Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi
Ricorda la storia  |      
Autore: PuccaChan_Traduce    31/05/2013    2 recensioni
Ritsu, la pioggia e nessun rimpianto – espansione del cap. 10 del manga.
DISCLAIMER: questa fanfiction è una TRADUZIONE che viene effettuata con il permesso del legittimo autore; tutti i personaggi citati appartengono ai rispettivi autori.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Masamune Takano, Ritsu Onodera | Coppie: Takano/Onodera
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa fanfiction è una traduzione che IO ho effettuato con il permesso dell’autrice, CROSSINTHENIGHT.
QUESTA è la sua risposta alla mia richiesta;
QUESTO è il link alla storia originale;
QUESTO è il link all’account dell’autrice.
 

~~~


NOTE DELL’ AUTRICE: ho trovato il 10° capitolo così emozionante che ho dovuto per forza scrivere qualcosa in aggiunta alle ultime pagine! Tecnicamente parlando, non ci sono spoiler e non è necessario aver letto il manga per capire lo svolgimento della storia: è tutta incentrata sulle riflessioni di Takano e quindi non ci sono anticipazioni per quanto riguarda Ritsu, che nel manga è il protagonista principale ^^ ad ogni modo, tutti i dialoghi sono presi direttamente dall’originale. Inoltre, questa è la prima volta che uso la seconda persona singolare, anche se è uno dei miei punti di vista preferiti, quindi siate clementi con me!

~~~


Daresti qualunque cosa per sapere cosa gli passa per la testa in questo momento.
Piove a dirotto al di fuori di questa piccola tettoia sotto la quale vi siete riparati, e gli schizzi d’acqua che s’infrangono a terra poco oltre il tuo naso ti hanno già inzuppato la parte inferiore dei pantaloni. Riesci a sentire chiaramente il “cic-ciac” dei calzini fradici dentro le scarpe quando sposti il peso del corpo da un piede all’altro, e la tua fronte si aggrotta ancora di più.
Con la coda dell’occhio vedi che lui è di nuovo alle prese con una delle sue epiche battaglie mentali contro se stesso, le guance arrossate, le palpebre serrate, le labbra tremanti; ogni tanto ti rivolge una rapida occhiata, pensando probabilmente che tu non te ne accorga, ma altroché se lo fai, come del resto ti accorgi di ogni minima cosa che lo riguarda: di come deglutisce a fatica quando ti avvicini a lui un po’ più del solito, di come s’irrigidisce quando le vostre dita si sfiorano (di proposito, naturalmente) mentre gli porgi qualche documento al lavoro, di come la passione gl’intorbidisca gli occhi malgrado le sue proteste (sempre meno veementi) mentre fate l’amore—“Takano-san, no… ti prego, non possiamo…”—e tu vorresti tanto scrollarlo ben bene e fargli presente che non esiste la benché minima ragione per cui non possiate farlo, visto che tu lo ami; non gliel’hai già detto almeno una dozzina di volte, ormai?
Puoi capire che lui dubitasse di te, prima: eri in una gran brutta posizione, in balìa della guerra tra i tuoi genitori, e avevi l’impressione che non ci fosse nessuno—nessuno tranne lui—che ti capisse, o almeno a cui importasse qualcosa di te. Ma ora è diverso, completamente diverso, e tu hai capito da tempo l’importanza di ciò che avevi, che hai perso, e di quello che devi fare per riconquistarlo e tenertelo, questa volta. Eppure ogni volta lui ti respinge, scrolla le spalle per togliersi di dosso la tua mano oppure ti schiaffeggia con forza le dita se cerchi di sfiorargli i capelli, per non parlare della cosa peggiore di tutte—quei momenti in cui pensi che finalmente lui sia tuo, quando diventa così docile e tu fremi dolorosamente nel sentirlo sussurrare il tuo nome e ricambiare la tua passione… ma subito dopo tutto finisce, lui torna a chiudersi nel suo guscio e ti tiene a distanza, ricordandoti che non sei desiderato.
“Hai l’abitudine di andare a letto più volte con gli uomini che non ti piacciono?” gli hai chiesto una volta, pur sapendo benissimo che non è affatto quel tipo di persona e che più verosimilmente si sente obbligato ad accondiscendere su qualunque cosa tu gli faccia pressioni, ma non puoi fare a meno di avvertire un lieve sussulto di speranza nel petto all’idea che forse hai una piccola possibilità di riconquistarlo, con la tua testardaggine e la sincera espressione del tuo amore per lui. Lo spingerai al limite finché i suoi sentimenti non combaceranno con i tuoi—finché sarà costretto a respingerti oppure ad accettarti. La paura di dover arrivare a tanto, però, è di gran lunga più forte della speranza.
Se lui sapesse il tipo di influenza che ha avuto, e che ancora ha, su di te, non sei certo di come reagirebbe; sei grato comunque del fatto che probabilmente, anche se lo sa benissimo, si rifiuta di riconoscerlo.
Lo sorprendi a lanciarti un’altra occhiata, stavolta ti fissa un po’ più a lungo cercando di sondarti, di scoprirti—e ti viene voglia di ridere. Non sei mica tanto complicato. I tuoi principi basilari possono essere riassunti piuttosto facilmente: non lasci mai un progetto incompiuto, ti assicuri che la rivista vada sempre in pubblicazione per tempo, non mischi mai svago e lavoro, e Onodera Ritsu è l’unica persona che tu abbia mai veramente amato. E anche se di questi tempi il penultimo principio può essere andato in conflitto con se stesso, sai per certo di averlo già sistemato. Dopotutto, ciò che provi per Ritsu non ha nulla a che vedere con lo ‘svago’, malgrado quello che sembra credere lui.
Adesso sembra accorgersi che hai notato il suo sguardo e si affretta a distoglierlo, mettendosi a fissare un punto lontano davanti a sé; ha l’aria di pensare a cose come la scadenza per le consegne che si avvicina inesorabile, oppure al bucato che ha steso ad asciugare quella mattina e che a quest’ora sarà probabilmente bagnato fradicio. Cose trascurabili, non certo come i macigni che hanno gravato sulle sue spalle per tutto il giorno.
Fai un passo verso di lui e stendi una mano per prendere la sua, non con veemenza, ma solo per sentire la sensazione della sua pelle contro la tua in modo più intimo possibile. È vero che lui ti ha permesso di prendere l’iniziativa in momenti anche meno intimi di questo, ma per quanto possano essere poche le persone che si avventurano sotto questo diluvio, sei certo che non ti permetterà di fare nulla qui. Eppure, adesso hai una gran voglia di toccarlo; magari ti permetterà di prenderglielo in mano… ma hai appena il tempo di formulare questo pensiero fugace che senti la sua mano fremere nella tua stretta, e ti accorgi che sta cercando di resistere all’impulso d’intrecciare le sue dita con le tue. Dell’ingenuo e innocente ragazzino che è stato un tempo ormai non rimane quasi più nulla; ma in momenti come questo ti rendi conto che in realtà non è cambiato di una virgola, è ancora nervoso ed eccitato all’idea di toccarti, proprio come tanti anni fa.
Rimanete in piedi l’uno accanto all’altro, mano nella mano in silenzio, ascoltando il rumore sordo della pioggia che picchietta l’asfalto, e tu chiudi gli occhi e ti concentri su quel pulsare profondo che man mano aumenta di ritmo. All’inizio ti senti pieno d’orgoglio per essere riuscito a fargli aumentare il battito cardiaco con quella semplice azione, ma poi, pian piano, capisci che quello che stai ascoltando in realtà è il battito del tuo stesso cuore, che pulsa così forte nelle tue orecchie da sovrastare completamente il rumore del temporale.
Ba-dump, ba-dump, ba-dump.
Ridi, una risata un po’ roca che risuona chiaramente nello spazio tra voi due. “Senti che battito impressionante…”
Lui ha un sussulto e tenta di ritirare la mano, ma le vostre dita sono ancora intrecciate, il suo palmo è umido contro il tuo. “Non è il mio...”
Lo interrompi con calma, annuendo rassicurante. “Lo so. È il mio.” E senti il calore del suo corpo intensificarsi ed espandersi fino alla sua mano, ancora ferma contro la tua. Gli lanci un’occhiata e vedi che sta fissando il suolo con occhi sbarrati, sopraffatto dalla consapevolezza di ciò che suscita in te e che fluisce fino a lui. Anche se i tuoi sentimenti lo fanno sentire a disagio, non puoi fare a meno di sentirti un po’ superiore; tu sei già da tempo sceso a patti col tuo amore per lui, approfondendolo più di quanto lui creda, per motivi che tuttavia non riesci ancora a spiegare chiaramente.
La voglia di toccarlo si fa prepotente adesso, a fatica ti trattieni dall’impulso di spingerlo contro il muro e infilare le dita sotto al suo cappotto, sollevargli la felpa e accarezzare la pelle sensibile del suo stomaco. Non è necessario cercare un contatto così intimo, ricordi a te stesso (con scarsa convinzione)—almeno, non ancora. Ma senti che il cuore può scoppiarti da un momento all’altro se non soddisfi quella voglia in qualche modo, e ti lecchi le labbra nervosamente. “Onodera...”
Lui ti lancia un’altra occhiata veloce e per un attimo rivedi quel ragazzino che ti fissa con gli occhi sgranati, tutto rosso per l’emozione mentre ti ripete come una litania che gli piaci, sì, tu, proprio tu. E anche se Onodera è ben lungi dall’essere Ritsu, la tua mente non può fare a meno di sfocare i confini che separano i due fino a che non sei più in grado di dire con sicurezza che non sei contento che lui sia diventato così com’è oggi. Che non ne è valsa la pena, se questo significa innamorarti di nuovo di questa persona.
Stendi la mano libera e poggi due dita lungo la linea della sua mandibola, facendogli girare il viso mentre ti chini verso di lui—ma subito dopo scopri che non è necessario, perché lui chiude subito gli occhi e accoglie il tuo bacio con più condiscendenza di quanto tu non avresti sperato, aprendo bene la bocca proprio come gli hai insegnato tu, per lasciare che la tua lingua vada ad intrecciarsi con la sua. Te ne stai lì, a baciarlo sotto la pioggia, e lui in qualche modo ricambia il tuo bacio, ed è il bacio più bello che tu abbia mai ricevuto.
Il tuo respiro accelera e il tuo battito cardiaco risuona di nuovo forte e chiaro nelle tue orecchie, e ti fai indietro con riluttanza, ben sapendo che hai l’aria di essere un pò matto—e magari lo sei davvero, perché se non sentirai al più presto ogni centimetro del corpo di quest’uomo contro il tuo, sei sicuro che esploderai. Gli dai un ultimo bacio lieve all’angolo delle labbra, cercando di non far vedere quanto ti senti stordito in questo momento, e poi lo trascini per mano, coprendo velocemente gli ultimi metri che vi separano dai vostri appartamenti. Vorresti camminare più lentamente, goderti questo momento di tranquilla intimità che Onodera sembra disposto a condividere con te, ma non puoi più aspettare. Ci saranno altri giorni di pioggia in cui entrambi dimenticherete l’ombrello. E poi, sai benissimo che Onodera non è tipo da concederti una cosa del genere in ogni momento—e non solo per imbarazzo (anche se la cosa ha il suo peso), ma perché ha paura che ti torni l’influenza. E pigramente ti domandi quanto tu debba essere malato perché lui venga a prendersi cura di te, invece di delegare tutto a Yokozawa. Anche se probabilmente Yokozawa non si farà più vedere tanto spesso, in futuro…
Cerchi di scacciare questi pensieri cupi dalla tua mente e torni a concentrarti sulle fredde gocce di pioggia che ti colpiscono in viso, sul calore di quelle dita ancora disperatamente aggrappate alle tue, sul respiro pesante di Onodera e sulle sue labbra rosse già pronte a protestare: contro il tuo ritmo, la direzione che hai preso, le tue ovvie intenzioni. L’unica cosa che ti fa sentire il cuore più leggero è il suono delle sue scarpe contro il selciato mentre cerca di stare al passo con te, e la sua mano un po’ più rilassata nella tua.
Quasi non vorresti prendere l’ascensore—non hai voglia di fermarti ad aspettare e di sopportare questa tensione per altri dodici piani—ma sai bene che non ce la faresti mai ad arrivare alla porta di casa senza prima crollare esausto; dopotutto però lassù qualcuno ti ama, perché l’ascensore è già lì ad aspettarvi, e mentre premi il 12 Onodera ti afferra la manica del giubbotto con la mano libera, è evidente che vorrebbe ripetere quelle parole che ha pronunciato sotto il temporale e che tu non hai sentito per colpa del tuono. Naturalmente però non ci riesce, le sue labbra si aprono e si richiudono spasmodicamente, ma tu gli sei comunque grato per quel tentativo e lo baci di nuovo, un bacio stavolta più lento e languido mentre l’ascensore ronza nella sua ascesa e tu sussulti per il modo in cui le sue dita si stringono intorno alle tue, all’altezza del tuo bicipite. Quando le porte si aprono sul dodicesimo piano ti precipiti fuori, rischiando quasi di cadere e spaccarti la testa lungo il corridoio, perché camminare e trascinarti dietro Onodera al tempo stesso non è cosa per cui un corpo umano sia stato creato—un difetto, se proprio vogliamo trovarne uno. Armeggi per cercare le chiavi in tasca, sforzandoti di non guardare Onodera con l’aria disperata che sai benissimo di avere; se solo lui ne avesse il minimo sospetto, puoi scommettere che mollerà gli ormeggi e correrà a rifugiarsi a casa sua, nell’interno 1202. Ma invece la sua mano è ancora stretta nella tua, le dita ancora saldamente intrecciate con le tue, e prima che possa ripensarci e cominci ad implorarti con uno dei suoi “Takano-san”, riesci ad aprire la porta e lo trascini nel genkan. Ti guarda con orrore mentre tu non ti prendi nemmeno il disturbo di toglierti le scarpe o il cappotto e marci deciso verso la camera da letto sempre trascinandolo, ed è allora che cominciano le proteste. “Asp—Takano-san...? Taka—
Lo zittisci con un altro bacio, premi forte le tue labbra sulle sue e lo tieni stretto; si arrende con un gemito, e tu lo spingi all’indietro sul tuo letto.
Hai dovuto sopportare il fastidio dei pantaloni bagnati per quasi un’ora, ma adesso, al sicuro tra le quattro mura di casa, finalmente puoi lasciarti andare. Il tuo cappotto zuppo di pioggia è il primo a volare sul pavimento, subito seguito dalla camicia, altrettanto fradicia. Ora che la sua bocca è di nuovo libera, Onodera si mette a balbettare stupidaggini sul fatto che bagnerete il letto o qualcosa del genere, al che tu replichi noncurante: “Tanto ci bagneremo comunque. Smettila di preoccuparti.” E’ proprio infallibile nel rompere le uova nel paniere.
Poi va avanti a lamentarsi sul fatto che ti tornerà l’influenza, è ovvio che fa l’altruista per nascondere il proprio desiderio, ma ormai tu non ne puoi più e sali a cavalcioni su di lui, cominciando a sbottonargli il cappotto. “Perché continui a pensare a certe stronzate, invece di spogliarti?” Lui smette di dimenarsi e arrossisce fino alla cima dei capelli, come se si fosse appena reso conto che sì, è proprio quello che si dovrebbe fare in certi casi, ed è così dannatamente carino che non puoi fare a meno di aggiungere: “Scemo.” Ha molto più rispetto lui del tuo autocontrollo che tu stesso.
Presumi che sia di nuovo impegnato in una lotta mentale con se stesso, o che magari anche lui abbia fretta di proseguire, perché smette di protestare e ti permette di togliergli il cappotto e la felpa, di sbottonargli i jeans con una mano mentre con l’altra gli stuzzichi un capezzolo, e poi deponi baci sul suo petto, godendoti il sapore del suo sudore sulla lingua prima di fermarti alla base del suo collo; è uno dei tuoi punti preferiti e sai che lo è anche per lui, perché subito dopo lo senti mormorare il tuo nome a fior di labbra e cercare di reprimere i gemiti di piacere, che gli sfuggono di bocca quando premi il pollice sulla punta del suo membro e lasci scorrere in basso le dita chiuse ad anello.
Cerca di chiederti di non toccarlo così—anche se non ti ha mai detto il perché—e tu saresti più propenso a credergli se non fosse che lui tenta evidentemente di sottrarsi al piacere, i suoi fianchi fremono contro il tuo corpo andando ad intensificare ancor più la frizione. Allora gli dai ciò di cui ha bisogno, piuttosto che quello che crede di volere, e un nuovo gemito gli sfugge dalle labbra quando raddoppi i tuoi sforzi.
Sei così concentrato sul tuo compito, sul farlo stare bene, che quasi non ti accorgi della sua mano tremante che si allunga verso il bordo dei tuoi pantaloni, e finalmente capisci che cazzo, per una volta anche lui sta prendendo un’iniziativa. Rimani per un attimo in silenzio e lo osservi quasi con soggezione mentre lui cerca d’indursi a toccarti; ma ci sta mettendo troppo tempo, troppo perché la tua passione possa aspettare, e così borbotti: “Se vuoi toccarmi, fallo per bene.” Ovviamente lui ritira subito la mano e comincia a profondersi in scuse e giustificazioni, e allora tu rotei gli occhi e gli prendi gentilmente il polso, guidando la sua mano fino al tuo inguine, dove la cintura è già sbottonata per facilitargli l’accesso. “Ecco… così.”
Senti che la tensione si allenta nel suo braccio nell’istante in cui venite a contatto, il suo sollievo è evidente, e tu t’inclini ancora un po’ in modo che lui non debba allungarsi troppo, cercando di controllare la tua respirazione per non dare a vedere l’effetto che sta avendo su di te. “Toccami...” La tua voce adesso è roca di desiderio. “Voglio che tu lo faccia…”
Lui annuisce impercettibilmente, e tu ti chiedi se lo faccia per rispondere a te o per sé stesso, per convincersi che lo vuole davvero. Comunque non t’importa più di tanto—in questo momento non d’importa di niente, davvero—perché lui ha trovato il ritmo giusto e tu aderisci al suo corpo e le vostre mani sono scivolose di pioggia e sudore e liquido pre-seminale ed è una sensazione fantastica… ma tu vuoi di più. E sai che lo vuole anche lui.
Ormai vi siete spinti troppo oltre, entrambi siete vicinissimi al culmine, perché tu possa offrire a Onodera quell’amore dolce e delicato che sai che gli piace; no, adesso vuoi soltanto scoparlo, perché non riesci più a trattenerti e lui sta gridando il tuo nome e l’atmosfera tutta intorno a voi è calda e intensa e densa di passione, e anche se è bello lo stesso, sai che lo è ancora di più quando lo fate lentamente e con dolcezza, quando lo stringi tra le tue braccia e gli sussurri all’orecchio parole d’amore mentre ti muovi nella perfetta strettezza del suo corpo e pensi solo a quanto sia meravigliosa quella sensazione, e a come non vorresti stare dentro nessun altro se non lui. Ma sai anche che Onodera non ti permetterà di avere quel genere di rapporto tanto presto, e quindi devi accontentarti di questi brevi momenti di intensa unione.
Il letto scricchiola al ritmo delle tue spinte, in sincrono con i gemiti di Onodera, e adesso lui stringe la mano sulla tua che ancora è al lavoro sul suo pene, mentre tu affondi nel suo corpo. Getta la testa all’indietro e inarca la schiena, il suo respiro si fa irregolare mentre ansima parole come oddio—sì—ti prego, e tu non puoi fare a meno ti ridacchiare. “Ti piace, eh?” Questa tua battuta ovviamente lo induce a premersi con forza le mani sulla bocca, come se potesse fisicamente impedire a quei suoni traditori di uscirne. Ma non t’importa; il vederlo così indifeso è sufficiente per te. Scuoti la testa sorridendo, e ti chini in avanti per poggiare di nuovo le tue labbra sulle sue, mentre i tuoi fianchi continuano il loro ritmo frenetico.
“Onodera,” sussurri contro la sua pelle, appena sotto l’orecchio, così che possa sentirti bene. “Ti amo.” Perché, visto che lui non è ancora capace di dirlo, lo dirai tu per entrambi, per tutte le volte che sarà necessario—e magari anche di più.
“Non ti arrendi mai, vero?”
Puoi sentire il cipiglio nella sua voce, ma l’esperienza ti ha insegnato che non è così scontento come vorrebbe farti credere.
“Mai” replichi subito, deponendo un bacio delicato sulla sua guancia, in netto contrasto con le spinte dei tuoi fianchi che sono sempre più intense, in linea col tuo orgasmo crescente, e fai schioccare il bacino contro il suo quasi a voler imprimere fisicamente la tua passione nel suo corpo. Nella tua mano senti il suo organo gonfiarsi e fremere e subito dopo le tue dita si ricoprono del suo seme, ogni fiotto lattiginoso è un ulteriore incentivo a prendere da lui quanto più godimento possibile. Puoi solo sperare di essere riuscito a dargli anche solo una frazione del piacere che lui ha dato a te, in tutti i sensi.
Dopodiché giaci stretto contro di lui, aspettando che il tuo respiro torni alla normalità e cercando di assorbire più calore possibile dal suo corpo, prima che lui ti respinga e torni al suo letto; ma passa qualche secondo senza che avvenga nulla di tutto questo, e quasi ti prende un colpo quando senti le sue dita esitanti farsi strada sulla tua schiena, percorrere la linea della tua spina dorsale, e finalmente le sue braccia stringersi salde intorno ad essa. Sotto di te, Onodera chiude gli occhi e sussulta, come se aspettasse chissà quale grosso impatto, e ci vuole tutto il tuo autocontrollo per limitarti ad un dolce sorriso, il cui calore ti attraversa però da capo a piedi meglio che qualsiasi altra fonte di calore, e poi lo abbracci, stringendolo così come avresti voluto fare fin da quando eravate sotto quella tettoia.
Le sue labbra sono morbide e docili contro le tue, lui ricambia i tuoi baci proprio come vuoi tu, come se potesse leggerti nel pensiero e sapesse esattamente cosa desideri; e sapendo che lo fa inconsapevolmente, senti di amarlo ancora di più.
Fuori la pioggia continua a cadere e lui ti stringe più forte, come se temesse che la notte possa spazzare via questo momento. Daresti ancora qualunque cosa per sapere cosa gli passa per la testa adesso—ma ancora una volta lui ti ha aiutato a sopportare l’attesa del momento in cui riconoscerà i propri sentimenti di sua spontanea volontà. Tutto ciò che la pioggia ha disperso o lavato via sarà ancora lì quando sorgerà il sole, devi solo avere pazienza. Puoi aspettare Onodera anche per sempre, e nel frattempo ottenere tutto ciò che puoi.

~~~

*NOTE DELLA TRADUTTRICE*: Ciao a tutti! ^^ Ho deciso di tradurre alcune delle fanfics di quest'autrice, Crossinthenight, perchè sono una sua grande ammiratrice: trovo che abbia uno stile particolare e unico, e mi piacerebbe che i lettori italiani la apprezzassero almeno quanto me, perchè sono convinta che meriti davvero! Questa è la prima delle sue storie che ho deciso di tradurre e a tutt'oggi resta una delle mie preferite; ma non finisce qui! Ho in mente infatti di tradurre altro di lei, in particolare una raccolta che ha per protagonista la coppia TRIFECTA... esatto, sto parlando di Kirishima&Yokozawa, avete capito bene! Quindi restate sintonizzati, mi raccomando~ a presto!

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi / Vai alla pagina dell'autore: PuccaChan_Traduce