Somebody that I used to
know
Capitolo 1
Fight for this love
Lo sciabordio
delle onde contro gli scogli è rilassante
e confortevole, una sorta di sinfonia per le mie orecchie. Vengo a
rifugiarmi
spesso in questo piccolo lembo di sabbia quando qualcosa non va per il
verso
giusto. Oggi, quel qualcosa è alto un metro e ottanta,
capelli biondo cenere e
occhi di un’incredibile sfumatura di verde. Quel qualcosa ha
un nome, Joshua, e
una determinata posizione all’interno della mia vita:
ex-fidanzato.
Già,
perché il signorino ha avuto la brillante
idea di lasciarmi nel giorno del mio 18° compleanno per una mia
compagna di
classe. Amore a prima vista dice lui. Ormoni impazziti, penso invece
io.
E
così, eccomi qui, una neo maggiorenne single
che non ha voglia di tornare a casa a festeggiare un compleanno tanto
disastroso.
Se mi vedesse la
mia migliore amica Hanna non
si risparmierebbe di certo l’occasione di formulare quelle
fatidiche parole: “Te
l’avevo detto”.
In effetti, in
tanti mi hanno messo in guardia
da Joshua Carper, prima fra tutti lei. Avrei dovuto ascoltare i suoi
consigli
ma si sa, al cuor non si comanda, no?
Povero cuore..
maltrattato da un arrogante,
donnaiolo viziato che mi ha illusa per un anno intero. Tanto
è durata la nostra
storia.
E’
stato il mio primo ragazzo, l’unico che
abbia mai fatto conoscere a mio padre e a zio Seth. Infondo, sono loro
l’ unica
famiglia da far conoscere. Un ragazzo padre e il suo migliore amico con
un
compito più grande di loro: crescere una bambina quando
erano rispettivamente
un sedicenne brufoloso e un dodicenne dedito ai videogiochi.
All’epoca, i miei
nonni paterni non esitarono un attimo ad accogliermi in casa come fossi
loro
discendente diretta e mio padre ebbe tutto l’appoggio
necessario. Zio Seth ci
veniva a trovare tutti i giorni, mi riempiva di regali e giocava spesso
con me.
La vibrazione
del cellulare richiama la mia
attenzione, interrompendo i miei tortuosi pensieri. Per un attimo, uno
stupido
attimo, spero sia Joshua ma le mie speranze si vanificano nel momento
stesso in
cui il numero di zio Seth compare sullo schermo del mio Htc.
“Leila,
dove sei?" sono davanti al Mazzini*
, Hanna dice che hai saltato scuola”
Hanna
non sa
stare mai zitta.
“Non
preoccuparti Seth, torno a casa a piedi,
ho voglia di fare due passi”
“Zio Seth
–mi corregge- e non ho nessuna intenzione di lasciare che
ritorni a piedi. Può
essere pericoloso” sentenzia. Dispotico. Vuole avere sempre
l’ultima parola. E’
inutile controbattere, perderei miseramente.
“D’accordo,
ti raggiungo a scuola. Aspettami
lì”chiudo la chiamata affranta. Non
cambierà mai, è sempre iper protettivo nei
miei confronti.
Quando mi
ritrovo l’ Audi R8 -rigorosamente
nera- davanti agli occhi, esito qualche secondo prima di aprire lo
sportello,
poi con uno slancio sicuro mi fiondo sul sedile accanto a quello del
guidatore.
Ramanzina in vista, si salvi chi può.
“Leila,
che succede? Non hai mai marinato la
scuola” esordisce, con tono apprensivo. Tono che
–per la cronaca- odio. Vorrei
non mi considerasse più una bambina.
“Oddio
Seth! Marinare, davvero? Che razza
di termini usi? sembri mio nonno..”
bercio.
“Zio
Seth! E per tua informazione marinare,
non è così atavico” risponde tutto
impettito.
Il primo sorriso
della giornata incurva le mie
labbra, Seth è proprio divertente. E’ il classico
trentenne con la sindrome di
Peter Pan. Inoltre, vuole averla vinta a tutti i costi e mette il muso
quando
viene contraddetto. E pensare che un tempo ho avuto una cotta per lui.
Beh,
d’altronde, sfido chiunque a non apprezzare
cotanta bellezza. Tutte le mie compagne di classe ne sono innamorate,
compresa Monique, prima che
mirasse al mio
fidanzato.
“Sei
pronta per stasera?” mi chiede Seth,
puntandomi contro i suoi occhi blu cobalto. Impiego dieci secondi a
elaborare
la domanda. Pronta? Per cosa? Un terribile presentimento si espande a
macchia
d’olio.
“Joshua
mi ha lasciato oggi per Monique. Non
ho nessuna intenzione di festeggiare” confesso su due piedi,
acida come un
agrume appena spremuto.
Il ghigno
divertito di poco prima sembra
eclissarsi sul bellissimo volto di Seth. La sua nuova espressione
corrucciata
non fa presagire nulla di buono.
Improvvisamente
inchioda e come impazzito fa
retromarcia. Se non avessi avuto la cintura di sicurezza di sicuro, mi
sarei
catapultata contro il vetro.
“Figlio
di..” impreca, premendo
sull’acceleratore.
“Dove
stai andando?” grido per farmi sentire
in mezzo a tutto quel frastuono di macchine in corsa.
“A
casa di quell’idiota. Vado a spaccargli la
faccia” tuona minaccioso.
Non riesco
più a pronunciare alcuna parola, se
non un debole “no” di protesta che mi muore in
bocca non appena svoltiamo
l’angolo e arriviamo di fronte casa Carper.
Agile come una
gazzella, Seth aggira ogni mio
tentativo di ostruirgli il passaggio e in due falcate raggiunge il
porticato.
Riesco a udire distintamente lo scampanellio frenetico e in seguito il
grande
portone bianco spalancarsi.
Quella che
segue, è una scena da film. Rivedo
tutto a rallentatore.
Joshua,
sollevato per aria, continua a
sbraitare come un ossesso e minaccia di denuncia zio Seth che dal canto
suo non
sembra aver la benché minima intenzione di mollare la presa.
Una leggera
brezza mi scompiglia i capelli,
riportandomi nel mondo reale. Se non intervengo, quei due rischiano
seriamente
di farsi male.
“Fermi”
grido a squarciagola, piantandomi di
fronte.
In quel preciso
istante, Seth, distraendosi,
molla la presa e tiro un sospiro di sollievo.
Quel frangente
di quiete dura giusto il tempo
di rendermi conto che Joshua si è rialzato e sta mirando
dritto al naso di zio
Seth.
Quando il rosso
vivo del sangue si palesa sul
suo volto, temo il peggio.
“Ora
basta” strillo, cercando invano di
separare quei due tori imbufaliti.
L’unica
arma a mia disposizione, sono le
lacrime.
“Ti
prego Seth andiamo via” piagnucolo.
Bingo.
Dopo
un’ultima occhiata trucida all’avversario,
il mio eroe decide di battere in ritirata. Lo guardo avanzare verso di
me, gli
occhi bassi e le mani strette in due pugni inequivocabili. Alla luce
del sole,
i suoi capelli bronzei risplendono ancora di più e si
sfaccettano in mille
sfumature che s’infrangono sulla barbetta incolta.
E’
notevolmente sexy.
**
“Seth,
ti è dato di volta il cervello?
Picchiare un ragazzino è un reato” sbraita mio
padre.
“Sono
io ad avere un ematoma al naso, non
quell’imbecille” ribatte Seth.
Lo guardo di
sbieco, è colpa della sua
rinomata irresponsabilità se si ritrova
quell’ematoma. Tuttavia, si è battuto
per me e ne sono lusingata.
“Sei
un irresponsabile, come faccio ad
affidarti un’adolescente?” continua a sbraitare
papà, incurante della mia
presenza. Bene, sono oggetto di discussione ma non ho voce in capitolo!
E a
quanto pare mi sfugge qualcosa.
Butto con foga
lo zaino a terra, decidendo
così, di farmi notare. Infondo ci sono anch’io in
questa stanza, per diamine!
“Chi
dovresti affidare a zio Seth,
papà?” domando con vigore, interrompendo il
loro battibecco.
Papà
mi lancia uno sguardo preoccupato ma non
accenna ad aprire bocca.
Con il naso
gonfio come un pallone, Seth invece,
si avvicina di qualche passo e improvvisamente ho come la sensazione
che entrambi
mi abbiano nascosto qualcosa.
“La New
York group-creations ha affidato un lavoro molto
importante a tuo
padre. Si tratta di cifre da capogiro, è
l’occasione che aspettava da una vita”
inizia col dire.
“Dov’è
la fregatura?” ribatto, cercando di
arrivare al nocciolo della questione.
“Dovrò
passare l’intera estate in Italia, partirò
domani stesso” s’intromette mio padre, spiazzandomi
del tutto.
No, non
può dire sul serio.
In tutti questi
anni, il suo lavoro di grafico
non l’ha mai costretto a grandi spostamenti.
“E io
cosa farò?” esplodo, rischiando di
piangere.
“Siamo
a maggio, devi continuare a frequentare
le lezioni a scuola. Domani ti trasferirai da zio Seth. Ho
già parlato con la
nonna, potrai andare da loro se vuoi, appena terminata la
scuola” conclude mio
padre.
Adesso ho
proprio voglia di bere qualcosa di
forte. Questa giornata è un incubo senza fine!
Deglutisco a
fatica, ho la gola secca e la
testa in confusione.
“Che
compleanno di merda” sbotto infine,
dirigendomi verso la mia stanza.
**
“Andrai
ad abitare con il tuo finto zio, figo
da paura e ti lamenti? Che ingrata!” esordisce Hanna mentre
spennella un po’ di
fard sulle guancie.
“Il
mio finto zio, figo da paura non ha la benché
minima idea di come prendersi cura di una figlia” azzardo.
“Non
dovrà trattarti come una figlia, non lo
sei. Non avete nessun grado di parentela. Avevi una cotta per lui no?
Ora siete
finalmente soli e avete l’occasione per darci
dentro” trilla entusiasta.
Mai una volta
che Hanna rifletta prima di
parlare. E’ il suo più grande difetto: essere
impulsiva.
“Credi
davvero che lui..” non termino la
frase, troppo imbarazzata al solo pensiero. Forse perché mi
ha visto crescere,
forse perché è il migliore amico di
papà, forse perché è più
grande di me di
dodici lunghi anni. Sono tante le motivazioni per cui io e lui.. beh
insomma
avete capito!
“E’
un uomo, fidati, cederà! E adesso andiamo
a festeggiare il tuo compleanno come si deve” termina,
afferrando una sigaretta
dal pacchetto ancora sigillato.
ANGOLO AUTRICE:
Ho deciso di pubblicare questa
nuova ff, basandomi su un’idea che mi balenava in mente da un
po’. Sarà una
storia semplice, tenera, dolce, a volte difficile ma travolgente al
punto
giusto! Spero che possiate appassionarvi a Leila&Co. Il titolo
di ogni capitolo corrisponde al titolo di una canzone che lo riassume a
grandi linee. La canzone di questo capitolo è fight for this love di
Cheryl Cole!
Se qualcuno è bravo
con i banner mi farebbe piacere affidargli quello relativo a questa
storia!
Naturalmente può apporre la sua firma all’interno
dell’immagine, ricavando un
po’ di pubblicità! Per chi volesse, ricordo il mio
account Fb: Ladi Po.
Ultimo avviso:
la storia “Polvere di stelle” è
momentaneamente sospesa.
NOTE:
*Mazzini:
fa
riferimento al nome completo Giuseppe Mazzini che è il nome
dell’istituto
frequentato da Leila.