CHOICES
AND CHARGES
*
This is me for
forever
One without a name
These lines the last endeavor
To find the missing lifeline
- Nightwish
*
Capitolo Primo: Jinchuuriki
Sabbia.
Granelli sferici e irregolari,
immensa spirale che lambisce le dune, si snodano come un serpentone infinito,
mutevoli al soffio del vento, lieve sentire, e quell'odore che invade le
narici.
Gaara è nato lì, tra la sabbia
di Suna, attorno a lui ha sempre visto la sabbia di casa, le immense pendici di
monti scarmigliati e la sabbia che copiosa invade sempre il suo orizzonte.
Ama la sabbia, è sterile, come
il suo cuore, e la comanda lui, per ogni suo capriccio e desiderio.
La sua mente viaggia, ricorda,
con sgomento, un respiro forte e rasposo di una presenza ingombrante, piena
d'ira e desiderio di vendetta. Porta le dita candide alla tempia destra, lì
dove era stato battezzato dal kanji.
Shukaku è dentro di lui, ora è
una presenza sopita, acquattata dentro di lui, in attesa di essere risvegliata
e poter scatenare tutta la sua forza mostruosa.
Siamo uguali, tu ed io...
Quelle parole, così marchiate
a fondo nella sua memoria, bruciano ogniqualvolta il suo pensiero vi si
sofferma.
Uguali.
Vorrebbe dire che sono uguali
in quanto mostri?
Shukaku sibila, irritato,
dentro di lui, la sabbia, lentamente, comincia ad alzarsi dal terreno in
piccole volute circolari. A Gaara basterebbe uno schiocco di dita per rendere
quei mulinelli dei veri e propri tornadi che possano spazzare via il villaggio di
Suna.
O forse Konoha, dove la
persona che gli aveva detto quelle parole vive.
O forse ovunque quella persona
fosse andata, assente da anni dal suo villaggio natale.
Gaara controlla Shukaku, con
una carezza mentale raggiunge il tasso e lo acquieta, e la sabbia torna ad
essere in balia del vento, senza essere sottoposta al suo controllo.
Uguali.
Mostri.
Immediatamente quella
spiacevole parole solleva la sabbia con la quale Gaara aveva seppellito i
tristi ricordi della sua infanzia.
Mostro.
Quel sussurro terrorizzato, un
filo di voce appena accennato e pronto a spezzarsi, quelle grida atterrite di
bambini e ragazzi, lo scalpiccio di gambe fuggenti, singulti, lacrime di
terrore.
E poi un viso moribondo,
smorfia di dolore e una richiesta.
Per favore muori.
Un'esplosione.
Gaara spalanca gli occhi che
nemmeno si era accorto di aver chiuso, raddrizzandosi e fronteggiando a viso
aperto il vento che lo stava sfidando.
Siamo uguali
Gaara rivede con gli occhi
della memoria un corpo strisciare verso di lui, capelli biondi devastati dal
disordine, un viso segnano da cicatrici di sofferenza, un rivolo di sangue a
percorrerglielo verticalmente, occhi azzurri, incredibilmente cristallini,
segno di una fiamma pura che vi arde all'interno.
Uguali.
Le braccia conserte al petto
di Gaara si contraggono e le dita premono con maggiore pressione sulla stoffa
del suo elegante completo. Uguale... a chi?
Ad un ragazzo dall'infanzia
ricca di ombre e dolore? Ad un ragazzo che porta un marchio stampato sulla sua
pancia, simbolo di qual spaventosa e mostruosa creatura cela dentro di sè?
Uguali.
Forse è vero.
- Naruto Uzumaki - pronuncia
il suo nome in un sussurro ghermito immediatamente dal vento.
Da quando Sasuke Uchiha aveva abbandonato
il Villaggio della Foglia, Naruto stesso se n'era andato con uno dei tre ninja
leggendari, Jiraya, per allenarsi per conto proprio. Quanti mari e monti ha
percorso? Quante ferite hanno deturpato il suo corpo nell'allenamento? Ancora
la fiamma pura arde nel suo petto e nei suoi occhi? Ancora il desiderio di
diventare hokage anima il suo cuore?
E' ancora il Naruto di sempre?
O è cambiato, lasciandosi segnare da cicatrici indelebili spirituali?
- Dove sei? - quella domanda
sibilata il vento la lascia sonora, vuole che Gaara si renda conto della
domanda apparentemente insignificante che ha posto a voce sussurrata.
E se ne accorge, eccome.
Socchiude gli occhi di giada
frustrato, ignora la domanda, cerca di concentrarsi su altro.
- Kazekage-sama... -
Non vi riesce.
Si gira con lentezza verso il
ninja che lo ha chiamato e il fratello Kankuro. Sono dietro di lui, in attesa,
Kankuro sembra guardarlo con aria canzonatoria, quasi fosse a conoscenza di un
segreto divertente.
Il ninja è un jonin, ha il
caratteristico coprifronte del villaggio della Foglia. Viene da Konoha.
Evidentemente porta un messaggio di quella pazza del quinto hokage.
- Che c'è? - domanda
sbrigativo Gaara.
Il ninja gli tende
rispettosamente un rotolo: - Da godaime-sama -
Infatti.
Gaara prende il rotolo senza
premurarsi di aprirlo, il jonin china un secondo il capo e poi se ne va, veloce
come il vento e in un attimo scompare. Rimane solo Kankuro a fissarlo.
- Viene da Konoha - esordisce
il ragazzo. Non aggiunge altro, Gaara gli rivolge uno sguardo annoiato.
L'affermazione è superflua. E Kankuro continua - Mi ha dato una bella notizia -
- Sarebbe? -
- Naruto Uzumaki è tornato a
Konoha -
Sabbia.
Sconvolta dal vento, si alza,
si posa poi, leggera, posa i suoi granelli sui vestiti neri e rossi delle due
persone che sono lì, si posano sui capelli rossi di Gaara, poi scivolano via.
Shukaku grugnisce. E' arrabbiata? Sì, lo è.
Siamo uguali, tu ed io
Shukaku dovrà aspettare ancora
molto prima di poter tornare in vita.
Perchè Gaara adesso volge gli
occhi verso un orizzonte immaginario, verso una sua precisa visione onirica
artefatta, Kankuro nota, con una scintilla di malizia, che lo sguardo del
fratello è rivolto verso Konoha. E' lontana, ma Gaara con la mente vi è vicino.
E con il cuore.
*
Il dovere di ogni kazekage è
proteggere il villaggio della sabbia, e per questo Gaara è dentro il suo
ufficio, a vergare con il pennino nero i fogli bianchi che ha di fronte.
Intinge e scrive, il cappello da kazekage è appoggiato in un angolo, dimenticato,
ma sembra osservarlo severo, controllare il suo operato, assicurarsi che colui
che sta a capo del Sunagakure sia all'altezza dei suoi predecessori.
Anche la giara è abbandonata
in un angolo, a riposo.
L'albeggiare del pomeriggio
con la consueta aria soffocata dalla calura entra dalla finestra alle sue
spalle, sfiora la sua pelle fredda, scivola giocosa lungo i suoi vestiti, passa
una mano tra i suoi capelli, dispettosa, si prende gioco dei suoi fogli.
Gaara solleva il capo,
distratto.
Per un istante pensa ancora ad
un viso, quello paffuto di un ragazzino della sua età.
Perchè il suo pensiero vola
sempre a Naruto?
- Naruto Uzumaki - si ritrovò
di nuovo a sibilare a se stesso. Questa volta lo fa a voce più alta,
pensierosa.
- PRESENTE! -
Quella risposta, totalmente
inaspettata, arriva e Gaara si ritrova ad essere sprovvisto di qualsiasi forma
di autocontrollo.
Volta il collo, poichè sente
la voce provenire da dietro le spalle, i sensi sono pronti, la sabbia ruggisce
silenziosamente, desiderando solo di essere sollevata per abbattersi contro il
motivo del suo disagio interiore, il pennino che tiene in mano è calcato sul
foglio e una macchia di inchiostro si allarga sulla carta bianca.
Poi la penna gli cade di mano,
si imbratta nello stesso inchiostro, rotola ad un lato, lungo il foglio e Gaara
tiene a controllo la sabbia, anche se continua ad essere sconvolto.
Lì, nell'antro della finestra
alle sue spalle, gli occhi sconvolti del kazekage osservano Naruto Uzumaki
accovacciato con un enorme sorriso stampato sul volto.
La sua presenza porta sul viso
di Gaara una vampata di calore inaspettata e le sue gote ne risentono,
tinteggiate da una lieve sfumatura rosata, si lascia scappare un singulto
mentre balza in piedi, spostando rumorosamente la sedia.
Siamo uguali, tu ed io.
Naruto ha per lui il solito
allegro sorriso, è cresciuto, il corpo è cambiato, come i tratti del viso, ma
il sorriso è sempre lo stesso: - Cercavi di me? – domanda giocoso.
Sì. Sì. Sì. Sì.
Il fruscio delle vesti di
Gaara lo accompagnano mentre, con austerità e compostezza, raggiunge Naruto: -
Come hai fatto ad arrivare qui? Nessuno mi aveva avvertito... nessuno ti aveva
notato... -
Discorso lungo. Il ragazzo dai
capelli rossi si impone il silenzio, sorpreso dalla sua stessa loquacità.
Perchè nessuno lo aveva
avvertito della sua venuta? Gli avrebbe dato quantomeno il tempo per prepararsi
all'inevitabile incontro...
Naruto si sfrega
orizzontalmente il naso con l'indice, come se fosse in imbarazzo o solamente
cercasse di sminuire la sua impresa. Strano.
- Eheheh... sono stato bravo
eh? - ecco il Naruto di sempre. Lo sbruffone.
Mette i piedi sul pavimento,
si tira in piedi.
E' cresciuto dall'ultima volta
che Gaara lo aveva visto, tre anni prima: erano cambiati tutti, se ne rendeva conto
guardandosi lui per primo allo specchio e osservando i due fratelli, così
Naruto è cresciuto in altezza, dimenticandosi la paffutezza della sua infanzia,
e buttandosi a capofitto nel fior della sua adolescenza. Ha i capelli biondi
più lunghi, e a Gaara ricorda molto le
foto che aveva visto in precedenza del Quarto Hokage, quasi fosse la sua copia
ringiovanita. Se solo non fosse per i tre segni paralleli su entrambe le
guance...
La tuta inoltre è diversa, non
più del solito color arancio sgargiante, ma arancio e nera, in combinazione
perfetta.
Quanti anni erano passati dal
suo ultimo incontro?
- Che ci fai qui? -
Naruto alza le spalle: -
Volevo vederti - confessa candidamente.
Shukaku rabbrividisce mentre
Gaara sente qualcosa accendersi nel profondo del suo cuore, come una fiammella
tremolante che lo rischiara completamente dall'interno.
Il respiro si mozza, sbatte
più volte le palpebre, quasi non credesse a quello che Naruto avesse detto o se
davvero Naruto fosse di fronte a lui.
Un demone ama solo se stesso.
Sorride, infine, lusingato, e
la maschera del suo viso si distende, Gaara sembra meno glaciale, meno
impenetrabile.
Naruto rimane sorpreso da quel
cambiamento di espressione del giovane kazekage, un viso che è... felice?
Era stata la sua affermazione?
Ma no, non poteva essere!
- SCHERZO! - Naruto scoppia a
ridere, le mani sui fianchi - Sono qui perchè il vecchio pervertito maestro di
rane mi ha sfidato! Se fossi entrato senza farmi vedere nel tuo ufficio mi
avrebbe offerto ramen per tutta la settimana! - continua a ridere di gusto,
mentre Gaara si sente pietrificare poco a poco.
Un demone ama solo se stesso.
Il suo viso torna ad essere
una maschera di freddezza, sente un respiro profondo, che a malapena trattiene
una risata canzonatoria, di Shukaku e l'improvviso desiderio di comandare alla
sabbia di cancellare la sua delusione e colui che gliel'ha inflitta
inconsapevolmente.
Non lo fa.
Trattenendosi, stringe i
pugni: - Capisco -
Naruto smette all'istante di
ridere, il suo viso torna ad essere serio. Un barlume di dubbio lo colpisce.
Allora...
Volevo vederti...
- Jiraya è da qualche parte al
villaggio, sicuramente a bere e a provarci con tutte le belle donne che
incontra! - Naruto cerca, con le sue chiacchiere, di alleggerire l'atmosfera.
Gaara, comunque, non ha
reazioni: - Devo farvi preparare una stanza? -
Non sono deluso, non sono
deluso.
Naruto ridacchia, imbarazzato:
- Ehmmm... in realtà il maestro delle rane mi aveva mandato avanti apposta! - Naruto
è sempre lo stesso, pensa con sollievo Gaara, ridente e allegro. Ma... loro due
come possono essere uguali?
Come si può esserlo se si è
diametralmente opposti?
Gaara esce dalla stanza,
Naruto lo segue mentre questi da’ qualche disposizione e accoglie con uno
sbuffo i singulti di sorpresa di altri ninja della sabbia alla presenza di
Naruto. In quel momento arriva Kankuro: - Naruto! -
Il biondo gli rivolge un
sorriso: - Kankuro! Quanto tempo! -
- Già - Kankuro lancia
un'occhiata al fratello, ricca di sottintesi, poi la sua attenzione torna a
Naruto - Come mai da queste parti? -
- Jiraya è qui a fare
baldoria! Mi ha sfidato! Sono entrato nella stanza di Gaara senza farmi vedere
da nessuno! - Naruto fa segno della vittoria - E ci sono riuscito! -
Kankuro sghignazza, i tratti
viola che fregiano le sue guance si distendono: - Nella stanza, eh? -
Gaara gli scocca
istantaneamente un'occhiata intimidatoria mentre il ninja della foglia
arrossisce: - No! Non nella stanza! Nel suo ufficio! - sembra desideroso di smentire
l'idea di Kankuro. Oltre ad essere imbarazzato.
Kankuro ghigna: - Certo,
certo... -
- Vuoi qualcosa, Kankuro? -
domanda Gaara calcando pericolosamente il tono sul nome del fratello.
Il ninja fa segno di diniego:
- Ti fermi, qui, vero Naruto? Assieme al sannin? Ma certo che rimani qui! Vado
a dare qualche disposizione! Tu... rimani con Gaara? -
- Ho da fare - sbotta il
kazekage di malumore.
Anche Naruto scuote la testa:
- Devo andare a cercare quel pervertito di Ero-sannin! - aggiunge funereo.
- Che peccato... -
- Kankuro... Accompagna Naruto all'uscita, temo che possa
perdersi - Gaara volta le spalle ad entrambi e prende la via per il suo
ufficio.
Non sono deluso.
In fondo è felice che Naruto
sia lì, anche se per altri motivi.
Da quando non lo vedeva? Anni.
Eppure è sempre lo stesso.
Hanno avuto una storia molto
simile ma se Naruto ha sempre voluto amare, Gaara si era ritirato nel suo
desiderio di vendetta. Il primo aveva insegnato al secondo valori come amicizia
e famiglia. Non l'avrebbe mai ripagato per tutto quello che gli aveva
trasmesso.
Ed ora, il kazekage desidera
la presenza di Naruto.
Sembra ironico. Forse lo è.
Ora vuole solo tornare nel suo
ufficio e prepararsi a quella presenza.
Quanto si sarebbe fermato?
Quanto avrebbe goduto della
sua compagnia?
Quanto del suo sorriso?
- Gaara! - lo chiama la voce
di Naruto.
Gaara si gira e Naruto gli
sorride: - Sono felice di averti rivisto - e con un Kankuro ghignante si
allontana verso l'uscita, lasciando Gaara immobile, sorpreso ed emozionato.
Con un sorriso che aleggia
sulle sue labbra, Gaara torna nel suo ufficio, con il cuore più leggero.
L'emozione trattenuta, quel
singulto appena celato, il kazekage lo chiama amicizia.
Sbagliando.
*
Jiraya e Naruto hanno reso la
cena una baldoria, ed un certo orario il primo è crollato e Kankuro ha dovuto
accompagnarlo nella sua stanza, decretando la fine dell'allegra serata, almeno
per loro.
Gaara si alza per accompagnare
Naruto nella sua stanza, notando l'espressione persa nel viso del biondo
all'accenno di tornare in camera per la notte. Attraversano un corridoio le cui
vetrate sono attraversate da pallidi raggi di luna, Naruto esce, Gaara è dietro
di lui.
Lo guarda osservare la luna,
lo vede sorridere.
Sabbia.
Quieta al dolce frullare al
dispettoso vento, culla i sogni con il suo sciabordio leggero, lieve e
frusciante, è stata la ninna nanna di Gaara da bambino, quando era solo sotto
lo sguardo della luna. Non aveva mai dormito, ma quel dolce rumore lo
rassicurava.
Ora capisce che ci sono certe
cose che Naruto e lui avranno sempre in comune, qualsiasi strada essi dovessero
mai imboccare, qualsiasi decisione dovessero mai prendere.
L'infanzia rubata da
pregiudizi e sofferenze, tra l'indifferenza della gente e la solitudine
dell'essere additati come mostri.
Quando ancora la luna era loro
unica compagna nelle notti.
Naruto guarda verso di lui: -
Sei kazekage - mormora.
Gaara lo guarda, curioso,
colpito da quella constatazione ovvia e strana.
- Io non sono nemmeno chunin -
continua Naruto con amarezza.
Che cosa lo spinge ad
affermazioni di quel genere?
Perchè quelle confessioni a
Gaara?
Già... perchè proprio a Gaara?
Non le aveva mai rivelate a
nessuno, neppure agli amici di Konoha. Perchè avrebbe dovuto, poi? Loro sono
qualcuno, ora, mentre Naruto è lo stesso di tre anni prima, solo cresciuto con
l'età e con qualche contatto in più con Kyuubi.
In fondo... se non avesse
Kyuubi... non avrebbe davvero niente.
Gaara ascolta quella
confessione, guarda il viso pallido di luna di Naruto, illuminato dalla luna,
vi scorge delusione verso se stesso e quella parte profonda dell'anima di
Naruto, quella celata da strati di egocentrismo ed eroismo.
Vorrei consolarlo.
Vorrei abbracciarlo. Tenerlo
stretto a me.
Strano che proprio lui abbia
certi desideri. Lui, il mostro.
Non aveva mai avuto simili
desideri.
Anche se è cambiato e non
prova più desideri omicidi e odio verso tutti e tutto, sente che, nonostante
tutto, ha ancora molto da imparare sulla parola ‘amore’.
Molto da imparare anche sulle
persone.
- In questi anni ti sei
allenato duramente con un sannin. Anche se sulla carta sei rimasto un genin,
sei forte quanto e più degli altri chunin, solo, lo dovrai dimostrare ai
prossimi esami - commenta Gaara.
Naruto volge lo sguardo a
colui che un tempo fu suo nemico.
Il suo viso rispecchia quella
notte a Suna: calmo, sereno.
Kankuro gli aveva detto, quel
pomeriggio, che Gaara era cambiato grazie a Naruto stesso, alle sue parole,
alle sue azioni. Naruto era rimasto sorpreso a quella confessione ma poi aveva
sorriso, sollevato.
E’ cambiato.
Sì, è davvero cambiato,
riflette Naruto.
Gaara è una persona nuova,
diversa, con il vivo desiderio di aiutare gli altri, di prendersi cura degli
abitanti di Suna, che prima aveva odiato. Kankuro aveva persino accennato a
Naruto che adesso parlava con lui e Temari. Nessuna confessione personale, ma
almeno il suo viso non era più distorta in una smorfia di rabbia… era disteso,
come se davvero avesse cominciato a fidarsi dei suoi fratelli, sangue del suo
sangue.
Kankuro ne era felice, glielo
si leggeva in viso.
Naruto lo aveva osservato
durante tutta la giornata: conoscendolo meglio si poteva vedere quanto si
divertisse a stuzzicare Gaara con le sue battute.
Non aveva mai conosciuto quel
lato di Kankuro, ma era felice che questo fosse emerso. Quando tutto cambiava
per il meglio…
Naruto abbozza un sorriso,
mette una mano sul braccio di Gaara, le sue dita affondano di poco contro la
stoffa ruvida, in un gesto di ringraziamento, di affetto forse: - Grazie -
Gaara deve concedersi qualche
istante di silenzio e imporsi la calma, benchè il suo cuore ha sussultato per
due brevi secondi, momentaneamente sconvolto da quel contatto.
Una mano posata con gentilezza
sul suo braccio.
Un calore improvviso a quel
contatto.
- Lo penso davvero Naruto -
Gaara accenna ad un sorriso, non può farne a meno, un sentimento strano gli
preme per la gola, costringendolo ad assumere quell'aria lieta.
La sua naturale compostezza è
frantumata, cade con quel sorriso, perchè il semplice gesto di Naruto ha fatto
nascere qualche strana alchimia.
- Dopotutto sei entrato nel
mio ufficio senza farti notare da nessuno, kazekage in persona - si azzarda
persino a fare una battuta. Sta bene, è come ricevere una boccata d'aria
fresca.
Naruto ridacchia.
Aria fresca.
La sua mano è ancora sul suo braccio,
non stringe più, è semplicemente posata, leggera e innocente.
- Qualche notizia di Sasuke
Uchiha? -
La domanda avrebbe dovuto
continuare l'atmosfera iniziata, ma Gaara si rende subito conto di aver fatto un
errore, ponendo l'argomento della conversazione sbagliato.
La mano di Naruto si contrae e
poi si ritrae, il volto disteso si rabbuia bruscamente, il sorriso svanisce in
un'espressione tutt'altro che allegra.
Uguali, tu ed io.
L'aria fresca che Gaara sentiva
viene meno, e il rimorso di una domanda così sciocca lo prende. ODIA vedere la
malinconia sul viso del biondo che ingloba la scintilla di vivacità nei suoi
occhi.
Sasuke.
Basta quel nome perchè Naruto
si rabbui in quella maniera?
Quale potere ha per lui la
persona di Sasuke Uchiha?
- Scusa - gli sfugge dalle
labbra.
Naruto guarda verso di lui di
nuovo, sono vicinissimi, le loro spalle si sfiorano: - Non preoccuparti - lo
rassicura. Sorride, ma manca qualcosa sul suo viso.
Gaara vorrebbe allungare il
braccio e passarglielo lungo le spalle, vorrebbe cancellare quell'espressione.
Non lo fa, non è ancora pronto
ad un contatto del genere, non ancora pronto a donare un sostegno inossidabile,
ad aprire il suo cuore così. Però non si trattiene e chiede in tono basso,
confidenziale: - Vuoi parlarmene? -
Strana situazione.
Due jinchuuriki affiancati
nella notte di Suna, sotto la luna pallida, in quell'aria tiepida.
Un lento, progressivo
avvicinamento, il biondo ninja della foglia se ne accorge in quel momento.
Ricorda le parole che aveva sibilato a Gaara tre anni or sono.
Siamo uguali, tu ed io.
... E' quella la loro forza?
Improvvisamente, quel blocco
che aveva stretto il suo stomaco si affievolisce, quel vuoto si riempie di
rinnovata speranza e fiducia.
- Sì -
Jinchuuriki.
Una natura insidiosa, lunghe
dita di ingiustizie stringono loro la gola, li soffocano con l'odio sopito e la
rabbia feroce. Sono persone, e spesso la gente lo dimentica. Dietro un sigillo
c'è un'anima umana.
Siamo uguali, tu ed io.
Gaara sorride lievemente. Un
disegno di labbra così sottile da risultare inconsistente alla vista. Ma quel
sorriso c’è, nascosto, accennato debolmente, difficilmente osservabile e
ammirabile, ma c’è.
È solo un bagliore lontano, ma
Naruto lo coglie solo perché gli è così vicino.
- Naruto...? -
- Uh? -
- Mi sei mancato -
E quella notte la passano
all'esterno, sotto la luna di Suna, a parlare.
Naruto parla di Sasuke, ne
parla con fiducia e speranza, senza alcuna traccia di rabbia. Parla di una
persona speciale che lo ha abbandonato, di quel desiderio di riaverlo con sè.
Gaara all'inizio è ascoltatore
passivo poi, improvvisamente, la lingua gli si scioglie e parla. Gaara parla di
un'infanzia infelice, di un'adolescenza solitaria, di un presente illuminato dalla
quieta speranza che la sua situazione sia cambiata.
Le parole che per lui sono
sempre state difficili da tirar fuori ora escono con l'impeto di un torrente.
Chi sono stato, chi sono...
Chi siamo…
E il sorriso del sole, quando
il villaggio di anima, li trova così, seduti vicini, raccolti in un silenzio
colmo di densi significati, sono l'uno appoggiato all'altro, quasi si
sostenessero a vicenda, le spalle combaciano, Naruto ha le gambe incrociate,
Gaara le lascia penzolare.
Siamo uguali, tu ed io.
Hanno colto, in quella notte,
un frutto del tutto inaspettato.
Jinchuuriki non è solo uno
status, è anche una qualità che li accomuna, non è sinonimo di odio, è il
contrario di separazione, un denominatore comune che li unisce, loro malgrado.
Siamo uguali.
Kankuro e Jiraya li osservano
con occhio malizioso, sono sorpresi di vederli lì, ma il loro sguardo
affettuoso è felice di quello spettacolino.
Ma Gaara e Naruto sono ancora
lì, ignari dello sguardo che attirano, con quel legame appena nato tra di loro.
Sabbia che deforma e cancella,
Gaara aveva sempre avuto di fronte agli occhi dune e terra arida, la sua unica
compagna. La sentiva come facente parte di sé, e davvero il suo cuore era stato
arido e deserto fino a poco prima.
Ora, in mezzo a quel terreno
sterile qualcosa si era definitivamente spezzato.
- Sai... - inizia Gaara - una
volta ho trovato un fiore nato in mezzo al deserto -
Naruto lo guarda, aspetta
invano che continui, ma Gaara ora tace, la sua spalla preme ancora di più
contro quella di Naruto.
Naruto abbassa lo sguardo,
spinge il suo braccio contro quello del kazekage, gli va incontro, ridacchia,
si finge curioso: - E che ne hai fatto? -
Il rosso ninja gli rivolge lo
sguardo, con semplicità risponde: - L'ho protetto -
- Sai, Gaara... io... avrei fatto
la stessa cosa -
Gaara sorride.
Un fiore.
Naruto. E la loro amicizia.
Siamo uguali in destino.
Insieme saremo uniti.
Continua…
Notes: Doveva essere una GaaNaru semplice semplice,
doveva essere una shottina innocente, scritta per puro gusto di scrivere ma
poi, come al solito, mi sono lasciata prendere la mano: è diventata una shot
chilometrica che, in realtà, non va a frangere da nessuna parte.
Il desiderio di continuarla è
troppo forte. XD Tuttavia mi controllerò… sì, mi controllerò.
No. Non ci riesco.
Dai, vi prometto che sarà
corta! U.U
Volevo inoltre ringraziare
tutti coloro che hanno letto e commentato il mio precedente lavoro ‘Tu mi
piaci, Sasuke’, soprattutto coloro che l’hanno messa tra i loro preferiti! *.*
Ah, a proposito, sto lavorando
su una nuova SasuNaru… eheh… a vostro rischio e pericolo… XD
Miss
Disclaimer: i personaggi
appartengono a Masashi Kishimoto e a chi ne detiene i diritti. Non guadagno
nulla da questa fic, se non il piacere intrinseco di scriverla