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Autore: secsihug    31/05/2013    0 recensioni
[Disney Hig School]
un professore, alle prese con una classe difficile, riesce a conquistare gli studenti alla lettura.
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: Threesome
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COME CONQUISTARE TRENTACINQUE LETTORI




Immaginiamo una classe di adolescenti. Circa trentacinque studenti. Quelli che sono stati respinti dai licei del centro perché la loro pagella non lasciava prevedere un gran voto alla maturità, né addirittura una maturità.
Sono approdati qui, in questa scuola, davanti a questo professore. Ma sarebbe meglio dire che sono come dei relitti, avanzi di naufragio, giunti in questa scuola come rottami abbandonati. Respinti sulla riva. Relitti abbandonati dalla marea scolastica. Così si descrivono nella scheda di inizio anno.
Cognome, nome, data di nascita…
Informazioni varie:
“sono sempre andato malissimo in matematica”… “le lingue non mi interessano”… “non riesco a concentrarmi”… “non so scrivere” … “ci sono troppo vocaboli nei libri” … “non capisco niente di fisica” … “ho sempre avuto zero in ortografia” … “in storia, potrebbe andare, ma non mi ricordo le date”…
Finiti…
Così si dipingono. Finiti prima ancora di aver cominciato.
Eppure questo ritratto che gli adolescenti fanno di se stessi non è fedele: non hanno la faccia del ritardato dalla fronte bassa e dalla mascella quadrata quale potrebbe immaginare un cattivo regista che leggesse i loro telegrammi autobiografici.
No, hanno la faccia molteplice della loro generazione: ciuffo a banana e stivaletti per il rocker di turno, calze inglesi e jeans firmati per il cultore della moda, chiodo nero per il centauro senza moto, capelli lunghi o a spazzola a seconda delle tendenze di famiglia… quella ragazza, laggiù, nuota nella camicia del padre che sfiora le ginocchia strappate dei suoi jeans, quell’altra ostenta la sagoma nera di una vedova siciliana mentre la sua bionda compagna di banco ha puntato tutto sull’estetica: corpo da cartellone pubblicitario e faccia da copertina accuratamente patinata.
E naturalmente non amano leggere. Troppi vocaboli nei libri. E troppe pagine, per farla breve, troppi libri.
No, decisamente non amano leggere.
Almeno questo è quanto si desume dalla selva di mani alzate quando il prof chiede:” a chi non piace leggere?”
“bene” dice il prof “visto che non vi piace leggere… sarò io a leggervi dei libri.”
Senza transizione apre la cartella e tira fuori un librone grossissimo, un affare cubico, veramente enorme, dalla copertina patinata. Quanto di più impressionante si possa immaginare in fatto di libri.
“ci siete?”
Non credono né ai loro occhi né alle loro orecchie. Quel tizio ha intensione di leggere tutte quell’affare? Ma ci vorrà l’intero anno scolastico! Perplessità… anche una certa tensione… non esiste, un prof che si propone di passare tutto l’anno a leggere. O è proprio uno che non ha voglia di fare niente, oppure… gatta ci cova. C’è sotto qualche fregatura. Ci toccherà fare la quotidiana lista di vocaboli, il reso conto di lettura.
Si guardano. Alcuni, non si sa mai, si piazzano davanti un foglio e mettono le bic in posizione di attacco.
“no, no è inutile prendere appunti. Cercate solo di ascoltare”.
Si pone allora il problema dell’atteggiamento, che cosa ne è di un corpo in un’aula scolastica, se non ha più l’alibi della penna a sfera e del foglio bianco? Che cosa si può mai fare di se in una simile circostanza?
“ mettetevi comodi, rilassatevi…”
(sì, figurati… rilassatevi).
Ma siccome la curiosità finisce per avere la meglio, Banana-e-stivaletti domanda:
“ci leggerà tutto quel libro… a voce lata?”.
“non vedo come potresti sentirmi se leggo a voce bassa”
Discreta ridacchiata. Ma la giovane vedova siciliana non ci sta. In un mormorio abbastanza forte per essere sentita da tutti dice:
“abbiamo passato l’età”
Pregiudizio comunemente diffuso… soprattutto tra coloro che non hanno mai ricevuto il vero dono di una lettura. Gli altri sanno che non c’è età per questo genere di regali.
“se fra dieci minuti sarai ancora dell’idea di aver passato l’età, alzi la mano e facciamo qualcos’altro. D’accordo?”
“che libro è?” domanda Calze inglesi con tono che ha detto cose peggiori.
“un romanzo”
“e di che cosa parla?”
“difficile dirlo prima di averlo letto. Bene, ci siamo? Fine delle trattative. Si parte.”
Ci sono… scettici, ma ci sono.
“capitolo primo:
nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell’epoca non povera di geniali e scellerate figure. Al tempo di cui parliamo, nelle città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone; le stanze non areate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell’umido dei piumini dell’odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati; dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomachi un puzzo di cipolle, dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano le chiese, c’era puzzo sotto i ponti e nei palazzi, il contadino puzzava come il prete, l’apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d’estate sia d’inverno…”
caro signor Suskind, grazie! Le sue pagine esalano un odore di selvatico che dilata le narici e torce le budella dal ridere. Mai il suo profumo ebbe lettori più entusiasti di quei trentacinque, così poco disposti a leggerlo. Trascorsi i primi dieci minuti la prego di credere che la vedova siciliana la trovava assolutamente adatto alla sua età; calze inglesi spalancava gli occhi grandi come orecchie, e “sst! Porca miseria, vuoi star zitto!” appena uno dei compagni si lasciava andare all’ilarità. Intorno alla pagina ventisette Banana-e-stivaletti si è addormentato, la testa appoggiata sulle braccia. Un bel sonno dal respiro regolare. No, no. Non svegliatelo, non c’è niente di meglio di una bella dormita dopo una ninnananna, anzi è il primo piacere nell’ordine della lettura. Banana-e-stivaletti è ridiventato un bambino… tutto fiducioso… e non molto più grande quando, alla fine dell’ora, esclama: “merda, mi sono addormentato! Cosa è successo da madame Gaillard?”
e grazie anche a voi, signori Marquez, Calvino, Stevenson, Dostoevskij, Saki, Amado, Gary, Ajar, Fante, Dahl, Rocher, vivi o morti che siate! Non uno di quei trentacinque refrattari alla lettura, ha aspettato che il professore arrivasse alla fine di uno dei vostri libri per terminarlo prima di lui. Perché rimandare alla settimana prossima un piacere che ci si può concedere in una serata?
 
 
 
 

 
IL MIO SPAZIO.
 
Buonasera… dovrei studiare per il compito di fisica, ma sono qui. Volevo solo avvisarvi che mi si è rotto il computer quindi non posso andare avanti con l’altra storia, appena me lo aggiustano sono pronta per voi. Volevo ringraziare tutti quelli che leggono le cavolate che io scrivo e premetto che questa storia non è mia, ma l’ho presa da un libro. Volevo solo far capire come a volte è potentissimo il dono della lettura. RECENSITE VI PREGO NE HO BISOGNO.
Okay,  avevo promesso che avrei dedicato una storia al mio migliore amico. Questa è tutta per Lorenzo.
Un bacio xx
Giovanna.

  
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