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Autore: Carangel_    03/06/2013    2 recensioni
Uscivo con le stesse persone da anni, conoscevo pochissima gente e automaticamente il mio livello di popolarità era bassissimo: nemmeno l’albero del mio giardino sapeva dell’esistenza di Fiammetta Wilkinson.
E a volte, avrei desiderato essere come quelle puttanelle che frequentavano gente “figa”, loro sembravano essere calcolate in qualche modo, erano calcolate perché la davano a chiunque, ma erano calcolate.
Aprii l’armadio indecisa su cosa mettermi.
Ogni sabato era lo stesso dilemma, sapevo benissimo che poi io e il mio gruppo di amici ci saremmo imbucati in qualche localino senza essere visti da nessuno, eppure ci tenevo a vestirmi bene, magari era la sera giusta che qualche bel ragazzo si accorgesse di me.
Mi dicevo sempre così prima di uscire, ma alla fine il massimo che ricevevo era un’occhiata un po’ più insistente delle altre e qualche commento ridicolo a cui io rispondevo ridendo.
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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                                                                                Same life..                                                  

Alice nella stanza chiusa restava senza sorridere più
Le sembrava aver perso da sempre qualcosa per sentirsi speciale…

 

Correvo, correvo sempre più forte. Una distesa d’erba infinita intorno a me. Mi sentivo libera, felice. Correvo, correvo sempre più forte. E poi volavo, volavo sempre più forte. Nessuno avrebbe potuto fermarmi. Per la prima volta mi sentivo capace di qualsiasi cosa. Il vento mi accarezzava il viso, me lo sfiorava dolcemente, mentre dall’alto vedevo miriad…
-Fiamma!Svegliati è tardissimo sono già le sette e mezza!Muoviti scendi dal letto!-era troppo bello per essere vero, era solo un sogno, come sempre. Mi rigirai tra le lenzuola e per tutta risposta a mio padre tirai la coperta fin su l’orecchio. Mio padre raggiunse il letto e mi tirò via le coperte di dosso -Guarda che il pullman non ti aspetta, muoviti!-. Come mio solito rimasi cinque minuti immobile, indecisa se alzarmi o no, fissai l’armadio con gli occhi ancora appannati di sonno. Iniziai a contare per incoraggiare il mio corpo ad alzarsi, uno…due..e…con un balzo scesi dal letto e il freddo del pavimento mi invase. Feci una corsa in bagno e chiusi la porta  a chiave. Accesi il termoventilatore con un sospiro di sollievo, anche se erano i primi di maggio faceva tutt’altro che caldo! Diedi un’occhiata allo specchio per informarmi del mio stato di bruttezza . Decisamente racchia (che se non si fosse capito era il grado più basso). La matita nera sciolta che puntualmente la sera mi scocciavo di togliere mi contorniava gli occhi grandi e marroni, la coda di cavallo (ormai diventata coda di gallina) lasciava sfuggire tantissimi capelli rosso fuoco fuori dall’elastico. Scossi la testa sconsolata, quasi come se la tizia orrenda nello specchio potesse capirmi.
E’ solo un riflesso, mi ripetevo. Mi lavai velocemente. Mi vestii. Mi truccai. Raggiunsi il pullman. Solita chiacchierata tra amici. Raggiunsi la scuola. Un’altra chiacchiera tra amici. Raggiunsi l’aula. Iniziò la tortura. Solita routine. Mi appoggiai sul banco ancora più assonnata e guardai la professoressa di matematica impegnata con un disegno di un’iperbole alla lavagna. 
Mi feci la solita domanda : 
Chissà se un giorno l’iperbole mi servirà a qualcosa nella vita. Magari quando lavorerò al Mc donald’s, perché il mio sogno lavorativo fallirà, qualcuno mi chiederà un panino a forma di iperbole…magari lo inventerò io…chi può dirlo?
Mi girai verso i miei compagni dietro, li guardai e l’unica cosa che riuscì ad uscirmi dalla bocca fu un annoiatissimo e biascicatissimo “Che palle!”. Leila e Giulia mi guardarono divertite  “Non si può accoppiare geometria analitica e divertente!E poi ti ricordo che questo è l’ultimo giorno di tortura, lunedì si parteeeeeee! ”, tramutai il mio broncio in un lieve sorriso. Ero emozionatissima all’idea di partire per la gita, insomma saremmo stati per sette giorni fuori da casa, lontani dai genitori, lontani dalle costrizioni e liberi di ubriacarci e fumare tutta la notte, magari anche tutto il giorno!Ma allo stesso tempo ero preoccupatissima, perché? Perché non ero mai stata brava a farmi degli amici e la cosa che mi preoccupava era il fatto che più della metà della mia classe si era rifiutata di partecipare e io non conoscevo nessuno delle altre classi, o comunque li conoscevo per nominata…

Quarta C: classe di “alzati di culo” e “sfondati di soldi”

Quinta F e L: Mai sentiti nominare

Quarta B: Idem

Quarta E: classe pessima composta da “sfigati” e “drogati alcolizzati”

Infine la nostra, 
la Quarta D (o quello che ne rimaneva durante la gita): Io, Leila, Giulia, Lucas, Gianni, Paolo e Roxy

Le ragazze sembravano eccitatissime, e quando fuori dalla scuola ci salutammo mi urlarono un sonoro”Ci vediamo lunedììììì!”mi avviai verso la macchina di mia madre. Rimasi tutta la giornata a riflettere sulla gita, e più ci riflettevo più mi preoccupava.
La valigia era pronta, avevo già abbinato i vestiti, e mi complimentai con me stessa per gli accoppiamenti fatti. 
Se non fossi riuscita a far amicizia come mio solito? Se fossi risultata la sfigatella della situazione? 
Mi convinsi che era meglio non pensarci, così chiamai Gaia
–Ehi!Stasera allora scendiamo?- le chiesi fingendo di non sapere la risposta
-Certo che scendiamo, è sabato!Ci vediamo alle otto davanti alla stazione- come sempre. Pensai.
–Va benissimo. A dopo-
spinsi il tasto rosso del cellulare e feci un forte sospiro. 
Se mi fermavo a riflettere sulla mia vita, mi accorgevo che era sempre uguale: Monotona, noiosa. 
Uscivo con le stesse persone da anni, conoscevo pochissima gente e automaticamente il mio livello di popolarità era bassissimo: nemmeno l’albero del mio giardino sapeva dell’esistenza di Fiammetta Wilkinson. 
E a volte, avrei desiderato essere come  quelle puttanelle che frequentavano gente “figa”, loro sembravano essere calcolate in qualche modo, erano calcolate perché la davano a chiunque, ma erano calcolate.
Aprii l’armadio indecisa su cosa mettermi. Ogni sabato era lo stesso dilemma, sapevo benissimo che poi io e il mio gruppo di amici ci saremmo imbucati in qualche localino senza essere visti da nessuno, eppure ci tenevo a vestirmi bene, magari era la sera giusta che qualche bel ragazzo si accorgesse di me. Mi dicevo sempre così prima di uscire, ma alla fine il massimo che ricevevo era un’occhiata un po’ più insistente delle altre e qualche commento ridicolo a cui io rispondevo ridendo.
Alle otto e dieci ero davanti alla stazione, Gaia mi guardava contentissima e mi diede uno scossone per le spalle
-Viene anche Francesco!- annuii 
–Che bello, magari è la volta buona che vi…”appariate”- dissi ridendo. 
Francesco era un tizio che io e Gaia incontrammo qualche anno fa durante una gita, lei se ne innamorò, ma lui non se ne accorse mai. Dopo qualche giorno di pianti Gaia si decise a cercare un altro principe azzurro, però quando il destino ha deciso che due persone devono stare insieme, state certi che le farà rincontrare. Infatti qualche mese fa un nostro amico decise di farli conoscere (ignaro del fatto che loro si conoscevano già) e loro davanti a me, come se non fosse successo nulla si strinsero la mano, come se non si fossero mai visti. 
Gaia se ne era riinnamorata follemente e stava aspettando che lui si dichiarasse.
Lo vedemmo arrivare assieme a Jeremy con la sua solita andatura ciondolante. Ci salutarono. Dopo qualche secondo ci raggiunsero anche Bella e Ramona, ci corsero incontro e io saltai addosso a tutte e due come mio solito
-Sono così felice di vedervi!Mi siete mancate un sacco!- Bella mi sorrise e ricambiò l’abbraccio
-Anche tu!-
Bella mi era sempre piaciuta. 
Era una di quelle persone che non hanno peli sulla lingua e ti dicono in faccia quello che pensano, c’eravamo da subito trovate bene insieme. 
Ramona invece era più grande di tutti noi, e ci faceva un po’ da mamma, quando c’era bisogno di qualche consiglio correvamo da lei, eri sicuro di trovare comprensione e affetto.
E poi c’era Jeremy. 
Non sapevo quasi nulla di lui, e quelle volte che parlavamo cacciavamo stronzate in quantità. Sembrava uno di quelli che non se ne frega di niente e di nessuno. In realtà era così, ma era simpatico in fin dei conti, faceva subito amicizia e riusciva a parlare con tutti senza problemi.
Beato lui. Vorrei avere anche io quella cazzo di sicurezza.

Quella sera passò velocemente e senza che me ne accorgessi si fece già mezzanotte. Salutai tutti con un bacio sulla guancia. 
Corsi in macchina,
–Ciao papà- mio padre mi salutò e mise in moto 
–Ricordati che questa sera abbiamo fatto un ‘eccezione, lo sai che tua madre vuole che ritorni alle undici – sbuffai -Per favore, ho diciassette anni!Tutti gli altri si ritirano verso l’una!- 
mi sentivo sempre così inferiore, e i miei non mi aiutavano affatto in questo con il loro atteggiamento iperprotettivo. Feci la solita discussione sull’orario e tornai a casa come sempre nervosa.
Un altro sabato rovinato dai miei. Perfetto!

Entrai sbattendo la porta e salutando fugacemente mia madre seduta sul divano a guardare uno di quei programmi idioti sui popoli antichi.
Mi chiusi in camera e mi buttai sul letto a peso morto. 
Fiamma!dopodomani parti, solo un altro giorno di sopportazione e poi sarai libera per una settimana.
Questo pensiero mi rasserenò, così incominciai a ripensare alla serata, che in fin dei conti non era stata così male. Mi sorpresi a chiedermi perché Jeremy mi fosse stato a debita distanza quella sera.
Scossi la testa.
Magari gli sto antipatica.
 
Senza che me ne accorgessi afferrai il cellulare e digitai il numero di Gaia, lei mi rispose dopo il primo squillo -Pronto? Fiamma?-
-Gaia…sì sono io…-
-Perché mi hai chiamato?-
-Io…non so mi vergogno a chiedertelo ma…-
-Muoviti parla!-
-…Jeremy…sembrava quasi che non volesse avvicinarsi a me- Udìì un sonoro “aaaaaah” dall’altra parte del telefono – Promettimi che se ti dico questa cosa te la tieni per te…-
Risposi incerta 
–Certo…-
-Francesco ha detto a Jeremy che secondo lui stareste bene insieme…tu e Jeremy intendo-Sgranai gli occhi nel buio della mia camera
– Cosa?! E Jeremy cosa ha detto?-
- Che sei una bella ragazza- mi misi a ridere vivacemente 
– Grazie..comunque sappi che a me Jeremy non piace proprio -
- Fiamma, per favore, era solo per dire…ora però non ti atteggiare che Jeremy ha detto che sei bella!- la sentii ridere e io risi insieme a lei
– Figurati, non sono il tipo, comunque ora vado, Buonanotte!-
-Buonanotte Fiamma!-
spensi il cellulare e mi avviai a mettere il pigiama. Jeremy non mi piaceva, mi attirava solo, ma se pensavo alla possibilità di starci assieme ero un po’…schifata.
Eppure da quando Gaia mi aveva confessato quella cosa non vedevo l’ora di incontrarlo, per vedere come si sarebbe comportato.

Ciao a tutti,
sono nuova di qui e quando ho pubblicato questo capitolo ero in superansia perchè ho continuamente paura di sbagliare qualcosa o di violare qualche regola (assurdo vero?)
Comunque, parlando della storia, la canzone è di Annalisa Scarrone e per chi non l'ha mai sentita consiglio di ascoltarla perchè a mio parere è bellissima (da sottolineare: Annalisa non è la mia cantante preferita, ma questa canzone la adoro).
La protagonista non è Alice ma Fiamma che si rispecchia in lei (spero sia stato chiaro questo...) non so quante persone la seguiranno e spero vivamente che vi piaccia...e non la troviate banale, perchè spesso le storie di questo genere possono risultarlo :)

Bacissimiiiii,

Carangel_

  
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