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Autore: TheSandPrincess    01/06/2013    5 recensioni
Quando vide Annabeth apparire sulla soglia della cabina, con indosso solo dei pantaloncini decisamente troppo corti e un top che non lasciava molto spazio all'immaginazione, Percy dovette fare del suo meglio per trattenersi dall'avere pensieri non troppo casti riguardo alla sua ragazza. Il suo sforzo, in ogni caso, non dovette durare molto, perché appena vide la faccia di Annabeth, tutto il resto perse improvvisamente rilevanza.
Aveva i capelli scompigliati, due occhiaie profonde e il volto pallido come quello di un fantasma, illuminato dalla luce fioca della luna. I suoi occhi erano rossi e gonfi, tempestosi come non mai. Sembrava aver passato la notte a piangere.

[Percabeth ♥]
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Three Months.'
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Le capitava spesso. Si svegliava nel mezzo della notte, completamente sudata. Aveva ancora il suo nome sulle labbra, e le sembrava ancora di poterlo vedere, di poter sfiorare il suo viso, tanto le pareva vicino. Le sembrava di potersi specchiare nei suoi occhi azzurri, e di poter riconoscere la luminescenza biancastra della lunga cicatrice che gli deturpava il volto. Le sembrava di poter sentire ancora la sua voce, e di poter ascoltare ancora la sua risata. Luke.
Poi i contorni di quel viso tanto familiare sfumavano, dissolvendosi in pochi istanti, come sabbia nel vento, e se ne tracciavano di nuovi. Una finestra, dei letti a castello, una scrivania accostata al muro. Mappe ovunque, progetti affissi al muro, lavagne piene di calcoli. 
E quando tutto era perfettamente delineato, Annabeth si ritrovava nella cabina di Atena. Sola e triste, con il volto di Luke ancora impresso nella mente, mentre una lacrima le rigava il volto. 
Se n'era andato. Se n'era andato per sempre. Si era tolto la vita per sconfiggere Crono.
Crono, che l'aveva portato via, che l'aveva usato e svuotato, facendolo prigioniero, per lasciarlo libero solo poco prima che la morte venisse a reclamarlo. 
Pochi attimi, in cui i suoi occhi erano tornati azzurri, come un cielo limpido. Attimi troppo corti per poter recuperare gli anni in cui, anziché essere al suo fianco, anziché essere il fratello che aveva promesso di essere, era stato dalla parte del nemico. Attimi troppo corti per poter dire tutte le cose che andavano dette, tutto quello che si era tenuta dentro. E ogni notte quelle parole che aveva tenuto per sé tornavano a tormentarla, come una vera e propria maledizione, assieme al suo viso.
Quella notte era stata una delle peggiori. 
I ricordi le erano tornati alla mente tanto vividi da farle credere che stesse tutto accadendo di nuovo, come se la vita fosse un film, e qualcuno avesse appena premuto il tasto replay. Solo che nei suoi sogni Luke restava. Restava con lei, e tornava tutto come prima. Come quando aveva sette anni, e lui le aveva offerto una famiglia. Come quando avevano passato giornate a scappare dai mostri. Come quando andava tutto ancora bene.
Quelle notti erano un vero inferno, perché quando si svegliava la delusione era mille volte più cocente, e le lacrime si facevano tanto copiose da bagnare il cuscino, i singhiozzi tanto forti da farle venire il dubbio di aver svegliato qualcuno.
E tutte le notti Annabeth soffriva in silenzio, da sola, con la luna come unica compagna, bella e irraggiungibile. 
Non pregava gli dei. Aveva smesso di pregarli, da quando la guerra era finita, perché era colpa loro se Luke non c'era più. Era colpa loro, e del modo indecente in cui trattavano i loro figli mortali.
Come capiva, ora, cosa avesse spinto Luke a mettersi dalla parte di Crono! Delusione, amarezza... Era stanco di fare da pedina in un gioco più grande di lui, senza mai ricevere il minimo riconoscimento per le proprie azioni. Era stanco di sottostare ai capricci degli dei, stanco di vivere per loro. E adesso, che Luke non c'era più, che la guerra era stata vinta, ma a un prezzo troppo alto, anche Annabeth era stanca. Stanca degli dei, stanca dei mostri, stanca di quegli assurdi giochi di potere, stanca di condurre una vita che la costringeva a stare costantemente sull'attenti, pronta a scappare al minimo segnale. Era stanca di non poter frequentare una scuola normale, e di non poter avere degli amici normali. Era stanca di essere una semidea, nata per sbaglio, mai davvero voluta. Era stanca, e basta.
E, anche quella notte, sarebbe potuta rimanere a singhiozzare nel suo letto. Sarebbe potuta rimanere a guardare il cielo, a chiedersi perché, e a lasciare che l'amarezza le offuscasse del tutto la vista, trascinandola giù lungo un dirupo senza fine.
Eppure, anziché restare immobile tra le lenzuola, Annabeth si alzò dal letto in silenzio, senza curarsi di infilare le ciabatte. Raggiunse la porta a tentoni, e l’aprì, uscendo a piedi scalzi nella notte.
 
Quando vide Annabeth apparire sulla soglia della cabina, con indosso solo dei pantaloncini decisamente troppo corti e un top che non lasciava molto spazio all'immaginazione, Percy dovette fare del suo meglio per trattenersi dall'avere pensieri non troppo casti riguardo alla sua ragazza. Il suo sforzo, in ogni caso, non dovette durare molto, perché appena vide la faccia di Annabeth, tutto il resto perse improvvisamente rilevanza.
Aveva i capelli scompigliati, due occhiaie profonde e il volto pallido come quello di un fantasma, illuminato dalla luce fioca della luna. I suoi occhi erano rossi e gonfi, tempestosi come non mai. Sembrava aver passato la notte a piangere.
- Cosa..?- la preoccupazione lo assalì come una secchiata d’acqua fredda.
- Dobbiamo parlare – lo interruppe lei, con voce roca.
Percy rimase spiazzato, per un attimo, dal tono sommesso e dalla voce triste di Annabeth. Non l’aveva mai vista così.
- Entra – riuscì soltanto a dire, mentre il suo cervello cominciava a lavorare furiosamente, alla ricerca di una spiegazione. Cosa stava succedendo? Perché Annabeth era tanto distrutta? Dipendeva da lui? Aveva forse fatto un passo falso? Aveva scordato una data importante o detto qualcosa di inopportuno, il giorno prima? Erano tutte domande a cui non riusciva a trovare riposta, per quanto si sforzasse. C’era qualcosa che non andava, e quello era chiaro, ma Percy non aveva la minima idea di cosa fosse.
Annabeth gli rivolse un mezzo sorriso, per poi passargli davanti ed entrare nella cabina di Poseidone, senza curarsi delle regole che il Campo aveva riguardo a ragazzi e ragazze, che avessero diverso genitore divino, nella stessa cabina.
Percy chiuse la porta e la seguì, ringraziando gli dei che Tyson non fosse lì a sommergerlo di domande: ne aveva fin troppe per conto suo.
- Che succede? - chiese, accendendo la luce e sedendosi sul letto. Aveva un bruttissimo presentimento, e nonostante stesse cercando di nasconderlo al meglio possibile, il cuore gli batteva a mille. Possibile che stesse tutto già andando in pezzi? Che dopo tutto quello che avevano passato non fosse concesso loro neanche un attimo di tranquillità?
Annabeth si sedette accanto a lui e prese un respiro profondo. Cercava il coraggio di dire tutto quello che fino ad allora aveva tenuto nascosto per paura della reazione di Percy. Improvvisamente, venire a parlare con lui non le sembrava poi tanto una grande idea. Non quando c’era la possibilità concreta di dire la cosa sbagliata e rovinare tutto. Si sentiva come su un campo minato, costretta a controllare minuziosamente tutte le sue possibilità prima di poter fare il passo successivo.
- È Luke - disse alla fine, abbassando lo sguardo. Non voleva vedere il dolore negli occhi di Percy. Per lui Luke era sempre stato un rivale, e Annabeth non sopportava l'idea di ferirlo, raccontandogli di tutte le notti in cui l'aveva sognato. Sapeva, però, che si trattava di un discorso necessario, che era stato rimandato per troppo tempo, ormai.
- Luke?- chiese lui, sentendo il cuore fermarsi improvvisamente, assalito dal dubbio. Possibile che Annabeth ne fosse innamorata? Insomma, Percy l'aveva sempre sospettato, ma dopo il bacio nel padiglione e le settimane passate insieme, aveva pensato che si trattasse ormai di un capitolo chiuso, per lei. Aveva pensato che potessero costruire qualcosa insieme. Eppure era bastato un solo nome a far traballare tutte le certezze che aveva messo assieme in quei giorni. Il nome di un amico e un traditore, che era stato suo maestro e suo avversario.
- Lo sogno quasi ogni notte - spiegò la ragazza con voce rotta, alzando timidamente lo sguardo per incontrare quello di Percy - Lo vedo davanti a me, che mi tende una mano. Mi dice di fidarmi e..- un singhiozzo la interruppe, impedendole di continuare. Le lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance, brillando come gemme nella luce lunare.
Fu allora che Percy decise che non gli importava nulla di Luke, o di chiunque altro. Gli importava solo di Annabeth. Della sua Annabeth. E la sua Annabeth, in quel momento, aveva bisogno di lui.
- Vieni qui - sussurrò, abbracciandola. Gli sembrava così fragile, così insicura, mentre singhiozzava disperatamente, col volto nascosto tra le pieghe della sua maglietta.
- Va tutto bene - cercò di rassicurarla, passandole una mano tra i capelli. Ma la verità era che non c'era nulla che andasse bene. Era Annabeth quella forte, quella sicura di sé, e vederla così lo faceva sentire inutile e dannatamente impotente.
- Mi manca così tanto - mormorò lei tra le lacrime, aggrappandosi a Percy come un naufrago ai resti della propria nave. Solo stargli vicino la faceva sentire meglio. La faceva sentire come se ci fosse una possibilità che le cose si rimettessero a posto, in qualche modo. Riusciva a tenerla a galla.
- Lo so - la rassicurò Percy, cullandola - Lo so. -
Sapeva fin troppo bene quello che stava passando Annabeth. Perché anche Percy aveva la sua bella schiera di fantasmi, pronti a tormentarlo non appena si fosse fermato a riflettere. Beckendorf, Silena, Michael Yew.. Tutte persone che non c’erano più, ma i cui volti continuavano a tornargli alla mente, assieme ad una singola domanda: perché lui era ancora vivo, e loro no?
- Ed è tutta colpa loro - singhiozzò Annabeth, che ormai era come un fiume in piena. Non riusciva più a fermare le lacrime, che le scorrevano libere lungo le guance, bagnando la maglietta di Percy.
- Loro chi? - chiese lui, confuso. Era abituato a non capire molto di quello che diceva Annabeth, ma di solito dipendeva dalla sua cultura piuttosto limitata, e non dal fatto che le affermazioni di Annabeth fossero effettivamente prive di senso.
- Gli dei - rispose lei, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano e alzando lo sguardo - Luke aveva ragione su tutto, Percy. Aveva ragione su tutto..-
- Annabeth - disse lui, la sua voce improvvisamente più determinata di qualche momento prima. 
- Annabeth, guardami - le impose, sollevandole il volto, in modo da poterla guardare negli occhi - Non puoi dire così - mormorò, cercando di non suonare accusatorio.
- Come puoi difenderli?- chiese lei, voltando di scatto il viso per sfuggire al tocco di Percy. Sentiva la rabbia cominciare a bollirle dentro. Come poteva Percy essere dalla parte degli dei anziché dalla sua?
- Ascoltami - disse lui, prendendole il volto tra le mani, deciso a non lasciarla andare - Gli dei sono arroganti, egoisti, superficiali.. Ed è vero che ci usano a loro piacimento, ricordandosi di noi solo quando hanno bisogno di qualche favore - sussurrò, asciugando le lacrime che continuavano a solcarle le guance. Annabeth fece per ribattere, ma Percy fu più veloce.
- Gli dei sono tutto questo, ma da quello che ho visto, i Titani sono molto peggio. E se c'è qualcuno da ritenere colpevole della morte di Luke, allora si tratta di Crono - continuò, tenendo lo sguardo fisso in quello di lei - Crono l'ha sfruttato e logorato molto più di quanto abbiano mai fatto gli dei - mormorò.
E Annabeth rimase in silenzio, a guardare Percy come se non l'avesse mai visto prima di allora. Perché stavolta era Percy ad essere quello razionale. Era Percy ad aver capito che toccava a lui, adesso, tenerli entrambi ancorati a terra, e aveva accettato il fardello senza protestare. E Annabeth sapeva quanto avesse ragione. Sapeva che Percy, in fondo, pensava, esattamente come lei, che una parte della responsabilità fosse anche degli dei, ma se lo stava tenendo dentro solo per aiutarla. E lo amava per tutto questo. Lo amava per il modo in cui riusciva sempre a trovare la cosa giusta da dirle, per come riusciva a comportarsi da perfetto idiota un attimo prima e a diventare riflessivo e introverso un attimo dopo. Lo amava, come non aveva mai amato nessuno in vita sua. Perché, se anche prima della guerra aveva avuto dei dubbi, adesso era certa che il suo cuore era sempre appartenuto solo a lui, senza che lei neanche se ne rendesse conto.
- Ti amo - sussurrò. Detto ad alta voce faceva tutto un altro effetto, aveva un sapore del tutto diverso.
Percy le accarezzò il volto, e posò le labbra sulle sue in un bacio dolce e leggero. Era un bacio che voleva rassicurarla, che voleva farle sapere che, qualsiasi cosa fosse accaduta, lui sarebbe stato sempre lì, al suo fianco. Era un bacio di quelli che le facevano sentire le farfalle svolazzare impazzite nello stomaco, e che le facevano dimenticare tutto. Era un bacio perfetto.
- Ti amo anch'io - rispose lui, appoggiando la fronte contro la sua.
Annabeth sorrise, lasciandosi travolgere dalla pace che regnava sia attorno a lei che dentro di lei. Sentiva di essere nel posto giusto. Perché, ormai ne era certa, dovunque fosse Percy, era quello il suo posto.
Si addormentò tra le sue braccia, quella notte. E non ebbe altri incubi.


 





















Yaw.

Sono tornata! E, guarda caso, questa nuova one-shot riguarda Percy e Annabeth. Sì, sono tornata solo per loro. Quanto li amo *^*
Lasciando perdere le mie fisse da fangirl in trepidante attesa di The House of Hades (hanno rilasciato la copertina! E ritrae Percy e Annabeth!), parliamo un po' della storia. 
Di preciso, non so come mi sia venuta in mente una cosa del genere. So solo che volevo scrivere una Percabeth, e che stavo cercando in tutti i modi di scriverne una su una festa al Campo Mezzosangue, ma non mi riusciva per nulla. Insomma, veniva una vera schifezza. Quindi ho pensato a Luke, e a quanto Annabeth gli voglia ancora bene, e ho pensato che non sarebbe stata una cattiva idea scrivere una one-shot triste e romantica che vedesse Annabeth in preda agli incubi e Percy pronto a confortarla. 
Devo ammettere che, rispetto ad altre one-shot che ho scritto, questa non mi pare troppo bella, e avrei voluto venisse meglio - ma non si può avere tutto dalla vita.
Per ora questa è una one-shot, ma ho una mezza idea di trasformarla in una two-shot, per parlare un po' delle reazioni di tutti quando scorprono che Annabeth ha dormito nella cabina di Poseidone *risata malefica* Sarebbe uno spasso! Comunque, poi si vedrà :D
Ho anche deciso di raccogliere tutte le OS su Percabeth che ho scritto fino ad ora (e quelle che scriverò in futuro - perchè, fidatevi, ne scriverò) in una serie, chiamata Three Months (ossia il tempo che Percy e Annabeth hanno avuto per godersi la vita, perchè poi lo zio Rick ha deciso di far sparire Percy -.-). Per ora questa serie contiene Raise Your Glass, Bad Dreams e Rude Interruptions. :D
In ogni caso, spero che questa fanfiction vi sia piaciuta, e mi farebbe molto piacere ricevere commenti, critiche costruttive, o suggerimenti di qualsiasi tipo in una recensione :D
Alla prossima!

-TheSandPrincess-



Aggiornamento: Ho deciso di mettere un banner in tutti i capitoli della serie :D
Tutti i disegni presenti nel banner appartengono alla fantastica burdge-bug, che potete trovare su deviantART o su tumblr.
Spero che il banner vi piaccia, anche se non è certo molto sofisticato! È il meglio che sono riuscita a fare xD
  
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