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Autore: Mistress Lay    20/12/2007    15 recensioni
Gaara ha sempre pensato di avere il cuore arido come il deserto che circonda il Sunagakure. E lo è davvero, fino a quando, inaspettatamente, qualcuno non vi fa breccia: anche in mezzo al deserto può nascere il miracolo di un fiore. A Gaara la decisione se questo fiore debba o meno sbocciare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sabaku no Gaara , Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHOICES AND CHARGES

 

*

 

 

This is me for forever
One without a name
These lines the last endeavor
To find the missing lifeline

- Nightwish

 

 

*

 

 

Capitolo Primo: Jinchuuriki

 

 

 

Sabbia.

Granelli sferici e irregolari, immensa spirale che lambisce le dune, si snodano come un serpentone infinito, mutevoli al soffio del vento, lieve sentire, e quell'odore che invade le narici.

Gaara è nato lì, tra la sabbia di Suna, attorno a lui ha sempre visto la sabbia di casa, le immense pendici di monti scarmigliati e la sabbia che copiosa invade sempre il suo orizzonte.

Ama la sabbia, è sterile, come il suo cuore, e la comanda lui, per ogni suo capriccio e desiderio.

La sua mente viaggia, ricorda, con sgomento, un respiro forte e rasposo di una presenza ingombrante, piena d'ira e desiderio di vendetta. Porta le dita candide alla tempia destra, lì dove era stato battezzato dal kanji.

Shukaku è dentro di lui, ora è una presenza sopita, acquattata dentro di lui, in attesa di essere risvegliata e poter scatenare tutta la sua forza mostruosa.

 

Siamo uguali, tu ed io...

 

Quelle parole, così marchiate a fondo nella sua memoria, bruciano ogniqualvolta il suo pensiero vi si sofferma.

 

Uguali.

 

Vorrebbe dire che sono uguali in quanto mostri?

Shukaku sibila, irritato, dentro di lui, la sabbia, lentamente, comincia ad alzarsi dal terreno in piccole volute circolari. A Gaara basterebbe uno schiocco di dita per rendere quei mulinelli dei veri e propri tornadi che possano spazzare via il villaggio di Suna.

O forse Konoha, dove la persona che gli aveva detto quelle parole vive.

O forse ovunque quella persona fosse andata, assente da anni dal suo villaggio natale.

Gaara controlla Shukaku, con una carezza mentale raggiunge il tasso e lo acquieta, e la sabbia torna ad essere in balia del vento, senza essere sottoposta al suo controllo.

 

Uguali.

Mostri.

 

Immediatamente quella spiacevole parole solleva la sabbia con la quale Gaara aveva seppellito i tristi ricordi della sua infanzia.

 

Mostro.

 

Quel sussurro terrorizzato, un filo di voce appena accennato e pronto a spezzarsi, quelle grida atterrite di bambini e ragazzi, lo scalpiccio di gambe fuggenti, singulti, lacrime di terrore.

E poi un viso moribondo, smorfia di dolore e una richiesta.

 

Per favore muori.

Un'esplosione.

 

Gaara spalanca gli occhi che nemmeno si era accorto di aver chiuso, raddrizzandosi e fronteggiando a viso aperto il vento che lo stava sfidando.

Siamo uguali

Gaara rivede con gli occhi della memoria un corpo strisciare verso di lui, capelli biondi devastati dal disordine, un viso segnano da cicatrici di sofferenza, un rivolo di sangue a percorrerglielo verticalmente, occhi azzurri, incredibilmente cristallini, segno di una fiamma pura che vi arde all'interno.

Uguali.

Le braccia conserte al petto di Gaara si contraggono e le dita premono con maggiore pressione sulla stoffa del suo elegante completo. Uguale... a chi?

Ad un ragazzo dall'infanzia ricca di ombre e dolore? Ad un ragazzo che porta un marchio stampato sulla sua pancia, simbolo di qual spaventosa e mostruosa creatura cela dentro di sè?

Uguali.

Forse è vero.

 

- Naruto Uzumaki - pronuncia il suo nome in un sussurro ghermito immediatamente dal vento.

 

Da quando Sasuke Uchiha aveva abbandonato il Villaggio della Foglia, Naruto stesso se n'era andato con uno dei tre ninja leggendari, Jiraya, per allenarsi per conto proprio. Quanti mari e monti ha percorso? Quante ferite hanno deturpato il suo corpo nell'allenamento? Ancora la fiamma pura arde nel suo petto e nei suoi occhi? Ancora il desiderio di diventare hokage anima il suo cuore?

E' ancora il Naruto di sempre? O è cambiato, lasciandosi segnare da cicatrici indelebili spirituali?

- Dove sei? - quella domanda sibilata il vento la lascia sonora, vuole che Gaara si renda conto della domanda apparentemente insignificante che ha posto a voce sussurrata.

E se ne accorge, eccome.

Socchiude gli occhi di giada frustrato, ignora la domanda, cerca di concentrarsi su altro.

- Kazekage-sama... -

Non vi riesce.

Si gira con lentezza verso il ninja che lo ha chiamato e il fratello Kankuro. Sono dietro di lui, in attesa, Kankuro sembra guardarlo con aria canzonatoria, quasi fosse a conoscenza di un segreto divertente.

Il ninja è un jonin, ha il caratteristico coprifronte del villaggio della Foglia. Viene da Konoha. Evidentemente porta un messaggio di quella pazza del quinto hokage.

- Che c'è? - domanda sbrigativo Gaara.

Il ninja gli tende rispettosamente un rotolo: - Da godaime-sama -

Infatti.

Gaara prende il rotolo senza premurarsi di aprirlo, il jonin china un secondo il capo e poi se ne va, veloce come il vento e in un attimo scompare. Rimane solo Kankuro a fissarlo.

- Viene da Konoha - esordisce il ragazzo. Non aggiunge altro, Gaara gli rivolge uno sguardo annoiato. L'affermazione è superflua. E Kankuro continua - Mi ha dato una bella notizia -

- Sarebbe? -

- Naruto Uzumaki è tornato a Konoha -

 

Sabbia.

 

Sconvolta dal vento, si alza, si posa poi, leggera, posa i suoi granelli sui vestiti neri e rossi delle due persone che sono lì, si posano sui capelli rossi di Gaara, poi scivolano via. Shukaku grugnisce. E' arrabbiata? Sì, lo è.

 

Siamo uguali, tu ed io

 

Shukaku dovrà aspettare ancora molto prima di poter tornare in vita.

 

Perchè Gaara adesso volge gli occhi verso un orizzonte immaginario, verso una sua precisa visione onirica artefatta, Kankuro nota, con una scintilla di malizia, che lo sguardo del fratello è rivolto verso Konoha. E' lontana, ma Gaara con la mente vi è vicino. E con il cuore.

 

 

 

*

 

 

 

Il dovere di ogni kazekage è proteggere il villaggio della sabbia, e per questo Gaara è dentro il suo ufficio, a vergare con il pennino nero i fogli bianchi che ha di fronte. Intinge e scrive, il cappello da kazekage è appoggiato in un angolo, dimenticato, ma sembra osservarlo severo, controllare il suo operato, assicurarsi che colui che sta a capo del Sunagakure sia all'altezza dei suoi predecessori.

Anche la giara è abbandonata in un angolo, a riposo.

L'albeggiare del pomeriggio con la consueta aria soffocata dalla calura entra dalla finestra alle sue spalle, sfiora la sua pelle fredda, scivola giocosa lungo i suoi vestiti, passa una mano tra i suoi capelli, dispettosa, si prende gioco dei suoi fogli.

Gaara solleva il capo, distratto.

Per un istante pensa ancora ad un viso, quello paffuto di un ragazzino della sua età.

Perchè il suo pensiero vola sempre a Naruto?

- Naruto Uzumaki - si ritrovò di nuovo a sibilare a se stesso. Questa volta lo fa a voce più alta, pensierosa.

- PRESENTE! -

Quella risposta, totalmente inaspettata, arriva e Gaara si ritrova ad essere sprovvisto di qualsiasi forma di autocontrollo.

Volta il collo, poichè sente la voce provenire da dietro le spalle, i sensi sono pronti, la sabbia ruggisce silenziosamente, desiderando solo di essere sollevata per abbattersi contro il motivo del suo disagio interiore, il pennino che tiene in mano è calcato sul foglio e una macchia di inchiostro si allarga sulla carta bianca.

Poi la penna gli cade di mano, si imbratta nello stesso inchiostro, rotola ad un lato, lungo il foglio e Gaara tiene a controllo la sabbia, anche se continua ad essere sconvolto.

Lì, nell'antro della finestra alle sue spalle, gli occhi sconvolti del kazekage osservano Naruto Uzumaki accovacciato con un enorme sorriso stampato sul volto.

La sua presenza porta sul viso di Gaara una vampata di calore inaspettata e le sue gote ne risentono, tinteggiate da una lieve sfumatura rosata, si lascia scappare un singulto mentre balza in piedi, spostando rumorosamente la sedia.

 

Siamo uguali, tu ed io.

 

Naruto ha per lui il solito allegro sorriso, è cresciuto, il corpo è cambiato, come i tratti del viso, ma il sorriso è sempre lo stesso: - Cercavi di me? – domanda giocoso.

Sì. Sì. Sì. Sì.

Il fruscio delle vesti di Gaara lo accompagnano mentre, con austerità e compostezza, raggiunge Naruto: - Come hai fatto ad arrivare qui? Nessuno mi aveva avvertito... nessuno ti aveva notato... -

Discorso lungo. Il ragazzo dai capelli rossi si impone il silenzio, sorpreso dalla sua stessa loquacità.

Perchè nessuno lo aveva avvertito della sua venuta? Gli avrebbe dato quantomeno il tempo per prepararsi all'inevitabile incontro...

Naruto si sfrega orizzontalmente il naso con l'indice, come se fosse in imbarazzo o solamente cercasse di sminuire la sua impresa. Strano.

- Eheheh... sono stato bravo eh? - ecco il Naruto di sempre. Lo sbruffone.

Mette i piedi sul pavimento, si tira in piedi.

E' cresciuto dall'ultima volta che Gaara lo aveva visto, tre anni prima: erano cambiati tutti, se ne rendeva conto guardandosi lui per primo allo specchio e osservando i due fratelli, così Naruto è cresciuto in altezza, dimenticandosi la paffutezza della sua infanzia, e buttandosi a capofitto nel fior della sua adolescenza. Ha i capelli biondi più lunghi,  e a Gaara ricorda molto le foto che aveva visto in precedenza del Quarto Hokage, quasi fosse la sua copia ringiovanita. Se solo non fosse per i tre segni paralleli su entrambe le guance...

La tuta inoltre è diversa, non più del solito color arancio sgargiante, ma arancio e nera, in combinazione perfetta.

Quanti anni erano passati dal suo ultimo incontro?

- Che ci fai qui? -

Naruto alza le spalle: - Volevo vederti - confessa candidamente.

Shukaku rabbrividisce mentre Gaara sente qualcosa accendersi nel profondo del suo cuore, come una fiammella tremolante che lo rischiara completamente dall'interno.

Il respiro si mozza, sbatte più volte le palpebre, quasi non credesse a quello che Naruto avesse detto o se davvero Naruto fosse di fronte a lui.

 

Un demone ama solo se stesso.

 

Sorride, infine, lusingato, e la maschera del suo viso si distende, Gaara sembra meno glaciale, meno impenetrabile.

Naruto rimane sorpreso da quel cambiamento di espressione del giovane kazekage, un viso che è... felice?

Era stata la sua affermazione?

Ma no, non poteva essere!

- SCHERZO! - Naruto scoppia a ridere, le mani sui fianchi - Sono qui perchè il vecchio pervertito maestro di rane mi ha sfidato! Se fossi entrato senza farmi vedere nel tuo ufficio mi avrebbe offerto ramen per tutta la settimana! - continua a ridere di gusto, mentre Gaara si sente pietrificare poco a poco.

 

Un demone ama solo se stesso.

 

Il suo viso torna ad essere una maschera di freddezza, sente un respiro profondo, che a malapena trattiene una risata canzonatoria, di Shukaku e l'improvviso desiderio di comandare alla sabbia di cancellare la sua delusione e colui che gliel'ha inflitta inconsapevolmente.

Non lo fa.

Trattenendosi, stringe i pugni: - Capisco -

Naruto smette all'istante di ridere, il suo viso torna ad essere serio. Un barlume di dubbio lo colpisce.

Allora...

 

Volevo vederti...

 

- Jiraya è da qualche parte al villaggio, sicuramente a bere e a provarci con tutte le belle donne che incontra! - Naruto cerca, con le sue chiacchiere, di alleggerire l'atmosfera.

Gaara, comunque, non ha reazioni: - Devo farvi preparare una stanza? -

Non sono deluso, non sono deluso.

Naruto ridacchia, imbarazzato: - Ehmmm... in realtà il maestro delle rane mi aveva mandato avanti apposta! - Naruto è sempre lo stesso, pensa con sollievo Gaara, ridente e allegro. Ma... loro due come possono essere uguali?

Come si può esserlo se si è diametralmente opposti?

Gaara esce dalla stanza, Naruto lo segue mentre questi da’ qualche disposizione e accoglie con uno sbuffo i singulti di sorpresa di altri ninja della sabbia alla presenza di Naruto. In quel momento arriva Kankuro: - Naruto! -

Il biondo gli rivolge un sorriso: - Kankuro! Quanto tempo! -

- Già - Kankuro lancia un'occhiata al fratello, ricca di sottintesi, poi la sua attenzione torna a Naruto - Come mai da queste parti? -

- Jiraya è qui a fare baldoria! Mi ha sfidato! Sono entrato nella stanza di Gaara senza farmi vedere da nessuno! - Naruto fa segno della vittoria - E ci sono riuscito! -

Kankuro sghignazza, i tratti viola che fregiano le sue guance si distendono: - Nella stanza, eh? -

Gaara gli scocca istantaneamente un'occhiata intimidatoria mentre il ninja della foglia arrossisce: - No! Non nella stanza! Nel suo ufficio! - sembra desideroso di smentire l'idea di Kankuro. Oltre ad essere imbarazzato.

Kankuro ghigna: - Certo, certo... -

- Vuoi qualcosa, Kankuro? - domanda Gaara calcando pericolosamente il tono sul nome del fratello.

Il ninja fa segno di diniego: - Ti fermi, qui, vero Naruto? Assieme al sannin? Ma certo che rimani qui! Vado a dare qualche disposizione! Tu... rimani con Gaara? -

- Ho da fare - sbotta il kazekage di malumore.

Anche Naruto scuote la testa: - Devo andare a cercare quel pervertito di Ero-sannin! - aggiunge funereo.

- Che peccato... -

- Kankuro...  Accompagna Naruto all'uscita, temo che possa perdersi - Gaara volta le spalle ad entrambi e prende la via per il suo ufficio.

 

Non sono deluso.

 

In fondo è felice che Naruto sia lì, anche se per altri motivi.

Da quando non lo vedeva? Anni.

Eppure è sempre lo stesso.

Hanno avuto una storia molto simile ma se Naruto ha sempre voluto amare, Gaara si era ritirato nel suo desiderio di vendetta. Il primo aveva insegnato al secondo valori come amicizia e famiglia. Non l'avrebbe mai ripagato per tutto quello che gli aveva trasmesso.

Ed ora, il kazekage desidera la presenza di Naruto.

Sembra ironico. Forse lo è.

Ora vuole solo tornare nel suo ufficio e prepararsi a quella presenza.

Quanto si sarebbe fermato?

Quanto avrebbe goduto della sua compagnia?

Quanto del suo sorriso?

- Gaara! - lo chiama la voce di Naruto.

Gaara si gira e Naruto gli sorride: - Sono felice di averti rivisto - e con un Kankuro ghignante si allontana verso l'uscita, lasciando Gaara immobile, sorpreso ed emozionato.

Con un sorriso che aleggia sulle sue labbra, Gaara torna nel suo ufficio, con il cuore più leggero.

L'emozione trattenuta, quel singulto appena celato, il kazekage lo chiama amicizia.

Sbagliando.

 

 

*

 

 

Jiraya e Naruto hanno reso la cena una baldoria, ed un certo orario il primo è crollato e Kankuro ha dovuto accompagnarlo nella sua stanza, decretando la fine dell'allegra serata, almeno per loro.

Gaara si alza per accompagnare Naruto nella sua stanza, notando l'espressione persa nel viso del biondo all'accenno di tornare in camera per la notte. Attraversano un corridoio le cui vetrate sono attraversate da pallidi raggi di luna, Naruto esce, Gaara è dietro di lui.

Lo guarda osservare la luna, lo vede sorridere.

Sabbia.

Quieta al dolce frullare al dispettoso vento, culla i sogni con il suo sciabordio leggero, lieve e frusciante, è stata la ninna nanna di Gaara da bambino, quando era solo sotto lo sguardo della luna. Non aveva mai dormito, ma quel dolce rumore lo rassicurava.

Ora capisce che ci sono certe cose che Naruto e lui avranno sempre in comune, qualsiasi strada essi dovessero mai imboccare, qualsiasi decisione dovessero mai prendere.

L'infanzia rubata da pregiudizi e sofferenze, tra l'indifferenza della gente e la solitudine dell'essere additati come mostri.

Quando ancora la luna era loro unica compagna nelle notti.

Naruto guarda verso di lui: - Sei kazekage - mormora.

Gaara lo guarda, curioso, colpito da quella constatazione ovvia e strana.

- Io non sono nemmeno chunin - continua Naruto con amarezza.

Che cosa lo spinge ad affermazioni di quel genere?

Perchè quelle confessioni a Gaara?

Già... perchè proprio a Gaara?

Non le aveva mai rivelate a nessuno, neppure agli amici di Konoha. Perchè avrebbe dovuto, poi? Loro sono qualcuno, ora, mentre Naruto è lo stesso di tre anni prima, solo cresciuto con l'età e con qualche contatto in più con Kyuubi.

In fondo... se non avesse Kyuubi... non avrebbe davvero niente.

Gaara ascolta quella confessione, guarda il viso pallido di luna di Naruto, illuminato dalla luna, vi scorge delusione verso se stesso e quella parte profonda dell'anima di Naruto, quella celata da strati di egocentrismo ed eroismo.

 

Vorrei consolarlo.

Vorrei abbracciarlo. Tenerlo stretto a me.

 

Strano che proprio lui abbia certi desideri. Lui, il mostro.

Non aveva mai avuto simili desideri.

Anche se è cambiato e non prova più desideri omicidi e odio verso tutti e tutto, sente che, nonostante tutto, ha ancora molto da imparare sulla parola ‘amore’.

Molto da imparare anche sulle persone.

 

- In questi anni ti sei allenato duramente con un sannin. Anche se sulla carta sei rimasto un genin, sei forte quanto e più degli altri chunin, solo, lo dovrai dimostrare ai prossimi esami - commenta Gaara.

Naruto volge lo sguardo a colui che un tempo fu suo nemico.

Il suo viso rispecchia quella notte a Suna: calmo, sereno.

Kankuro gli aveva detto, quel pomeriggio, che Gaara era cambiato grazie a Naruto stesso, alle sue parole, alle sue azioni. Naruto era rimasto sorpreso a quella confessione ma poi aveva sorriso, sollevato.

E’ cambiato.

Sì, è davvero cambiato, riflette Naruto.

Gaara è una persona nuova, diversa, con il vivo desiderio di aiutare gli altri, di prendersi cura degli abitanti di Suna, che prima aveva odiato. Kankuro aveva persino accennato a Naruto che adesso parlava con lui e Temari. Nessuna confessione personale, ma almeno il suo viso non era più distorta in una smorfia di rabbia… era disteso, come se davvero avesse cominciato a fidarsi dei suoi fratelli, sangue del suo sangue.

Kankuro ne era felice, glielo si leggeva in viso.

Naruto lo aveva osservato durante tutta la giornata: conoscendolo meglio si poteva vedere quanto si divertisse a stuzzicare Gaara con le sue battute.

Non aveva mai conosciuto quel lato di Kankuro, ma era felice che questo fosse emerso. Quando tutto cambiava per il meglio…

Naruto abbozza un sorriso, mette una mano sul braccio di Gaara, le sue dita affondano di poco contro la stoffa ruvida, in un gesto di ringraziamento, di affetto forse: - Grazie -

Gaara deve concedersi qualche istante di silenzio e imporsi la calma, benchè il suo cuore ha sussultato per due brevi secondi, momentaneamente sconvolto da quel contatto.

Una mano posata con gentilezza sul suo braccio.

Un calore improvviso a quel contatto.

- Lo penso davvero Naruto - Gaara accenna ad un sorriso, non può farne a meno, un sentimento strano gli preme per la gola, costringendolo ad assumere quell'aria lieta.

La sua naturale compostezza è frantumata, cade con quel sorriso, perchè il semplice gesto di Naruto ha fatto nascere qualche strana alchimia.

- Dopotutto sei entrato nel mio ufficio senza farti notare da nessuno, kazekage in persona - si azzarda persino a fare una battuta. Sta bene, è come ricevere una boccata d'aria fresca.

Naruto ridacchia.

Aria fresca.

La sua mano è ancora sul suo braccio, non stringe più, è semplicemente posata, leggera e innocente.

- Qualche notizia di Sasuke Uchiha? -

La domanda avrebbe dovuto continuare l'atmosfera iniziata, ma Gaara si rende subito conto di aver fatto un errore, ponendo l'argomento della conversazione sbagliato.

La mano di Naruto si contrae e poi si ritrae, il volto disteso si rabbuia bruscamente, il sorriso svanisce in un'espressione tutt'altro che allegra.

 

Uguali, tu ed io.

 

L'aria fresca che Gaara sentiva viene meno, e il rimorso di una domanda così sciocca lo prende. ODIA vedere la malinconia sul viso del biondo che ingloba la scintilla di vivacità nei suoi occhi.

 

Sasuke.

 

Basta quel nome perchè Naruto si rabbui in quella maniera?

Quale potere ha per lui la persona di Sasuke Uchiha?

 

- Scusa - gli sfugge dalle labbra.

Naruto guarda verso di lui di nuovo, sono vicinissimi, le loro spalle si sfiorano: - Non preoccuparti - lo rassicura. Sorride, ma manca qualcosa sul suo viso.

Gaara vorrebbe allungare il braccio e passarglielo lungo le spalle, vorrebbe cancellare quell'espressione.

Non lo fa, non è ancora pronto ad un contatto del genere, non ancora pronto a donare un sostegno inossidabile, ad aprire il suo cuore così. Però non si trattiene e chiede in tono basso, confidenziale: - Vuoi parlarmene? -

 

Strana situazione.

 

Due jinchuuriki affiancati nella notte di Suna, sotto la luna pallida, in quell'aria tiepida.

Un lento, progressivo avvicinamento, il biondo ninja della foglia se ne accorge in quel momento. Ricorda le parole che aveva sibilato a Gaara tre anni or sono.

 

Siamo uguali, tu ed io.

... E' quella la loro forza?

 

Improvvisamente, quel blocco che aveva stretto il suo stomaco si affievolisce, quel vuoto si riempie di rinnovata speranza e fiducia.

 

- Sì -

 

Jinchuuriki.

 

Una natura insidiosa, lunghe dita di ingiustizie stringono loro la gola, li soffocano con l'odio sopito e la rabbia feroce. Sono persone, e spesso la gente lo dimentica. Dietro un sigillo c'è un'anima umana.

 

Siamo uguali, tu ed io.

 

Gaara sorride lievemente. Un disegno di labbra così sottile da risultare inconsistente alla vista. Ma quel sorriso c’è, nascosto, accennato debolmente, difficilmente osservabile e ammirabile, ma c’è.

È solo un bagliore lontano, ma Naruto lo coglie solo perché gli è così vicino.

 

- Naruto...? -

- Uh? -

- Mi sei mancato -

 

E quella notte la passano all'esterno, sotto la luna di Suna, a parlare.

Naruto parla di Sasuke, ne parla con fiducia e speranza, senza alcuna traccia di rabbia. Parla di una persona speciale che lo ha abbandonato, di quel desiderio di riaverlo con sè.

Gaara all'inizio è ascoltatore passivo poi, improvvisamente, la lingua gli si scioglie e parla. Gaara parla di un'infanzia infelice, di un'adolescenza solitaria, di un presente illuminato dalla quieta speranza che la sua situazione sia cambiata.

Le parole che per lui sono sempre state difficili da tirar fuori ora escono con l'impeto di un torrente.

 

Chi sono stato, chi sono...

Chi siamo…

 

E il sorriso del sole, quando il villaggio di anima, li trova così, seduti vicini, raccolti in un silenzio colmo di densi significati, sono l'uno appoggiato all'altro, quasi si sostenessero a vicenda, le spalle combaciano, Naruto ha le gambe incrociate, Gaara le lascia penzolare.

 

Siamo uguali, tu ed io.

 

Hanno colto, in quella notte, un frutto del tutto inaspettato.

Jinchuuriki non è solo uno status, è anche una qualità che li accomuna, non è sinonimo di odio, è il contrario di separazione, un denominatore comune che li unisce, loro malgrado.

 

Siamo uguali.

 

Kankuro e Jiraya li osservano con occhio malizioso, sono sorpresi di vederli lì, ma il loro sguardo affettuoso è felice di quello spettacolino.

Ma Gaara e Naruto sono ancora lì, ignari dello sguardo che attirano, con quel legame appena nato tra di loro.

Sabbia che deforma e cancella, Gaara aveva sempre avuto di fronte agli occhi dune e terra arida, la sua unica compagna. La sentiva come facente parte di sé, e davvero il suo cuore era stato arido e deserto fino a poco prima.

Ora, in mezzo a quel terreno sterile qualcosa si era definitivamente spezzato.

- Sai... - inizia Gaara - una volta ho trovato un fiore nato in mezzo al deserto -

Naruto lo guarda, aspetta invano che continui, ma Gaara ora tace, la sua spalla preme ancora di più contro quella di Naruto.

Naruto abbassa lo sguardo, spinge il suo braccio contro quello del kazekage, gli va incontro, ridacchia, si finge curioso: - E che ne hai fatto? -

Il rosso ninja gli rivolge lo sguardo, con semplicità risponde: - L'ho protetto -

- Sai, Gaara... io... avrei fatto la stessa cosa -

Gaara sorride.

 

Un fiore.

Naruto. E la loro amicizia.

 

 

Siamo uguali in destino. Insieme saremo uniti.

 

 

Continua…

 

 

Notes: Doveva essere una GaaNaru semplice semplice, doveva essere una shottina innocente, scritta per puro gusto di scrivere ma poi, come al solito, mi sono lasciata prendere la mano: è diventata una shot chilometrica che, in realtà, non va a frangere da nessuna parte.

Il desiderio di continuarla è troppo forte. XD Tuttavia mi controllerò… sì, mi controllerò.

 

No. Non ci riesco.

Dai, vi prometto che sarà corta! U.U

 

Volevo inoltre ringraziare tutti coloro che hanno letto e commentato il mio precedente lavoro ‘Tu mi piaci, Sasuke’, soprattutto coloro che l’hanno messa tra i loro preferiti! *.*

Ah, a proposito, sto lavorando su una nuova SasuNaru… eheh… a vostro rischio e pericolo… XD

 

Miss

 

 

Disclaimer: i personaggi appartengono a Masashi Kishimoto e a chi ne detiene i diritti. Non guadagno nulla da questa fic, se non il piacere intrinseco di scriverla

 

 

  
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