capitolo III
Essendo
di Angeles, la città che ospitava il Palazzo Reale, fui la prima ad arrivare. Non
appena varcai la soglia dell’enorme palazzo scortata da delle guardie, una
donna mi prese per il braccio e mi trascinò con lei dirette chissà dove.
- Io
sono Jade, la consulente delle selezionate… - disse senza nemmeno guardarmi in
faccia. – Lei è la signorina White, esatto? -
- Sì…
- risposi tentando di starle dietro.
-
L’operazione agli occhi è andata bene, vedo… - continuò lei imperterrita. –
Vedo che non porta più gli occhiali… -
- Sì,
dovrò ringraziare infinitamente la famiglia reale… - dissi io accigliata: da
quando ero entrata non mi aveva né dato il benvenuto né guardato negli occhi
mentre parlava con me; quella donna si stava dimostrando esattamente come me
l’ero immaginata quando l’avevo vista avvicinarsi a me per la prima volta: la
reincarnazione della signorina Rottenmeier.
-
Eccoci arrivate! – esclamò finalmente fermandosi. Ci trovavamo in una sala
enorme, le pareti cosparse di specchi e di postazioni per trucco, capelli e
vestiti.
- Le
selezionate verranno messe praticamente a nuovo e verranno fatte delle foto del
prima e del dopo questo processo… - mi spiegò velocemente Jade facendomi sedere
su di una sedia girevole.
-
Sorrida! – disse una voce e feci appena in tempo a girarmi quando un flash mi
accecò.
- Non
ero pronta! – sbuffai: sembrava un vizio dei fotografi quello di farmi foto
alla sprovvista.
-
Quest’aria accigliata invece le dona molto, sa? – commentò il fotografo
guardando la foto appena scattata senza nemmeno mostrarmela. A palazzo
sembravano tutti abbastanza maleducati.
-
Pronta per la tinta? – domandò una parrucchiera guardandomi con un sorriso
zuccheroso ed entusiasta. Non dissi assolutamente nulla e lasciai che la
parrucchiera se la cavasse da sola, anche se continuavo a tenere sotto
controllo quello che combinava: non volevo certo ritrovarmi calva.
Mentre
mi ritrovavo a fissare il mio volto pallido cadaverico allo specchio e i miei
capelli coperti di un miscuglio blu elettrico, mi accorsi che nel frattempo
erano arrivate altre ragazze; riuscii a riconoscerne qualcuna che avevo già
visto in tv, come ad esempio Katelyn Cook, una Due dai capelli ricci e
dall’aria altezzosa che veniva dall’ Honduragua ed Amber Collins, una Due dell’Ottaro.
Iniziai a intristirmi ancora di più: tra di loro nessuna aveva l’aria
amichevole e iniziai a rimpiangere la compagnia di Claire e Stephan.
“Stephan…” pensai con il cuore in gola:
tutta quell’agitazione e quella confusione mi avevano fatto dimenticare momentaneamente
di lui, dei suoi bellissimi occhi verdi e di quella sensazione di formicolio
dietro la nuca ogni volta che mi ritrovavo faccia a faccia con lui. Essere una
selezionata, essere così lontana da lui sarebbe diventato il mio più grande
rimpianto? Non miravo a vincere: non conoscevo il principe Richard e tra tutte
quelle ragazze io non avevo nulla di speciale… ma se
Senza
nemmeno rendermene conto, la parrucchiera aveva finito: ora i miei capelli al
posto di essere di un biondo scuro erano platino, tanto che mi ritrovai a
trattenere il respiro sconvolta.
-
Cos’ha fatto? – feci io sconvolta con un filo di voce e le lacrime agli occhi.
- Non
le piace? – disse la parrucchiera, mentre il suo sorriso iniziava piano a
svanire.
- Io…
avrei voluto qualcosa di più naturale… - dissi con il cuore che mi pulsava
forte in gola: non stavo male, forse dovevo farci l’abitudine, eppure
quell’immagine sconvolta e pallida allo specchio non sembrava più la mia.
- So
che forse non dovrei dirglielo… - disse la parrucchiera tornando a sorridere;
si avvicinò al mio orecchio e in un bisbiglio mi rivelò: - Il principe Richard
ha fatto richieste specifiche appositamente per lei: non c’è dubbio che sia una
delle poche ragazze selezionate dal principe in persona! -
Mi
sentii ancora più agitata di prima: il principe aveva scelto me tra tante senza
nemmeno conoscermi e aveva addirittura chiesto che venissi trattata in una
certa maniera. Rimasi in silenzio per tutto il tempo che la truccatrice impiegò
sul mio viso per sistemare le imperfezioni e curare la mia pelle con creme,
oli, pinzette e pennelli. Mi sentivo come la tela di un pittore. Era questo il
mio destino? Diventare quello che gli altri volevano senza possibilità di
metterci parola?
Quando
finirono con me, mi guardai allo specchio: oltre ai capelli platino, lunghi e a
quella frangia perfetta che mi copriva il sopracciglio sinistro, mi avevano
allungato le unghie e fatto un trucco deciso e carico sugli occhi. Le mie
ciglia erano lunghissime e tutto quel nero faceva risaltare il grigio dei miei
occhi.
- Le
piace questo smokey eye? – domandò la truccatrice. Non avevo la benché minima
idea di cosa stesse parlando, ma supposi che si stesse riferendo al trucco.
- Non
mi sento ancora me stessa… - dissi con un filo di voce continuando ad
osservarmi. – Però non mi dispiace… -
La
truccatrice e la parrucchiera sorrisero e mi accompagnarono a cambiare abito;
mi fecero trovare un abito corto in chiffon porpora senza spallini e delle
scarpe dello stesso colore con un tacco sottile e vertiginoso. Deglutii nervosa
cambiandomi: il vestito in fin dei conti mi piaceva, era semplice e leggero, ma
quelle scarpe mi avrebbero fatto fare la figura del rinoceronte che tenta di
camminare sui trampoli. Jade mi accompagnò in un salottino adiacente per la
foto del dopo e, per fortuna, potei rimanere seduta su un divanetto. Aspettai
un minuto da sola e quando entrò un uomo con la videocamera iniziai ad
agitarmi.
- Hem…
non è il momento della foto, adesso? – domandai nervosa.
- No,
hanno deciso di riprendervi trasformate! – mi spiegò l’uomo sistemando la
videocamera; dopo di che alzò lo sguardo e, vedendomi terrificata, mi sorrise.
- Non si preoccupi! Sia naturale! Sa, dovrà abituarsi a noi giornalisti nei
prossimi tempi… -
Nonostante
il suo tentativo di rassicurarmi, mi sentivo ancora più agitata di prima.
Non
appena la luce rossa della telecamera si accese, il giornalista mi domandò: -
Lei è Zoe White, esatto? –
Annuii
senza riuscire a dire nulla di che.
- La
vedo molto emozionata…! – mi fece notare l’uomo con un sorriso affabile.
Deglutii
annuendo nuovamente, dopo di che dissi: - E’ tutto nuovo qui, per una Cinque
non è facile abituarsi ad un cambiamento simile… -
-
Eppure la trovo molto cambiata rispetto a prima! – disse il giornalista. –
Voglio dire… i suoi capelli sono di un colore che non passa inosservato… -
- A
dire la verità, non era quello che volevo. – dissi e, notando l’aria accigliata
dell’uomo, avrei voluto mordermi la lingua: non potevo certo dire che era stato
il principe a ordinare un simile cambiamento, anche perché non ne ero neppure
sicura. – Sa, essendo di Angeles sono stata la prima ad arrivare e non sapevo
che avrei potuto scegliere come le altre ragazze… diciamo che parrucchiera e
truccatrice si sono divertite molto a sperimentare su di me. -
- E mi
lasci aggiungere che hanno fatto un buon lavoro: i capelli così luminosi con la
sua pelle così sorprendentemente chiara le conferiscono un’aria quasi eterea,
mentre il trucco evidenzia i suoi occhi grigi… -
Sorrisi
leggermente arrossendo.
- Non
me ne intendo troppo di trucco e capelli, credo che dovrò abituarmi, ma il
risultato non mi sembra affatto male! – dissi alzando le spalle e tenendo un
sorriso sulle labbra.
- Dica
infine ai nostri ascoltatori… come sta procedendo dal suo punto di vista
-
Sinceramente non so dirle molto… - dissi tentando di usare un tono diplomatico.
– Non ho ancora conosciuto nessuna delle altre ragazze, lo staff mi ha
praticamente trascinata nella stanza di fianco per sistemarmi… Credo che potrò
dirle qualcosa in più quando inizierò a vivere veramente quest’esperienza. –
-
Perfetto! – disse il giornalista. – Ora direi che la posso lasciare: ho ancora
tutte le altre ragazze da intervistare… -
Andai
ad accomodarmi in un’altra saletta, scortata da Jade; mi sentivo un po’ più
rilassata rispetto a prima essendo riuscita a cavarmela con un giornalista, ma quando
rimasi da sola iniziai a penare al mio futuro e a sentire delle fitte d’ansia
allo stomaco. Tutte le ragazze che stavo per conoscere avrebbero lottato per
entrare nelle grazie del Principe, sapevo che sarebbe diventata una lotta
spietata e sapevo anche che io sarei rimasta sola. Trovavo pietoso che tutte
quelle ragazze erano pronte a tutto per avere un uomo, ma trovavo ancora più
pietoso che, probabilmente, più che l’uomo volessero la corona. All’improvviso
mi resi seriamente conto di una cosa che mi fece inorridire: da quello che la
parrucchiera aveva detto, era stato lo stesso Principe a scegliermi! Non sapevo
che persona fosse, non sapevo perché mi avesse scelta… quello che sapevo era
che se aveva un buon motivo per avermi scelta, io l’avrei subito deluso. Non
perché lo volessi, ma perché, se aveva visto qualcosa di buono in me, si
sarebbe ricreduto paragonandomi alle altre ragazze.
- Vi
vedo pensierosa… - disse una voce alla mia destra. Alzai lo sguardo sobbalzando
spaventata e quando vidi chi aveva appena parlato, mi si mozzò la voce in gola.
- Io…
voi… - balbettai arrossendo.
- Sì,
sono io… - disse il principe Richard avvicinandosi a me con un sorriso naturale.
Era più alto di quanto sembrasse in tv, i capelli corti di un biondo chiarissimo,
le labbra aperte in un sorriso innocente e gli occhi piccoli, che mi scrutavano
pieni di curiosità.
Oddio,
cosa dovevo dire? Salve maestà? Solo in quel momento mi resi conto di essere
ancora seduta su di un divanetto e mi alzai traballando incerta sulle mie gambe
e lo feci tanto goffamente da far ridere il principe.
- Siete
pure divertente! Ho fatto proprio bene a scegliervi! – commentò senza soffocare
la sua risata.
“Perché
mi ha scelto?” mi domandai mordendomi un labbro, ma ero troppo nervosa per
riuscire a porgli una simile domanda.
- Sai,
mi hanno colpito molto i vostri occhi… - mi disse avvicinandosi a me per
osservarmi da vicino. Mi mise una mano sotto il mento per alzarmi lo sguardo e
incrociai per la prima volta i suoi occhi: erano di un grigio intenso, un
colore identico a quello dei miei… scostai il volto un po’ per nascondere
l’imbarazzo e spostare lo sguardo altrove: i suoi occhi erano sì belli e
particolari, ma brillavano di malizia mentre il suo volto sembrava avvicinarsi
sempre di più al mio…
- Si può
sapere cosa pensate di fare? – sbottai io riprendendo il controllo. A quelle
parole il principe si portò le mani dietro la schiena con eleganza e mi camminò
intorno con passo composto e la schiena dritta. Mi sentivo come se lui fosse un
acquirente che stesse cercando di capire se io ero un cavallo abbastanza in
gamba da poter essere comprato.
-
Begli occhi, riservata all’apparenza ma in grado di farsi valere. – decretò lui
alla fine, fermandosi di fronte a me con un sorriso soddisfatto; dopo di che si
avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: – Credo proprio che mi divertirò con
te… -
In
quel momento entrò un’altra ragazza: indossava un abito corto di seta verde che
richiamava il colore dei suoi occhi e i suoi lunghi boccoli castani erano
elegantemente legati dietro la nuca da un delizioso chignon.
- Oh,
vostra Maestà! – esclamò lei con un piccolo grido emozionato, inchinandosi
elegantemente. – Non credevo che avrei avuto subito l’onore di conoscervi! -
-Nemmeno
io voi… signorina Evans, dico bene? – fece lui avvicinandosi a lei e si esibì
in un perfetto baciamano.
-
Conoscete pure il mio nome! – esclamò lei estasiata, gli occhi che le
brillavano dalla contentezza.
- E’
un dovere da parte mia conoscere i nomi delle mie ospiti… specie se sono carine
quanto voi! – disse con un sorriso e la ragazza si fece sfuggire una risata
agitata.
-
Casanova… - mi lasciai sfuggire in tono sprezzante, ma mi morsi subito la
lingua quando vidi il principe voltarsi verso di me con l’espressione di chi
aveva sentito tutto.
-
Prego? – fece lui rivolgendosi a me con un sorriso divertito.
-
Niente… - risposi io tentando di fingere indifferenza. Il principe stava per
dire qualcosa, ma in quel momento una cameriera entrò nella stanza con l’aria
di chi aveva corso parecchio.
- Sua
Altezza… - disse con un inchino frettoloso e il fiatone. – Vostro padre vi sta
cercando ovunque, vuole parlarvi… -
Il
principe sospirò e, rivolgendosi a me e all’altra ragazza disse cordialmente: -
Beh, è stato un piacere conoscervi, care fanciulle, ma ora devo andare… -
Si
avvicinò all’altra ragazza e le fece nuovamente il baciamano, mentre lei
arrossiva sino alla punta dei capelli; dopo di che si rivolse a me e con uno
strano sorriso disse: - Arrivederci, mia cara… spero di incontrarvi presto. -
Non
appena fece il baciamano anche a me, sentii qualcosa di ruvido nel palmo della
mia mano… solo quando il principe uscì dalla stanza, potei notare che mi aveva
passato un piccolo foglietto.
- Oh,
ti ha lasciato un bigliettino! – esclamò la ragazza di fianco a me, un po’
troppo emozionata.
Aprii
il pezzo di carta e vi lessi: “Stasera ore 23 in giardino. Non mancate.”
- Che
invidia, quanto vorrei che fosse capitato a me! – fece la ragazza con un
sospiro.
- Vuoi
andarci tu? – le domandai allungandole il bigliettino.
- M-ma…
il principe ha chiesto di voi! – rispose la ragazza sbigottita dalla mia
offerta.
Io
alzai le spalle.
- Beh,
potrebbe anche essersi rivolto ad un pubblico plurale, no? – dissi solo. – Mi
dispiace ma stasera non ho intenzione di vederlo, mi ha fatto una gran brutta
prima impressione… inoltre ho ben altri pensieri per la testa. Se vai tu, per
lo meno hai la possibilità di stare sola con lui… -
La
ragazza sorrise e mi strinse in un abbraccio.
-
Grazie mille! – esclamò, dopo di che si allontanò da me dicendo: - Scusami! Non
mi sono nemmeno presentata… io sono Melissa Evans, vengo dal Tammis e sono una
Quattro. Se vuoi puoi chiamarmi Mel! -
Le
sorrisi: non mi aspettavo di incontrare delle ragazze simpatiche e non credevo
che sarei riuscita a fare amicizia, i miei amici erano Stephan e Claire… però
Mel era simpatica, anche se forse ancora un po’ troppo frivola per i miei
gusti.
- Zoe
White, sono di Angeles e sono una Cinque. – mi presentai stringendole la mano.
Mel si
dimostrò essere una ragazza simpatica: iniziammo a chiacchierare parlando delle
nostre rispettive famiglie e delle nostre vite fino a quando Jade non richiamò
l’attenzione e solo allora mi accorsi che la stanza si era riempita di tante
altre ragazze.
Jade
ci fece strada lungo i corridoi del castello, mostrandoci dall’esterno le aree
più importanti e quelle nelle quali non dovevamo assolutamente accedere.
Arrivammo finalmente alle nostre stanze e, con gioia, scoprii che quella di Mel
era esattamente di fronte alla mia.
-
Bene, ragazze, per stasera ognuna di voi mangerà in camera. – annunciò Jade. –
Tra l’arrivo e le interviste, i nostri sovrani non vogliono affaticarvi
ulteriormente… domattina dopo la colazione potrete incontrare la famiglia
reale. Vi auguro di passare una gradevole serata. -
Appena
Jade sparì dalla nostra visuale, tutte le ragazze si affrettarono ad entrare
nella loro stanza fino a quando non restammo solo io e Mel.
- Beh,
ci vediamo domani, allora! – le dissi con un sorriso.
-
Certo! A domani, Zoe! – mi salutò lei e, prima che potesse chiudere la porta,
riuscii a scorgere che nella mano teneva ancora il bigliettino che il principe
mi aveva lasciato. Rimasi da sola in corridoio e, appoggiandomi alla porta
della mia camera, iniziai a domandarmi se avevo fatto bene a dare a Mel quel biglietto
e a spronarla ad andare al mio posto: mi ero ripromessa che sarei rimasta tra
le Selezionate per quanto più tempo possibile, ma con il mio comportamento
stavo rovinando le cose; il principe mi aveva scelta di persona per qualche
assurdo motivo, ed io stavo velocemente distruggendo ciò che l’aveva spinto a
scegliermi. Scossi la testa: era inutile pensarci troppo e poi rimanere sola di
notte con una persona simile non rientrava certo nelle mie aspettative,
principe o non principe.
Entrai
nella stanza e fui accolta da tre cameriere che si presentarono a me come
Catelyn, Grace e Keira e che non la smettevano di inchinarsi; mi sentii subito
in imbarazzo, ma non c’era verso di farle desistere dal comportarsi in quel
modo.
La
camera era a dir poco favolosa: c’erano parecchi strumenti, tra cui il
pianoforte, l’arpa e addirittura la batteria; avevo scritto nel modulo per la
selezione che suonavo la batteria, ma solitamente nessuno prendeva sul serio
una Cinque che diceva di suonare uno strumento così poco delicato come la batteria.
Una scrivania in legno chiaro e pregiato era posata di fianco alla finestra,
alla parete opposta della porta: su di essa era riposta una macchina da
scrivere, una risma di fogli bianchi e addirittura una penna vera con
inchiostro. Roba da ricconi, tanto per intenderci. In un angolo della stanza
c’era un tavolo già apparecchiato con la cena già calda e pronta per essere
servita. Mai in vita mia ho mangiato così bene: aveva tutto un aspetto così
invitante e i sapori erano così delicati e particolari che dovetti faticare per
non finire l’intero vassoio di ogni portata.
-
Vuole qualcos’altro, Lady White? – mi domandò Keira gentilmente.
- Sì,
in effetti sì… - dissi io e le tre cameriere si misero subito sull’attenti. –
Vi prego, smettetela di chiamarmi “lady White”… chiamatemi solo Zoe, per
favore… - dissi loro con un sorriso. Le tre ragazze ridacchiarono sollevate, ma
continuarono ad insistere nel volermi aiutare a lavarmi e cambiarmi. Finalmente
iniziai a sentirmi nuovamente me stessa dopo essermi tolta quel pesante trucco
dal volto, ma quella sensazione di sbagliato nei miei capelli di quel color
platino innaturale ancora non mi convinceva. Mi misero un’orripilante camicia
da notte in seta e pizzo rosa che mi mise subito nuovamente a disagio, dopo di
che ci appuntarono una spilla d’argento con il mio nome inciso sopra.
Riuscii
a convincere le cameriere a lasciarmi sola con la scusa che ero stanca e
assicurando che sì, le avrei chiamate in caso di necessità. Appena le tre
ragazze chiusero la porta alle loro spalle, tirai un sospiro di sollievo:
finalmente solo io e i miei pensieri. M’infilai la vestaglia, orrendamente
abbinata alla camicia da notte e guardai l’orologio: erano un quarto alle
undici. Mi affacciai alla finestra della camera, che dava sul giardino; era
buio, ma dopo un paio di minuti riuscii a scorgere una figura dai capelli
chiarissimi camminare avanti e indietro di fronte ad una panchina. Il principe
era veramente lì. Chissà, forse avevo sbagliato a dargli buca… lo vidi girarsi
verso le finestre delle camere delle selezionate, ed io mi abbassai
immediatamente per non farmi vedere. Massì, di lì a poco sarebbe arrivata Mel e
il principe avrebbe trovato un’altra compagnia dimenticandosi presto di me.
Andai
alla scrivania e iniziai a scrivere: sapevo benissimo che quello era l’unico
modo per scacciare i pensieri. Ora che ero una tre avrei voluto iniziare subito
a lavorare a qualche storia importante per iniziare a realizzare il mio sogno
di diventare una scrittrice, ma le mie dita iniziarono a muoversi sui tasti
della macchina da scrivere ancora prima che avessi il tempo per realizzarlo.
Caro Stephan,
come stai? Sono
appena arrivata e la situazione qua già non mi piace; certo, ora posso mangiare
quanto voglio, non ho problemi di soldi per ora… ma mi trovo a disagio: mi
sento come se stessero tentando di trasformarmi in qualcosa che non sono, mi
hanno tinto i capelli di un colore improponibile senza il mio consenso, mi
vestono con abiti da signorina che non si addicono a me, il principe mi sembra
solo un arrogante e presuntuoso dopo averci parlato insieme… ma sai qual è la
cosa peggiore di tutta questa situazione? E’ che non è passato nemmeno un
giorno e già mi manchi…