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Autore: angelad    30/05/2013    12 recensioni
Un piccolo paesino di campagna. Una ragazza adolescente con un caratterino niente male, ignara di molte cose. Un padre ferito e inquieto. La loro vita sembra procedere per il meglio, ma qualcosa turba la loro serenità. La vita porta sempre a farsi delle domande e a volte il passato irrompe nel presente senza aver la possibilità di contrastarlo...
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
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Amore è…. Infinito

 
 


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Il sole brillava nel cielo quel giorno, come diciotto anni prima, quando era stato costretto ad accompagnarla lì.

Gli avevano detto che era stato esemplare: aveva salutato tutti quelli che gli si erano avvicinati per cercare di lenire il suo dolore e aveva stretto molte mani, anche a persone che non conosceva.

Lui non aveva ricordo di quelle ore, come se il suo cervello avesse voluto eliminare quel dolore straziante.
Ricordava solo le manine di Johanna stringergli il colletto della camicia.

Non l’aveva più lasciata, non aveva voluto nemmeno darla in braccio a Jim o ad Alexis. Doveva tenerla lui.. doveva sentire il calore di suo padre durante quei momenti terribili.

L’indomani era scappato da New York con le sue figlie in fretta e furia, quando il capitano Gates gli aveva comunicato che l’assassino era riuscito a sfuggirgli e a rendersi irrintracciabile. Non c’era stato il tempo di tornare a salutarla, la paura aveva preso il sopravvento.

Ora, però, tutto era finito e lei era lì che lo aspettava.

Quella mattina era uscito di casa molto presto, quasi all’alba, lasciando Johanna alle cure di Jeremy. Quei due avevano un sacco di progetti per la giornata e lui sarebbe stato solo d’intralcio.

Così era venuto da lei.

Salì piano la salita della collinetta e, ormai giunto da Kate, si sedette sull’erba accanto a lei. Accarezzò la sua foto con un dito e le disse semplicemente: “Ciao tesoro”.

Rimase per un attimo in silenzio, poi posò accanto al marmo tombale, un oggetto molto importante per loro, qualcosa di veramente speciale.

“Ti ho portato un caffelatte con latte scremato alla vaniglia senza zucchero, proprio come piace a te. Ero indeciso se comprarti dei fiori, poi ho pensato che, considerato che devo farmi perdonare tante cose, la bevanda del nostro amore era il regalo indicato per farti felice. Ogni volta in quei lunghi quattro anni ti ha sempre strappato un sorriso e non vedo perché non dovrebbe farlo oggi. Lo vedi, ci sono riuscito ancora: hai appena alzato gli occhi al cielo e hai sorriso. Ti ho visto, sai?”.

Si fermò un istante per riprendere fiato, un groppo gli aveva serrato la gola. Ma continuò: “Non so perché sono venuto a parlarti qui, avrei potuto farlo molte altre volte in questi anni. Lo so che sei sempre stata accanto a me ed a Johanna, ti sentivo. Ho sempre sentito il tuo inconfondibile odore di ciliegia aggirarsi nella nostra casa nei momenti più impensati, quando mi sentivo solo e sperduto. Ogni volta che chiudevo gli occhi la tua immagine era davanti a me in tutta la sua bellezza e nelle calde sere d’estate, quando uscivo in terrazza e guardavo le stelle, potevo addirittura toccarti col pensiero.

Avevo ragione, sei un mistero che non sarei mai riuscito a svelare..

Ho sempre creduto nella magia, l’avevo trovata con te e non poteva di certo abbandonarmi nonostante la morte ti avesse strappato da noi. Tanti dicono che non si può rinascere, ma tu hai compiuto un miracolo anche in questo caso.

Hai continuato a vivere in nostra figlia, sei sbocciata giorno per giorno in lei. Ti assomigliava già quando è nata, ma questo già lo sai, ma, mentre cresceva, diventava la tua copia vivente. Stessa dolcezza, stessa testardaggine, stesso magnetismo. Il biondino mi darebbe ragione, fidati.

È stato difficile crescerla senza di te, non perché fosse una ragazzina troppo complicata, ma perché ogni volta che dovevo prendere una decisione importante su di lei, mi ritrovavo a pensare se tu saresti stata d’accordo. Se quello che stavo facendo era giusto.

Meno male che quando stavo toppando clamorosamente mi hai ricondotto sulla retta via. Lo so che ci sei tu dietro a tutto questo pandemonio.

È tipicamente da te.

Con tutti i libri del creato il biondino ha casualmente imprestato Heat Wave a nostra figlia e, ancor più casualmente, abbiamo litigato per causa sua. Sapevi che avrei dato di matto e che Alexis avrebbe fatto di testa sua. Per non parlare di tua figlia che mi ha fatto perdere dieci anni di vita con la sua fuga..

A quanto pare ci conosci benissimo e siamo molto prevedibili, ti ringrazio immensamente per questa botta di vita! Non ti azzardare a ridere, perché non è stato per niente divertente….”

Si fermò per respirare ed accarezzò di nuovo la fotografia: “..Sai detective, mi manchi. Ho fatto finta che non fosse vero per così tanti anni che ora dirlo mi pare una liberazione.. Sì, mi manchi immensamente e credo d’aver capito perché ti sei messa in mezzo nella vita finta in cui mi stavo nascondendo.

Vuoi che io vada avanti, che mi lasci alle spalle ciò che è successo quella notte. Che mi rifaccia una vita, magari con una nuova compagna al mio fianco per il tempo che mi rimane da vivere.

Beh sono venuto a dirti che non lo farò. Non perché mi senta schiacciato dal senso di colpa, anche se è ancora molto forte, ma perché ho semplicemente capito che il destino non si può cambiare. Noi eravamo destinati ad arrivare fin lì, non ci era concesso un minuto di più.

Mi sento realizzato così, non voglio buttarmi in una storia futile. Tu sei e resterai sempre l’amore della mia vita e aspetterò con ansia il giorno in cui ci rincontreremo e potrò riabbracciarti nel luogo in cui ti trovi tu.

Non preoccuparti, non sarò solo e non mi lascerò prendere dallo sconforto. Ho due splendide donne di cui occuparmi, anche se ormai sono grandi.. ma io sono pur sempre il loro papà. Le seguirò da distante e non sarò invadente, ma sarò lì a sostenerle nel caso dovessero cadere.

E poi ora sono nonno, te l’ho già detto? Con Ricky posso tornare a essere bambino e a comportarmi come tale senza destare troppi sospetti sulla mia sanità mentale! Ci divertiremo un sacco! Non posso chiedere alla vita nulla di più…”.

Tacque improvvisamente e si fece serio, poi respirando profondamente continuò: “Sto mentendo.. avrei ancora un desiderio da realizzare, poi potrei andare avanti senza troppi rimpianti…

Vorrei rivederti, anche solo per un secondo, perdermi nei tuoi occhi verdi e dirti che ti amo. Ma è impossibile, quindi mi accontenterò di dirlo al vento e sono sicuro che la mia voce ti raggiungerà.

Ti amo Kate e spero che, ovunque tu sia, tu possa ancora provare lo stesso sentimento per me..”.

Un leggero alito di vento lo colpì in faccia e lo costrinse ad alzare lo sguardo davanti a lui.

Rimase impietrito da ciò che vide.

Kate era appoggiata ad un albero poco distante e gli stava sorridendo. Era la stessa di sempre, per lei il tempo si era fermato ed era rimasta giovane e bellissima ai suoi occhi.

Indossava i vestiti della sera in cui gli aveva confessato che sarebbero diventati genitori. Non aveva mai dimenticato la felicità che traspariva dalla sua anima in quella circostanza, ma, se possibile, in quel momento era ancor più luminosa.

Fece un passo verso di lei, ma non osò avvicinarsi troppo, spaventato dal fatto che lei potesse scomparire all’improvviso.

Quando fu Kate a fare un passo verso di lui, si rilassò un poco.

“Sei davvero qui..”.

La donna si limitò a sorridergli.

“Grazie amore.. Un giorno ti raggiungerò, aspettami ti prego..”.

La donna gli donò una carezza sul viso che gli provocò un brivido e sussurrò: “Always”.

Una lacrima percorse il volto di Rick per cadere ai piedi della spirito della moglie che continuò a sorridergli dolcemente.

L’uomo allungò una mano per sfiorarla, ma una voce alle sua spalle attirò la sua attenzione: “Papà!”.

Rick si voltò di scatto e vide Johanna salire la stradina agitando una mano in segno di saluto. Rispose al suo gesto, ma, quando ritornò a guardare davanti a sé, vide che Kate era scomparsa.

Chiuse per un momento gli occhi e, prima che sua figlia lo raggiungesse, lasciò cadere nell’aria un tenero bacio per lei. Sapeva che Kate lo avrebbe ricevuto.

Si sentì sfiorare un braccio e si girò per stringere Johanna in un tenero abbraccio al quale lei rispose senza indugio.

“Come mai sei qui?” chiese la giovane.

“Potrei farti la stessa domanda, tesoro. Tua madre mi manca Jo, avevo bisogno di dirle due parole. Dovevo chiederle scusa..”.

Johanna alzò le spalle: “Non ce n’era bisogno. Lei ti ha perdonato la sera stessa che se n’è andata”.

“Come fai ad esserne sicura?”.

“Perché non ci ha mai lasciato. È sempre stata in casa con noi, era la nostro fianco ogni momento. Solo che noi non lo sapevamo e non potevamo capire i segnali che ci mandava. Dopo che mi hai parlato di lei ho capito molte cose. Il profumo di ciliegia che aleggiava per casa senza motivo, il freddo pungente che avevo addosso quando ero triste e sola.. era lei che  mi abbracciava, che mi consolava. Sono convinta che fosse lei ad interrompere il mio incubo ogni santa notte finchè non sono stata pronta a conoscere la verità.. non voleva che ricordassi la sua morte, il suo sacrificio per me. Ci ha sempre protetto. Beh, non mi sembra il comportamento di una persona arrabbiata, non credi?”.

La senti Kate? Abbiamo una figlia straordinaria, dobbiamo esserne fieri.

Un freddo pungente si irradiò per tutta la sua mano.

Sorrise.

Johanna, intanto, lo guardava con aria dubbiosa e gli passò una mano davanti agli occhi: “Papà, sveglia! Dove sei finito?”.

“Scusami tesoro, mi ero distratto”.

“Non si era notato!” e gli diede un buffetto sulla spalla, ma non gli chiese nulla di più.

Volse lo sguardo verso la lapide della madre e solo in quel momento notò il bricco di caffè posato sull’erba.

“Papà, ma ti sei portato dietro il caffè? Potevi prenderlo dopo, magari insieme a me..”.

Rick rise al rimprovero di sua figlia: “Se proprio vuoi ti accompagno a prenderne uno molto volentieri, ma quello non è il mio. Quel caffè è di tua madre..”.

“E’ per lei?” chiese stupita sua figlia.

“Sì, è il nostro pegno d’amore. Per corteggiarla le ho portato il caffè tutte le mattine per quattro anni..”.

“Davvero? E dopo che ha capitolato?”.

“Abbiamo continuato a prenderlo insieme per iniziare la giornata nel migliore dei modi.. Era il nostro modo di dirci ti amo”.

Johanna rise: “Ora ho capito da chi ho preso il mio lato folle. Con due genitori come voi, non potevo uscire diversa.. Su papà andiamo, ho fame. Mi offri la colazione?” e si incamminò verso l’uscita dopo aver baciato la fotografia di sua madre.

Il padre la raggiunse: “No, scusa. Cosa avresti voluto dire due secondi fa? Secondo te sono pazzo?”.

“Certo!”.

“Vieni qui ragazzina, prova a ripeterlo..” e la strinse a sé.

Il loro simpatico battibecco si perse nell’aria.

Se solo si fossero voltati ancora una volta all’indietro, avrebbero visto una giovane bellissima donna mandar loro un dolce bacio sorridendo.

Il suo compito era finito, la sua adorata famiglia era al sicuro. Non li avrebbe mai abbandonati, ma ora potevano continuare il cammino con le loro gambe.

Lei li avrebbe attesi dove le loro strade erano destinate a riunirsi, amandoli sempre con lo stesso infinito amore di cui era stata capace in vita.

Volse lo sguardo per l’ultima volta verso il sole e chiuse gli occhi per assaporarne il calore, poi, quando suo marito e sua figlia non furono più visibili, si lasciò avvolgere ancora una volta dall’infinito dove l’aspettavano molti angeli come lei.

In un luogo dove tutto ha un inizio e dove tutto ha una fine.  
 
 
 


Angolo mio

Sinceramente non so come cominciare. Come tutti avete notato questa storia è molto particolare e non l’ho scritta a cuor leggero. È nata in maniera strana, non la volevo scrivere, poi è uscita da sola senza che io potessi fare molto per contrastarla.

È dedicata a qualcuno che è venuto a mancare a febbraio, a cui io tenevo molto.  Forse è semplicemente un modo per metabolizzare il mio dolore e per superarlo. Sicuramente mi ha aiutato a sbloccare il peso che avevo nella mia anima..

Kate è morta, ma in realtà non lo è. È diventata un angelo, una creatura d’amore che è rimasta vicino alle persone che ama.

Io credo in maniera totale negli angeli, in maniera viscerale (angelad: angel+ le iniziali del mio nome e del mio cognome). So di averne molti accanto a me che mi aiutano e mi proteggono.

E da febbraio ne ho uno in più, dovevo solo ricordarlo a me stessa…

Nella storia ogni personaggio rappresenta qualcosa: Rick è il dolore, la disperazione e il rammarico di non aver potuto fare di più. (quando muore qualcuno a cui si vuol bene è naturale chiedersi Se avessi fatto questo, se avessi fatto quello..).

Johanna è il futuro, l’amore incondizionato. È la prima a credere che Kate ci sia davvero, quell’abbraccio e quel calore la riempiono di gioia. In fondo forse è solo la speranza della felicità…

Ma il personaggio più importante resta Kate, anche se per tutto il racconto non è mai entrata in scena davvero: lei protegge sua figlia dai suoi incubi, lei le manda Jeremy per aiutarla ad essere felice, lei aiuta Rick ad andare avanti…

Rick alla fine la vede. Lo so, fa molto Ghost, ma non c’entra..

Quello è il mio desiderio più grande. Vorrei rivedere alcuni miei cari anche solo per un secondo e dir loro che gli voglio bene, forse perché quando erano qui con me non sono riuscita a farlo nel modo che avrei desiderato... So che lo sanno, ma.. come direbbe zio Andrew, è complicato…

Nella realtà non si può fare, ma nella fantasia sì. Quindi ho pensato di fare a Rick questo regalo, credo proprio che se lo meritasse. Voi che ne dite?

Sarà stupido e forse infantile, ma io ci credo davvero. Inutile dire che questa storia è quella che mi rappresenta di più, c’è molto di me.

Spero di non avervi deluse, ho fatto del mio meglio.

Grazie di tutto,  grazie per averla seguita.

Scusate l’angolo quasi più lungo del capitolo, ma dovevo spiegare alcune cose.

Vi lascio..

Ah no, un’ultima cosa.

Ti voglio bene nonno.

  
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