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Autore: IoNarrante    30/05/2013    4 recensioni
Raccolta di OS partecipante alla challenge Un bacio tira l'altro.
Tabella:
1. Un bacio al buio;
2. Un bacio per gioco;
3. Un bacio sulla moto;
4. Un bacio rubato;
5. Un bacio per scommessa;
6. Il primo bacio;
7. Un bacio alla persona sbagliata;
8. Il bacio che aspettavo;
9. Il sogno di un bacio;
10.Un bacio dal sapore amaro;
11.Un bacio al college;
12.Un bacio a mezzanotte;
13.Un bacio sotto casa;
14.Un bacio in ufficio;
15.Un bacio per il compleanno;
Non le eseguirò necessariamente in ordine, come viene, viene! :3
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Queen and King'
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11. Un bacio al college

di baci, scommesse e numeri di telefono.

paring: Tommy / Felicity
 
La festa era rumorosa, più di quanto Tommy avesse mai immaginato. Sì, okay, era stato lui ad aver avuto l’idea di festeggiare l’inizio delle vacanze di primavera a Princeton con una mega-festa a cui avrebbe partecipato tutto il campus.
Ovviamente Ollie lo aveva appoggiato.
Ora però provava uno strano senso di fastidio... no, più che altro era annoiato. Strano a dirsi, per uno che era vissuto tra case di lusso, auto costose e party fino a notte fonda.
«Ehi amico, che si dice?»
Oliver comparve al suo fianco, tenendo in mano una birra e sorseggiandola. Lui aveva optato per qualcosa di più forte. Ad un tavolo stavano giocando a “Lancia e Bevi”, mentre la maggior parte degli invitati si strusciava a ritmo di danza.
Tommy fece spallucce. «Credo che passare tutta la mia adolescenza tra feste e sbandate, mi abbia reso quasi immune ormai,» disse, sorseggiando il whisky.
Se l’era fatto fare doppio, non si sa mai.
Gli sguardi dei due amici si incontrarono per un attimo. Tommy notò subito che Oliver aveva una strana luce negli occhi, qualcosa di malizioso che gli aveva visto addosso solo quando ne combinavano insieme una delle loro.
«Che ne dici di movimentare un po’ la serata, mh?»
Il giovane Merlyn parve preoccupato. «E Laurel?» gli domandò di rimando, sperando di farlo cedere.
Il fatto che si stesse annoiando, non voleva per forza includere l’idea malsana di mandare a puttane tutta la festa. Erano le vacanze di primavera, cazzo. Ubriacarsi era d’obbligo.
Ollie cominciò a ridere, senza controllo. «Credo di averla lasciata in bagno… non ricordo. Mi sono girato e… puff!» mimò con le mani una bolla d’aria. «Non c’era più!»
Altro che ubriaco, Tommy pensò che il suo migliore amico era totalmente fatto, o andato.
«Ehi,» tentò di dirgli, ma Oliver lo anticipò passandogli un braccio attorno alle spalle e attirandolo a sé, a portata d’orecchio.
«Facciamo una scommessa,» disse pretenzioso. Tommy lo ascoltava più con preoccupazione che con interesse. Aveva paura di cosa potesse scaturire da quella situazione, in quale guaio Oliver avesse in mente di cacciarlo. «Ti sfido a baciare una delle ragazze presenti in questa sala, e tu ne sceglierai una per me…» farfugliò. «Chi prima porta il numero di telefono della tipa, vince cinquemila dollari.»
«Oliver…» protestò subito Tommy. Era evidente che il suo amico non era in grado da solo di intendere e di volere.
«Shhhhh!» gli fece a due centimetri dal viso, con l’alito che gli puzzava d’alcool anche attraverso le labbra socchiuse. «Accetti?»
Avrebbe voluto fargli tante altre domande, o almeno tentare di farlo ragionare. Eppure Tommy inspirò e si disse che, in fondo, erano arrivate finalmente le vacanze per cui non aveva alcuna voglia di pensare.
«Facciamolo,» sospirò infine. Ollie gli restituì uno sguardo furbo.
Lo afferrò per un braccio e se lo trascinò lungo tutta la sala grande della confraternita, sondando ospite per ospite. Tommy sapeva che non gliel’avrebbe resa facile.
Avevano già giocato a Bacio Rubato, da ragazzini, e spesso questo gioco coinvolgeva la più brutta della classe o la più emarginata.
«Quella,» asserì sicuro, indicando qualcuno vicino alla porta d’ingresso.
Tommy strizzò gli occhi, tentando di superare la nuvola di fumo – quel fumo, avete capito bene – per individuare la sua scommessa.
«La mora?»
C’era una ragazza niente male in quella direzione: capelli corti, labbra carnose, vestita un po’ in modo semplice ma davvero notevole.
Ovviamente Oliver non intendeva lei. «Amico, quella sulla destra.»
Ad una rapida occhiata, si trattava sicuramente di una giovane matricola appena entrata a Princeton, con una borsa di studio. Come faceva a saperlo?
Tommy era abituato a frequentare un certo tipo di persone, di un ceto sociale ben definito. Sapeva riconoscere lontano un miglio un capo d’abbigliamento firmato, una tinta eseguita da un hairstylist oppure un paio di occhiali Ray Ban.
Niente di tutto quello era presente in “Miss Coda-di-cavallo”. L’aveva soprannominata in quel modo perché era l’unica ragazza che si fosse raccolta i capelli a quella festa alcool e disinibizione.
«Scelta di riserva?» chiese scherzosamente.
Lo sguardo di Oliver era stranamente serio. «Vai, ora scegline una per me e ci ritroviamo qui alla fine della festa.»
Tommy si guardò intorno, pensando che non sarebbe mai riuscito a vincere la scommessa. Anche se avesse scelto una delle ragazze più timide ed introverse dell’universo, il suo migliore amico sarebbe stato all’altezza di metterle a proprio agio. Era un seduttore nato.
Così pensò di giocare d’astuzia.
«Mariah Montgomery,» disse, sfoderando un sorriso sghembo.
Non aveva mai visto gli occhi di Oliver sgranarsi a quel modo. «N-Non puoi, lei è…» ma non concluse la frase.
Tutto il campus era a conoscenza della storia di Mariah. Era una di quelle ragazze religiose, amanti di Gesù e facenti parte di quelle confraternite-barra-case famiglia. Un osso duro da contendersi.
«A fine festa, ci ribecchiamo su questo divano,» ringhiò Ollie, offeso da quella sua furberia.
Tommy sorrise. Dopotutto, anche se non avesse vinto la scommessa, si sarebbe goduto l’umiliazione di Oliver.
 
Tre canzoni dei Beatles e due cocktail dopo, Tommy si era quantomeno avvicinato alla tipa che avrebbe dovuto baciare. L’amica Capelli-Corti non la lasciava un attimo da sola, ma lui non si diede per vinto.
«Ehi, come va?» chiese in generale, puntando lo sguardo dritto negli occhi della ragazza Coda-di-Cavallo. Lei lo distolse subito, preferendo esaminarsi le scarpe.
Capelli-Corti gli sorrise. «Benissimo! Questa festa è una figata… sai per caso chi l’abbia organizzata?»
Tommy afferrò la palla al balzo. «Me medesimo!» gongolò, mentre notò di aver ottenuto di nuovo l’attenzione della ragazza. Poi sfoderò la mano come se fosse la 9 millimetri di 007.
«Piacere, sono Merlyn.» Poi fece una pausa studiata. «Tommy Merlyn.»
Di solito le ragazze la prendevano a ridere, cosa che fece subito Capelli-Corti, mentre Tommy notava con disappunto che non c’era verso di smorzare la tensione di Coda-di-Cavallo.
Attese che le due signorine facessero altrettanto, svelandogli i propri nomi. Almeno avrebbe avuto un qualcosa da presentare ad Oliver, oltre il mutismo della ragazza.
«Hally Ferguson, piacere!» trillò subito Capelli-Corti.
Fuori una, pensò subito il giovane Merlyn. Si voltò in automatico verso l’altra ragazza, ma la vide mordersi nervosamente il labbro inferiore.
Nonostante gli spessi occhiali e la coda di cavallo, tutto sommato non era brutta. Certo, se avesse avuto più accortezza nel vestirsi e nel curarsi…
«Lei è Felicity, scusala ma l’ho trascinata con la forza a questa festa!» ridacchiò Hally.
Tommy avrebbe dovuto inventare qualcosa alla svelta, altrimenti sarebbe finita ancor prima di cominciare.
«Posso? Posso rubarti la tua amica per un po’?» azzardò, rivolgendosi a Hally.
Di sicuro, se avesse dovuto scegliere con quale delle due provarci, Capelli-Corti rientrava nettamente nella sue preferenze. Era allegra, chiacchierona, simpatica e propensa alla conversazione.
Tommy notò subito Felicity fare di no con la testa, verso la sua amica.
Hally però ebbe l’accortezza di ignorarla. «È tutta tua, prego!» sorrise, sfilandogli dalle dita il bicchiere di bourbon e sparendo dalla soglia.
Si ritrovarono nella veranda, ampia e piena zeppa di bottiglie di birra vuote lasciate per troppa pigrizia sulla ringhiera di legno laccato. Tommy si fermò a scrutare il silenzio notturno del campus.
L’indomani, a tempo debito, sarebbe tornato insieme ad Oliver verso Starling City. Suo padre si era premurato di chiamarlo una ventina di volte per assicurarsi a che ora avesse preso l’aereo.
«Dunque… cosa studi?» tentò il ragazzo.
Felicity era il classico tipo di ragazza con cui non avrebbe mai voluto avere nulla a che fare. Nessun interesse in comune, abitavano due mondi completamente opposti e non avevano niente da spartire.
Si sistemò alla bell’è meglio gli occhiali sul naso. «I-Ingegneria…» smozzicò, confusa.
Tommy si diede il cinque da solo, mentalmente. La classica “nerd”. Tutto sommato, quel suo viso buffo e quell’espressione confusa lo fecero intenerire.
«Certo, che tipo di ingegneria…? Oppure devo tentare di indovinare?» scherzò.
Vide gli occhi di lei spalancarsi, forse più grandi di quanto mai si fosse immaginato dietro le spesse lenti degli occhiali rotondi. «Ops! Che sbadata… cioè, di solito non sono così disattenta, spesso se mi chiedono cosa studio riesco a mala pena ad evitare anche l’orario dettagliato del mio corso di studi… eppure stasera me ne sono proprio dimenticata! Ah! Ah! Sarà che mi ero ripromessa di studiare almeno altri due paragrafi questa notte, ma Hally ha pianificato di trascinarmi fuori dal dormitorio e-»
Tommy fece un gesto inaspettato. Si sporse su di lei soltanto per posarle un indice sulle labbra e fermare quel fiume improvviso di parole che gli si era riversato addosso. Non avrebbe mai pensato che da “muta”, Felicity sarebbe passata a logorroica-farfugliante.
Lei sorrise e abbassò lo sguardo imbarazzata. «Mi dispiace.»
Si vergognò quasi a crederlo, ma con la luce della luna quella ragazza gli suscitava strane sensazioni. Forse era l’insieme di alcool, noia e scommessa… oppure l’argento della luce che si scontrava con il castano dei capelli di lei.
«Fa niente, non preoccuparti. Cominciavo a dubitare se sapessi parlare o meno,» scherzò.
«Il termine “chiacchierona” non mi si addice proprio,» aggiunse lei, cominciando a ridacchiare e a fare un verso simile ad un grugnito. Molto poco femminile.
Tommy la vide arrossire immediatamente e fare di nuovo il gesto degli occhiali.
«È… carino,» concluse infine.
Felicity lo fissò stupita. «C-Cosa?»
Il giovane Merlyn vide che nel frattempo le si era liberata una ciocca dal codino che portava sulle spalle, così si premurò di sistemargliela dietro l’orecchio.
In un attimo furono vicini. Troppo vicini.
Tanto che Tommy si accorse delle lentiggini di lei.
«Q-Quel verso che fai,» aggiunse, confuso.
Era strano come una perfetta sconosciuta, per giunta oggetto di una scommessa tra lui e Oliver riuscisse a destabilizzarlo a quel modo. Era tutta colpa dell’alcool, sicuramente.
«Oh…» sospirò lei, facendo l’errore di alzare il volto e permettere a Tommy di vedere quanto blu fossero gli occhi di lei.
Ci fu un attimo di silenzio in cui riuscirono ad udire soltanto i ritmi della forte musica proveniente da dentro la confraternita. Era come se il party non appartenesse più alla loro realtà, fosse qualcosa di estraneo.
«Dunque, frequenti i corsi di Ingegneria Elettronica?» chiese, per smorzare quell’attrazione.
Felicity annuì. «Seguo anche due corsi avanzati, per portarmi avanti il prossimo anno,» confessò.
Tommy si sentì in imbarazzo, visto e considerato che lui frequentava Princeton solo grazie alle conoscenze di suo padre, ed era al pari con gli esami soltanto per miracolo.
Fece il gesto istintivo di portare una mano a sfiorare la guancia della ragazza. «Magari potrebbero servirmi delle ripetizioni,» soffiò, troppo vicino al viso di lei.
Se fosse stato sobrio, avrebbe riso di sé stesso.
Mai e poi mai Tommy Merlyn avrebbe provato quelle stesse sensazioni per una qualsiasi Felicity, magari anche con meno tette e più peli superflui. Tutto sommato, la vera Felicity era più carina di quanto i suoi enormi occhiali tentassero di nascondere.
«P-Potrei avere tempo… per quelle ripetizioni,» annuì lei, con gli occhi lucidi.
Oramai la tensione era alle stelle e Tommy non sapeva se fosse colpa o merito dell’alcool, ma si sentiva bene. Aveva perfino smesso di pensare alla scommessa.
L’unica cosa che voleva fare e chinarsi e appropriarsi di quelle labbra screpolate e martoriate dal nervosismo.
«Forse… dovrei baciarti,» disse, quasi senza pensare.
Si rese conto che sotto l’effetto degli alcolici diventava più logorroico di quanto volesse. Eppure aveva la dannata paura di fare qualcosa di sbagliato. Si chinò ancora più vicino al viso di lei, sentendo l’odore caramellato del lucidalabbra.
La vide arrossire violentemente e questo lo fece uscire di testa.
Non si aspettò nessuna risposta, ormai non ve n’era più il tempo. Tommy avvicinò entrambe le mani al viso della ragazza e poi le loro labbra si sfiorarono appena. Fu un bacio fulmineo, timido, quasi una carezza.
«Eccoti!»
Una voce li interruppe quasi sul più bello.
Laurel era accampata sullo stipite della porta d’ingresso, con aria accigliata. «Si può sapere dov’è Oliver? Sono due ore che lo cerco!» ringhiò.
Felicity gli restituì subito uno sguardo confuso.
«Aspetta qui,» la tranquillizzò, poi si diresse da Laurel per provare a spiegarle quale fosse la situazione.
Non era sempre facile per lui “coprire” le azioni del suo migliore amico, soprattutto se ciò implicava tradire Laurel, la ragazza per cui aveva una cotta da quando era ragazzino.
«Sarà in bagno…» ipotizzò.
Lei lo fulminò con lo sguardo. «Puoi aiutarmi a cercarlo? Ho assoluto bisogno di parlargli, ti prego!» gli disse, con aria da cane bastonato.
Fu allora che Tommy cedette.
Tornò da Felicity giusto per non fare la figura del cafone, senza smettere di avere lo sguardo di Laurel puntato addosso.
«Devi andare?» gli disse lei, comprensiva.
Tommy annuì mesto. «Mi dispiace, questioni da “migliore-amico”,» scherzò.
Felicity allora frugò nella pochette e gli porse un post-it tutto colorato su cui scrisse dei numeri. «Chiamami quando avrai bisogno di quelle ripetizioni.»
Afferrò il foglio e lo mise in tasca, sorridente, poi si recò a cercare Oliver.
Lo trovarono circa a fine festa, sdraiato nella vasca del bagno al piano di sopra. La maggior parte degli invitati aveva lasciato la confraternita, così a Tommy e ad altri confratelli toccò la parte “noiosa”.
Sistemarono la casa alla bell’è meglio, anche perché l’indomani avrebbero chiamato una ditta delle pulizie specializzata.
«Puoi aiutarmi a portarlo in stanza?» gli chiese Laurel.
Come poteva dirle di no?
Non che vivesse in funzione della sua migliore amica, non che fidanzata di Oliver, ma era difficile per Tommy negarsi a qualcuno. Era un tipo che si metteva a disposizione di tutti.
«Certo.»
Quando furono sul letto, Laurel si assentò per andare a preparare ai ragazzi qualcosa di caldo. Oliver si svegliò in quell’esatto momento e sorrise.
«Com’è andata, bello?» disse fiero, mostrando i segni di rossetto sul colletto della camicia. «Altro che casa-e-chiesa… quella Mariah era una pantera…» e crollò di nuovo sul materasso.
Tommy si sistemò meglio sul bordo del letto, tirando fuori un pezzettino di carta stropicciato. Lo lisciò sulla gamba e sorrise.
 
Felicity Smoak
4569***
 
Si affrettò a segnare il numero sul cellulare in modo da non perderlo. L’indomani si appuntò mentalmente di segnare il numero di materie in cui aveva l’insufficienza.
 
***
 
 
«Ehi, aspetta un attimo.»
Oliver lo fermò prima che potesse lasciare il Verdant. Dopo le accuse che gli aveva lanciato il detective Lance sullo spaccio della Vertigo, Tommy non aveva altro desiderio che rinchiudersi nel suo appartamento e tagliare il mondo fuori.
«Che c’è?» rispose esasperato.
Pensava che Ollie volesse nuovamente scusarsi per avergli mentito sull’Incappucciato, oppure parlargli della questione-Laurel.
La domanda lo sorprese.
«Dove hai preso quel numero di telefono?» chiese, infastidito.
«Todd?» chiese confuso.
Oliver scosse la testa e gli afferrò il telefono, cercando in rubrica. Scorse i vari numeri telefonici, tra cui clienti del club, poi si soffermò su un nome in particolare.
Glielo mostrò.
Erano passati più di sei anni da quella festa e Tommy fu invaso dalla piacevole sensazione di un lontano ricordo, come una borsa dell’acqua calda in una giornata d’inverno.
«Quello…» sorrise, perso nei ricordi. «Al college, prima che tu… sai… sparissi sull’isola. Ricordi la scommessa del Bacio Rubato?» ridacchiò.
Era strano come il nuovo Oliver non trovasse affatto divertente tutto quello.
In compenso, annuì.
«Era lei?» chiese, con una nota di gelosia nella voce.
Tommy si interrogò davvero su che fine avesse potuto fare Felicity Smoak in quegli anni. «Sì.»
Vide il suo migliore amico deglutire a fatica. «E… l’hai baciata?»
Quello sembrava un vero e proprio interrogatorio, quasi peggiore di Lance. «Devi ammanettarmi o minacciarmi con una freccia, Oliver?» sbottò infastidito. «L’ho baciata quella notte ma non l’ho più rivista, eppure mi sono tenuto il suo numero sì. Mi piaceva.»
Ollie sgranò gli occhi e lo fissò stranito.
Era quasi come quella volta che lo aveva colto a fare un commento poco apprezzabile sulla piccola Thea.
«Senti, Oliver…» cercò di dire, ma non sapeva come completare la frase.
Doveva forse scusarsi? E di cosa, poi? Che Oliver avesse conosciuto la ragazza minuta dagli occhiali troppo spessi?
«D-Devo, devo fare una cosa,» disse, sul punto di scappare.
Tommy capì che c’erano fin troppe cose non dette, ma quella era forse una delle più importanti a cui avrebbe volentieri voluto partecipare.
«Oliver,» lo fermò, prima che sparisse nel “covo”.
Vide il suo amico voltarsi di poco e fu chiaro che nei suoi occhi c’era qualcosa che lui stesso aveva sperimentato quella sera sul portico della KappaBetaPhi.
Gli lanciò il telefono, che afferrò al volo. «Chiamala, fallo per me,» disse sorridendo. «Non commettere il mio stesso sbaglio.»
E se ne andò per le strade di Starling City, tornando verso casa della donna che lo avrebbe sempre amato per metà.
 
The end.



Se siete sopravvissuti fin qui, AUGURI!
Seconda OS partecipante alla challenge di Arrow "Un bacio tira l'altro" indetta da me stessa medesima e da nes_sie. Questa volta il prompt era bacio al college, e mi sono immaginata una Princeton frequentata dai nostri piccoli eroi in via di sviluppo culturale.
Per i personaggi come Hally, per il nome della confraternita e per l'ambientazione (appunto a Princeton), devo ringraziare _Caline e la sua meravigliosa ff Olicity "Jessica Rabbit e il Cavaliere" che potrete trovare qui.
Questa ovviamente è una AU bella e buona, anche perché so quasi per certo che Oliver non abbia frequentato il College ma che sia direttamente naufragato per cinque anni dopo la scuola. Per cui, tutto merito di un po' di fantasia e di qualche notizia buttata qua e là.
Avete notato quant'é simpatica Laurel, mh? La adoro proprio! XD
Nonostante il paring sia tolicity, ammetto che è una sorta di olicity implicita... e il finale dice tutto. Sono troppo puccini. *w*

Beh, spero vi sia piaciuta!
Alla prossima! Giuro che quando ho finito di postarle le OS, le riordino. PROMESSO! :3
//marty

Capitolo 19
per chi segue la mia Originale.

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