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Autore: Dessiiii    31/05/2013    3 recensioni
In questa storia parlo me immagino in un futuro nemmeno troppo distante che realizzo un mio sogno,diventare un soldato..spero via piaccia leggetela in molti.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Ero seduto nella saletta d’attesa del centro di arruolamento di Milano, quando ad un tratto da un altoparlante si sentii la voce di uomo dire il numero milleseicentonove, allora mi alzai , salutai i ragazzi con cui stavo chiacchierando e mi diressi verso la porta, erano tre lunghe ore che aspettavo il mio turno, ero ansioso di conoscere la risposta alla mia domanda di arruolamento da quel verdetto sarebbe dipeso il mio futuro. Arrivato davanti alla porta, feci un respiro profondo e bussai due volte, una voce ferma e possente mi disse di entrare, presi coraggio e apri quella porta, mi trovai dentro alla stanza con davanti una grande scrivania di legno e due sedie. Sembrava vuota la stanza ma, dalla poltrona rivolta verso l’ampia finestra che occupava tutta la parete di fronte a me, si alzò un uomo sulla cinquantina d’anni, indossava un uniforme costellata di medaglie, aveva uno sguardo serio, freddo quasi distaccato dal mondo intero, ad un certo punto dopo avermi scrutato da testa e piedi mi disse di accomodarmi mi sedetti su una delle due sedie poste dinnanzi alla sua grande scrivania, sulla scrivania di fianco al computer c’era una targhetta con scritto “conferita con onore al valido e coraggioso capitano Guido Soroldoni”. Dopo qualche istante di silenzio mi comincio a parlare. Lei deve essere Dessì giusto? mi disse, io preso un po’ alla sprovvista gli diedi una risposta secca ,si sono io ,lui allora accennò un sorriso ma torno subito serio, mi disse che aveva bisogno di farmi qualche domanda prima di potermi dare la risposta alla mia domanda d’arruolamento, io gli dissi di si e cominciammo “l’interrogatorio” se cosi si può definire, mi chiese varie cose però si volle soffermare su una domanda che può apparire scontata ma a cui bisogna pensare bene prima di potergli rispondere, si giro verso di me e mi chiese il perché io abbia deciso di arruolarmi nell’esercito, allorché io gli risposi che era il mio sogno fin da bambino fin da quando giocavo ancora con i soldatini con i miei amici, fare il soldato per me era un modo per sentirmi davvero parte della mia nazione, era un modo per difendere chi più amavo era un modo per sentirmi vivo in mezzo ad un mondo di morti che camminavano; a questa risposta lui schiarì in volto e con tono orgoglioso e felice mi disse che ero dentro ,mi diede la fantastica notizia, in quel momento scoppiai di gioia ma senza farmi prendere dal euforia lo ringraziai e gli chiesi quando iniziasse l’addestramento, e il capitano mi rispose che dovevo farmi trovare il diciotto febbraio alle sette del mattino davanti al gate cinque dell’aeroporto di Malpensa direzione Norvegia ,in quel momento non focalizzai bene la situazione, solo dopo mi resi conto che la data della partenza era distante solo tre giorni, salutai il capitano e mi diressi verso la porta quando lui da dietro mi disse mi raccomando Dessì si addestri bene che ci serve un ragazzo come lei a supportare il nostro esercito, gli sorrisi e andai verso i ragazzi con cui stavo parlando prima per dargli la notizia del mio arruolamento però non li trovai, chissà perché, non avevano nemmeno parlato con il capitano, bho che cosa strana pensai, avranno gettato la spugna prima ancora di cominciare? Presi il mio cappotto e una volta uscito dal plesso chiamai un taxi per tornare a casa, diedi l’indirizzo al tassista e durante il viaggio mandai qualche messaggio in giro per vantarmi della mia buona riuscita e informando parenti e amici che dovevo partire fra soli tre giorni per l’addestramento. Arrivato a casa entrai e trovai mia madre seduta sul divano che piangeva siccome lei non voleva che io diventassi un soldato, non voleva che io andassi incontro alla morte, che io rischiassi la mia vita per un pugno d’orgoglio ed un pezzo di ferro sul petto. Io provai a consolarla ma niente non ci riuscivo, solo il giorno dopo si tranquillizzò capendo che quello era il mio sogno e che lo desideravo realizzare più di ogni altra cosa al mondo. Quel giorno passai a salutare gli zii e i cugini che abitavano vicino a me e chiamai mia nonna, come seppe che dovevo partire per addestrarmi a diventare una macchina per uccidere altri uomini come definisce lei i soldati scoppio in lacrime come mia madre, erano uguali quelle donne malgrado si definiscano completamente differenti l’una dall’altra; mia nonna era la classica vecchietta sarda, bassa un po’ cicciottella ma con un cuore grande come l’intero universo, mia madre non era ancora entrata nella fase cicciottella ma aveva tutto il resto, dopo tutto io ero diciamo l’albero che svettava fra i cespugli in quella famiglia con il mio metro e ottante tre in confronto a loro sembravo altissimo, era giunto il diciotto di febbraio e alle sei ero già a Malpensa un ora prima del ritrovo che aveva stabilito il capitano, entrai ad un bar per fare colazione, ordinai un cappuccino con una brioche al cioccolato e un succo alla pesca quando da dietro un ragazzo moro alto press a poco come me vestito con un giubbotto in pelle nero e dei pantaloni grigi mi tocco la spalla per farmi girare, si presentò si chiamava Marco e veniva dall’Emilia Romagna e mi chiese se anche io ero lì per l’addestramento, io ero rimasto abbastanza colpito da come quel ragazzo abbia potuto intuire che io fossi li per quel motivo, e senza ragionarci troppo gli dissi di si e lui allora con tono felice mi disse che era li anche lui per il medesimo motivo, allorché io mi presentai e parlammo fino a quando non vedemmo passare per il corridoio il capitano con due soldati al suo fianco, decidemmo di seguirli per andare al gate cinque e una volta arrivati lì lui mi sorrise da lontano e poco dopo passò un soldato con i biglietti dell’aereo, partenza ore otto e trenta però io e marco notammo che sul biglietto non era presente la destinazione d’arrivo ma fidandoci del nostro possibile futuro capitano non facemmo obbiezioni. Era giunta l’ora dell’imbarco salimmo sul aereo e ci sedemmo ai nostri posti, la coincidenza volle che io e marco fossimo designati nel due posti vicini A ventitré e A ventiquattro, L’aereo decollò e da lì inziò la mia avventura..

SPAZIO AUTORE
ho rivisionato la storia come da consiglio,spero che cosi sia meglio grazie,lasciate una recensione per aiutarmi a migliorare.
  
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