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Autore: Baude    01/06/2013    9 recensioni
Sebastian Smythe e Thad Harwood sono sposati da diversi anni. Hanno una casa, un cane enorme,un lavoro ed una figlia ventenne. Una figlia ventenne decisa a sposarsi con uno Sterling,precisamente. Quando la selezione naturale non ha fatto il proprio dovere, la paura di nipoti platinati prende il sopravvento e l'esaurimento nervoso diventa un'opzione molto plausibile....
Dal primo Capitolo.
Era come se dell’elettricità gli attraversasse la spina dorsale e, dal collo, si propagasse per tutto il petto.
Riconosceva il respiro, profondo e lento.
Il passo, leggero e regolare. Aveva l’abitudine di non appoggiare la pianta del piede, ma di muoversi quasi sulle punte, attraversando velocemente le varie stanze, come un gatto.
L’odore, pungente e assuefacente. Non era profumo. Sebbene li usasse, l’odore della sua pelle era tale da coprire qualsiasi artificio chimico.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La famiglia Harwood-Smythe, con la (s)gradita collaborazione della famiglia Sterling-Duvall, in: << Un matrimonio e due (presunti) funerali >>. Quando il gene platinato è sinonimo di idiota.

                                                                                                                    

 

 

 

Ci si vede giù per note, ringraziamento e tutto il resto.

 

Vi lascio all’ultimo capitolo.                            

 

 

 

A Zoe, Muriel, Thad e Sebastian.

Alla loro bellissima mamma piccola.

 

 

Capitolo XII

Un matrimonio e due presunti funerali.

 

*

 

 

 

 

 

 

Quella mattina, Andrèe aveva chiesto a Sebastian di raggiungerla ad un certo indirizzo.

 

La ragazza sperava che il padre prendesse qualche ora di permesso e acconsentisse.

 

Ci teneva.

 

Non aveva specificato il luogo, gli aveva semplicemente dettato una via e il numero civico, augurandosi che l’uomo si fidasse e non perdesse la pazienza a causa di quella strana caccia al tesoro.

 

Si trovava accanto all’entrata dell’atelier, mentre osservava le macchine passare veloci o fermarsi al semaforo poco più in là.

 

Aveva sbagliato e lo sapeva. Aveva sbagliato a tener nascosto per tutti quegli anni Paul, aveva sbagliato nel pretendere che il padre superasse, senza alcuna conseguenza, la lite con Duvall, aveva sbagliato nel mettere in dubbio l’amore per Paul.

 

Era una Smythe.

 

Sbagliava in continuazione e pensava di poter risolverlo da sé.

 

Ma era anche una Harwood: sapeva riconoscere i propri errori e chiedere scusa.

 

Sebastian attraversò in quel momento la strada, una giacca leggera e scura sulle spalle e nella mano sinistra una rosa bianca.

 

Andrèe sorrise nella sua direzione e, una volta al proprio fianco, si alzò sulle punte, posandogli un leggero bacio sulla guancia.

 

Il suo papà era comunque più alto di lei.

 

-Per te.- le porse il fiore, sorridendole. -Perdona il ritardo, piccola.- la fissò per qualche secondo. -Per tutto.-

 

Sebastian si stava facendo perdonare.

 

*

 

Attendeva seduto su di una poltroncina di velluto chiaro. L’ambiente era luminoso e pulito, le commesse erano rapide e sorridenti.

 

Sebastian ringhiò tra sé.

 

Aveva accettato solo per fare un piacere ad Andrèe.

 

In realtà non aveva idea di dove sarebbero andati ma, una volta vista la vetrina, aveva capito che avrebbe visto la figlia indossare il suo abito da sposa.

 

Temeva questo momento, in realtà

 

Si era parlato molto del matrimonio, avevano urlato per il matrimonio, litigato e sbattuto porte, ma ora, con il vestito, tutto diventava reale.

 

Smythe non era spaventato dalla lontananza: Andrèe abitava per conto proprio da diversi anni e nemmeno troppo lontano dai propri papà. Lo spaventava l’idea che la figlia potesse affrontare tutte le conseguenze e le situazioni di un matrimonio. Aveva sempre ritenuto idioti tutti quelli che definivano “Bambini” i figli oramai ventenni  ma, alle soglie di un matrimonio, Sebastian si chiedeva se la figlia non fosse troppo giovane per sposarsi. Si domandava se ce l’avrebbe fatta, se, dopo una brutta litigata, sarebbe stata in grado di tornare da Paul e riaggiustare tutto.

 

Andrèe uscì dal camerino: la gonna ampia, il corsetto ricamato e un sorriso radioso.

 

Si portò al centro della stanza e girò su se stessa, tirando su lo strascico del vestito per evitare di inciampare.

 

Sebastian non emise alcun suono, la fissò.

 

La ragazza rispose a quello sguardo e mormorò. -Tenevo al fatto che anche tu lo vedessi. Vorrei che piacesse anche a te.-

 

L’uomo si alzò, le accarezzò una guancia e le sorrise, allontanando dalla propria mente ogni preoccupazione. -Sei bellissima.-                                                                              

 

Nessuno si sposava perché pronto effettivamente ad affrontare un matrimonio e una vita insieme. Andrèe e Paul avrebbero imparato. Esattamente come lui e Thad avevano imparato ad amarsi e a scegliersi ogni giorno.

 

***

 

 

-Thad, posso parlarti?-

 

A pochi minuti dall’inizio della funzione, Harwood si voltò, trovandosi davanti uno sposo molto alto e pallido.

 

-Paul, stai bene?- domandò, avvicinandosi.

 

Vista la statura e la corporatura, in caso di svenimento, Thad non sarebbe riuscito a reggerlo, ma gli strinse comunque il braccio.

 

Aveva davvero una brutta cera e sembrava sul punto di vomitare.

 

-Paul, va tutto bene.-

 

-No.- grugnì il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli.

 

Thad sorrise tra sé.

 

Ricordava anche lui  la stretta allo stomaco, prima che le porte della sala si aprissero. La tensione e il cuore che batteva, veloce e forte nel petto. Le mani gli tremavano, quel giorno, e temeva che , cercando di articolare qualche parola, ne sarebbe uscito solo un suono gutturale.

                                                  

Thad ricordava molto bene quelle sensazioni.

 

-Passa in un attimo.- tentò di rassicuralo, il moro, appoggiandogli una mano sulla spalla.

 

-Lo spero.- bofonchiò. -Ho bisogno del bagno.- disse con una certa urgenza nella voce.

 

-Di là.- indicò, con il dito, Thad, stranito da quel comportamento.

 

Ok per la tensione, ma addirittura correre in bagno a vomitare?

 

-Ciao, bel culo.- Sebastian lo raggiunse poco dopo, da dietro, facendolo voltare.

 

Era bellissimo. Fasciato in quel completo scuro, così simile al giorno del loro matrimonio. Thad l’avrebbe sposato ogni giorno, se solo ne avesse avuto la possibilità.

 

-Ehi.- si fece baciare sulle labbra. -Paul è strano.- dichiarò.

 

-Ah, sì?- domandò Smythe, aggiustandogli la cravatta.

 

Un ghigno.

 

-E’ corso in bagno, e dal colorito verdognolo che ha assunto in poco tempo, a vomitare, suppongo.- Sebastian ghignò apertamente. -Ne sai qualcosa, tu?-  afferrò con le proprie mani quelle dell’altro, stringendole dolcemente.

 

Erano sempre fredde quelle dita. Amava scaldargliele con le proprie.

 

-Ieri, alla festa di Paul, potrei aver corretto il suo succo di frutta con dell’alcool.- rispose vago, ridendo dell’espressione sbalordita del marito. -E questa mattina, potrei aver corretto l’acqua e aspirina di Paul, sempre con dell’alcol.-

 

-Sebastian!- lo sgridò Thad.

 

-Oh, Harwood, sai che mi piace mescolare.- cercò di giustificarsi, prendendolo per mano e avviandosi verso il portone d’entrata.

 

-Augurati, per la tua attività sessuale dei futuri vent’anni, che quel ragazzo si riprenda.- lo minacciò Harwood.

 

Sebastian si fermò, osservò il marito per capire se dicesse sul serio e, dopo non aver scorto il minimo segnale che quello fosse uno scherzo, corse verso il bagno.

 

-Paul, figliolo, ti senti bene?!-

 

Non cambiava mai.

 

Non cambiavano mai.

 

 

***

 

 

Il viaggio di nozze di Andrèe e Paul durò più del previsto. Inizialmente si recarono in Europa ma, a metà del loro viaggio, un testamento, vecchio di qualche anno, venne ritrovato nella casa di uno Smythe a Parigi. Essendo a pochi chilometri dalla città, Paul e Andrèe si erano recati nella capitale francese e, tra lavoro burocratico e giudiziario da sbrigare per sciogliere i vari cavilli ereditari e la bellezza ammaliante della città, avevano trascorso lontano dai genitori quasi più di due mesi.

 

Una volta tornati e dopo aver dovuto subire una festa a sorpresa, Jeff pretese di averli a cena tutti i Giovedì sera.

 

Pretese di avere tutta la famiglia a cena.

 

Ed era proprio a casa Sterling-Duvall che Andrèe e Paul si stavano recando, incerti su come annunciare la seconda notizia sconvolgente.

 

Paul fece passare prima la moglie, tenendola comunque per mano e, una volta arrivati davanti alla porta di casa, suonando.

 

-Sarà la cosa giusta?- domandò Andrèe, mentre Jeff urlava da dentro casa un “Arrivo”.

 

-Devono saperlo prima o poi.- rispose Paul. -E se non glielo diciamo noi, lo scopriranno loro, tra qualche mese.-

 

La porta venne aperta da un radioso e sorridente Jeff Sterling, con tanto di grembiule rosa, che, spingendoli in modo poco educato dentro casa, li condusse in cucina.

 

-Siete in ritardo.- si lamentò, gettando i loro cappotti malamente sull’appendi abiti. -Non avevo più argomenti di conversazione.-

 

Andrèe gli passò accanto e notò l’indugiare del suocero sulla propria pancia.

 

-Papà, i nostri ospiti sono Thad e Sebastian, non devi fare il perfetto padrone di casa.- disse Paul, riprendendo la mano della moglie e salutando i presenti con un sorriso.

 

-Finalmente.- sbuffò Sebastian, impugnando la forchetta e iniziando a mangiare. -Tuo suocero minacciava di tagliarmi le mani, se avessi mangiato prima del vostro arrivò.-

 

-Scusateci.- Andrèe si sedette a tavola, mentre Nick faceva passare una portata di primo.

 

E come aveva intuito, presto si sentì addosso, di nuovo, gli occhi di Sterling padre.

 

-Ottimo, davvero, Jeff.- cercò di sviare il discorso lei, complimentandosi.

 

-Grazie.- rispose il biondo, con gli occhi ridotti in fessure, concentrato ad osservarla.

 

-Tesoro, tutto ok?- domandò Duvall, accorgendosi del comportamento più bizzarro del solito del marito.

 

Sterling portò le mani sotto il mento, e dopo aver appoggiato i gomiti al tavolo, annunciò. -E’ incinta.-

 

E non era una domanda.

 

-Papà, ti prego_-

 

Ma la protesta venne messa a tacere dell’attacco di tosse di Sebastian.

 

Più che un attacco di tosse, ad Andrèe sembrò un tentato suicidio. Il boccone gli era andato di traverso e rischiava di soffocare, data la notizia.

 

-Che cosa?-

 

-Sebastian, ti prego_- provò Thad.

 

-Andrèe.- interpellò la figlia. -E’ un pazzo visionario, vero? Ha invidia delle tue ovaie e vede donne gravide ovunque, vero?-

 

La donna osservò il proprio piatto e, per qualche secondo , valutò l’ipotesi di tranquillizzare il padre, ma prima o poi avrebbero dovuto dirlo.

 

-Aspettiamo un bambino.- annunciò.

 

Paul si voltò nella sua direzione, sorpreso: non si aspettava che la notizia venisse comunicata così presto. Thad e Nick si sorrisero, felici. Ma le reazioni più preoccupanti non erano le loro.

 

-Io ve l’avevo detto!- strillò Jeff, correndo verso il figlio e riempiendogli il volto di baci. -Mi renderai nonno, grazie.- continuò. -Grazie.-

 

-Che cosa avete fatto, voi?!- chiese Sebastian, sull’orlo della crisi di nervi, indicando padre e figlio.

 

-Avremo un bambino - sorrise ai due giovani, Sterling, ignorando totalmente il consuocero, e abbracciandoli, orgoglioso.

 

-Io vi uccido, Sterling.-

 

 

Fine.

 

 

 

 

Note finali: Fine non annunciata, lo ammetto. Nello scorso capitolo non avevo lasciato intendere che fossimo quasi alla fine. In realtà non lo sapevo nemmeno io, ma mettendomi con carta e penna a pensare che cosa far succedere nel seguente capitolo, la fine si è scritta da sé. Grazie dunque per essere arrivati con me fino alla fine. Di essere rimasti, nonostante abbia saltato alcune pubblicazioni e nonostante non sia sempre stata puntuale negli aggiornamenti.

 

Vorrei ringraziare ad uno ad uno le persone che hanno recensito. Per i lettori è molto più difficile, ma potessi visualizzare anche i nomi di coloro che mi leggono, lo farei.

 

Grazie quindi a ( riporto i nomi di tutti coloro che dal primo capitolo mi hanno recensita) : smythwood (amore mio bellissimo),Bay24, MeliChoco36 , lovlove890, Nimeriah, alessandra_carparelli80 , SofiaKaiEleutheria, Melipedia, MissChestnut, Gipsiusy, BrokenRoses, Betty 97, Obsessed, Ema Penniman, rochariv90, _Andy.

 

Vorrei aggiungere Anna e Valeria, lettrici silenziose su efp, ma di grande sostegno, pronte a spronarmi e a incoraggiarmi al di fuori di questo sito.

 

Scusate se non rispondo alle recensioni da mesi, oramai. Pensavo di recuperarle e invece si sono accumulate. Risponderò a tutti, giurò. Entro settembre, non odiatemi. Amo tutto quello che mi scrivete e mi sento una schifezza a non rispondervi subito.

 

Un enorme grazie alla mia beta, Robs. E’ una delle migliore scrittrici di Thadastian e lavorare con lei un anno fa mi sembrava una cosa impossibile, invece ho imparato tantissimo. Spero sempre che sia orgogliosa di me. E’ stato meraviglioso.

 

Al mio Thad va tutto. Perchè senza di te, amore mio, questo non esisterebbe. Ogni emozione, positiva o negativa. Ogni lite, ogni bacio, ogni “ti amo”, non ci sarebbe stato nelle mie storie, se tu non fossi entrata a fare parte della mia vita. Non mento quando dico che non cambierei nulla, da i giorni migliori ai peggiori. Noi siamo per sempre.

Grazie a tutti di cuore.Alla prossima storia,
Denise.
   
 
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