Il vento faceva oscillare dolcemente le chiome degli alberi, il sole scaldava la terra, era una tiepida mattina di fine maggio.
Un uomo camminava lentamente, aveva la giacca appoggiata sulla spalla sinistra. I suoi capelli venivano continuamente mossi dal vento.
L’erba verde era appena stata tagliata, il terreno era morbido ed era piacevole camminarci sopra.
L’uomo camminò verso la piccola radura e si avvicinò alla tomba in cui riposava un caro amico.
Robert si sedette per terra, ignorando il fatto che avrebbe macchiato i pantaloni di terra.
Tossì leggermente e osservò con tristezza la lapide.

-Percy sapevamo di trovarti qui-mormorò con voce roca John Paul Jones, mentre Jimmy inforcava gli occhiali e li poggiava delicatamente sul naso.
-John fatti più in la, che non riesco a sedermi bene. Maledetto cappotto- borbottò stizzito Page, che tentava di non arricciare il giaccone.
-Ma smettila Jim, vedi di sederti in modo decente che non sei al bar-
-Infatti, se fossimo stati al bar non mi sarei preoccupato di uno stupido cappotto che si diverte a farmi dannare-
Robert ridacchiò leggermente -Scommetto che avete progettato questo teatrino prima di venire qui-
Jimmy lo guardò di sottecchi -Sarò anche il più vecchio tra noi, ma non cado così in basso! Io, James Patrick Page che progetta le battute? Assurdo-
 
John si passò una mano sul viso e alzò gli occhi al cielo -Con che coraggio vado in giro a dire che sono tuo amico?-
Robert sorrise al bassista e gli diede una pacca amichevole sulla spalla -Ti capisco. Anche io mi domando come ho fatto a lavorare con un tizio del genere-
-No, continuate pure. Razza di…. Vecchietti decrepiti che non siete altro- borbottò Jimmy, fingendosi profondamente offeso.
Plant sorrise sotto ai baffi, ma una piccola lacrima scivolò dai suoi stanchi occhi blu e sussurrò -Credo che… questi penosissimi siparietti siano … un modo simpatico per ricordare John, oggi-
-Al diavolo il cappotto!- bofonchiò il chitarrista e con un gesto stizzito si tolse la giacca e la gettò con poca grazia sul prato – Comunque, sono d’accordo con te. Bonzo non avrebbe sopportato l’idea di vederci col muso lungo il giorno del suo compleanno.-
-come minimo ci avrebbe lanciato addosso pezzi della sua batteria- osservò John con un sorrisino triste.
-Jonesy come sempre hai ragione. Beh, ora che siamo qui, che facciamo?- domandò Robert mentre giocherellava con dei fili d’erba che crescevano attorno alla lapide di marmo.
-Non ne ho idea. Potremmo rimanere qui a parlare dei vecchi tempi-
-Va là, non ci pensare nemmeno  Page! Rischierei di farmi venire la depressione e mi metterei a piangere come un bimbo-
-Concordo con Robert, sarebbe puro masochismo.-
-Quindi… ce ne andiamo via? Ognuno per la sua strada?-
-E’ triste da dire, ma sì. Credo che sia il caso di andarcene.- dichiarò il bassista mentre si soffiava il naso, Jimmy si tolse gli occhiali da vista e annuì.
Robert fu l’ultimo ad alzarsi, posò una mano sulla pietra e sussurrò –Buon compleanno Bonzs. Prima o poi verremo da te e potremo suonare di nuovo, per l’ultima volta-





Angolo dell'autrice:
Questo è per John, per il suo compleanno.
Bonzo ci manchi, tanto.

In principio avevo un'idea diversa per commemorare questo giorno, ma non ho avuto tempo.
Quindi, ho scritto questo schifo al volo, mi vergogno.
Lasciatemi un commento, per cortesia.
The Edge

Buon compleanno John Henry Bonham.