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Autore: Eriok    01/06/2013    3 recensioni
Narra di una particolare e complicata storia d'amore tra Ami e, stranamente, Minori. Lo so, coppia improbabile, ma nell'anime ci sono strani messaggi subliminali che tratterrò con accuratezza nella storia.
Avviso che non avrò un aggiornamento preciso, e se l'ispirazione manca inserirò l'avviso di incompiuta.
Ringrazio comunque per chi scriverà o soltanto leggerà questo tentativo di storia.
Buona lettura.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Ami Kawashima, Minori Kushieda, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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♀ L’amore fa brutti scherzi ♀

Capitolo 3

 

 

Ami uscì dall’appartamento, inforcando un paio di occhiali da sole appena comprati, costosi come la gonna firmata e i nuovi stivali che andavano di moda in quel periodo. La neve che era caduta non aveva attecchito, ma non voleva rischiare uno scivolone, rovinando il suo splendido corpo.

Iniziò a camminare spedita per la piccola strada della zona residenziale in cui viveva ora. Aveva una piccola casa, comprata nei suoi tempi d’oro, quando non aveva mai abbastanza tempo per tutte le richieste di lavoro.

Era piccola ma intima, e abbastanza grande per il suo enorme e fornito guardaroba.

Un uomo sulla quarantina la guardò per due volte, soffermandosi sulle curve. Quel brillio negli occhi, Ami, l’aveva intravisto molte volte...

Ignorò apertamente l’uomo, e il suo interesse, continuando a camminare come se nulla fosse successo. Il cellulare squillò. Il nome di Minori brillava sul quadrante, ma non rispose.

Aveva un appuntamento dalla sua estetista, doveva sistemarsi. Avrebbe avuto un servizio fotografico la prossima settimana, e le sue ciglia avevano bisogno di una ritoccatina.

Arrivò un messaggio poco dopo.

 

Taiga è tornata, ti va di trovarci? Ti devo parlare.

 

La donna, continuando a camminare guardando il quadrante iniziò a scrivere un messaggio. Ignara del fatto che stava attraversando senza guardare.

...

«Attenta!».

 

Minori parcheggiò il suo motorino, e togliendosi il casco si ravvivò i capelli corti. Controllò di nuovo il cellulare, staccandolo dagli auricolari del motorino.

 

***Nessun nuovo messaggio***

 

«Uff... Che le costa rispondere a quella lì?!» sbraitò, schiaffando il congegno in tasca, camminando con passo veloce verso la biblioteca.

Quando vide l’insegna “Chiuso” iniziò a bestemmiare a squarciagola.

 

«Attenta!» una mano le stringeva il braccio, che l’aveva fermata dall’attraversare. La macchina sfrecciò davanti a lei. La donna si girò, guardando la persona che l’aveva salvata.

Un uomo, sulla ventina, occhialuto e capelli dai verdi riflessi la guardava sorridente.

«Yu-Yusaku!».

L’uomo sorrise, nel rivedere un’amica di vecchia data.

«Cosa ci fai qui in Giappone, non dovresti essere in America?» domandò chiudendo il cellulare.

Lo sguardo dell’uomo si adombrò.

«Ci sono delle cose che devo fare qui, e purtroppo non sono felici...» ammise, e iniziò a raccontare, mentre camminavano.

 

Ryūji si svegliò con un mugugno, alzandosi lentamente. Vicino a sé, stretta come in un gomitolo di calore, giaceva Taiga, leggermente scoperta. La spallina del pigiama era calata, e l’uomo arrossì, sistemandogliela delicatamente. La donna mugugnò, accoccolandosi ancora di più vicino a lui, alla ricerca di calore.

L’uomo le sfiorò la guancia, sorridendo dolcemente.

“È così bella, quando dorme...”.

 

“Sembra una bambola...”.

 

“Allora mi sono sbagliato...non è una bambola...” poggiò un delicato bacio sulla sua guancia. Fu investito dal suo profumo. Non di quello contenuto nella bottiglietta in bagno, ma del profumo della sua pelle. Era delicato, dolce, come quella bibita che gli prepara per scaldarsi. Talmente dolce che solo lei è capace di bere.

La guardò respirare, nel sonno, e ogni tanto sospirare. Le sistemò la coperta sulle spalle, premuroso.

La donna, al movimento, si girò. La bocca aperta, che mostrava le tracce di bava.

L’uomo ridacchiò.

“...ma è bella anche così...”. La pulì delicatamente con l’indice, accarezzandola di nuovo.

Non poteva resistere alla sua pelle, gli veniva naturale toccarla, continuare a mantenere un contatto fisico con lei, dopo tutto quel tempo passato lontano. Ricordò con tristezza le lunghe telefonate di sera, gli occhi che ogni tanto pizzicavano durante la notte. Alle festività passate senza una parte della famiglia, senza una parte di sé.

Lei era tutto quello che lo completava, che lo rendeva felice.

L’aveva attesa, per tanto tempo. Aveva lavorato, duramente, in più parti della città, trovando finalmente un lavoro ben remunerato e che gli desse delle soddisfazioni. E anche lei aveva lavorato, duramente, nel riconquistare quella parziale serenità in famiglia e un indirizzo liceale che la realizzasse.

 

«Ho trovato una serenità tutta mia in questa casa, anche se quel piccolo sgorbio ogni tanto mi scoccia.».

 

Ricordò con un sorriso quella telefonata, e della strana intesa che aveva con la piccola bambina che era nata dal secondo matrimonio della madre. Quella piccola, a detta della madre, le assomigliava come una goccia d’acqua nel carattere. E non riuscì mai a capire come quella donna, in una casa, riuscisse a tenere a bada una “piccola Taiga” e una “grande Taiga”. Inorridì al solo pensiero.

Perso nei suoi pensieri, e nel fissarla incantato, non si era accorto che la donna si era svegliata e ricambiava il suo sguardo ancora socchiuso.

«Ti sei svegliato...» mormorò, allungando una mano per sfiorargli il viso. Sentì, vicino al mento, la barba pizzicarle la pelle. L’uomo strinse la mano a sé.

«Mi sono solo fermato nel guardarti dormire...» rispose, girandosi per baciarle la mano. La donna arrossì.

«Torna qui, fa freddo...» disse imperiosa, trascinandolo di nuovo sotto le coperte. L’uomo ubbidì dolcemente. L’abbracciò, stringendola piano al proprio petto. E non vide come il volto della giovane divenne ancora più rosso.

Ancora non si era abituata a quella intimità tutta loro. Eppure, quando lo faceva, impazziva dalla gioia, e il cuore correva per tutto il mondo, facendo il giro completo. E lei rimaneva devastata, col petto impazzito e il volto rosso.

La donna, con lentezza, strinse la maglietta di lui, e chiuse gli occhi, sentendo le mani di lui carezzarle dolcemente i capelli e la schiena, percorrendo tutta la sua lunghezza. Il suo odore, pungente e forte, la investì. Era forte, come quell’odore di pino e neve. Ricordò il giorno dell’incidente, per recuperare una spilla. E le sue spalle, grandi e forti, che la sorreggevano.

Sentì i suoi occhi su di lei, e alzò lo sguardo.

Si persero e si ritrovarono, si avvicinarono e si allontanarono, timidi e coraggiosi, bramosi e dolcemente codardi, ancora timorosi e insieme desiderosi di più. Taiga varcò di nuovo quella barriera del non detto, e baciò le sue labbra fruste. Era veramente un deserto. Ma non era senza vita, anzi, sotto la lieve superficie, la sentiva pulsare e fremere. Ed era bollente.

L’uomo approfondì il bacio, passando dalla dolcezza alla passione. Strinse i suoi capelli, e la donna avvolse il suo collo, reggendosi a lui.

“Dio, quanto adoro quando fa così...” e il corpo di Taiga divenne tutto un brivido.

Si staccarono col fiatone, entrambi rossi di baci.

«Buongiorno, tesoro...» disse lui, giocando con una ciocca.

«Adoro il tuo “buongiorno”...» sussurrò la giovane, sorridendo maliziosa. La luce del giorno spezzava la finestra, oltre le tende della stanza colorata d’amore.

 

 

 

   
 
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