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Autore: fraVIOLENCE    04/06/2013    1 recensioni
"Ti ho detto che non ho bisogno di te! Non ti amo Thomas, non ti amo più!" - bugia, lo amavo ancora. Ma amavo il vecchio Tom: quel ragazzo con il piercing al labbro. Quel ragazzo scombinato che non si sentiva al sicuro se non si nascondeva sotto quel cappellino arancione. Quel ragazzo che pianse di felicità quando gli confessai di aspettare un bamino. Quel ragazzo che mi accudiva, che mi amava, che prendeva in braccio nostra figlia e che la cullava per farla addormentare. Quel ragazzo che la notte si svegliava per darle da mangiare, quel ragazzo che ripeteva di amarmi. Quel ragazzo che mi sorrideva sempre, che mi faceva sentire al sicuro, che mi faceva sentire viva.
SEQUEL DI ' THERE'S SOMEONE OUT THERE WHO FEELS JUST LIKE ME? '
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


30 Agosto 2008.

Mi svegliai abbastanza presto quella mattina.
Mi feci una doccia veloce, mi vestii e lentamente entrai nella cameretta di Ava.
Mi avvicinai al suo letto e le accarezzai i capelli biondi, svegliandola dolcemente.
"Amore? E' ora di alzarsi" - sussurrai.
Lei aprii lentamente gli occhi e sorrisi, perdendomi in quegli occhioni azzurri.
"Che ore sono, mamma?" - mormorò lei, con voce assonnata.
"Sono le sette e mezza, non ci vuoi andare stamattina al campo? Ci accompagna lo zio Mark!" - le risposi, sporgendomi a lasciarle un lieve bacio sul piccolo nasino.
Lei annuii sorridente e si alzò, correndo verso il bagno.
La aiutai a prepararsi, misi due fette di torta di mele e una bottiglietta di succo alla pera in una piccola borsetta fucsia e uscimmo di casa.

Faceva molto caldo quella mattina.
Presi Ava per mano dopo aver indossato gli occhiali da sole e sorrisi, avvistando Mark qualche metro più avanti.
Ava mi lasciò la mano e corse verso di lui, saltandogli in braccio.
"Zio Mark!" - strillò lei, divertita.
"Hei, principessa! Come andiamo? Tutto bene?" - le chiese Mark sorridente, baciandole la fronte e stringendola a sè.
"Sì! Voglio andare a giocare con gli altri bambini!" - rispose lei, mentre Mark la fece scendere dalle sue forti braccia e la prese per mano.
Mi avvicinai a loro e salutai Mark con un bacio sulla guancia, per poi afferrare delicatamente la mano della bambina, che saltellava felice.
"Come mai oggi ha tutta questa voglia di andare al campo estivo?" - mi domandò Mark, ridendo.
"Non lo so" - risposi, sorridendo - "Oggi si è svegliata più allegra del solito!" - dissi, iniziando a camminare sul marciapiede.
Avevo deciso di iscrivere Ava ad un campo estivo organizzato dal comune per farle conoscere i suoi futuri compagni di classe.
Eh già, tra poche settimane la mia bambina avrebbe iniziato la scuola elementare.
Arrivati al grande cancello dell'asilo in cui si svolgevano i corsi estivi, porsi la borsetta ad Ava e mi chinai per darle un lungo bacio sulla guancia.
"Divertiti amore! E stai attenta!" - le ricordai, sorridendo e vedendola correre verso il grande cortile dell'asilo.
Sospirai, voltandomi verso Mark.
"Tutto bene?" - mi chiese.
"Sì, è solo che non sopporto tutto questo caldo" - sbuffai, passandomi una mano sul viso.
"Dai vieni, andiamo a fare colazione" - mi propose, incamminandosi verso uno starbucks non molto lontano da lì.
Approvai e lo seguii, guardando dritto davanti a me.
Ci sedemmo su delle poltroncine all'ombra e ordinammo due cappuccini freddi quando il cameriere venne a chiederci le ordinazioni.
Afferrai il bicchiere e iniziai a bere dalla cannuccia, osservando Mark che beveva distrattamente il suo cappuccino.
"Hei.. Tutto okay?" - gli chiesi, agrottando la fronte.
Lui annuii appena, sospirando e appoggiando il bicchiere sul tavolino.
"Mi mancano Skye e Jack, da morire.." - sussurrò.
"Sono ancora in montagna dai genitori di Skye?" - domandai, mordicchiando la punta della cannuccia nera.
"Sì, tornano la settimana prossima. Non ce la faccio più, giuro" - rise nervosamente.
"Che tenero" - dissi, sorridendo dolcemente mentre mi sistemavo gli occhiali da sole.
"E poi.. C'è un'altra cosa che mi turba" - quasi lo sussurrò, mordendosi freneticamente le labbra.
"Cioè?" - domandai curiosa, appoggiando il mio bicchiere vuoto di fianco al suo.
"Ieri sera mia sorella ha visto Tom. E' tornato a Poway" - disse Mark tutto d'un fiato, sollevando lo sguardo per incrociare il mio.
Il mio cuore perse un battito e la mia schiena venne invasa dai brividi.
"E.. E allora?" - balbettai, strofinando i palmi delle mani sudati sulle cosce.
"No.. Nulla. E' che mi farebbe strano incontrarlo. Non ci vediamo da quasi tre anni.." - sospirò.
"Ci vorresti parlare?" - gli domandai, osservandolo.
Lui scrollò le spalle, soffocando una risata nervosa.
"Non saprei. Ma credo di no. Tom si è rivelata una persona completamente diversa da quella che avevo conosciuto" - ammise.
"Già" - sospirai, abbassando lo sguardo e mordicchiandomi le labbra.
"E Travis da quanto non lo vedi?" - mi domandò Mark.
"L'ultima volta l'abbiamo visto insieme, l'anno scorso, non ricordi? Quando è partito per Pittsburg con i bambini" - gli ricordai.
Lui annuii, ammirando la punta delle sue scarpe.
"Te lo dico apertamente, Jennifer. Se Tom si avvicina a te o ad Ava e fa qualcosa che non deve fare devi dirmelo subito, chiaro?" - disse Mark, serio.
I suoi occhi azzurri guardavano così intensamente i miei che quasi rabrividii.
"Certo, grazie" - sussurrai, con la voce appena tremante.
"E non esitare a chiamare la polizia" - mi raccomandò.
"Non preoccuparti. Il problema non sono io. L'importante è che non si avvicini ad Ava" - iniziai a giocare distrattamente con una ciocca di capelli.
Mi avvicinai a Mark e appoggiai la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e sospirando.
"Grazie" - mormorai, guardando distrattamente i due bicchieri ormai vuoti sul tavolino.
"Non devi ringraziarmi, lo sai che per te farei di tutto. Sei la mia migliore amica" - mi cinse le spalle con un braccio e accennai un sorriso, schioccandogli un lieve bacio sulla guancia.
"Ti ricordi anni fa quando il nostro unico pensiero era essere puntuali alle gare di skate, scegliere un film da guardare la sera e trovare un posto dove poter birra a non finire senza che nessuno ci dicesse nulla?" - domandai.
"Certo che mi ricordo" - rispose lui, sfoderando un sorriso malinconico.
"Non sai quanto vorrei tornare indietro" - sospirai.
"Sai cosa facciamo adesso?" - disse Mark, sorridendo e mollando lentamente la presa del suo braccio attorno alle mie spalle.
Lo scrutai curiosa, attendendo che finisse di parlare.
"Andiamo al parco vicino alla vecchia casa di Tom, ci distendiamo sull'erba e parliamo di tutto quello che ci passa per la testa. Come i vecchi tempi. Ci stai?" - mi domandò.
"Ci sto!" - sorrisi, alzandomi e lasciando una banconota da cinque dollari sul tavolino, accanto ai bicchieri vuoti.
Ci avviammo verso il parco, percorrendo prima un viale alberato.
Appena entrati nel viale che portava al parco sentii lo stomaco stringersi improvvisamente e il cuore mi sembrò fermarsi per un istante.

"Tu sei pazzo! Andrai in tour in Australia con la tua band e a cosa pensi? Alla tua ragazza che lascerai da sola solo due settimane?"
Lui si avvicinò a me, facendo sfiorare prima i nostri nasi e poi le nostre labbra.
"Ormai tu sei al primo posto nella mia vita. Tutto ruota intorno a te" - sussurrò, per poi lasciarmi un lieve bacio umido sull'angolo della bocca.
Sorrisi dolcemente e chiusi gli occhi, appoggiando le mani ai lati del suo collo, baciandolo e sospirando sognante.
"Ti amo, Jennifer"  - sussurrò.


Afferrai velocemente la mano di Mark, fermandomi di colpo.
"Hei, tutto bene?" - mi domandò Mark, preoccupato.
Annuii leggermente, sospirando e riprendendo a camminare.
"Troppi ricordi" - ammisi, abbassando lo sguardo e lasciando lentamente la sua mano.
"Vuoi tornare indietro?" - chiese lui, premuroso.
Scossi la testa, mordendomi le labbra e continuando a camminare vicino a lui.
"No. Non lascerò che uno stupido idiota rovini tutti i bei ricordi che ho di questo posto" - risollevai lo sguardo e il mio passo si fece più deciso.
Ci andammo a stendere sotto un albero ed entrambi appoggiammo le mani dietro la nuca, osservando il cielo.
Rimanemmo per qualche minuto in silenzio, ognuno perdendosi nei propri pensieri, finchè lui non interruppe quel silenzio.
"A cosa stai pensando?" - mi domandò.
"Che vorrei tornare indietro e rifare tutto da capo" - dissi decisa, osservando le nuvole muoversi nel cielo a causa del leggero vento che aveva iniziato a soffiare.
"E cosa cambieresti?" - Mark voltò il viso verso il mio, osservandomi.
"Non mi affezionerei a Tom. Non lo amerei. Non mi fiderei di lui, delle sue parole. Certo, se così fosse non esisterebbe Ava.. E non so la mia vita come sarebbe senza di lei" - risi nervosamente - "Non riesco nemmeno ad immaginarla una vita senza di lei. La amo così tanto. Penso sia l'unica cosa buona che Tom abbia mai fatto"
"Se Ava è una bellissima bambina è solo per merito tuo. Tom è stato presente solo i primi tre anni della sua vita, poi ti ha lasciata da sola. Quindi secondo me lui ha solo il merito di averti aiutato a metterla al mondo" - rispose Mark - "La piccola ti ha più chiesto di Tom?" - mi chiese.
Annuii, sospirando e chiudendo gli occhi.
"L'altro giorno mi ha chiesto dov'era il suo papà e ha detto che gli manca. Non so per quanto tempo ancora possa leggere la storia del lungo viaggio. Forse tra un po' sarò costretta a dirle la verità"
"E come pensi di fare? Insomma.. Lei lo vede in tv, lo riconosce, no?"
"Sì.. Mi dice sempre che vede un uomo che assomiglia al suo papà in televisione. E il più delle volte non le rispondo, cambio discorso, faccio finta di non capire o la confondo. Ma questa storia non regge più, non so cosa fare" - sospirai, passandomi le mani sul viso.
"E cosa hai intenzione di dirle? Che suo padre dopo aver chiuso i rapporti con i suoi due migliori amici ha iniziato ad avere problemi con l'alcohol e che il giudice gli ha vietato di vedere sua figlia dopo il divorzio?" - domandò Mark, sarcastico.
"Non lo so. Non lo so, Mark" - sussurrai con voce spezzata - "Ho paura che lei senta la mancanza di una figura maschile nella sua vita. Certo, ci sei tu. Ma hai già la tua famiglia. Lei ti vede come uno zio, non come un padre"
Mark non rispose e tornò ad osservare il cielo, sospirando silenziosamente.
Richiusi gli occhi e mi voltai verso Mark, appoggiando la testa sul suo petto e stringendomi a lui.
Dovevo trovare una soluzione. Dovevo trovare una soluzione a quel problema più grande di me.


Finalmente dopo tanto mi sono convinta a postare il seguito, anche se non mi convince moltissimo :/
Spero che l'inizio vi piaccia! :3

  
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