cherish it {dreaming at dawn}
All’alba i mostri se ne vanno, l’albergo
resta vuoto e silenzioso e Mavis sa che stavolta resterà così un po’ più a
lungo, perché ora il mondo di fuori non fa più paura e l’Hotel Transylvania non ha più motivo di essere un nascondiglio,
ma solo un buon posto in cui ci si rincontra dopo tanto tempo e si ride su
quella volta che, ehi, ti ricordi?, si pensava che ci rincorressero per impalarci
il cuore e invece volevano solo stringerci la mano.
In qualche modo –
oltre a scombussolargli il naturale equilibrio tra sonno e veglia, tra giorno e
notte – sono riusciti a procurargli un vero letto: Johnny non si abituerebbe
mai a dormire in una bara, ma Mavis è a sua volta affascinata dall’idea delle
lenzuola. Quando s’intrufola nella sua stanza e lo vede sussultare e spalancare
gli occhi, coprendosi fino al mento, il suo primo pensiero va così alle tante
cose che non ha mai conosciuto e che solo grazie a lui potranno entrare a far
parte della sua lunga, lunghissima esistenza che forse ora sarà una vera vita –
e no, non si tratta solo di quello che c’è fuori, ma anche di tante cose che si
trovano solo dentro, là dove non riesci a guardare se non con gli occhi di un
altro.
«Uh, io non credo che
sia una buona idea...» Johnny si fa piccolo piccolo
nel letto, ritraendosi fin quasi a cadere giù dal bordo; la voce impastata di
sonno non riesce a mascherare il suo imbarazzo. «Io e tuo padre non siamo
ancora amici fino a questo punto.»
Mavis ignora le sue
deboli proteste, si accoccola al suo fianco e lo abbraccia. È con un sorrisetto
di trionfo che dopo qualche istante lo sente sospirare e cedere. Ancora.
La luce del primo sole
entra prepotente dall’unica finestra del castello che nessuno ha pensato di
oscurare; Johnny volta le spalle ai vetri e l’abbraccia più stretta, tenendola
al riparo e al sicuro. Mavis guarda affascinata l’oro che infiamma i suoi
capelli rossi, pensando a come sarà ogni mattina addormentarsi con quell’incantesimo
negli occhi, e Johnny le sorride prima di chiudere i suoi, come se sapesse perfettamente
cosa pensa e prova e sa.
Dopotutto è Zing.
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