Stingo tra le mani un brandello di quello che resta del mio vestito di quel giorno. Quel piccolo pezzo di velluto nero ha così tanti significati per me, la morte di mio padre, il dolore per la sua perdita, la litigata con Seth, la rabbia e la trasformazione.  Lo  riposo nella scatola di legno che tengo tra le mani. Contiene solo ricordi miei, ricordi del passato che non voglio più avere. Ma prima di separarmene definitivamente gli do un ultimo sguardo, giusto per farmi ancora del male.
I miei diari, pagine intrise di annotazioni, di sensazioni, di emozioni appartenenti ad un’altra me, ad una ma felice ed innamorata a cui la vita le sorrideva. Ad una me diversa, meno scorbutica e nervosa, più disponibile e aperta.
 Nero su bianco.
Ricordi indelebili, incisi nella mia mente ma soprattutto nel mio cuore, come la prima volta che incontrai Sam.
Il pick up come al solito dava qualche problema ed io ero andata con papà dal meccanico. Ormai eravamo diventati quasi di casa, per tutte le volte che eravamo andati a far riparare quel catorcio, che papà si ostinava a voler tenere. Il vecchio Geremia, però, quel giorno non c’era e aveva lasciato l’officina in mano al suo nuovo apprendista, Sam.
Non appena lo vidi un turbinio d’emozioni mi investì. Era bellissimo …  il ragazzo più bello mai visto, i tratti tipici della tribù in lui erano più marcati o forse era solo l’impressione di una ragazzina ammaliata da un ragazzo più grande di lei.
 Sam era un uomo a differenza dei miei amici e dei miei compagni di classe. La mascella squadrata, il naso leggermente a punta, lo sguardo gentile e il sorriso cordiale furono le prime cose a colpirmi di lui. Subito, come ogni adolescente, mi presi una grandissima cotta per lui, che non mi vide per niente.
Come dargli torto, ero solo una ragazzina anonima.
Chiudo il diario.
Non posso leggere oltre. Queste pagine sono intrise di ricordi di me e Sam. Ricordi che non ha senso rivangare, anche perché sono stampati a fuoco nel mio cuore e nella mia mente.  
E lì sul fondo c’è l’unico simbolo che mi è rimasto del nostro amore, l’anello di fidanzamento che era riuscito a comprare dopo numerosi sacrifici. Quando il nostro destino era ancora insieme. A volte mi domando il perché sia ancora qui, perché ce l’ho ancora con me. Lui non tornerà mai sui suoi passi, avrei fatto meglio a restituirglielo. Lacrime amare mi bagnano il viso. È uno strazio vedere quel piccolo cerchietto in oro bianco impreziosito da un punto luce, farsi beffe di me e del mio amore.
 La rabbia è ancora così forte dentro di me, che tremo.
Tremo.
Tremo.
 Il lupo che è in me vuole avere la meglio.
 Vuole uscire e urlare, urlare a squarcia gola tutto il suo dolore e la sua rabbia … ma non posso. Distruggerei  la mia fetta di paradiso, il mio posto incantato. E distruggerei anche me stessa.
Lo scaglio lontano, cercando di calmarmi.
Leah non puoi trasformarti.
Non ora.
Distrattamente guardo l’orologio al mio polso, non ho più tempo.
Raccolgo l’anello per metterlo a posto, nella scatola sarà al sicuro e nessuno farà mai domande a riguardo.
Devo andarmene. Tra breve la cerimonia finirà ed io non dovrò più trovarmi nei paraggi.
Non appena lascio la soffitta la realtà si ripresenta prepotente. Nell’aria non c’è più l’odore di pipa. Quell’odore dolce e speziato che per anni ha invaso ogni angolo della casa e si era impregnato nella tappezzeria.
Il tempo porta via tutto che tu lo voglia o no. Il tempo prende tutto, il tempo se lo porta via, e alla fine rimane soltanto l'oscurità. A volte troviamo qualcuno nell'oscurità e qualche volta li perdiamo di nuovo nello stesso modo.
Non c’è più quell’odore.
Ma papà non c’è più e la sua pipa è ormai rimasta spenta per troppo tempo.
Un altro uomo ha preso il suo posto al fianco di mia madre, ma non è la stessa cosa.
Lui non c’è più.
Troppe perdite, in così breve tempo: Sam, papà, la mia vita.
 Scendo velocemente le scale, come se fossi inseguita.
Lascio una lettera sul tavolo.
 Sono una codarda.
Nessuno si aspetta che partecipassi al matrimonio di Emily e Sam dopo aver abbandonato il ruolo da damigella, ma fuggire abbandonando tutto e tutti senza salutare nessuno, questo si che è da veri codardi.
 Non posso fare diversamente però. Mi sarebbe bastato un sorriso di Seth, un abbraccio di mamma e sarei sicuramente ritornata sui miei passi. L’ho già fatto, più e più volte sono sempre stata pronta a scappare lontano con la valigia piena dei pochi vestiti buoni che mi sono rimasti, ma all’ultimo ho sempre rimandato. È difficile staccarsi da questa terra e dai miei affetti, ma ne ho bisogno o impazzirò.
Non  credo di riuscire ad essere più una persona forte, a nascondere il mio dolore. Nessuno sentirà la mia mancanza. Mia madre è forte, molto più di me, e poi con lei ci sono Charlie e Billy. Anche Seth non è solo c’è Dafne al suo fianco e poi tutto il branco. Non devo preoccuparmi per loro.
Devo dire addio a questa me.
Una nuova vita.
Niente trasformazioni.
Niente imprinting.
Niente dolore.
Ne cuori infranti
Mi trasferirò in California, dove il sole la fa da padrone e dove i vampiri non hanno il vizio di girare indisturbati tra la gente, rovinando così la vita di povere ragazze.
Mi rifarò una nuova vita
Niente più vampiri.
Niente più mutazioni.
Niente più imprinting.
Sono una codarda, scappo dal dolore, dai miei doveri e dal mio destino. Ma non mi importa più. Per una volta sarò io l’artefice del mio futuro.
E se dovesse andare male potrò prendermela solo con me stessa. Ma almeno ci avrò provato a cambiare, potrò dire di aver rischiato e fallito … di aver realmente vissuto.
E con il vento che mi solletica il viso, quasi come se volesse salutarmi con una lieve carezza, assaporo gli ultimi istanti alla riserva.
L’aria porta con se odore di muschio, odore di pino e di legno … odore di casa, l’odore della foresta, regalandomi così l’ultimo ricordo della mia vecchia vita.
 

  
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