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Autore: metaldolphin    04/06/2013    5 recensioni
Nami impara che non sempre le leggende sono positive per il Capitano: potrebbe anche crederci davvero!
Il titolo è omonimo ad un libro che mi regalarono e lessi da ragazzina; in questa fic è l'unica cosa in comune con quella storia.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuova isola, nuova avventura, pensarono i componenti della ciurma di Cappello di Paglia… Ormai era la prassi: dopo tutto quel tempo passato insieme, sapevano che c’era sempre qualcosa di nuovo, ad attenderli una volta sbarcati.
Ma questa volta sembravano sbagliarsi: quel pezzo di terra chiamato Blue Dolphin era ricoperto da una fitta foresta e circondato da invitanti bianche spiagge che si aprivano su acque cristalline. Era il tipico paradiso tropicale, tranquillo, ideale per il riposo.
Non era abitata, la splendida isoletta corallina e Nami spiegò ai ragazzi l’origine del suo nome, dovuto alla presenza di un piccolo branco stanziale, di rari Delfini Blu.
-Si mangiano?- fu la prima curiosità del Capitano: era scontato che il suo primo pensiero fosse per il suo stomaco.
La Navigatrice non perse tempo: come se fosse mossa da un riflesso condizionato, senza nemmeno guardarlo e continuando la sua dissertazione, lo schiantò sul ponte con un pugno ben piazzato.
Non c’era bisogno di alcuna spiegazione: l’aveva interrotta e proclamato un’idiozia peggiore del solito con due sole parole.
Conclusa la breve panoramica, la rossa, con tono acido si degnò di rispondergli: -Non ci pensare nemmeno! Non vorrai farti nemica la Tribù degli Amici in Mare?
Queste ultime parole attirarono l’attenzione degli altri, soprattutto di Rufy e Chopper. Anche se cercavano di non darlo a vedere, anche gli altri tre tendevano l’orecchio, attenti a non perdere una parola.
Lei, compiaciuta dal trovarsi al centro dell’attenzione, spiegò: -Dovete sapere che questo tipo di delfini vive soltanto qui. Sono molto intelligenti e si riesce a farseli amici; secondo i vecchi marinai, che giurano sia vero, se un amico della Tribù si trova in seria difficoltà in mare, essi giungano improvvisamente ad aiutarlo.
-E non importa quanta distanza ci possa essere: non si sa attraverso quali misteriosi poteri, essi ne vengono a conoscenza ed a giungere sempre in tempo!
-Quindi non disturbateli e non fate casini: certe amicizie sono preziose!- concluse con uno dei suoi splendidi sorrisi.
I più interessati avevano ascoltato bocca aperta e cominciarono subito a far progetti su come stringere nuove, insolite amicizie.

Quella sera, al termine della consueta grigliata sulla spiaggia, spazzolato quanto di commestibile, Rufy si sedette vicino a Nami.
-Dove sono i delfini?- le chiese.
La ragazza si strinse nelle spalle: -E chi lo sa? Forse, in questo momento, da qualche parte nel mondo, c’è un loro amico in pericolo e sono corsi da lui per salvarlo…
Il sole era ormai tramontato da un po’ e il cielo era nero, rallegrato da un brillante tappeto di stelle.
Il falò, ormai basso, non disturbava troppo le osservazioni della rossa, ma Rufy, con Chopper ormai addormentato al suo fianco, continuava a fissare il mare buio: nutriva ancora la speranza di intravedere qualche cetaceo balzare dall’acqua.
Ma l’enorme distesa d’acqua era placida, liscia come una lastra di vetro e la battigia era sfiorata da un’onda pigra e lenta che avanzava e si ritirava in una lenta danza rilassante.

Reprimendo uno sbadiglio, Nami si alzò e, spolverandosi la gonnella dalla sabbia, annunciò ai presenti che si ritirava nella sua tenda.
Dato che i picchetti non fanno presa sulla sabbia e l’umidità notturna era minore sotto agli alberi, avevano piantato il piccolo accampamento al margine della foresta. E lì si diresse la rossa, stanca per la giornata che alla fine si era rivelata alquanto faticosa.
Ma una sagoma ben distinta si stagliava contro il chiaro tessuto della tenda; era imponente e riconoscibile già da lontano.
La navigatrice sbuffò. Che voleva quel buzzurro? Fortunatamente, Sanji sembrava non averlo visto: il solo trovarlo vicino alla tenda di Nami avrebbe scatenato l’inferno. Come sempre diretto e di poche parole, Zoro non perse tempo: -Nami, ma cosa ti salta in mente?- dal tono si evinceva una chiara rabbia.
-Ma di cosa stai parlando?- Lei non ci aveva messo molto a scaldarsi: era stanca, la serata era stata,fino a quel momento, miracolosamente tranquilla e non voleva che le fosse rovinata.
-Di cosa parlo? Di quella stupida storia che hai raccontato oggi!
-Non è una “stupida storia”!- ribattè lei facendogli il verso e aggiunse, subito dopo: -E poi mi dici perché ti ha disturbato tanto?
Toccò a lui sbuffare: -Proprio non capisci?
In piedi, Zoro la sovrastava con la sua considerevole statura: nella luce tremolante della lampada di Nami, incuteva un certo timore.
-Cosa? Cosa c’è da capire?
-Quell’ingenuo di Rufy potrebbe crederci davvero!- spiegò esasperato.
Con lo stesso tono, lei ribattè: -E allora?
-Non ci pensi alle conseguenze? Già così fatichiamo a tenerlo a bordo, dato che a lui sembra importare poco del fatto che non possa nuotare… Se gli dici che, se si trovasse in pericolo, c’è una creatura magica sempre pronta a salvarlo, non ci penserà due volte prima di cacciarsi in guai seri!
“Accidenti” riflettè la rossa “potrebbe aver ragione, non ci ho pensato proprio!”
Ma come ammettere l’errore, quando si possedeva un orgoglio smisurato che mai le avrebbe permesso di darla vinta a Zoro?
Dissimulando con maestria, la furba navigatrice fece spallucce ed affermò tranquilla: -Suvvia, domani avrà già scordato tutto…- “….spero” aggiunse mentalmente.
-Adesso lasciami riposare e va’ a dormire: domani abbiamo da far provviste!- gli consigliò, quindi entrò in tenda, lasciandolo muto ed arrabbiato, fuori, a fissarne l’entrata.
Dato un calcio a vuoto, sollevando polvere, terriccio e foglie, Zoro si voltò verso il bivacco. -Sono di guardia, strega- mormorò, tanto per avere l’ultima parola.
Dentro la tenda, nonostante Zoro avesse parlato più a sé stesso che a lei, Nami sentì tutto, il calcio per sfogare la rabbia e la frase detta piano: c’era abbastanza silenzio da poter udire il più piccolo rumore senza difficoltà.
Non era stata una buona idea, quella dei delfini con cui fare amicizia… per fortuna, recuperato legname, cibo ed acqua, sarebbero andati via, il giorno dopo e, forse, il contatto Rufy/Delfini sarebbe stato scongiurato!
Prima di addormentarsi, si rese conto di quanta ragione avesse Zoro: quando si trattava dell’incolumità del Capitano sapeva essere molto attento.

Seduto a gambe incrociate, Zoro fissava Rufy, che si era addormentato rivolto verso il mare, con la speranza di avvistare un delfino, avvicinarlo e stringerci amicizia. Se Nami non avesse tirato fuori la leggenda, avrebbe potuto affrontare la notte più tranquillamente,  invece di stare doppiamente all’erta per sorvegliare il Capitano.
Appoggiò le spade ad una spalla e sbadigliò, guardando il fuoco, ormai basso, con le fiamme arancioni che danzavano tra la legna semicarbonizzata.
Il loro colore gli ricordava i capelli della Navigatrice, ma non riflettè sul fatto che, sempre più spesso, i suoi pensieri tendevano a virare su lei.
Come il fuoco che aveva di fronte, Nami era vivace e calda, ma per lo stesso motivo, ad avvicinarsi troppo ci si poteva scottare.
E non pensava al bruciore che i suoi ceffoni lasciavano sulla pelle, ma alle intense sensazioni che provava ogni volta che le era così vicino da poterne sentire il profumo...

   
 
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