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Autore: Euachkatzl    03/06/2013    1 recensioni
“Black window of la porte? Ma non è quella…”
“Sì, Tico, è quella che tu non riesci a suonare neppure su Guitar Hero” gli rispose Richie, un po’ pentito di avermi preso in giro, ora che stavo suonando perfettamente una delle canzoni più difficili che avesse mai sentito.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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 I don’t wanna be another wave in the ocean
I am a rock, not just another grain of sand
I wanna be the one you run to when you need a shoulder
I ain’t a soldier but I’m here to take a stand
Because we can

 
 
“Stasera abbiamo con noi una nuova signorina. Fatemi un bell’applauso per Jujuuuuuuuuu!”
“Meno male, sono tre sere che veniamo qui e tre sere che ascoltiamo sempre le stesse canzoni” commentò Jon, piuttosto allegro dopo un paio di birre. Appoggiò la schiena allo schienale della sedia, gustandosi compiaciuto le mie gambe, coperte solo da un paio di calze a rete e una minigonna. In effetti, stavo morendo di freddo.
“Ciao, sono Juju…” cominciai timidamente, guardando intimorita la folla disposta davanti al palco, che mi osservava. Mi piaceva quel locale, mi era piaciuto dalla prima volta che ci avevo messo piede, accompagnata dal mio ragazzo, che ormai era diventato soltanto un ex. Quel pub era diverso da quelli che frequentavamo di solito: appena entrata ero stata avvolta dall’odore del legno, invece che da quello dell’alcool. Era un’unica sala, con un lungo bancone bianco vicino all’entrata; una ringhiera dorata separava la pista da ballo da una serie di tavoli disposti più o meno ordinatamente di fronte ad un palco, dove un ragazzo stava cantando una canzone degli Aerosmith. Quel posto era così accogliente, dalla platea; ora, dal palco, sembrava invece molto ostile.
“Ciao Juju, io sono Richie” mi urlò di rimando un uomo dal pubblico, che fulminai con lo sguardo. Ero già abbastanza nervosa, non mi serviva un idiota a rovinare ulteriormente le cose. Decisi di ignorarlo e proseguire il mio discorso.
“Vengo dall’Italia, mi sono trasferita qui a Perth Amboy perché… Bè, perché mi piaceva la città. Ehm.. vabbè... sono qui per suonare una canzone, Black window of la porte… spero vi piaccia, è un genere di musica un po’ particolare.”
 
“Black window of la porte? Ma non è quella…”
“Sì, Tico, è quella che tu non riesci a suonare neppure su Guitar Hero” gli rispose Richie, un po’ pentito di avermi preso in giro, ora che stavo suonando perfettamente una delle canzoni più difficili che avesse mai sentito.
 
Terminata l’esibizione emisi un grande sospiro, dovuto al dolore alle dita dopo sette minuti di schitarramento forsennato e al sollievo per aver finalmente concluso quell’interminabile canzone. Dopo qualche secondo di silenzio, si levò un gigantesco applauso, con tanto di fischi e incitamenti. Qualcuno si alzò addirittura in piedi.
“Grazie, alla prossima” salutai quella folla urlante, dirigendomi dietro le quinte.
 
“Signori, avete appena visto all’opera la mia futura moglie” sentenziò Richie, scatenando l’ilarità dei suoi amici.
“Ti prego, avrà al massimo 20 anni” rise Jon, tirando un pugno scherzoso al braccio dell’amico. “I 50enni ormai sono fuori dai giochi”
“Ah, la mettiamo così? Stai attento, tu sarai uno dei miei testimoni” rispose Richie, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il palco.
“Ehi, dove vuoi andare?” gli chiese David, che si era perso tutta la conversazione a causa di un’improvvisa telefonata di sua figlia.
“Va a conoscere la sua anima gemella” disse Tico, divertito.
“Prova con la chitarrista che si è appena esibita, sarebbe una bella conquista” scherzò il tastierista.
“Sì, in effetti l’obbiettivo è proprio lei. Tu sarai un altro testimone” gli urlò Richie, sempre più convinto che sarei stata la sua prossima preda.
 
Quando sentii bussare alla porta del mio camerino mi ero appena spogliata per farmi una doccia. Maledicendo il genio che aveva avuto la balzana idea di volermi incontrare, mi avvolsi in un asciugamano e andai ad aprire. Mi trovai di fronte ad un uomo alto, con dei lunghi capelli castani; ma la cosa che mi inquietava di più era la sua spaventosa somiglianza con Richie Sambora.
“Ciao” mi salutò, con un gran sorriso, come se salutare un estraneo mezzo nudo fosse la cosa più normale del mondo.
“Ciao, sono Juju” mi presentai, tendendogli la mano, mentre l’altra cercava disperatamente di non far cadere l’asciugamano che stava pericolosamente scivolando giù.
“Piacere, Richie” rispose lui, stringendomi la mano. Aveva una presa forte, salda, ma affettuosa. Mi innamorai delle sue mani.
Dopodichè ci fu un lungo momento di silenzio. Quel tizio continuava a sorridermi, mi stavo innervosendo. “Hai presente Richie Sambora, il chitarrista dei Bon Jovi? Gli assomigli tantissimo” dissi, per smorzare la tensione che si stava creando.
“Eh, sì, in effetti… sono io” mi rispose, facendomi sprofondare. Ero davanti al Re dello swing con addosso un misero asciugamano e, cosa peggiore di tutte, un sorriso ebete si stava sempre più allargando sulla mia faccia.
Viste le mie condizioni pietose, Richie si sforzò di improvvisare una conversazione “Sei davvero brava a suonare la chitarra. Dove hai imparato?”
Io, imbambolata a guardarlo, impiegai un po’ a capire che mi aveva fatto una domanda, e ancora di più a formulare una risposta coerente. “In Italia, quando avevo quindici anni… mi sarebbe piaciuto tantissimo imparare a suonare la chitarra, così un mio amico mi insegnò… ero brava, sì…”
Richie rise, forse a causa della mia risposta stupida o del mio sguardo ebete. “Stiamo cercando un chitarrista per alcuni concerti, ci serve una spalla. E tu saresti ottima. Vieni domani allo studio di registrazione, magari ci fai sentire qualcosa di più” mi disse, porgendomi un foglietto sul quale era scribacchiato un indirizzo e un orario.
“Ok, grazie, ci sarò” risposi prendendo il pezzo di carta, uno tra i più importanti pezzi di carta della mia vita. Per alcuni il foglio più importante della propria vita è la laurea, un contratto, il certificato di matrimonio. Il mio è stato un foglio strappato da un taccuino.
“A domani, allora” mi salutò Richie, sparendo lungo il corridoio ed evitando un gruppo di ragazzi ubriachi che si aggiravano chissà perché dietro le quinte del locale.     
 
Nota dell’autrice:
Ciaoooooooo <3 questa è la mia prima fanfiction, voglio sapere se piace o no. Se vedo che qualcuno la segue, che qualcuno recensisce, aggiorno, altrimenti mi deprimo e non faccio più niente T.T . Vabbè, spero vi piaccia. RECENSITE, I PLEASE YOU!
P.S. Forse quando riaggiornerò avrò cambiato nome, ma tranquilli, sono sempre io :)
  
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