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Autore: Givememynameale    31/05/2013    3 recensioni
Hope, sedicenne inglese.
La sua vita; l'inferno. Qualcuno potrebbe salvarla da tutto ciò, solo se lei ci crede veramente.
'Avrò mai il mio lieto fine?'
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Primo capitolo.


Sono Hope Devils. Ho sedici anni, ma sono costretta a comportarmi come una maggiorenne, forse come una "mamma" mancante. Già, come una mamma, perchè io non ho più la mia con me. Non è morta, per fortuna, ma dopo il divorzio dei miei genitori non l'ho più vista. Abitavo con mio padre fino a pochi mesi fa, quando poi ho deciso di affittare una piccola casetta tutta per me.
Sedici anni e la mia vita è gia un inferno. Non so se è per causa del mio cognome, ma credo che tutto questo mi sia gia destinato.
Chi mi guarda da fuori può pensare che sono una ragazza tranquilla, ma dentro di me c'è un urag ano che non finisce mai.
Sono le sette di mattino e la sveglia sul mio iphone è pronta per rovinare quell' unico momento di pace che posso avere con me stessa. Mi alzo, svogliatamente e infalandomi le mie pantofela di Betty Boop mi incammino verso il frigo. 
Il cibo, il mio unico amore. Fortunatamente sono alta, direi troppo, e magra, quindi posso mangiare quanto voglio e non ingrasso esageratamente; ho i capelli rossi fuoco, tinti, corti fino alla spalla, occhi di un banalissimo marrone scuro. 
Dopo aver finito di bere il mio caffè e di aver mangiato tre biscotti, mi avvio verso il bagno per farmi la mia rapidissima doccia di ogni mattina e prendo le prime cose che vedo dall'ardamio. Essendo quasi primavera non mi copro molto, ma c'è comunque quel dolcissimo venticello che culla i mie capelli e quindi decido di prendere dei leggins neri, una canotta merlettata bianca e le mie adoratissime converse bianche. 
Mi trucco, come il mio solito, una riga di matita nera sopra e dentro l'occhio, mascara e fondotinta con una passata di cipria per tenere tutto ciò. 
Preparo velocemente la borsa mettendoci i libri di scuola che mi servivano oggi, prendo la giacca di pelle nera e chiudo casa. 
Mentre aspetto l'autobus, mi perdo nella cosa che amo piu fare, prima di scrivere; cioè ascoltare la musica.
Per me la musica è l'essenziale, anche solo ascoltare una canzone in un determinato luogo può cambiarmi la giornata definitivamente. Mi da la forza per fare tutto quanto, in quei minuti non penso alla mia fottuta vita. Mi da la pace. La mia pace interiore. 
Arriva l'autobus dopo dieci minuti, stacco le cuffiette dalle orecchie e salgo.
Ecco che l'autobus si ferma davanti alla mia scuola.
A differenza di tutti io non odio andare a scuola. Il mio primo anno di liceo fu terribile dato che mio padre mi aveva costretta ad andare in una scuola di suo piacimento e non del mio. Dopo il primo anno non ce la facevo più, quindi decisi di farmi bocciare e cambiare, con o senza approvvazione di mio padre. Adesso sto molto meglio, le persone sono tutte carine qui, le materie e gli studi sono quelli che mi interessano principalmente, è perfetto per questo verso.

 
Dopo quattro stancanti ore, c'è la pausa pranzo. L'unico momento in cui posso concedermi ai miei amici. 
Lola, è la mia migliore amica da quando stavamo alle elementari. Siamo inseparabili, tutti ci conoscono come "le migliori amiche di sempre", stando sempre insieme. Lei è unica e fantastica, non so come farei senza di lei. Diciamo che riesce a colorare una parte della mia schifosa vita. 
Poi ci sono Anne e Kels. Sono fantastiche anche loro. 
Harry Edward Styles è il mio angelo custode. Lui è tutta la mia vita. Diciamo che io, lui e Lola siamo come i tre moschettieri, sempre insieme contro il mondo.
HARRY. 'Ciao piccola' e mi lascia un bacio sulla guancia.
LOLA. 'Ragazzi stasera c'è un concerto di uno di terzo al pub, ci andiamo?' disse tutta eccitata. Lei adorava queste speci di eventi.
HOPE. 'Mi spiace ragazzi ma io passo stasera, è mercoledi e come sapete devo andare dal capo.' dissi scocciata.
KELS. 'Giusto, peró la prossima ci devi essere, vietato non venire!' 
Tutti ridemmo, Kels era quella che metteva sempre allegria in tutte le situzione. Era impossibile non volerle bene.
HARRY. 'Adesso corro in classe che è appena suonata dato che mi aspetta il test di fisica'
ANNE: 'Vado anche io, ciao ragazze!'
Cosí ci salutammo tutti tranne io e Lola, che avevamo in comune la classe di pittorica.
LOLA. 'Come migliore amica ti avverto come ogni mercoledi di stare stasera tranquilla e serena. È solo per la cena, per quelle poche ore devi scordare tutto quello che è successo, concentrarti solo sul giorno dopo e non pensare a nulla va bene?' mi chiese con gli occhi speranzosi. 
HOPE.'Okey, va bene.' dissi poco convincente. Tutte e due sapevamo gia quello che mi aspettava stasera.
Dopo altre tre ore tra pittorica e architettura, la campanella suona e mi avvio verso Anne, la quale mi aspettava sempre per andare a prendere l'autobus insieme.
HOPE. 'Oggi dopo il lavoro ti chiamo'
ANNE. 'Brava la mia Hope, te lo stavo proprio per dire io'
Parlammo del piú e del meno. Con lei, Kels e Harry non ero mai riuscita a dire TUTTA la verità. Loro sapevano solo una parte, ma Lola era l'unica persona nella mia vita a saperlo.
Arrivai a casa, stanca morta, mi scaraventai sul divano e presi il mio adorato iphone dalla tasca laterale della borsa. 
Lessi alcuni tweet, entrai su tumblr per vedere un pó di foto o post recenti e diedi un'occhiata alla home di facebook.
Ormai mi rendevo sempre piu conto che non è piu un mondo questo. È tutto finto, non c'è piú sentimento, è tutto tramite i social network. Non ci si chiama piu come una volta, non si scrivono le lettere, ma è tutto quanto tramite questi social network, in alcuni casi per dire le cose importanti ci si nasconde, o dietro ad un "anonimo" o dietro faccine meccanizzate senza emozioni.
Svuotai la borsa con i libri e uscii di casa incamminandomi verso il lavoro. 
Lavoro in una pasticceria, al centro della cittadella in cui abito, Bradford. 
Mi trovo benissimo in questo ambiente di lavoro al contrario del mio vecchio impiego...
Si sente il piccolo campanello attaccato alla porta suonare, il quale mi fa risvegliare da alcuni pensieri inevitabilmente brutti. 
LUKE. 'Ciao Hope, come stai?'
HOPE. 'Diciamo bene grazie tu?'
LUKE. 'Io bene. Dai sbrigarti che oggi ci sono molti clienti'
Cosi diedi ascolto al mio capo, Luke. Mi feci una piccola coda, in modo che i capelli non andassero in giro, dandomi fastidio. 
 
 
 
HOPE. 'Arrivederci!'
E cosi arrivò la fine del mio turno pomeridiano. Erano le otto, dovevo tornare a casa per poi andare a "visitare" mio padre.
Mi sciolsi la coda dai capelli e mi infilai il giubotto. Feci per uscire ma un ragazzo mi superò nella velocità. Lo feci passare timidamente davanti a me. Sentivo i suoi occhi su di me ed era abbastanza evidente che io ero"imbarazzata" della situazione. Passò, mi superò e nell'andarsene la sua mano sfiorò il mio braccio, coperto dalla manica del giubotto. 
Mi passò un brivido su tutta la schiena. Era da quasi un anno che un maschio non mi sfiorava, apparte Harry e mio padre, dopo le vicende successe. 
Mi avviai verso casa, pensando ancora a quel ragazzo, non avendolo guardato in viso poteva essere bello ma come poteva essere brutto, ma la cosa che mi aveva colpito era il suo "candido" tocco su di me. 
 
 
 
Arrivata a casa mi cambiai subito i vestiti e misi un paio di jeans stretti, le mie amate vans nere e un maglione.
Mi ricordai di chiamare Anne e cosi feci. 
ANNE. 'Amore mio, non ti sei scordata di chiamarmi!'
HOPE. 'Vedi? Haha. Comunque stasera divertitevi senza di me e fatemi sapere com'era. Ovviamente è inutile che io ti raccomandi di sorvegliare Lola, sai in che condizioni può arrivare a casa..'
ANNE. 'Haha sta tranquilla, la controlliamo tutti quanti'
HOPE. 'Mi raccomando. Fate i bravi. Adesso tesoro vado'
ANNE. 'Va bene, in bocca al lupo per stasera, vedrai che andrà bene' mi rassicurò con quelle parole e staccai la telefonata.
Non le raccontai del misterioso ragazzo anche perchè nemmeno io volevo iniziare a pensarci ancora di più.
 
Mi avviai verso la fermata dell'autobus, pronta ma non pronta spicologicamente a vedere mio padre. A vederla.
Dopo circa 16 minuti passati dentro l'autobus, scendo e un venticello fresco mi scompiglia dolcemente i capelli. 
Pensavo spesso che una delle sensazione che mi sarebbero mancate quando me ne sarei andata da tutta questa merda, fosse proprio questa del vento. Mi dava una sensazione di libertà, come se qualcuno volesse abbracciarmi in quel momento ma era bloccato per via dell'aria fresca e cristallina. 
Eccomi arrivata davanti alla porta di casa, suono il campanello e una figura femminile apre. 
 
 
  
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