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Autore: elfin emrys    02/06/2013    2 recensioni
[AGGIORNAMENTO OGNI DOMENICA]
[ULTIMA REVISIONE PER CORREZIONI ERRORI BATTITURA: 17/1]
21 Novembre, Martedì, ore 10:20
Non so che fare

La storia si ripete, a quanto pare, ma questa volta, per Aiko, il destino prenderà una piega ancora più strana di quello di suo padre...
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chihiro Kosaka, Elsea de Lute Irma, Keima Katsuragi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In nome dell'Amore





Mamma guarda a terra senza dire nulla, mentre io e papà osserviamo attentamente il campo di battaglia.

Il vero problema non è Takami in sé, quanto il suo esercito di kaketama.

Le demoni cercano di colpire il loro nemico, ma non riescono a fargli nemmeno un graffio. Le spazza via con la coda, si difende con le braccia e se cercano di ferirlo in volto, la maschera non lascia passare nulla, alcuna arma. Ogni tanto riescono a recidere qualche fiore, ma questo subito ricresce.

Vedo Hakua che, insieme ad altre, cerca di tenerlo fermo con il manto di piume, ma vengono cacciate. Una di loro non si rialza più.

Papà si sistema gli occhiali.

-Mh.

-Mh.

Lo guardo.

-Dunque.

Incrocia le braccia.

-Teoricamente con quello che è successo lì dentro abbiamo già diminuito il suo potere, ma ancora non possono sconfiggerlo: non sono in grado, è più che evidente.

Annuisco.

-Pensavo che, eliminato lui, si sarebbero tolti facilmente dai piedi anche i kaketama, ma ora come ora bisognerebbe prima far sparire loro e poi lui. Se le demoni dell'Inferno non fossero occupate a difendersi anche dai kaketama, potrebbero fare un attacco simultaneo con più forze e invece così la loro potenza si disperde.

-L'unione fa la forza.

-Già.

Papà assottiglia gli occhi, concentrandosi.

-Se solo ci fosse una fonte di forza separata ed esterna, qualcosa come un cuore da trafiggere...

Sobbalzo. Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima!

-Uno ci sarebbe.

-E me lo dici adesso?

-Non pensavo fosse importante.

Lui sospira, poi mi fa cenno con la mano di continuare.

-Dentro la scuola, in una stanza sotto il livello seminterrato, zia aveva trovato qualcosa che potrebbe fare al caso nostro. Sembrava, in realtà, un insieme di kaketama legato da una strana sostanza, ma in effetti pulsava e, ora che ci penso, assomiglia a un cuore.

Lui annuisce.

-Bisogna provarle tutte, proveremo anche questo. Ma non possiamo togliere un'altra demone nella battaglia: tu ricordi che stanza è?

-Mh, sì.

Papà si guarda intorno, per poi afferrare un pezzo di una ringhiera che era stata staccata durante la lotta. E' appuntito. Lo guarda un attimo pensieroso, poi lo porge a mamma.

-Tu e Chihiro andate sotto: non dovreste incontrare difficoltà. Nel caso, difendetevi con questo e con questo trafiggete il cuore di questo disastro. Io resto qui ad aiutare, per quanto mi sarà possibile.

Mamma prende la nostra arma improvvisata.

-Non ti staccare mai da tua madre, mi raccomando.

Chihiro sobbalza e io lo guardo aggrottando le sopracciglia.

-Non ti calare troppo nella parte del papà: in questo momento abbiamo la stessa età.

Tossisce, dandomi ragione.

Io e mamma ci voltiamo ed entriamo nella scuola, lasciandoci dietro i rumori della battaglia.

 

Ci muoviamo silenziose fra i corridoi deserti.

-Dove dobbiamo andare?

-Dall'altra parte dell'edificio: là ci sono delle scale che ci porteranno dove vogliamo.

Chihiro annuisce e continua a camminare velocemente e a passo felpato. Io le sto accanto. Tratteniamo il respiro e ci blocchiamo un attimo vedendo un kaketama passare, strisciando a terra. Chiudiamo gli occhi strizzandoli e aspettiamo che se ne vada, per poi uscire fuori e correre dalla parte opposta del corridoio, sperando che non ci abbia né visto né sentito.

Scendiamo per le scale, con il cuore che batte a mille, sobbalzando ogni volta che sentiamo il rumore dei nostri stessi passi.

E' buio e fa freddo, nonostante sia estate.

Improvvisamente, sentiamo una voce. Mamma mi blocca con una mano, appiattendosi alle pareti.

-L'hai sentita anche... anche tu...?

-Sì...

Lei respira lentamente e profondamente.

-Secondo te... di chi era...?

-Non ne ho idea.

Ci muoviamo lungo il muro, finchè non risentiamo una voce. Una voce diversa.

-U... Un'altra?!

-Chi è là?

Metto una mano sulla bocca di mamma. Diamine. Diamine diamine diamine diamine. E ora?

Non sentiamo alcun passo, solo un rumore sottile, simile a un sospiro, un sussurro. Sento del sudore freddo colarmi lungo la schiena. Mamma chiude gli occhi, stringendo convulsivamente il ferro che ha fra le mani.

Ma non arriva nessuno.

Dopo qualche secondo, ripreso il fiato, ci guardiamo e continuamo a camminare, in perfetto silenzio.

Improvvisamente, quasi arrivate alla fine della scala, mamma mi blocca e mi fa segno di rimanere zitta. Mi sporgo un attimo, notando una strana ombra sul muro. La guardo e lei annuisce nervosamente: è sicuramente il proprietario della voce di prima.

-Perchè non mi fai mai controllare, maledetto?

-Perchè non c'è niente da controllare: è la decima volta che dici di aver sentito qualcosa e mi pare che fino ad adesso non sia mai arrivato nessuno. E poi, chi mai dovrebbe venire, cretino?

Degludisco: guardie. Era ovvio ce l'avessero messe, perchè né io né papà ci avevamo pensato prima? Adesso sì che io e mamma siamo nei guai. Tornare su? Non concluderemmo nulla. Tentare di portare a termine la missione? Un gesto eroico, non c'è che dire, ma quanto fattibile?

Respiro lentamente, cercando di non farmi sentire: sembrano le classiche guardie stupide, che cliché! Ma sono kaketama reincarnati, questo rende tutto più pericoloso.

Guardo per le scale, meditando la ritirata. Allungo la mano, per prendere quella di mamma e dire di tornare su, ma non la trovo. Allarmata mi giro e non la vedo.

-Cos...?

Sento un rumore e vedo un enorme falco cadere a terra, svenuto, forse.

-Chi sei, ragazzina?

Mi affaccio. Che sta combinando?

Mamma mi guarda.

-Aiko, scappa!

...Che? Ma che sta dicendo? Prima si butta nella mischia e poi mi dice di fuggire?

Il kaketama si gira verso di me. Sobbalzo. E' orribile, non c'è altra parola per descriverlo. Ha delle grosse corna che gli escono dalla testa che gli fanno ombra sul volto mezzo umano, gli occhi sono infossati e sembrano tizzoni ardenti, la bocca storta mostra parte di una gengiva rossa e gonfia.

Nello stesso momento in cui si volta, il kaketama singhiozza, cadendo a terra: ha il pezzo di ferro conficcato nel dorso.

Mi avvicino, non vedendolo muoversi. Lo indico.

-E' morto?

-Ah, non lo so, ma c'è abbastanza tempo per completare la nostra missione.

Mamma mi guarda e mi sorride.

-Tutto programmato: non avrai mica creduto che mi fossi gettata in mezzo a questi due senza uno straccio di piano, no?

Si china verso il kaketama ed estrae la propria arma improvvisata chiudendo gli occhi e facendo una smorfia di disgusto.

Li fisso.

-Non credevo sarebbe stato così semplice toglierli di mezzo.

Mamma, voltando il capo, agita il ferro per togliergli un po' di sangue dal demone reincarnato.

-Chiamalo “semplice”! Io direi che l'aggettivo più adatto è “schifoso”.

Sorrido divertita.

-Adesso, è quella la porta?

-Mh? Ah, sì.

Ci avviciniamo.

-La... la apriamo?

Annuisco. Poso la mano sulla maniglia -cerco di non leggere il cartello che dice di non entrare- e la giro. La porta si spalanca di botto, mostrandoci uno spettacolo singolare e forte. Rimango stupefatta, mentre mamma lascia cadere la nostra armuccia.

-Oh... Santo...

La sento cedere accanto a me, la vedo in ginocchio davanti alla soglia della stanza. Sospiro, sento le tempie pulsare per la paura e per la sorpresa. Rivolgo nuovamente attenzione a ciò che c'è davanti a me.

Quello che un tempo sembrava un cuore, ora non è più tale. Pulsa, è vero, continua a farlo, ma la materia di cui è fatto non è più quella di una volta, la sua forma e il suo colore sono diversi. Eccolo lì, il nostro “cuore”, nitido, brillante, quasi elettrico, avvolto da una strana nube bluastra che si muove in continuazione, da cui spuntano ogni tanto forme di visi e di mani e di schiene. E' scuro, eppure luminoso, è raccapricciante, ma anche incredibile: se non sembrasse una grande e pericolosa bomba a orologeria, potrei definirlo come “affascinante”.

Ma non c'è il tempo per ammirarlo, né per pensare molto alle conseguenze. Il feto di quel disastro era cresciuto, se così vogliamo dire, metaforicamente parlando. In parole povere, quello che fino ad allora era solamente un insieme informe di anime e demoni senza una ragione stava diventando poco a poco vivo e forte: era energico, a suo modo, singolarmente frustrante.

Era giusto chiamarlo “cuore”? No, perchè il cuore è ciò che dovrebbe stare al centro, all'interno, e invece quello più che una conseguenza, un passaggio mediano, sembrava un inizio.

Scuoto mamma per la spalla. Ha quasi le lacrime agli occhi e anch'io ho il battito che va veloce come un cavallo imbizzarrito. Le labbra sono secche, ci passo la lingua sopra.

-P... prendi il pezzo di ferro.

-S... Sì...

E' tremante, poverina, è spaventata, ma si alza afferrando con decisione quella che sembrerebbe la nostra ancora di salvezza e fa un passo dopo l'altro con me. Posso solo immaginare quanto sia confusa e profondamente intimorita, posso solo pensarci: lei non sa nulla di tutto questo, era presente fin dal principio ma non era mai stata nelle retrovie.

Quindi, eccoci, ci stiamo avvicinando piano piano, come se la terra si dovesse spaccare da un momento all'altro. Mi guarda.

-Lo... lo faccio?

-Sì.

Lei alza il ferro, caricandolo con la propria forza, ma viene bloccata da delle specie di corde, di liane.

-A... AIKO?!!

Cerco di muovermi, ma qualcosa mi ferma i piedi, mi impedisce di spostarmi. Mi sento come in delle sabbie mobili.

Quel “cuore” si è difeso.

-AIKO?!

Non riesco neanche a voltare la testa. Qualcosa di freddo mi sta passando sulla pelle, mi trascina verso il centro di quel demone senza forma e, probabilmente, sta facendo lo stesso con mamma. Chissà se papà sta continuando ad aspettare il nostro ritorno! Ma, soprattutto, chissà se faremo ritorno! Non possiamo muoverci, non possiamo fare nulla.

-Mamma...

La sento sobbalzare: probabilmente non è abituata a sentirsi chiamare così. Cerco di sorridere.

-Riusciremo a uscire. Vedrai, riusciremo a vincere questo coso.

-Lo so, Aiko, lo so.

La sua voca è determinata, decisamente più sicura della mia che invece è vacillante e incerta. Lei ci crede davvero, ci crede davvero, mentre io lo dico solo per autoconvinzione.

Ma se lei pensa che ci riusciremo, allora sarà così sicuramente. Sì, sicuramente.

Non riesco a respirare, il volto è affondato in quel fulcro. Ora siamo dentro. Chiudo gli occhi, sentendomi quasi nuda, scoperta. Sento dei rumori strani, come sospiri e mormorii. Comincio a sentire un senso di vuoto e di profonda tristezza, ma poi questa sensazione scompare. Rinizia dopo poco e, ancora, ritorna a non esserci più. E' come se il mio animo la rifiutasse, la rigettasse fuori appena cerca di possedermi. Per un momento mi sembra che i miei pensieri prendano la forma di Hajime, quel ragazzo che sembra non sia interessato a me nel senso che voglio io, che pare gli piaccia una di quelle ragazzine della sua classe. Dunque, ecco che il secondo dopo quel pensiero non c'è più.

Ma certo! E' come se un kaketama cercasse di forzare la mia anima per entrare! Ma io sono già stata posseduta da un kaketama e quest'ultimo già se n'è andato: non soffro, non sto soffrendo, non ho più alcun vuoto abbastanza forte da essere un nido per un demone, perciò riesco a impedire il suo ingresso.

Mi sento improvvisamente voltare e rivoltare bruscamente. Sbarro gli occhi quando ho la sensazione che qualcosa mi abbia colpito. Vedo come se fossi sott'acqua: annebbiato, di uno strano colorito. Mi sembra di scivolare sempre più in giù e poi di essere lanciata nuovamente in alto.

Improvvisamente, sento un forte dolore alla testa e al volto. Mi porto una mano alla guancia, guardando il pavimento.

-...Sono fuori...?

Mi giro, cercando di guardare nel “cuore” per vedere se anche mamma sta riuscendo a uscire. Non vedo nulla. Sì, è vero, tutto sembra in sobbuglio, ma... ma nessuno ritorna...

Mi sento a disagio: ho paura che mamma ricada vittima di qualche kaketama. So che è una ragazza forte, ma sono comunque preoccupata. In fondo, io ho conosciuto la donna che diventerà, non la giovane che è!

Vedo la mano di Chihiro sbucare, ma subito viene ripresa: sta lottando. Ancora, mi sembra che stia per scappare. Giungo le mani, torturandomele. Dopo qualche secondo, tutto pare placarsi.

-No... MAMMA! MAMMA!!

Neanche un attimo dopo, appena l'eco della mia voca si perde, vedo la sua testa, il suo busto uscire. Non faccio in tempo ad avvicinarmi per aiutarla che riesce a sbloccarsi.

Caduta a terra, si gira, con la mano cerca il pezzo di ferro che prima aveva perso a terra, la trova. Lo stringe fra le mani. Lo fissa un momento, prima di colpire il “cuore”. Non esce sangue, non si sente un suono. Il respiro affannoso di mamma è l'unica cosa che riesco a percepire.

-Beh... è... stato fatico...

Improvvisamente, il fulcro brilla più forte, quasi mi acceca -sono costretta a coprirmi gli occhi- e da esso proviene un gorgoglio che poco a poco diviene più rumoroso, quasi un rombo. Dalla superficie sembra formarsi una schiena, della braccia, dei visi, ali e code. Si sentono delle voci, dicono cose senza senso, sembrano insulti e chiacchiere, malelingue.

Facciamo dei passi indietro, cercando di capire cosa sta accadendo. Non dovremmo aver ucciso il “cuore”? Dunque, perchè sta producendo quelle forme?

Qualcuna di esse riesce a staccarsi dal “cuore”, ma non riescono a completare la trasformazione. I loro tratti sono definiti solo a pezzi, ma sono veloci, si muovono a scatti rapidi.

Io e mamma ci giriamo, ma davanti alla porta vediamo i due kaketama risvegliati di prima. Eppure sembrano deboli, sembrano più sfocati e scomposti rispetto a prima.

Chihiro afferra nuovamente il pezzo di ferro, ma lo lascia cadere sobbalzando.

-Che c'è? E' caldo?

-No, è troppo freddo.

Si copre i palmi con le maniche della maglietta e riprova. Mi guarda.

-Credo sia la sua ultima difesa: provo a ricolpirlo.

-Sicura che ciò non faciliterà questi... “cosi”?

-Beh, no, ma meglio rischiare.

-Cosa? Eh, no, aspetta!

-Troppo tardi.

La vedo ricolpire il fulcro una, due volte. Sta facendo effetto, lo vedo, ma ciò basterà?

Le forme si sfaldano, si decompongono, perdono luminosità, ma continuano a muoversi, morenti, come pesci fuori dall'acqua e che cercano di respirare con le branchie.

Mamma lascia l'asta di ferro e mi prende per mano.

-Andiamocene ora!

Mi giro all'entrata. I kaketama che prima avevamo attaccato poco a poco stanno perdendo la loro concretezza. Quindi quel “cuore” era davvero fonte di potere e forza...! Sospiro. E' una fortuna.

Mamma parte a razzo e io cerco di starle dietro come posso. Per le scale, inciampiamo ben più di una volta. La fretta ci rende impacciate e goffe.

Dal fondo, dalla stanza dove stava il “cuore”, sentiamo come dei botti, la luce poco a poco scompare del tutto. Ce l'abbiamo fatta, ma la cosa ha ottenuto l'effetto sperato?

Quando usciamo, la differenza di luce ci costringe a stare ferme un bel po' per riabituare gli occhi. Ne approfittiamo per muovere un po' tutti i muscoli, per sentire se ci fanno male. Prima, dalla paura, non ci abbiamo pensato molto.

Mi prendo la milza e cerco di regolare il respiro, mentre mamma sbatte le palpebre confusa.

Dopo qualche secondo, mi guarda e tenta di sorridermi.

-Andiamo?

Annuisco.

-Andiamo.

Mamma corre a destra, con rinnovata energia.

-Ehm... Chihiro?

-Sì?

-Dobbiamo andare... di là.

Lei si volta.

-Ah. Sì, ecco, lo sapevo. Volevo vedere se eri attenta.

Mi passa davanti e continua a correre nella direzione opposta a quella dove stava andando prima. Sospiro. Anche questo, grande cliché.

 

Ci nascondiamo dietro una colonna della struttura scolastica. Vediamo una demone venire sbattuta a poca distanza da noi. Non si rialza per un po', ma poi si risolleva acciaccata in aria, tornando all'attacco.

-I kaketama ancora non sono scomparsi, Aiko!

-Forse il “cuore” ancora non è definitivamente morto... bisogna attendere un po'.

-GIU'!

Mamma mi fa abbassare la testa quando il nostro nascondiglio viene semidistrutto.

Ci rialziamo tossendo a causa della polvere. Ci guardiamo intorno. La battaglia non solo era continuata, ma era addirittura peggiorata. Nonostante si vedano più demoni rispetto all'inizio, le cose non vanno bene.

Molte sono a terra senza muoversi e, ancora, il fatto che siano dovuti intervenire anche i comuni esseri umani, cioè i buddy, è un brutto segno. Molti non riescono ad essere di un reale aiuto: nonostante ci siano persone di ogni età, sia uomini che donne, nessuno sa bene cosa fare. Non sono guidati, la battaglia è, da entrambe le parti, senza un filo logico, come viene, tutti sono lasciati da soli a combattere contro il proprio nemico. Nessuno fa nulla per cercare di riunire le forze e fare un attacco che determini qualcosa. E, del resto, come si potrebbe in mezzo a quella confusione? Nessuno ascolterebbe...

Mamma si mette una mano fra i capelli, guardandosi intorno nervosamente.

-Cosa c'è?

-Dov'è Katsuragi?

Rivolgo lo sguardo verso il campo di battaglia. Effettivamente non lo vedo, non riesco neanche a scorgerlo. Sarà normale in tutta questa confusione?

-Katsuragi!

Alzo lo sguardo.

-Hakua!

-Allora, avete fatto?

La demone si nasconde insieme a noi.

-Sì, ma come vedi non sembra che le cose siano cambiate.

Si mette una mano sul mento.

-Forse ci vuole tempo perchè si abbia un qualche effetto.

Ci guarda.

-Comunque, prendete questi.

Hakua afferra il proprio manto di piume, tagliandone due piccoli pezzi.

-Che ci dobbiamo fare?

-Innanzitutto, li potete usare per difendervi. Basta fare così e così e, come vedete, si tramutano in due specie di scudi. Non vogliamo mica che moriate, no?

Io e mamma scuotiamo la testa, accogliendo con gratitudine il dono di Hakua.

-Senti, Hakua, ma dov'è mio padre?

-...Tuo pa... ah, sì, Katsuragi. Ci sta aiutando a combattere Takami, ma non essendo un demone non può fare molto. Tuttavia, almeno ci dà qualche dritta e siamo riuscite a ferire il nemico in più punti. Ma ancora non cede. Non so quanto potrà resistere, o meglio, non so quanto noi potremo resistere. Katsuragi si sta battendo molto valorosamente, non c'è che dire, non pensavo ne fosse capace, ma... Non c'è nessuna svolta. Ogni tanto prova a parlare con Takami. Non so bene quali siano le sue intenzioni, se sappia cosa fare o meno.

Sospira.

-Che situazione complicata...

Io e mamma guardiamo le nostre difese e poi annuiamo. E' lei a prendere la parola.

-Portaci da lui.

-Come?

-Ormai stiamo in mezzo al disastro, non c'è nient'altro che possiamo fare, no? Portaci da Katsuragi.

Hakua fissa mia madre negli occhi, cerca di farla desistere, ma Chihiro continua a essere ferma nelle proprie intenzioni. La demone, dunque, sospira nuovamente.

-Va bene, vi porterò da Katsuragi. Ma se vi ferite, non dite che non vi avevo avvertito.

Cominciamo a muoverci velocemente nel campo di battaglia, tentando di non incappare in nessun kaketama libero.

Ci guardiamo sollevate quando improvvisamente vediamo qualche nemico cominciare a indebolirsi, cominciare a svanire totalmente in alcuni casi. La nostra piccola avventura sta facendo effetto, finalmente.

Hakua sembra non farci troppo caso e, con un'ultima incitazione, ci porta davanti a Takami, che si sta guardando intorno confuso. Probabilmente non capisce cosa sta accadendo, perchè molti dei suoi alleati non ci sono più. Poi posa la propria attenzione su di noi e gorgoglia: avrà capito?

-A quanto pare stai perdendo di nuovo, Takami.

-Stai zitto, Katsuragi.

-Non pensavi che sapessimo dell'esistenza di quel fulcro dentro la scuola, eh?

-Silenzio.

Mamma sbarra gli occhi, vedendo papà quasi apparire dal nulla vicino a noi (in realtà ci è semplicemente corso accanto).

Mi mette una mano sulla spalla.

-L'osso duro è lui. Sta arrivando anche la polizia: la nostra lotta non sta passando totalmente inosservata. Senti? Il terremoto è cessato del tutto. Ora le persone cominciano ad accorgersi che qualcosa non va.

Ridacchia.

-L'Inferno avrà il suo bel da fare per modificare la memoria a tutta la popolazione!

Un mugolio ci fa sussultare. Hakua ha tentato di colpire Takami con la propria falce. Non gli ha fatto neppure un graffio. Viene spinta lontano e presa al volo da alcune sue compagne che, man mano, stanno arrivando.

Papà si guarda intorno, soddisfatto.

-Un attacco contemporaneo di tutte loro dovrebbe metterlo in seria difficoltà. Elsie.

-Sì, Kaminii-sama?

-Sì, Kaminii-sama?

Papà guarda entrambe le Elsie, poi scuote la testa.

-Intendevo quella presente.

Zia sorride arrossendo.

-Ah! Uh! Ok! Io assisto Aiko-sama!

Mi si mette accanto. Mamma guarda confusa le due Elsie.

-Ehm... ciao, Chi-chan!

Le fa un saluto con la mano. Lei sbatte le palpebre, poi si mette una mano sulla tempia.

-Questa storia mi farà venire il mal di testa.

Le sorrido, mentre vedo con la coda dell'occhio l'altra Elsie prendere Keima da sotto le ascelle per cominciare a volare.

-Pronto, Kaminii-sama?

-Mh.

Evitando una compagna che viene abbattuta da Takami, i due si alzano da terra, dirigendosi verso il bersaglio. Mamma mi mette il proprio scudo davanti: qualcosa ci stava arrivando addosso.

-Grazie...

-Nulla.

Mi ha salvata un'altra volta. Prima o poi dovrò ripagare.

Sento un boato quando Takami sbatte la coda a terra, alcune pareti della scuola crollano e io e mamma, che non voliamo, cadiamo. Ci guardiamo un attimo intontite, poi mi rialzo e aiuto mamma a fare lo stesso. Alziamo lo sguardo. Takami si sta sollevando. Le mani reggono il suo corpo, il suo busto si alza, si spolvera il ventre coperto di terra -ci era sdraiato sopra- e la coda si arrotola. Si erge in tutta la sua altezza. Faccio un passo indietro, aprendo la bocca: non mi ero resa conto fosse tanto alto!

Mi guardo intorno: dov'è finito papà? Dov'è Elsie?

-Aaaaaaah!

Sobbalziamo, sentendo il nemico gridare e muoversi cercando di togliersi qualcosa da dietro. Vediamo Keima e Elsie venire scaraventati a terra, mentre del sangue copioso esce dal dietro del collo del nemico.

Il collo è una zona praticamente fatale a prescindere dall'essere di cui si sta parlando. Un taglio netto al collo porta immediatamente alla morte e, anche se mal assestato, un colpo di una qualsiasi arma tagliente ad esso può far perdere molto sangue, indebolire, far perdere i sensi. E' stata una mossa intelligente, non c'è che dire, ma quanto può avergli fatto male?

Takami guarda il proprio sangue scendergli lungo la spalla e mi sembra vederlo gonfiarsi. Si guarda intorno, cercando di trovare con lo sguardo papà e Elsie, che si sono spostati. Appena si gira, vedo qualcosa di veloce e lucente colpirlo proprio nello stesso punto, praticando un taglio più profondo e preciso.

Takami non urla, ma si gira sorpreso, vedendo Hakua allontanarsi il più velocemente possibile, per quanto il manto di piume può permetterle.

La prima goccia di sangue tocca terra: è grande e l'odore è pungente. Eppure Takami non è morto, ancora no, anzi, si erge ancora su di noi, guardandosi intorno esterrefatto per essere stato così vulnerabile.

Le altre demoni si guardano, ma ormai hanno capito dove colpire e ormai sanno che è possibile ferirlo. Si gettano quasi simultaneamente sul nemico, puntando tutte al collo, ma Takami ha sei braccia e sei mani, si difende molto bene. Hakua lo ricolpisce da dietro, spostando il proprio obiettivo più in là.

-Credo che stia per finire.

Papà, a poca distanza da noi, guarda la scena.

-Però nessuno di questi colpi è quello di grazia.

Rivolgo la mia attenzione alla scena con aria interrogativa. Che intende dire?

Ormai il sole sta tramontando, i suoi ultimi raggi tingono di uno strano arancione la battaglia, che ormai sembra stia terminando.

Papà anche si rigetta nella lotta, grazie a Elsie, e anche io e mamma decidiamo di dare il nostro piccolo contributo.

All'improvviso, vediamo la maschera che copre metà del volto di Takami incrinarsi. Papà gli dà un colpo, facendola cadere. Trattengo il fiato e mi sembra di vedere mamma chiudersi gli occhi.

Dietro la maschera c'è solo uno spazio vuoto.

Rimando esterrefatta: cosa ne è rimasto del bel viso che aveva la prima volta che l'ho visto? Aveva un bel profilo, le proporzione erano perfette, era il volto che credo ogni uomo avrebbe voluto avere, perchè ora non l'ha più? Eppure il vuoto che ora sta al posto della faccia sembra muoversi, quando sentiamo Takami tossire, come se qualcosa ci fosse ancora, in fondo.

Il nemico si porta una mano alla gola insanguinata, ai tagli ben visibili su quasi tutto al collo, fatti per lo più da Hakua e altre capo zona. L'avevano fermato tutte con il manto di piume, le sue sei braccia erano quasi fuori uso, eppure colpirlo era stata comunque una grande impresa che non tutte erano riuscite a compiere.

Papà e Elsie ce l'avevano fatta. Io e mamma non eravamo riuscite a fargli neppure un graffio.

Takami cade a terra, nuovamente a pancia in giù, sembra girare il viso e guardarsi intorno, eppure non ha volto, mi sembra che alcuni fiori comincino a cadere.

Che... che stia morendo? Dopo tutto questo, bastava colpirlo nel luogo in cui tutti siamo più vulnerabili e indifesi?

Elsie poggia papà a terra. Lui tossisce -è molto stanco- e si avvicina al nemico.

-Takami.

-Mmmh...

-Hai fatto male i tuoi calcoli, hai nuovamente perso, e stavolta stai sparendo, non sarai soltanto imprigionato. Hai solo peggiorato la tua situazione.

-N... Non...

Sembra difficile per lui parlare.

-Credo che tu non abbia perso per non essere stato abbastanza accorto. Il tuo piano era... quasi perfetto. Eri circondato di nemici da ogni parte, eppure sei riuscito ad andare avanti e a rimanere nascosto per molto tempo.

Papà si mette una mano sul petto, abbassando lo sguardo.

-Ma. Ma, hai sbagliato una cosa. Hai fatto un grandissimo errore. Hai sottovalutato il potere che ha l'Amore sugli esseri umani. Eppure, da parte tua, dovrebbe essere uno sbaglio imperdonabile, considerando la tua discendenza.

Papà sospira.

-Credo di... averlo io stesso sottovalutato. Infatti, l'Amore che intendo io, che abbiamo entrambi perso di vista, è spontaneo e illogico. Mi costa molto dirlo, ma, in certi casi, è anche più forte di quello creato su una conquista.

Lo guardo incuriosita dal suo discorso, mamma lo guarda trepidante.

-Io... non credo di essere ancora capace di amare così tanto qualcuno, eppure, la tua sconfitta è stata proprio in nome di questo Amore!

Takami sussulta, sembra voler dire qualcosa, ma non sembra farcela. Mi sento impietosita tutto di un tratto, di fronte al suo agonizzare prima di morire.

-Takami.

Papà fa un passo avanti.

-Ciò che ti ucciderà non saranno i colpi che hai subito: infatti vivi e mi stai ascoltando! Se ti lasciassimo qua, probabilmente cominceresti a guarire e a rigenerare la carne e la pelle.

Vedo anche mamma fare un passo avanti. Mi sembra di sentire il cuore scoppiare per l'emozione, per l'affetto verso mio padre che sta lì a parlare (non so bene a che scopo), il suo discorso mi colpisce e sento che anche mamma prova la stessa cosa e così Elsie e Hakua: è quasi palpabile.

-Ciò che ti ucciderà è la stessa cosa che tu hai abbandonato, secondo ciò che mi è stato raccontato, per il sogno di costruire un Inferno più potente di ogni altra cosa. Ebbene, se ciò che ti ha fatto uscire allo scoperto è stato l'Amore di Chihiro, lascia che adesso sia il mio, per quanto sciocco e alquanto irragionevole, a sconfiggerti.

Takami sembra quasi non respirare più, inizia a muoversi spasmodicamente, i fiori sul suo capo cominciano a marcire,

-L'hai detto anche tu, me l'hai dimostrato che io e te siamo in una qualche misura ancora collegati, no?

Mi guarda.

-Giusto?

Lo vedo sorridere e rimango stupita da quel sorriso, perchè è diverso. E' molto caldo e sicuro, fino a questo momento non l'avevo mai visto sul Keima di questo presente, l'avevo solo visto sul Keima che sarà già padre e marito.

Sento le lacrime agli occhi, il cuore è impazzito nel petto, mi sembra di iniziare a correre verso papà per abbracciarlo (da quant'è che non lo faccio?).

Takami esala l'ultimo respiro.

 

8 Luglio, Domenica, ore 19:47

La missione è completa, il salvataggio è stato effettuato, sto tornando a casa.

Zia ha la sua mano sulla mia spalla e ridacchia chiacchierando con la Elsie del passato.

Guardo papà e mamma, che mi fissano.

Lui sembra essersi già abituato all'idea che Chihiro sarà sua moglie, mentre lei sembra ancora scioccata dal fatto che io fossi sia figlia e lei non se ne fosse accorta. Infatti, mi guarda inclinando la testa.

-In effetti mi ricordavi qualcuno.

Rido, prendendo gli occhiali dalla tasca e mettendomeli sul naso (davanti a lei non li avevo mai indossati). Lei avvicina il suo viso al mio, scrutandomi.

-Nessuno potrà mai dire che sei figlia dell'idraulico.

Papà scuote la testa, poi mamma lo guarda.

-Aiko, non dirmi che sei diventata anche te un'otaku, per favore.

Le faccio vedere la PFP, sorridendo. Papà annuisce.

-Il sangue Katsuragi non mente.

-Ho procreato una piccola Otamega, oh, fantastico.

Rido: lo dice spesso anche a casa, ma la cosa non le dà troppo disturbo, lo so bene.

-Ma hai preso qualcosa da me?

-Sono la vocalist di una band, che ha ripreso il nome dalla band tua.

Lei sorride, gonfiando il petto.

-Ah, lo sapevo che doveva esserci qualcosa: cominciavo a pensare che Katsuragi ti avesse fatto da solo.

Scuoto la testa, sospirando. Devo dire la verità, mi mancheranno un po' questi genitori giovani quanto me... Zia mi chiama.

-Aiko-sama, andiamo!

-Arrivo.

Prendo tutti gli oggetti che avevo portato con me, abbraccio mamma e papà.

-Ah, uhm, papà.

-Sì?

-Sai che per premio domani ti toglieranno dall'unità kaketama, sì?

Lui sobbalza, emozionato.

-Davvero?

-Sì, e a questo punto non hai più scuse, mettiti subito con mamma.

Lei scuote la testa.

-Io ancora non ci sto capendo nulla.

-Meglio così.

-Aiko-sama!

Mi giro.

-Uhm, beh, ci vediamo tra qualche annetto.

Li saluto con la mano, dirigendomi verso zia. Spariscono da davanti a me. Nei pochi secondi che passano, zia mi dice che l'Inferno del nostro presente cambierà i ricordi di tutti e Chihiro non si ricorderà nulla di tutta la vicenda dei kaketama. Io scomparirò dalla loro testa. Poi, non vedo più nulla.

 

21 Novembre, Martedì, ore 22:48

Sono a casa, nella mia camera, sdraiata sul letto.

Cosa? Un sogno?

Mi alzo, guardandomi intorno. Tutto sembra a suo posto, nulla sembra essere stato mosso e pare che non sia stata via neanche per un secondo. Quindi... mi sono immaginata tutto?

Mi passo una mano fra i capelli. Sobbalzo. Sono corti! Significa che è successo davvero!

Mi alzo in fretta, uscendo dalla mia camera. Guardo ogni singola foto nella casa: un paio di esse sono diverse, ce n'è una in più su uno scaffale, ma tutto sembra essere rimasto lo stesso.

Guardo i miei documenti scolastici: ho il mio nome, sono nata lo stesso giorno... Direi che ho fatto un buon lavoro. Vado in bagno a guardarmi allo specchio: non ho più nessun collare.

Scendo, andando nella stanza in cui mamma e papà stavano parlando prima che me ne fossi andata, e ci sono, stanno là e stanno nelle stesse posizioni di quando me ne sono andata.

Entro.

-Mamma! Papà!

Loro si girano, guardandomi perplessi.

-Che c... quando ti sei tagliata i capelli?

Faccio un cenno con la testa, come per dire che non importa, prima di sorridere.

-Vi amate, vero?

Ridono.

-Naturalmente.

Sospiro.

-Io... non credo di essere ancora capace di amare così tanto qualcuno, eppure, la tua sconfitta è stata proprio in nome di questo Amore!

-In nome di questo Amore...

-Come, Aiko?

-Niente niente. Lasciate perdere. Vado a dormire.

Li saluto, augurando la buonanotte e risalendo le scale fino in camera mia.

-In nome dell'Amore, mh? Suona bene.

Mi rigiro, chiudendo gli occhi. Mi metto una mano sul cuore.

-Suona bene...

 

 

Note di Elfin:

Voi non avete idea di quanto mi costi mettere questo capitolo. Per questo ho ritardato tanto, non molto per scriverlo, ma per inserirlo. Nonostante sappia che non è che sia la mia ultima storia in questo fandom, mi piange il cuore mettere che è completa. Mi ha accompagnato per un bel pezzo di quest'anno: è come lasciare un vecchio amico! ='(

In realtà, è stato anche un problema scriverlo questo capitolo, infatti non ho mai aggiornato neppure le raccolte su questo fandom. Mi sono impegnata molto a scriverlo e credo che alla fine sia la degna conclusione.

 

Ringraziamenti speciali:

Violaine che ha recensito tutti i capitoli =)

Kirakora che ne ha recensiti la maggior parte (qualcuno se l'è perso a causa di impegni esterni, ma è stata comunque di enorme sostegno =D)

Chibs che ha recensito fino a che non è totalmente scomparsa da EFP

Violaine, Kirakora e Chibs tutte insieme per aver messo la storia fra le preferite ;)

I lettori e le lettrici silenziosi/e che hanno seguito tutta la storia dall'inizio alla fine

I lettori e le lettrici silenziosi/e che, sporcaccioni/e, hanno letto solo il nono capitolo, quello dell'hotel XD E sono circa una trentina! Ragazzi/e, siete proprio senza vergogna XD

 

Piccoli avvisi finali:

Ricordatevi che il 6/6 uscirà il nuovo volume di TWGOK, oltre a essere il compleanno del nostro Keima *-*

Il 18/6 uscirà il nuovo OAV su Kanon.

A luglio, non ricordo a memoria il giorno, inizierà la terza stagione di TWGOK, che a quanto pare prenderà il cosiddetto “Arco delle Dee” (credo sia quello che stiamo leggendo sul manga, perciò a vederlo ci faremo tutte un bello spoiler gigante XD) =)

Andate a votare per l'approvazione di alcuni personaggi in alto a sinistra con “Aggiungi Personaggi”: non permetterò che la mia piccola Shiori sia esclusa dal gruppo!

 

Kiss

 

Incipit della prossima piccola long:

Delle piroette di fumo si alzavano dal ribollire fumante delle pozioni; i gargoile immobili fissavano le formule alchemiche incise alle pareti, i loro occhi scendevano sui fogli già ingialliti eppure appena comprati, sulle mura spesse e possenti. Era quasi una cella, quella stanza, libera da ogni contatto con la realtà, pura: da sotto la cattedrale, non si poteva neanche vedere.

-Yokkyun, non ce la faccio.

Aspetto tutti quanti ;)



   
 
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