ACCETTIAMO L'AMORE CHE CREDIAMO DI MERITARE


Ho sempre creduto che la mia intera esistenza fosse caratterizzata solo ed esclusivamente dal dolore. 

Il mio primo ricordo, di quando ero bambina, è il primo schiaffo che mi diede mio padre. Me lo ricordo come se fosse ieri. Non volevo andare a quella stupida festa, soprattutto vestita in quel modo ridicolo. Odiavo quell'abito color pesca, pieno di fronzoli e tulle. Scomodissimo. Avevo quattro anni. Non piansi. Non feci nulla, tranne che fissarlo dritto negli occhi. Mio padre la prese come segno di sfida e voleva insegnarmi il rispetto, così diceva lui, riempiendomi il corpo di lividi. Da quel momento capì che la mia famiglia ed io eravamo totalmente diversi. Non avevamo nulla in comune. Solo il sangue, ma ce ne facevo poco niente del sangue, io. Non mi sono mai sentita figlia loro, non del tutto almeno.

Mi rintanai in un mondo tutto mio, dove i padri accarezzano le figlie e non le picchiano e le madri le abbracciano e non le ignorano. Mi sentivo incredibilmente sola, nessuno riusciva a capirmi. Nessuno eccetto lui, il mio migliore e unico amico. Pensavo che lui fosse diverso, che non fosse come loro, che non mi avrebbe mai ferito. Invece eccomi qui. Di nuovo sola, con il cuore spezzato in mille pezzi e un dolore insopportabile nel petto.

Innamorarsi del proprio migliore amico può complicare tutto, soprattutto se l'amico in questione è Sirius Black. Sapevo benissimo come era. Come trattava le sue tante fidanzate (era così che chiamava tutte le ragazze che si portava a letto).

Volevo qualcosa di più. Qualcosa che lui non era in grado di darmi. Fui così sciocca da ritenermi diversa, speciale. Ma mi sbagliavo. Per lui ero come tutte le altre. Solo un corpo con cui divertirsi.
Credevo potessi essere quella giusta per lui. Passavamo tanto tempo insieme, a parlare. Con me si confidava, mi diceva tutto. Pure troppo. Una volta mi disse che ero perfetta e se qualcuno diceva il contrario era solo un pazzo che non capiva nulla. Ma poi se ne andò, mi lasciò lì per andare a flirtare con un'altra. Chissà se stava dicendo le stesse cose anche a lei, pensai. E sentii un tonfo al cuore. Quanto faceva male. Era tutto sbagliato. 

Avevo la piena certezza di vivere una vita che non era la mia. Una vita che non mi apparteneva, che sentivo troppo stretta per me. Volevo lasciarmi tutto alle spalle, la mia famiglia, Sirius, e andarmene via, lontano da tutto questo.

Avvertii un rumore di passi. Mi voltai. Era Sirius. Dopotutto tornava sempre, lui. Anche quando lo insultavo e gli dicevo cose orribili continuava a cercarmi. Sempre. 

Mi prese la mano, senza dire nulla, e mi lasciai trascinare. Come potevo rinunciare a tutto questo, a queste sensazioni, al cuore che batte all'impazzato ogni volta che mi sfiora? Avevo bisogno di lui, di tutto questo. 

Masochista, dissi tra me e me.

Alla fine preferivo averlo per me anche se solo per una notte che non averlo per niente. Con Sirius Black era così, un attimo prima sei in paradiso, in quello dopo all'inferno.