22/12/2007
10 recensioni If someone wants to take away the ones I want to protect
I’ll kill them
Tutto in quel mondo è gelido, spietato. Il cielo. Il vento. Il pavimento su cui ti sei accasciato quando le gambe non ti hanno più retto.
Il suo sorriso.
Non hai avuto bisogno della voce di Fay per capire chi fosse, non hai avuto bisogno che pronunciasse il suo nome perché il tuo sangue te lo ruggiva già nelle orecchie.
E’ Ashura.
Il nome che, senza volere, hai imparato a ricordare.
Ashura.
Un nome. Era bastato un nome soltanto e lo stupido mago col suo stupido sorriso si era spento. Occhi vuoti e il sangue che abbandonava le sue guance, il suo cuore.
Perché a quel nome è impallidito?
Non credevi che gli avresti mai chiesto qualcosa del suo passato, ma quello che hai visto non ti è piaciuto per niente. Hai provato una rabbia sorda, pulsante, diversa da quella che ti esplodeva dentro per gli scherzi dell’idiota. Assomigliava più al crepitio di un incendio, al cupo sciabordio dell’odio.
Quello sguardo di Fay ti sarebbe bastato per detestare Ashura.
L’idiota gli si avvicina, intrappolato in una rete di parole e sorrisi così taglienti da far sanguinare. Si avvicina e lui non fa che sorridere mentre lo accusa, mentre lo getta nella disperazione dei suoi ricordi, mentre gli rivela, con sadica soddisfazione, che vi ci ha gettato anche voi.
Ti ha costretto a guardare, il bastardo. Ti ha costretto a fare violenza su una memoria che Fay non avrebbe mai voluto ricordare, tanto meno condividere. E’ come se avesse spogliato la sua anima e l’avesse esposta perché tu ci potessi guardare dentro.
E hai dovuto guardare, impotente, il dolore, la sofferenza, la crudeltà a cui quel bambino che sarebbe diventato Fay è dovuto sopravvivere. Hai dovuto assistere alla sua colpa, messa appositamente alla gogna perché tu lo possa accusare, perché tu gli possa dare il colpo di grazia.
Fay è davanti a te, a terra, tremante. Ti guarda con il solo occhio che gli è rimasto, pieno di paura,di vergogna, di disperazione. Non crede che tu possa mantenere la tua parola, che davvero il suo passato non cambierà le cose, perché niente gli ha mai insegnato a credere in qualcosa o in qualcuno.
E l’odio monta dentro di te come l’ondata di marea. E’ l’odio dopo tanto tempo che da forza ai tuoi muscoli per muoversi, alle tue gambe per sostenerti.
Fai un passo, ne fai un altro, e ciascuno è per ogni volta in cui hai visto Fay impallidire e sforzarsi di reprimere il terrore, nella silenziosa solitudine in cui si era rinchiuso a Yama, ogni volta che si nominasse Ashura. In sei mesi, non c’è stata una volta che tu non l’abbia visto sconvolto dalla paura, per quell’unica parola che, ironia del Destino, riusciva a comprendere.
Rabbia e odio si mescolano e senti un’energia formicolante che ti percorre il braccio, giù fino alla mano. Senza accorgertene, hai estratto Souhi.
Fay è più vicino ora, trema, è terrorizzato perché pensa che rivolgerai la tua spada contro di lui e ti fa ancora più rabbia, perché è colpa sua, di Ashura, se l’idiota non ha ancora capito che tutto quello che vuoi in questo momento è salvarlo.
Non ti interessa se Ashura è un conto in sospeso che dovrebbe risolvere da solo, non ti importano più tutti i bei discorsi sulla forza di combattere le proprie battaglie, sul salvare sé stessi, sull’andarsene con le proprie gambe, se si desidera andar via.
Vuoi combattere per lui, vuoi salvarlo, vuoi portarlo via.
Ashura è appena oltre Fay, ti sorride come se ti stesse sfidando a fare qualcosa, come se si aspettasse che tu non sia in grado di fare nulla.
Fay è poco davanti a lui. E sta piangendo.
Stringi i denti e ti lanci all’attacco. Era da tanto che non desideravi uccidere.
Owari
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