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Autore: Dolceamara    16/12/2007    6 recensioni
Nel fianco di Draco c'è una sbarra di ferro. Nel cuore di Harry dodici punte.
Harry e Draco sono una squadra, ed Hermione non chiede il permesso prima di alzarsi da tavola.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Molly Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' una giornata di vento.

Le foglie sbatacchiano contro i vetri delle finestre e quelle appena umide vi rimangono incollate, come pallide mani aperte alla ricerca di aiuto.

Il cielo è livido: le nuvole si confondono nel grigio terso. Sembrano ululare un docile lamento. Uuuuhoouuu. Cani bisognosi d'affetto.

Turbinii di polveri e cartacce si alzano in un volo sgraziato danzando con il cemento tetro di Grimmauld Place.

E mentre all'esterno il vento trascina lontano i fogli di giornale dimenticati dai babbani sulle panchine logore, all'interno Draco urla.

Lo fa da parecchio, oramai.

Harry ha cercato più volte di portarsi le mani alle orecchie per non sentirlo, ma ogni volta che lo vede inarcare la schiena in un grido disperato si ferma e riporta i pugni in basso, nelle tasche della sua felpa macchiata di sangue.

Ginny gli ha chiesto tre volte di lavarsi e indossare qualcosa di pulito.

La prima volta Harry ha scosso il capo. La seconda l'ha ignorata. La terza le ha dato uno schiaffo.

Ginny si è portata la mano alla guancia e ha allargato gli occhi. Al loro interno, nella pupilla profonda, Harry ha visto qualcosa muoversi: grandi ciglia nere aprirsi e chiudersi.

E' uscita dalla stanza sbattendo la porta, mentre ancora Draco urlava.

Harry invece è rimasto incollato al muro, i pugni stretti nelle tasche, nel petto una stella a dodici punte: grande, pesante, acuminata.

Draco ha perso troppo sangue, e la ferita è grave. Lo sarebbe meno se almeno si riuscisse ad estrarre quella maledetta asta di ferro, ma Madama Chips non è ottimista.

- Potter, esci da questa stanza! - gli grida, due fiale giallastre tra le dita e una caraffa di liquido caldo e incolore nell'altra mano.

Harry non si muove, e la stella comincia a ruotare.

Maledetto bastardo.

Malfoy ha una sbarra lunga 50 centimetri conficcata nel fianco. Quello stronzo di McNair glie l'ha piantata in un rene come un ombrellone nella sabbia, dopodiché con un incantesimo l'ha fatta arrugginire. Dentro il suo corpo. Della ruggine sta divorando la carne di Draco, e lui urla.

Come pazzo, le lacrime che gli segnano le guance come graffi, le vene del collo sporgenti e il labbro spaccato dal pugno di un altro mangiamorte che gli riga di sangue il mento.

E come un pazzo è legato al letto con manette rivestite di cuoio, gambe e braccia aperte forzatamente, Madama Chips che tenta di tenergliele ferme radenti al materasso.

Ma nemmeno i legacci impediscono a Draco di inarcarsi, flettere gomiti e ginocchia, tendere nervi e muscoli in un unico, grondante spasmo.

Quando Arthur Weasley, Lupin e Piton irrompono nella stanza Madama Chips trae un sospiro di sollievo.

- Finalmente - erompe in un singhiozzo di consonanti. - Ho bisogno che lo teniate fermo, le cinghie non bastano! Quello che sto per fare non sarà carino, affatto. -

Harry vede Remus voltarsi verso di lui mentre afferra un braccio di Draco e ci si appoggia con tutto il peso, e al suo sguardo compassionevole capisce di avere veramente un aspetto sconvolto. Si morde il labbro con forza e tiene gli occhi fissi sulla bocca di Malfoy, contratta nello sforzo di trattenere le grida.

Non si chiede come mai Madama Chips non abbia chiesto a lui di trattenerlo: sa perfettamente che non ci sarebbe riuscito. Stringe i pugni, spinge le scapole verso il muro dietro di lui, guarda Piton che si posiziona dietro Draco e con due mani gli spinge il petto verso il basso.

Le lacrime continuano a solcare le guance di Malfoy come fronde.

E' quando Arthur sfila dalla giacca un borsellino di cuoio per posizionarlo tra i denti di Draco perché possa morderlo che qualcosa spinge le sue scapole in avanti.

Senza riflettere si trappa un pezzo della manica della felpa (attento che non si tratti di quella imbrattata di sangue), se la arrotola attorno a due dita e si mette alla sinistra di Malfoy. Gli infila quelle due stesse dita tra le labbra prima che lui possa rivolgergli un qualsiasi sguardo.

- Mordi - gli dice. - Voglio sentirle staccarsi -

Poi volta il capo verso la parete, cercando di evitare di guardare le mani di Madama Chips che si avvicinano alla sbarra di metallo, ma soprattutto il volto di Draco.

Gli sfugge un'occhiata al sangue che imbibisce il lenzuolo, la testa gli gira, poi avverte un dolore acuto alle dita. Riconosce il gemito disperato di Malfoy e poco dopo vede l'asta, rossa cremisi ad una estremità, tra le mani dell'infermiera.

La stretta sulle sue dita si allenta: Draco è svenuto.

E la stella a dodici punte nel suo petto continua a ruotare.

 

*

 

- Harry, quei rotoli di pergamena non ti hanno fatto nulla. -

Hermione è seduta sulla poltrona in camera sua e di Ginny, le ginocchia strette l'una all'altra. Scandisce la parole tra le dita della mano destra: dopo "pergamena" si morde un'unghia. Ha preso a farlo giusto da qualche mese, mentre la signora Weasley la rincorre per casa ricordandole quanto sia poco femminile e sintomo di cattive maniere.

Hermione non è diventata propriamente maleducata, ma talvolta pare che le piaccia esserlo.

Si alza senza dire nulla da tavola e si va a nascondere dietro le pagine di un libro in camera sua, non saluta la mattina, non sparecchia, non apparecchia, non si pulisce i piedi prima d'entrare.

Ma dice sempre "grazie" ad ogni piatto che Molly le serve, dà sempre la buonanotte a tutti scoccando baci sulle guance, lascia che si servano gli altri prima di lei e sta attenta che nemmeno un pelo di Grattastinchi rimanga sul pavimento opaco di Grimmuld Place.

Le unghie della sua mano destra a malapena esistono più.

Harry continua a strappare pezzi su pezzi di pergamena in uno sfarfallio di coriandoli grezzi. Poi, quando vede un nome su uno dei frammenti, capisce di aver appena ridotto in briciole uno dei temi di pozioni di Ginny.

Sbatte le palpebre una, due volte, poi abbandona la propria opera e cade a sedere per terra, cercando di stringere tra le dita le mattonelle fredde.

- Stai prendendo questa faccenda troppo sul serio, Harry -

Questa è un'altra perla dell'Hermione degli ultimi mesi: nulla pare abbastanza serio per meritare coriandoli di pergamena.

- La missione in generale è andata a buon fine. - Hermione stende le gambe allungandosi in avanti, fino a sfiorare con la punta delle dita le ginocchia. -  McNair è morto, e il suo branco è disperso e sicuramente disorientato, i babbani stanno bene. Quello di Malfoy è stato un incidente. -

Harry e Draco sono una squadra. Harry sa perfettamente che è così.

Malfoy ha voltato le spalle all'oscuro dopo il sesto anno di scuola, e si è dichiarato ufficialmente neutrale alla fine del settimo. Un anno dopo i mangiamorte hanno invaso il suo maniero, raccolto sua madre tra le proprie file e invitato lui a fare lo stesso.

Un mese più tardi Draco si è rivolto a Piton, che lo ha indirizzato all'Ordine.

Come mai si sia fidato del proprio padrino piuttosto che dei suoi stessi genitori, questo nessuno lo sa, ma rimane il fatto che quel giorno Malfoy abbia messo definitivamente la firma al proprio destino.

Quando Harry ci pensa, dubita che lo abbia fatto per reale fedeltà all'Ordine.

Ciò che è certo è che non si sarebbe mai fatto avanti alla loro porta senza l'appoggio di Piton, ed Harry ne è geloso. Solo un poco, ma lo è.

A volte li guarda parlare tranquillamente, completamente a proprio agio, e ripensa alle parole che lui è costretto a strappare con le tenaglie dalle labbra di Draco.

Hermione sostiene che inconsciamente Malfoy abbia sostituito la figura di suo padre con quella di Severus, Ron che i due siano fatti della stessa pelle di serpente.

Harry non ci ha mai riflettuto abbastanza a fondo per raggiungere una vera conclusione.

Ad ogni modo, lui e Draco sono una squadra.

Dalla morte di Voldemort, avvenuta due anni prima, non hanno mai concluso un incarico l'uno senza l'altro.

Che si tratti della scissione della setta dei vampiri, la ricerca di un antidoto al veleno del vecchio ragno gigante di Hagrid, una qualche visita di cortesia ai giganti del Nord, la cattura degli ultimi mangiamorte rimasti... lui e Draco hanno fatto tutto insieme.

Litigando, prendendosi a pugni, odiandosi ed insultandosi a vicenda fino a perdere la voce, ma l'hanno fatto.

Hanno imparato a conoscersi, almeno per quanto riguarda la battaglia.

Harry sa che Draco abbassa sempre la guarda quando lancia un incantesimo, ma che è velocissimo quando si tratta di schivarli. Sa che tende ad osservare il proprio nemico a lungo prima di farsi avanti. Che gli tremano le mani di fronte alla vista di scene troppo cruente.

Quello che Harry non immaginava era che Draco sarebbe stato disposto ad infilzarsi su una sbarra di ferro per proteggerlo.

Era una missione lineare, ben progettata. Avevano appena ammazzato o tramortito 10 mangiamorte, cazzo, eppure... non avevano fatto i conti con McNair.

Quello stronzo non avrebbe dovuto esserci quella sera. Non avrebbe dovuto esserci in senso assoluto. Lui e Draco erano convinti fosse morto un anno prima, a Nocturne Alley. Il suo cadavere era stato ritrovato sul ciglio di un vicolo, senza cinque denti e con il ventre squartato.

Ma a quanto pare quello non era Walden McNair. 

- Quel bastardo doveva già essere morto, Hermione. Mi ha attaccato alle spalle, e Draco mi ha coperto. Non ho fatto in tempo neppure a girarmi che lui era in terra infilzato come una bambolina voodoo. McNair doveva essere fottutamente morto! - 

Le parole sfuggono dalle labbra di Harry in automatico, come RNA dei suoi pensieri.

Hermione si acciglia, alza le spalle e torna seduta composta.

- Che vuoi che dica, Harry. - mugugna piano guardandosi le ginocchia, la frangia a nasconderle il viso.

Lui e Draco sono una squadra ormai, ma Ron e Hermione non l'hanno mai accettato.

 

*

 

La settimana a seguire Draco alterna febbroni da cavallo a convulsioni e notti insonni per il troppo dolore.

Harry non lo visita, non chiede come sta, non tenta nemmeno di origliare mentre Madama Chips e Piton discutono le sue condizioni di fragile equilibrio.

- Sarebbe già morto se Potter non lo avesse portato subito qui - dice un giorno l'infermiera, ed Harry nella stanza a fianco digrigna i denti.

Non vuole vederlo. Non vuole sentirlo. Non vuole toccare la felpa intrisa di sangue che ha abbandonato nel suo baule una settimana prima, e indossa gli stessi abiti da allora pur di non aprirlo.

Ron gli ha chiesto di giocare a scacchi magici per tre volte.

La prima Harry gli ha risposto "No, grazie", la seconda ha scosso il capo, la terza l'ha ignorato.

Dentro le pupille di Ron non c'è stato alcun movimento. Nessun battersi di ciglia.

Harry cerca di evitare più che può qualsiasi presenza umana, soprattutto Remus. Questo perché sa di per certo che sarà lui, alla fine, a dirgli come sta veramente Draco.

Finge un'influenza per rimanere solo nella propria stanza, ma Ginny non gli dà tregua. Lo ossessiona con minestre calde, tè caldi, camomille, caldi pannetti di lana cuciti qualche anno prima dalla signora Weasley.

Harry si nasconde sotto strati e strati di calore e le dice di stargli lontano perché potrebbe essere contagioso. Madama Chips è troppo occupata a vegliare giorno e notte Draco per sincerarsi che sia vero, e Ginny comincia ad arrivare in camera sua solo mattina, pranzo e cena, portando con sé ciò che di più caldo Molly potesse scaldare. Harry si chiede come faccia a non bruciarsi le mani e quasi sempre finge di dormire, ascoltando il rumore dei piatti appoggiati sul suo comodino e rallentando il respiro quanto più riesce mentre il volto di Ginny si avvicina e la sua mano gli tasta la fronte.

Spera che pensi di avere le mani troppo calde per misurare con precisione il suo calore corporeo, ma che comunque si rincuori di sentirlo fresco.

Trascorrono più o meno dieci giorni, ed Harry è costretto a sporgere il naso dal suo nido.

Molly l'abbraccia felice di vederlo così in forma e lo mette a tavola di fronte ad un dolce glassato, la forchettina che brilla su un piattino bianco.

- Beh? Cosa aspetti? Non ti senti ancora bene? - gli chiede, e i suoi occhi scoppiettano di apprensione.

Afferrando la forchetta tra le dita Harry ha un flash della sbarra di metallo e rivede Malfoy legato al letto. Gli torna in mente la missione in Transilvania, la carnagione dei vampiri e il pallore di Draco quella notte.

Per la prima volta si sofferma con lo sguardo sulle due dita che gli ha tenuto tra le labbra, e riconosce i due aloni rossastri che sono il segno dei suoi denti.

Pianta la forchetta nel dolce lasciando che scivoli in profondità.

- Come sta Malfoy? - chiede a mezza voce.

Almeno Remus non avrà la soddisfazione posargli quella mano sulla spalla con fare compassionevole mentre gli dà la risposta.

Molly si acciglia, poi sorride conciliante e gli si siede a fianco lentamente, come per paura di rompere la sedia.

- Sta bene, Harry - Il suo sorriso allo zucchero filato è quasi irritante, ma finalmente, dopo giorni e giorni, la stella a dodici punte che Harry si porta nel petto decide di smussare le estremità.  Piano, piano, si scioglie.

- Madama Chips dice che sarà di nuovo in forma in un paio di settimane. E' incredibile, ma non ha trovato nessun rimedio magico che potesse velocizzare i tempi. Deve fare molto male, poverino. -

Harry stringe con due dita la forchettina argentata e la fa ruotare nella glassa, le punte che segnano morbidi semicerchi di zucchero.

Ma quella stella, quella che lentamente si sta liquefacendo nel suo petto, decide di trovare un canale di sfogo e fuggire dalle sbarre della sua cassa toracica.

Con un singhiozzo, i pugni stretti sui capelli e le braccia a coprirgli il viso, Harry comincia a piangere stelle su un pezzo di torta glassata.

 

*

 

- Perché non lo vai a trovare? - la voce di Molly è sottile nel suo orecchio. Dolce.

Harry non capisce.

Sono sul divano, e non sa esattamente come ci sono arrivati dalla cucina.

Molly è dietro di lui e il suo petto materno preme contro la sua schiena. Con le braccia gli tiene cinto il busto.

E' un abbraccio caldo tanto quanto la sua voce, ed Harry ne è completamente in balia. Ha abbandonato le braccia lungo i suoi fianchi e ha rilassato tutti i muscoli, dalle spalle al viso. Le lacrime gli si sono seccate sulle guance e la testa gli pulsa.

Non capisce. Il respiro gli pare lento: forse perché dal naso non riesce più a respirare. Ha davvero bisogno di un fazzoletto, ma Molly gli stringe il petto ed è calda, è dolce.

Ha odore di mamma.

Si sente il viso come di carta, scricchiolante e fragile. Sa di avere gli occhi rossi.

Li chiude, rilassandosi ancora un poco sul corpo morbido della signora Weasley, e decide di non pensare a nulla.

Perché non lo vai a trovare?

 

*

 

Draco è veramente pallido come i vampiri di quella missione in Transilvania.

Ha il busto appoggiato su due cuscini messi di traverso così da non essere né seduto né sdraiato, e ha addosso una camicia semplice, molto simile a quella che indossano i malati negli ospedali babbani.

La sua è solo incantata per tenerlo al caldo nonostante il tessuto sottile.

Quando vede Harry entrare nella stanza abbozza un'espressione sorpresa, ma lui ha la netta impressione che in fondo se la aspettasse, prima o poi, quella visita. 

- Ehi - gli dice una volta giunto in prossimità del letto. Draco allunga il braccio con la mano a pugno e la schiude per accogliere quella di Harry. Non è una stretta di mano: quelli che si stringono sono solo i palmi: le dita rimangono separate.

- Malfoy. Draco Malfoy. -

Draco lo dice sorridendo, la voce secca.

E' un rituale che ha preso piede nell'ultimo anno circa: prima di ogni missione statisticamente pericolosa lui e Draco si presentano l'un l'altro. Di solito però è lui a farlo per primo, e Malfoy invece di stringergli la mano ci struscia la faccia esclamando "Potter? Harry Potter?! Ho l'onore di conoscere colui che sopravvisse e passò alla storia? Oh madre di Merlino!". Harry gli dà uno spintone sul petto e il tutto si conclude con qualche parola come "smettila", "finiscila", "sei patetico", "idiota".

- Harry - gli risponde. - Solo Harry - 

Draco inclina il capo e inarca appena un sopracciglio. - Guarda te. - dice piano. - E io che pensavo fossi Harry Potter. E' di sangue puro la famiglia "Solo"? -

- Idiota -

- Era solo una domanda.-  

Draco è stanco. Si vede.

Ogni tanto socchiude gli occhi e sembra incapace di infondere alla propria voce la tonalità giusta. Un panno marrone gli copre le gambe e il busto fino al petto, ed Harry ringrazia Madama Chips per quella premura: non sarebbe stato in grado di sopportare la visione di una fasciatura madida di sangue.

Afferra la sedia a fianco del comodino e la porta vicino al letto. Vi si siede lentamente, e sospira.

E' per questo motivo che non voleva vedere Draco. Perché sapeva che avrebbe cercato di fingere di stare bene, ma che inevitabilmente non ci sarebbe riuscito. Il suo corpo parla per lui.

- Ti trovo male - gli dice, e si chiede se per caso Molly non abbia mescolato alla glassa qualche goccia di veritaserum.

Draco volge gli occhi al cielo e poi torna a guardarlo. - Esagerato. Ho solo un pezzo di rene arrugginito, che vuoi che sia. Non sento nemmeno dolore: ho così tanti antidolorifici in corpo che se la Granger mi facesse un pompino da sotto le lenzuola nemmeno me ne accorgerei. E tu non hai visto lo sguardo di Madama Chips mentre mi cambiava i pantaloni: te lo dico io, quella donna è pazza di me. -

Harry sorride, poi abbassa lo sguardo sulle proprie mani. Tra i suoi piedi una macchia marrone risalta sul pavimento opaco. Cerca di non pensarci, ma sa che è sangue di Draco.

- Non sapevo che McNair fosse ancora vivo. Non avrei dovuto abbassare la guardia. - inizia, e sa che si è appena infilato in un vicolo cieco. - Ho cantato vittoria troppo presto. Ero tutto maledettamente euforico per aver schiantato Bellatrix Lestrange e mi stavo beando come un idiota mentre Remus la smaterializzava ad Azkaban... sarei dovuto rimanere sull'attenti. Sono stato un cretino. Già pensavo a cosa avrei bevuto per ubriacarmi quella sera. Avrei dovuto prendermela io tra le palle quella cazzo di sbarra. -

Dopo di questo non sa cosa dire. Rimane boccheggiando di fronte alla faccia di Draco, che con due occhiaie allucinanti muove appena il capo, come a chiedere "finito?".

Harry rimane in silenzio.

- Oh sì Potter. Sei un cretino. - sospira Draco, appoggiando la testa al cuscino. - Come diavolo ti viene in mente di sacrificare i tuoi gioielli di famiglia? "Solo" o Potter che siano, le tue palle sono un patrimonio prezioso. Io ho sacrificato un rene, mica le palle. Te lo sognavi che ti salvassi il culo a costo di quelle. Ora che abbiamo accurato il fatto che sei un idiota, mi fai un sorrisino alla "goody goody golden boy"? Se continuiamo di questo passo una volta in piedi sarò costretto a tirare di nuovo fuori le mie meravigliose spille "Diggor mania" del quarto anno. -

Forse Draco non è poi tanto incapace di infondere tonalità alla propria voce.

Harry ride, e promette di uccidere Molly se dirà a Malfoy una sola parola sul suo pianto solitario in salotto.

Pensa che Draco gli piace, gli piace davvero, e mentre lo guarda al di là dei suoi capelli biondi, capisce anche un poco del perché abbia seguito Piton invece dei suoi genitori.

- Grazie - gli dice. Poi nota le tazze sul suo comodino. Sono quattro e sono piene di tè e camomilla.

- Oh, la piccola fiammiferaia Weasley - lo anticipa Draco. - Mi tormenta. Non se ne va finchè non mi ha visto bere tutto. Che credi, io ho sempre odiato le tisane, figuriamoci dopo aver bevuto una pozione rimpolpasangue. Fingo di dormire e quella le lascia lì. Ma dico, un'infermiera non basta? -

Harry soffoca una risata in gola. - Deve avere un'indole da samaritana quella ragazza. -

- Samarana che? - chiede Draco, ed inaspettatamente sembra meno pallido.

- Niente, niente. -

Malfoy all'improvviso si acciglia. Forse per il dolore al fianco, forse per la stanchezza, si abbandona di nuovo al letto come fosse fatto di pezza.

- Però non sei un buon compagno di squadra - sussurra. - Ci hai messo dieci giorni netti a trovare la strada per questa stanza. Cazzo, credevo fossi ferito. -

Harry soffoca il sorriso sul proprio volto. Guarda quello di Draco: è lievemente contratto.

- Scusa - gli dice. Anche volendo, non saprebbe rispondergli nient'altro.

Malfoy sospira e volta il capo verso il soffitto. - Fa niente. - proferisce in un sospiro. - Potter - ricomincia poi, negli occhi una luce diversa. - Tu credi di essere gay? -

L'orologio biologico di Harry si ferma. Rielabora quanto sentito, lo etichetta quale senza significato e lo rispedisce al mittente. Il pacco gli rimbalza contro.

Credi di essere gay?

E' così che si dice? Gay? Gli piace Draco. gli piace davvero molto. E' carino, è bello. E' il suo compagno. Sono spesso insieme. Litigano, non fanno pace ma non si portano mai rancore. Vanno in missione insieme, si toccano poco, si parlano poco, si pensano molto. Almeno Harry lo fa.

Si sono odiati a scuola, si sono scontrati, ma si cercano nel momento di bisogno. Quasi sempre. Harry è stato in pensiero per Draco. Lui gli piace. E' diverso da Hermione, è completamente diverso da Ginny. Gli piace... e basta.

E' così che si dice? Gay?

- Io... non lo so. - Risponde a sé stesso, e risponde anche a Draco.

Lui sbuffa. - Lo sapevo. Però sembra davvero che tu lo sia a volte, tutto qui. - Abbassa la coperta marrone sul suo petto. Forse ha caldo.

- E tu? - Il cuore di Harry batte forte mentre lo dice. La stella è diventata una palla: rimbalza.

Malfoy chiude le mani a pugno di scatto. Deglutisce a disagio, poi si rilassa sui suoi due cuscini. - Io non credo... ma non sono sicuro. -

Una foglia bagnata si va ad appiccicare sul vetro spinta da un alito di vento. Ad Harry torna in mente la notte di dieci giorni prima, ma stavolta Draco non sta urlando.

- E... come si fa a capire se lo si è? - gli chiede guardandolo fisso. Vuole osservarlo bene mentre risponde.

- Credo si debba provare. - La voce di Draco è pacata, come una segreteria telefonica babbana. Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, ma riprovi, la prego.

Harry sta per lasciar cadere il discorso con un "ah", quando Draco alza le spalle e riprende la parola.

- Ti posso dare una mano a capirlo se vuoi. - sussurra - Dopotutto ti ho salvato le palle, ho il diritto di sapere da chi saranno maneggiate, no? -

C'è un brivido incerto sul viso di Malfoy... un brivido quasi timoroso. Gli fa cenno di avvicinarsi ed Harry lo fa.

Vede Draco chiudere gli occhi ed allungare il viso. Il suo cuore continua a rimbalzare da una parete all'altra del torace, ma si ferma quando capisce cosa significano quegli occhi chiusi.

Harry non si accorge di averli chiusi anch'egli e si essersi avvicinato ancora finchè i due profili non si incontrano.

E' un bacio.

E'... diverso, ma lo è.

Le labbra si sfiorano, ed è quasi strano sentirle morbide. E' ancora più strano quando si aprono.

Il bacio di Draco è più profondo di quello di Ginny, la sua lingua è più umida, e la sua mascella è più spigolosa sotto le dita. Il suo collo è più grande, il suo petto è duro, forte. I suoi sospiri sono silenziosi.

Malfoy gli piace, gli piace tanto.

Sì, crede di essere gay.

 

 

*

 

 

I Draghi di Cornovaglia sono la creatura più infida che possa esistere. Harry se lo appunta mentalmente.

Grandi zanne, pesanti aculei, l'alito di una fornace, la coda di uno scorpione con girovita di 2872 centimetri.

Eppure pare che le loro lacrime siano miracolose. Come mai le fenici siano state denigrate in modo così crudele Harry non lo sa, ma quando vede Draco sbalzato contro un albero dall'appendice posteriore della dolce bestiola spera ardentemente che compiano i miracoli più miracolosi del mondo magico, per il bene del Primo Ministro.

Il drago si avvicina a Malfoy sbattendo iroso le ali e sfodera una fila di denti pari a stalattiti. Ruggisce, e dalle narici fuoriescono piccole fiammelle azzurre.

Harry sente Draco borbottare qualcosa come "vuoi una mentina, tesoro?" e per un attimo si distrae, ma quando il rombo del secondo ruggito lo raggiunge non sbaglia mira.

L'incantesimo colpisce il drago in pieno collo, e quello cade addormentato.

Draco gli corre incontro con fare scocciato.

- Potevo sistemarlo da solo - mugugna.

Harry lo abbraccia e gli cattura le labbra in un bacio.

- Potter, Harry Potter. - gli scandisce in un orecchio.

Malfoy coglie al volo l'occasione e gli si appende al collo. - Potter?! Ho l'onore di stare con colui che sopravvisse e che è passato alla storia?! Oh madre di Merlino! -

Harry ride e gli dà un buffetto su una guancia. - Idiota - 

 

 

 

 

 

Finis

 

 

  
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