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Autore: areon    04/06/2013    1 recensioni
Caran viveva, sin dal giorno della sua nascita, in un piccolo paesino arroccato in mezzo alle montagne scoscese. Sin da quando, a tre anni, sua nonna le aveva regalato un mantellino rosso da cui si era sempre rifiutata di separarsi, era stata soprannominata Rossa.
Ispirato a Cappuccetto Rosso di Perrault
Seconda classificata al contest Cappuccetto Rosso di Gely_9_5
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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03. Epilogo
Caran viveva, sin dal giorno della sua nascita, in un piccolo paesino arroccato in mezzo alle montagne scoscese. Sin da quando, a tre anni, sua nonna le aveva regalato un mantellino rosso da cui si era sempre rifiutata di separarsi, era stata soprannominata Rossa.
Ispirato a Cappuccetto Rosso di Perrault
Seconda classificata al contest Cappuccetto Rosso di Gely_9_5


Rating: arancione
Genere: angst, dark, sentimentale
Personaggi: //
Note: long-fic (3 capitoli)

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Riassunto del capitolo precedente: Dopo essere stata rapita da Njl, Caran è costretta a passare dei mesi a letto a causa della gamba rotta. Non potendo uscire a causa della neve, sono costretti ad una convivenza forzata che li fa abituare l’uno all’altro creando un clima di strana intimità. Quando Caran è finalmente guarita, grazie alle amorevoli cure di Njl, e l’inverno è passato, lui l’accompagna a casa propria, dove la madre e la nonna l’attendevano da mesi senza avere sue notizie.


- CARAN E IL LUPO -
Capitolo 3 – Epilogo

La prima notte in cui Caran dormì da sola nel proprio letto faticò ad addormentarsi, e capì che le mancava la presenza rassicurante di Njl accanto a sé – aveva cercato di ignorare la fitta al cuore che aveva percepito quel pomeriggio al momento di salutarlo, ma non ci era riuscita e da quando se n’era andato non aveva pace, e la tormentava impietosa. Capì mentre si rigirava insonne nel letto di sentire moltissimo la mancanza di Njl, come mai prima d’allora le era capitato, quasi che di quell’assenza potesse morire. Ma non era così, la sua era solo acuta nostalgia del periodo passato con l’amico e desiderio di stare ancora con lui, anche per tutto il tempo che le rimaneva. Capì di essere innamorata di lui, di esserlo sempre stata: quei momenti passati assieme gliel’avevano fatto intuire, ma non l’aveva davvero capito finché non si erano separati.
Alla fine si addormentò esausta, incapace di assopirsi serenamente senza la presenza di Njl accanto a sé.

Il mattino successivo indossò il suo mantello rosso, coprendo il capo con il cappuccio, uscì di casa e si diresse a casa dell’amico. Quando arrivò era nel panico, ma prese coraggio e bussò alla porta.
“Arrivo.”
Njl aprì la porta, trovandosi davanti un tripudio di lentiggini stirate in un sorriso a metà tra l’agitato e la gioia.
“Ciao.” fece lei.
“Ciao.” rispose lui, imbambolato per la sorpresa: non credeva di rivederla tanto presto.
Vi fu qualche minuto di silenzio, interrotto infine da Caran: “Mi fai entrare?” gli chiese.
“Certo! Scusami…” si scostò dall’uscio, per permetterle il passaggio. Lei entrò, rimanendo comunque nei pressi della porta. “Ti serve qualcosa?”
“In realtà sì.”
Njl la guardava interrogativo, invitandola a proseguire con lo sguardo.
“Questa notte ho avuto difficoltà a dormire.” disse solo quello, come se potesse essere sufficiente a spiegare ogni cosa. Vedendo che non proseguiva, l’amico prese la parola. “Vuoi della camomilla per le prossime notti?”
“No.” rispose Caran, avvicinandosi di quei pochi passi necessari a trovarglisi esattamente davanti, a pochi centimetri da lui. Il cuore le batteva a mille, e si sforzava di continuare a guardarlo negli occhi, di non abbassare lo sguardo sulle sue labbra. “Voglio te.”
Sentendo quelle parole, Njl le prese il volto tra le mani e la baciò: era un bacio a fior di labbra, irruento e dolce allo stesso tempo.
Quando si separarono, entrambi sorridevano radiosi. Caran gli gettò le braccia al collo, mentre lui le strinse la vita. Rimasero così per una quantità pressoché incalcolabile di tempo, abbracciati in silenzio, i volti incastrati nell’incavo del collo dell’altro. Alla fine la Rossa ruppe il silenzio.
“Ehi, Njl…”
“Dimmi.”
“Spero che quella tua proposta di matrimonio sia ancora valida, perché intendo accettarla.”
Njl si scostò all’improvviso, quasi avesse preso una scottatura; ma si calmò subito: “Lo è.” asserì con un sorriso.
“Bene.” rispose Caran. “Perché mi ricordo tutto, e ritengo che sarebbe assai scortese da parte tua ritirare proprio ora l’offerta.”
Njl impallidì lievemente. “Tutto tutto? Ogni singola cosa?”
“Sì.”
Rimasero entrambi in silenzio per qualche minuto. In particolare lui, era spiazzato.
“E allora perché sei tornata?”
“Perché ti amo. E quello che hai fatto era solo quanto necessario per farmi aprire gli occhi e rendermene conto.”
Nel parlargli non aveva smesso un secondo di sorridere rassicurante: voleva fargli capire che lo amava davvero, che non stava mentendogli né illudendolo, che era assolutamente ed incondizionatamente sincera.
Ma un po’ aveva paura. Non sapeva come fare – non c’era mai stato nessuno che le avesse insegnato come si dimostra l’amore – così lo baciò di nuovo, perché era l’unica cosa che sapeva fare. Sentiva il cuore martellare nel petto e nelle orecchie, le labbra di Njl morbide che accarezzavano le sue, le sue braccia forti che la stringevano come a non volerla mai lasciar andare. Poi, gradualmente, lui approfondì il bacio, facendo attenzione a non metterle fretta per non spaventarla, con calma perché nemmeno lui, in effetti, sapeva davvero cosa dovesse fare. Quando le slacciò in mantello, Caran trasalì; Njl la rassicurò, accarezzandola gentile. Appese il mantello all’appendino, quindi la prese in braccio senza alcun preavviso: lei si mise a ridere, più tranquilla. La condusse al letto, adagiandovela delicatamente e sedendosi accanto a lei. La baciò delicatamente, accarezzandole la giacca, e poi la baciò ancora e ancora.
Piano piano l’insicurezza svanì, i baci divennero sempre meno casti e sempre più focosi e passionali. Senza nemmeno sapere bene come, Caran si trovò distesa sul letto, con Njl sopra di sé: alternava carezze dolci a strette possessive sulle braccia e sui fianchi, mentre lei gli passava le dita tra i capelli. Poi i vestiti calarono ad uno ad uno, mentre continuavano a baciarsi fino a non avere più respiro.
Caran rincasò solo la sera. Sapeva che sarebbe passato molto tempo prima che Njl potesse chiedere a sua madre il permesso di sposarla, ma intanto potevano sempre continuare a vedersi.
Quella notte Caran dormì più serena, addormentandosi – quasi come una rassicurazione – con una mano sulla spalla su cui Njl quel pomeriggio le aveva lasciato un morso.

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Eccoci infine al terzo capitolo… chi è contento che sia finita alzi la mano! Umh, quanta gente…
Iniziamo con l’angolo delle ultime precisazioni.
Come già detto nell’introduzione, ancora due capitoli fa, la storia prende ispirazione dalla versione di Cappuccetto Rosso di Perrault; questo perché questa versione mi sembrava più adatta come riferimento rispetto a quella dei Grimm – per chi non la conosce, in Perrault il lupo si mangia la nonna e Cappuccetto Rosso, e nessuno le salva: insomma, vince il lupo.
Anche qui, in un certo senso, vince il lupo: Njl non uccide Caran come il lupo, ma riesce nel proprio intento di plagiarla e farla innamorare di sé – lo scopo del rapimento, e del romperle una gamba, era esattamente quello di prendersi cura di lei fino a dimostrarle che lui le era necessario e a convincerla che è innamorata di lui. E Njl ci e riuscito talmente bene che Caran non si è accorta di essersi innamorata mentre era “ospite” da lui, ma crede di esserlo sempre stata e di essersene accorta quando poi se n’è andato.
Qui si inserisce la spiegazione del nome Njl: è ispirato al nome di Nils Bejerot, il criminologo e psicologo che per primo coniò il termine Sindrome di Stoccolma in merito a casi di rapimento in cui la vittima finiva col provare un profondo affetto e attaccamento verso il proprio carnefice fino addirittura all’amore. Per maggiori informazioni vedere http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Stoccolma.
Fine del backstage/approfondimento psicologico.
Ora che la storia è conclusa – spero tanto che vi sia piaciuta!! – vi chiedo ancora una volta di commentare, così da poter avere un’idea su cosa ne pensate. Grazie per essere arrivati fino alla fine.
Ci si vede alla prossima storia.
Bacissimi,
areon
   
 
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