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Autore: biersackwife    30/05/2013    11 recensioni
Harry era stanco dei loro soliti battibecchi, era stanco di doversi nascondere solo perché il suo ragazzo aveva paura.
“Non voglio più vederti. È finita.”
Ma forse, non avrebbe dovuto farlo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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We are love.

 

 

Harry guardò a lungo il ragazzo davanti a lui, in lacrime. Era tutto il pomeriggio che urlavano, litigavano, si attaccavano.
Le loro litigate non erano mai durate così tanto, non avevano mai litigato così duramente da dover piangere e disperarsi.
Harry sentì che la gola gli era diventata secca e che non aveva ormai più parole per urlare, non aveva più la forza di urlare. Si asciugò le lacrime.
“Non voglio più vederti. È finita.”, disse con tono tagliente il riccio, avviandosi alla porta.
Louis lo guardò sconvolto: i suoi occhi blu e cristallini erano spalancati in un’espressione di orrore e di sorpresa. Non poteva credere che era stato davvero il suo Harry a dire quelle parole.
“N-non puoi lasciarmi! Hai bisogno di me! Io ho bisogno di te!”, piagnucolò con la voce che gli era diventata stridula.
Harry non sopportava di vedere il suo fidanzato in quelle condizioni, così aprì la porta e uscì, sbattendola alle sue spalle, avendo ancora alla mente il suo viso distrutto dalle lacrime.
Nemmeno lui stesso poteva credere di averlo fatto sul serio. Le parole di Louis l’avevano ferito, deluso, amareggiato. Ma questo non giustificava il modo in cui l’aveva lasciato.
Con la sua macchina, Harry percorse la solita strada che divideva la sua casa da quella di Louis, con mille pensieri in testa e la musica che invadeva le sue orecchie.
Piangeva ancora, non riusciva a credere che era davvero finita tra loro due, dopo tutto quello che avevano dovuto affrontare per stare insieme. E, soprattutto, non poteva credere che era stato lui a porre fine a tutto.
Scese dalla macchina e si gettò sul divano. Le lacrime che solcavano il suo viso non gli lasciavano pace, continuavano a scendere dispettose, contro il suo volere.

“Tu non accetti quello che noi siamo!”, urlò Harry,indicandolo arrabbiato.
Louis era diventato tutto rosso in viso. “Non sono pronto per questo fottuto coming out! Non posso dirlo ai miei genitori e ai miei amici, mi odierebbero!”, urlò di rimando.
Harry si asciugò una lacrima. “Sei pazzo! Tu ti vergogni di me, ti vergogni di noi! Loro sono tuoi familiari e tuoi amici, capiranno come hanno capito i miei!”
“Sì mi vergogno, non sono pronto, non puoi semplicemente aspettarmi?”, chiese abbassando il volume della voce.
Il riccio aveva, ormai, quegli smeraldi affogati nelle lacrime. “Sono due anni che ti aspetto, Lou. Ti ho dato tutto il tempo di cui avevi bisogno, ora sono stanco di fingere. Sono stanco di far finta di essere solo il tuo migliore amico davanti a tua madre e alle tue sorelle. Io sono di più, Louis. Questo dovrai accettarlo prima o poi.”, gli disse stancamente.
Louis lo guardò a lungo prima di scoppiare in un pianto isterico.
“Tu non mi ami!”, allora attaccò il riccio con voce particolarmente roca.
“Io ti amo!”, ribatté il castano.
“Dimostramelo! Diciamo agli altri che siamo gay e che stiamo insieme!”, urlò Harry, disperato.
Louis si mise le mani ai capelli. “Non posso.”
“Codardo.”

Harry si pentiva di tutte quelle parole, di tutte quelle ferite che aveva aperto nel cuore del suo ragazzo. Ci era voluto tanto per conquistarlo, perderlo in quel modo era stata una vera e propria sconfitta.
Ricordava ancora, con un piccolo sorriso sulle labbra che sfoggiava quelle profonde fossette, il giorno in cui si erano incontrati.
Louis era il nuovo arrivato in quell’istituto e non era il tipo che faceva amicizia facilmente, ma il riccio si interessò subito a lui. Così, a poco a poco, lo aveva conosciuto.
Erano diventati ottimi amici, si scambiavano tanti pensieri e tanti segreti, si potevano considerare migliori amici. Divennero di più solo quando Harry lo baciò.
Gli ci volle tanto tempo per capire che anche Louis provava lo stesso per lui, ma alla fine ci erano riusciti. Ci era voluto un anno prima che tutto questo accadesse, ma ci erano riusciti.
Si sarebbero trovati sempre, perché dalla prima volta che i loro occhi si incontrarono fu amore a prima vista. E l’amore, si sa, quando ti prende non ti lascia andare, ti porta via con sé lasciandoti nel cuore quel desiderio di viverlo, di assaporarlo.
Ma l’amore ti ferisce, ti delude, ti fa soffrire. E quando le sofferenze arrivano è difficile superarle da soli, per questo bisogna farlo in due. 
Harry e Louis avevano sbagliato in questo: non si erano aiutati a superare quella situazione che adesso li aveva soffocati fino a farli separare.
Ma Harry non poteva resistere senza il suo Boobear. Non poteva resistere senza quella risata così cristallina, così bella e chiara. Non poteva resistere senza quegli occhi così limpidi, senza le sue labbra sottili e morbide. Harry non poteva vivere senza Louis.
Quella non poteva essere una rottura definitiva, loro si amavano troppo, erano legati l’uno all’altro ormai. Avevano fatto l’amore, l’uno faceva parte dell’altro.
E mentre pensava tutto quello, i suoi occhi si illuminarono. Quante giornate aveva passato con Louis, quanti baci si erano scambiati, quante parole dolci e rassicuranti, quante volte avevano passato a ridere e a scherzare per qualche battuta stupida di Louis.
Perché aveva paura di dirlo agli altri?
Perché aveva paura di mostrare la sua vera natura?
Perché si vergognava di Harry?
Perché non voleva accettare quello che era?
Harry non lo sapeva, non lo capiva. Per lui era sempre stato semplice dirlo a tutti che era gay, che non gli piacevano le donne, che il suo cuore era impegnato.
Perché Louis non voleva farlo? Harry non era mai stato giudicato per questo, il suo fidanzato non doveva avere paura se c’era lui, eppure ce l’aveva.
Circa tre ore dopo si alzò dal divano con un sorriso, dopo tutto quel tempo passato a pensare e a rimuginare su tutto, finendo tutte le lacrime. “Non posso lasciarlo”, disse ad alta voce, a se stesso.
“Hai chiamato?”, una voce femminile fece capolino dietro la sua figura alta. Gemma.
Harry le sorrise, prendendole il viso tra le mani. “Io lo amo.”, disse.
Sua sorella sorrise, guardandolo con occhi dolci. “So che lo ami.”, replicò.
“Non posso lasciarlo, lui è la mia vita.”, continuò a dire col sorriso che gli si allargava di più. “E lo aspetterò, non importa quanto. Ho bisogno di lui.”
“Allora vai, Harry”, replicò lei, “Vai da lui.”, continuò.
Harry le stampò un bacio sulla fronte e la lasciò, correndo verso la porta d’ingresso con già le chiavi della macchina in mano.
Scoppiava di felicità. Certo, si pentiva di tutte quelle brutte parole, degli insulti e del suo tono tagliente in tutte le sue frasi, ma ora era pronto ad accettarlo.
Non importava se ora Louis non era pronto, non importava se ora lui non voleva dirlo che stavano insieme e che non erano solo migliori amici. Harry lo avrebbe sostenuto, sempre.
Sfrecciò con la sua macchina per quella mezz’oretta di strada che li divideva, era davvero felice della sua decisione. Ci aveva messo tre ore per farlo, ma almeno lo aveva fatto.
Si immaginò la faccia felice di Louis nel rivederlo, li abbracci che avrebbero seguito il suo ritorno, i baci, le carezze, i conforti. Harry era felice se era con Louis.
Prese le chiavi della casa di Louis dalla sua tasca, aprendo il portone e fiondandosi sulle scale per raggiungere il piano dove abitava il suo ragazzo da ormai un anno.
“Louis!”, cominciò ad urlare contento, cercando la chiave per la porta d’ingresso. “Louis sono a casa!”, disse quando aprì la porta.
Era ancora sorridente, si guardò intorno, cercandolo ovunque per le varie stanze, soprattutto nel salotto. “Louis, non dirmi che sei andato via.”, continuò a dire scrollando le spalle.
Poi notò qualcosa, un biglietto poggiato sul tavolino del salone, la calligrafia inconfondibile di Louis, un pezzo di carta bagnato da delle lacrime.

Ho preso alcune pillole, svegliami se mi vuoi ancora.

Harry pianse istintivamente. Le lacrime, che prima sembravano essergli finite, avevano ripreso a scorrere. Il suo cuore batteva fortissimo, il respiro gli si era mozzato in gola.
“No”, si mise le mani ai capelli, “Lou, non puoi averlo fatto”, continuò cercando con lo sguardo il suo corpo. “Cazzo Louis!”, urlò.
Corse per tutta la casa, finché non trovò il suo corpo disteso a terra. Aveva ancora delle pillole in mano, la bocca era aperta e gli occhi erano chiusi. Era la scena più brutta che Harry avesse mai visto.
“Louis!”, urlò ancora a squarciagola, gettandosi sul suo corpo.
Il suo cuore batteva ancora, Harry riuscì a sentirlo, sentì il battito del suo cuore, sentì che ancora poteva esserci una speranza. Estrasse il cellulare dalla sua tasca.
“Emergenza, il mio ragazzo ha preso delle pillole, è disteso a terra, sta morendo!”, urlò con disperazione, piangendo.
L’operatore chiese i dati necessari per raggiungerli in ambulanza, poi la chiamata fu chiusa. Harry non poteva crederci che l’aveva fatto sul serio.
“Sei un coglione Louis! Sei un coglione!”, continuava ad urlare disperato, dopo aver messo la testa del suo ragazzo sulle sue gambe, cullandolo.
E fu in quel momento che si sentì più in colpa che mai. Era per colpa sua se Louis lo aveva fatto, era per colpa sua se ora la sua anima si stava spegnendo, era solo colpa sua se il suo fidanzato stava soffrendo così tanto.
Harry si odiava, si odiava da morire, come aveva mai fatto.


L’ambulanza portò d’urgenza il giovane ragazzo nell’ospedale più vicino. Harry era rimasto a tenergli la mano tutto il tempo, anche se lui non si era mai svegliato.
Portarono Louis in una stanza e poi il riccio non lo vide più. Passavano molti infermieri dentro quella stanza e ogni tanto sbirciava dentro per vedere cosa stavano facendo per salvarlo.
“Ragazzo, vuoi un po’ d’acqua? Hai la faccia sconvolta.”, un’infermiera gli porse un bicchiere.
Harry, tremante, lo prese in mano e iniziò a bere nervosamente. “È solo colpa mia se lui è lì. Sono stato uno stupido, non avrei dovuto lasciarlo da solo.”, pianse.
L’infermiera lo guardò compassionata. “Mi dispiace, non è colpa tua, tranquillo.”, cercò di confortarlo.
Ma niente poteva confortare il cuore malato di Harry, niente poteva fermare il dolore che lo stava brutalmente attraversando. Non poteva perderlo per sempre, non poteva perdere la sua vita.
Giurò a se stesso che se Louis fosse morto, lui l’avrebbe raggiunto. Perché, dopotutto, cos’è una vita senza Louis? Una vita senza sorrisi, senza risate, senza amore, senza pace.
Un dottore uscì da quella stanza e Harry si sentì in dovere di fermarlo per cercare di capire che diavolo stava succedendo al suo ragazzo.
“Dottore, la prego, mi dica come sta, ce la farà?”, chiese piangendo.
L’uomo guardò Harry dritto negli occhi, lo sguardo triste. “Mi dispiace, non riuscirà a sopravvivere, ha ingoiato molte pillole.”, gli disse chiaramente.
E fu lì che sembrò che il mondo intorno a lui aveva smesso di girare. Il respiro era ormai finito, il cuore gli faceva così male che avrebbe preferito che glielo strappassero di dosso.
Spinse via il medico, andando verso quella stanza, spalancando le porte, affogato nelle sue stesse lacrime, guardando il suo ragazzo morente su quel  letto d’ospedale. 
“È colpa mia Lou! È colpa mia se sei così adesso! Perdonami! Verrò con te, lo giuro, ti seguirò sempre!”, urlava mentre correva verso di lui, prendendogli la mano.
Gli altri dottori e infermieri non riuscivano a fermarlo e portarlo via da lì. Harry non aveva mai sofferto così tanto in vita sua, era qualcosa di lacerante la voragine che attraversava il suo petto.
“Non puoi stare qui!”, continuavano a dirgli, spingendolo via.
Louis era lì, inerte, gli occhi chiusi, le sue vene collegate a uno stupido macchinario che diceva se era ancora vivo.
Poi, improvvisamente, suonò.
Harry lo vide e il suo cuore smise davvero di pompare. Louis se ne era andato, il macchinario dava la striscia lunga e il rumore della sua morte risuonava nelle sue orecchie.

Mai avrebbe voluto vederlo morire.
Mai avrebbe pensato che sarebbe stato lui la causa di quel male.
Harry prese l’unica cosa tagliente che c’era in quella stanza e si trafisse le braccia, tagliandole insistentemente. Voleva raggiungerlo, voleva essere suo.
Era una scena raccapricciante, dolorosa e strappalacrime. Gli infermieri lo fermarono in tempo, prendendolo in braccio e dandogli un tranquillante con una siringa.
Poi fu buio per il riccio che aveva sofferto troppo in poco tempo.


-


Aprì lentamente gli occhi splendenti. Voleva sperare che quello era stato solo un brutto sogno, ma non era così. Si chiedeva se fossero stati avvertiti i loro familiari.
Si chiedeva che fine avrebbe fatto il corpo del suo ragazzo. Non gli aveva nemmeno dato un ultimo bacio, non gli aveva detto ti amo per l’ultima volta. L’aveva solo saputo insultare, lasciandolo senza pietà.
Era colpa sua.
Solo colpa sua.
Si guardò intorno e sentì una mano che lo stringeva. Pensò che doveva essere sua madre che era accorsa, così fece un sospiro e guardò in alto, le lacrime gli rigavano ancora il viso prepotentemente.
“Mamma”, pianse con la voce che gli tremava, “Louis.. Se ne è andato, per colpa mia.”, disse prima di scoppiare in un pianto isterico. Quasi non respirava.
“Non potrei andarmene.”, sentì dire.
Harry guardò in basso e non poteva credere ai suoi occhi: il suo amato era lì, seduto su una sedia con dei cerotti nelle vene. Stava sognando, ovviamente.
“Oh, Louis, allora ti ho raggiunto.”, disse il riccio, guardandolo con un piccolo sorriso.
“Sono io che ho raggiunto te.”, replicò lui facendo un sorriso e avvicinandosi di più, “Tu mi hai svegliato, vuol dire che mi volevi ancora, io sono qui.”
“Ora io e te vivremo per sempre vicini.”, fece Harry, convinto che fosse un sogno.
E forse, lo era davvero.
“Perché ti sei fatto questi brutti tagli?”, chiese Louis guardando i cerotti nelle braccia del suo ragazzo.
“Per raggiungerti. E infatti ora sono qui.”; rispose Harry facendogli un sorriso.
Louis sembrava non comprenderlo, ma poi sorrise. “Harry, questa è la realtà. Non sei morto, non siamo morti. Siamo ancora qui.”, gli spiegò.
Ma lui non voleva crederci, era impossibile. Aveva visto il macchinario segnare la sua morte, aveva visto la sua vista spegnersi con i suoi stessi occhi. Louis stava solo scherzando.
“Non mi pare il momento di fare una delle tue solite battute, Boo.”, rise nervosamente il più piccolo.
Louis gli accarezzò la guancia con dolcezza. “Oh, piccolo mio. Svegliati. È la realtà.”, disse ridacchiando. Gli diede un pizzicotto.
“Ai!”, Harry si massaggiò il punto dolente, poi spalancò gli occhi e guardò Louis. Le lacrime iniziarono a scendergli più forte di prima.
“Sono qui”, lo rassicurò a voce bassa Louis, alzandosi a fatica e buttandosi tra le sue braccia. “Faremo il nostro coming out Harry, lo faremo.”
Harry gli pianse addosso, sfogando tutto su di lui. “Scusa se ti ho ferito, ti amo davvero Louis, ero pronto a venire con te.”, disse tra un singhiozzo e l’altro.
Louis lo zittì, accarezzandogli i morbidi capelli ricci. “Non preoccuparti Harry, ora sono qui con te. Ti amo, lo farò sempre.”, sussurrò.
Il più piccolo lo strinse più forte. “Non farlo mai più.”, pianse.
“Promesso.”, gli disse.
“Ti amo anche io, Boo.”

 

 

Questo è quello che è uscito fuori da delle gif prese su tumblr, spero vi piaccia.
Lasciatemi una recensione con più di dieci parole per farmi sapere che ne pensate c:
@zaynsenvy

 

  
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