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Autore: Shodaime    03/06/2013    4 recensioni
Una breve introduzione alla mia storia.
Diciamo che non mi è piaciuto per niente il modo in cui la Amano ha concluso reborn, in modo deludente e frettoloso, così ho deciso di continuare la storia e sistemare TUTTO quello che lei aveva lasciato in sospeso!
Dare una logica a Reborn non è assolutamente possibile, ma io voglio fare dal mio meglio.
Ho iniziato a pubblicare un capitolo ogni mercoledì dal mercoledì successivo alla fine, quindi aspettatevi un aggiornamento ogni mercoledì =)
Spero davvero che apprezzerete la mia storia e che vorrete lasciarmi un parere!
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti, Xanxus
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Questo non era previsto.” La voce di Fabio, all’interno della Casa illusoria, era appena un sussurro. Bastò comunque ad attirare l’attenzione degli illusionisti, che faticarono non poco a ritrovare la concentrazione, chi per un motivo chi per un altro.

Se Chrome era preoccupata per quello che stava succedendo ai suoi compagni, infatti, Mammon invece ebbe la conferma che quella che le ronzava in testa da un po’ non era solamente un’impressione, e che se avesse scommesso con Bel sul fatto che qualcuno sarebbe riuscito ad entrare nel sistema, ci avrebbe guadagnato un considerevole gruzzolo di soldi.

“Va…Vada fuori! Fermi tutto!” Riuscì a dire Chrome, sforzandosi di restare concentrata.

Fabio parve tentennare.

Mammon soppesò vantaggi e svantaggi.

“Non prima che la sfida sia terminata.” Disse, con molta più scioltezza di Chrome.

La porta della Casa fu improvvisamente sigillata.

 
Fuori, intanto, Xanxus si stava sganasciando dalle risate.

“Headshot!” Commentò Lussuria, battendo le mani trepidante di vedere come si sarebbe evoluta la situazione, mentre Bel, dopo aver annunciato che un principe non si abbassa a guardare certi spettacoli, si era messo placidamente a dormire nonostante gli schiamazzi di Squalo che ormai aveva dato ampio sfoggio del suo repertorio di insulti verso la squadra avversaria.

Dal loro punto di osservazione, invece, Reborn e gli altri erano come impietriti davanti alla proiezione sulla Casa, che mostrava Ryohei ancora immobile per terra e Hibari, Gokudera e Yamamoto attoniti in attesa di capire cosa stesse succedendo.

“Ehi! Ma così non vale!”A differenza degli altri, Lal in silenzio non ci voleva stare, e servì la forza combinata di Dino e Iemitsu per evitare che l’istruttrice andasse a sfondare a calci la Casa con tutti gli illusionisti.

“Calmati Lal. Qui c’è qualcosa che non va, e dubito sia colpa di Fabio.” Placido come sempre, Reborn si avvicinò alla costruzione in mezzo al parco, cercando di capire cosa potesse esserci dietro quella faccenda. Arrivato lì, potè soltanto constatare il fatto che era stata sigillata, e girarsi come tutti a guardare i Varia.

Xanxus smise di ridere, giusto per lanciare uno sguardo innocente verso i presenti.

“Se state cercando di imbrogliare….” Cominciò Timoteo, carico di rabbia.

In un lampo le X-Guns furono strette nei pugni del boss dei Varia, su cui andavano rapidamente disegnandosi scure e fitte cicatrici.

“Non provare a parlarmi di correttezza, feccia.” Disse, minaccioso. E se non sparò, probabilmente fu solo per pigrizia.

“Ora non abbiamo tempo di pensare a questo, ne discuteremo dopo!” Reborn si frappose tra i due per quanto gli consentiva di fare la sua statura, ma tanto bastò perché dal video tornassero a sentirsi delle voci, e l’attenzione di tutti si catalizzasse di nuovo sull’esterno della Nami.

 
“Non possiamo lasciarlo qui!” Disse Yamamoto, tentando inutilmente di far riprendere i sensi a Ryohei.

“Ragazzi! Tornate indietro! E’ troppo pericoloso!” Dopo aver assistito alla scena, Tsuna aveva deciso che quel gioco era durato anche troppo. Purtroppo, però, scatenare l’X-Burner per cercare di liberarsi dalle corde create per l’occasione l’aveva portato solamente a disintegrare la sedia e finire sempre legato sul pavimento bruciacchiato.

“Mi dia solo un secondo, Juudaime! Ora troviamo una soluzione!” Lo rassicurò Gokudera, per cercare di calmare più sé stesso che il suo boss.

Il ragazzo ringhiò di stizza, attorcigliandosi nervosamente una ciocca di capelli tra le dita per cercare di capire come fosse meglio agire. Il tempo stringeva, e sapere di essere a pochi metri dal Decimo e dover rischiare ad ogni passo di essere folgorati sul posto e di perdere di nuovo la sfida lo rendeva ancora più agitato di quanto non fosse in precedenza.

Hibari, invece, guardava in direzione della Nami con tutta la calma del mondo.

“Hai causato danni a degli studenti nel perimetro della scuola. Hai violato il regolamento scolastico. E ovunque tu sia, ti morderò a morte.” Affermò lapidario, a voce alta, rivolto verso il nulla.

“Dividiamoci.” Disse poi, senza voltarsi. “Tu” fece poi, accennando con un gesto della mano verso Yamamoto. “portalo via, ha bisogno di cure. Tu invece vieni con me.” Concluse, passando accanto a Gokudera mentre si metteva in marcia.

Gokudera fu tentato di attaccar briga con Hibari, ricordandogli che lui prendeva ordini soltanto dal Decimo, ma dal momento che il suo localizzatore trasmetteva giusto in quel momento l’immagine del Decimo in questione legato in un sotterraneo, preferì mordersi la lingua e seguire la Nuvola, dopo aver gridato a Yamamoto di non restare lì impalato e di correre a cercare un medico.

Ci mise un po’ a capire come facesse Hibari a correre con tanta sicurezza verso la scuola, ma quando finalmente furono arrivati all’interno dell’edificio, notò che Hibird volava precedendolo di qualche metro, evitando con cambi repentini di direzione le barriere che ormai impazzite continuavano a spuntare come funghi a ogni angolo.

Non che essere aiutato da una palla di piume cinguettante lo rendesse più felice che avere a che fare con il relativo padrone, ma in quel momento Gokudera pensò solamente a scendere le scale il più in fretta possibile per raggiungere finalmente il Decimo.

I laboratori erano lì. Riusciva a vedere il Decimo seduto per terra, a sentire l’odore di bruciato dell’X-burner, e finalmente tutta quella fatica sembrava aver portato a qualcosa di buono.

Fu un attimo.

Hibari correva qualche passo avanti a lui, con Hibird che volava a pochi centimetri dalla sua spalla. Sentì Tsuna chiamare i loro nomi, vide l’ansia sul suo viso.

Poi, per qualche miracolo, il suo corpo decise di rispondere alla voce di Hibari.

“Non ti muovere!” Disse, con il sottilissimo tono di nervosismo che segnava impercettibilmente la sua voce quando succedeva qualcosa nella sua scuola, sotto la sua responsabilità.

Gokudera si immobilizzò. Tra lui e Hibari, rapide e luminose scariche elettriche rivelavano la presenza dell’ennesima barriera.

“Juudaime!” Urlò. “Non si preoccupi! Ora la veniamo a prendere!” Si sentì in dovere di urlare, mentre Hibari arrivava da Tsuna, armeggiando con le corde per liberarlo.

Tsuna si sentì sollevato come non mai. Ma non c’era tempo per rilassarsi, il pericolo non era ancora per nulla scampato.

“Hibari… C’è…C’è una bomba lì…” Disse, accennando con un gesto della testa all’ordigno ticchettante in fondo alla stanza.

Tempo di dire queste poche parole, che Hibird cominciò a cinguettare furiosamente. Scintille azzurrine cominciavano ad avvicinarsi da entrambi i lati della stanza, stringendo i ragazzi in un corridoio che andava rapidamente stringendosi.

“Uscite fuori di li!” Urlò Gokudera.

Hibari rinunciò ad armeggiare con le corde legate ai polsi e alle caviglie di Tsuna. Prima che potesse rendersene conto, il ragazzo si ritrovò nel corridoio, mentre Hibari tornava di corsa nella stanza, con tutta l’intenzione di disattivare la bomba e poco, pochissimo tempo per farlo.

“Hibari! No!” Si lasciò sfuggire Tsuna, mentre le barriere avevano ormai tutta l’aria di essere troppo strette per lasciarlo uscire vivo.
 
 
 
   
 
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