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Autore: LazySoul    05/06/2013    25 recensioni
Hermione Jean Granger non aveva mai scommesso nulla in vita sua.
Cosa accadrebbe se fosse costretta a scommettere se stessa?
E se si ritrovasse nelle mani di Draco Malfoy per un mese intero? Come potrebbe resistere al suo fascino da bello e dannato?
Dal testo:
«Malfoy non fare il bambino viziato!», esclamai, mentre allontanavo la sua mano dal mio volto che per tutto quel tempo era stata sul mio mento.
«Sfortunatamente è proprio ciò che sono. Allora scommetti che riesco a zittirti senza l’uso della magia?», mormorò con un sorrisino strafottente.
Mi torturai con le mani una ciocca di capelli, prima di annuire appena: «D’accordo, Malfoy»
«Cosa vuoi scommettere?», chiese.
«C-cosa voglio...?»
«Sì, Granger, cosa vuoi scommettere?», ripeté, ghignando.
«I-io... non lo so!», ammisi, sconvolta.
Era la conversazione più stramba e ridicola che avessi mai sostenuto.
Lo vidi sbuffare: «Ci sono varie cose che si possono scommettere, soldi, oggetti, te stessa...»
«M-me stessa?», domandai leggermente terrorizzata.
«Non hai mai scommesso nulla in vita tua, Granger?»
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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Buonsalve popolo di EFP, ecco alcune premesse prima di iniziare questa storia:

- È cringe, questo perché è stata scritta da una me diciassettenne che seguiva un po' la moda delle fanfiction che tutt'ora imperversa e che ha portato alla pubblicazione di capolavori quali "Cinquanta sfumature di grigio" e "After".

- La storia è stata infatti scritta nel lontano 2013, ben sette anni fa e, per quanto io abbia apportato alcune modifiche minime negli anni, per migliorarne la forma, rimane una storia con ben poche pretese e uno stile ancora acerbo, per certi versi.

- All'interno della storia ci sono riferimenti velati o meno a situazioni che un tempo pensavo fossero eccitanti e interessanti da inserire in una storia, e che ora trovo abbastanza sciocche, ma fanno parte di quella che è la storia originale e toglierle sarebbe ingiusto per la me di sette anni fa che ha dato del suo meglio per scrivere una bella storia, ha un po' fallito, ma questo non è importante. Vi dico ciò, per avvertirvi che ogni tanto nelle note autrice ci saranno dei riferimenti a quanto scritto nel capitolo che spiegano perché il mio attuale pensiero si discosta da quanto ho scritto sette anni fa.

- I capitoli sono piuttosto lunghi e questa storia fa parte di una trilogia conclusa, quindi non dovrete attendere ulteriori capitoli o aggiornamenti.

Detto ciò, buona lettura!





 

MAI SCOMMETTERE COL NEMICO




 

1. FIVE MINUTES OF HEAVEN



 

L'odore dei libri vecchi e pieni di polvere non mi aveva mai dato particolarmente fastidio, anzi, col tempo, era diventato sempre più piacevole e confortante.

La biblioteca era l'unico posto dove mi piacesse davvero stare.

Tutto era tranquillo e silenzioso, forse anche troppo.

Adoravo sedermi sulla solita sedia in legno e spargere sul tavolo di fronte a me tutti i libri di cui avevo bisogno per studiare o per fare i compiti o per le ricerche che ci assegnavano i professori.

Harry e Ron non erano con me, dato che era sabato e avevano gli allenamenti di Quidditch, ma in fondo non ero certa di esserne poi così tanto dispiaciuta; quando venivano a studiare con me non facevano altro che fare rumore, disturbarmi e distrarre gli altri.

Dovevo portare al professor Piton la relazione su un incantesimo che aveva appena accennato due giorni prima e poi dovevo finire di studiare pozioni, in confronto alle centinaia di esercizi che ci assegnavano di solito era ancora poco.

L'anno scolastico era iniziato da nemmeno due settimane, eppure mi sentivo così stanca che a volte la mattina faticavo ad alzarmi.

Ma sapevo perfettamente che era una cosa normale, mi capitava così tutti gli anni; i primi giorni erano sempre i più difficili, mi dovevo solo riabituare alla routine.

«Ciao, Hermione!», mi salutò con il suo solito sguardo smarrito Luna Lovegood.

«Oh, ciao», dissi spostando dei libri, così da farle un po' di posto accanto a me.

«Grazie», disse sorridendo e sedendosi vicino a me: «Studi?», chiese, mentre sfogliava distrattamente la rivista che gestiva suo padre, il Cavillo.

«Sto preparando una relazione, Difesa Contro le Arti Oscure», feci una piccola smorfia, ma Luna non la notò, dato che continuava a tenere gli occhi incollati alle pagine del Cavillo.

«Ah-ah», disse con un tono poco interessato.

Tra di noi calò il silenzio.

Passarono quelli che mi sembrarono pochi minuti, dato che ero tornata a prestare attenzione al compito di fronte a me sul tavolo e non allo scorrere del tempo, quando spuntò Ginny che si sedette sulla sedia vuota alla mia sinistra.

Mi sentivo vagamente circondata, come se l'avessero fatto apposta a sedersi ai miei lati, per tenermi d'occhio.

«Non lo sopporto più!», esclamò la nuova arrivata, mentre se la prendeva con un elastico per capelli che si passava da una mano all'altra e che tirava e annodava senza pietà.

«Hai litigato con...»

«Sì! È terribilmente soffocante! "E dove stai andando?"; "E perché non me l'avevi detto?"; "E perché non andiamo a fare una passeggiata domani?"; "E cosa fai 'sta sera?"... Basta! Ho deciso: lo lascio!»

Dean, era di lui che stava parlando, lo sapevo, eravamo miglior amiche e ci dicevamo tutto.

«Sicura?», le chiesi, mentre giungevo finalmente alla fine della ricerca e con soddisfazione chiudevo tutti i libri che avevo di fronte.

«Dean è carino», intervenne Luna, posando la rivista e sorridendo appena.

«Lo so che è carino e bacia anche bene, ma questo non significa che non sia stressante!»

«Lo hai detto anche la settimana scorsa e poi alla fine non l'hai lasciato», le ricordai, appoggiandole una mano sulla spalla sinistra.

Adesso che non ero più concentrata sul compito mi accorsi che stava piangendo in silenzio.

Mi allungai verso di lei e la abbracciai: «Perché piangi?»

«È solo che hai ragione, alla fine non riuscirò a lasciarlo perché in realtà sto bene con lui, però allo stesso tempo mi fa andare in bestia».

Presto i singhiozzi cessarono sostituiti dal nulla, ma restammo comunque abbracciate, sapevo che era ciò di cui aveva bisogno, quindi aspettai che fosse lei a sciogliere l'abbraccio.

«Vedrai che si sistemerà tutto, è normale litigare, tutte le coppie litigano, serve a capirsi e a comprendersi», disse Luna, mentre si alzava e si inginocchiava accanto a noi, mettendo le braccia intorno ad entrambe.

Alla fine, quando tornò il sorriso sul volto di Ginny ne fui felice. Era doloroso vedere un'amica piangere e soffrire, soprattutto se era per colpa di un ragazzino idiota.

«Meglio?», le chiesi e lei annuì.

«Adesso devo andare a studiare, qui in biblioteca non ci riesco», si alzò in piedi e si asciugò il volto con una manica: «Ci vediamo a cena».

Scomparve, seguita da Luna che le raccontava le innumerevoli proprietà di una pianta alquanto strana che si credeva provenisse da un altro pianeta.

Rimasi ancora pochi minuti in biblioteca per sistemare i libri che avevo preso dagli scaffali e poi raccolsi la mia borsa e mi diressi con passo spedito verso il ritratto della Signora Grassa.

«Maltafinocchia», dissi la parola d'ordine, ricevendo un sorrisetto accondiscendente da parte della Signora Grassa.

Varcai il buco del ritratto, entrando nella sala comune, dove alcuni Grifondoro stavano chiacchierando tranquillamente.

Accanto al caminetto vidi Ron e Harry che stavano confabulando qualcosa.

«Hey! Com'è andato l'allenamento?», chiesi, sedendomi tra loro.

«Bene, tranne il piccolo particolare che non abbiamo potuto allenarci», rispose acido Ron, lanciando una pallina di carta nel caminetto acceso.

«Come mai?», domandai, stupita, osservando con attenzione le fronti aggrottate e le smorfie ben visibili sui visi dei miei amici.

«I Serpeverde avevano il permesso scritto firmato da Piton, noi firmato dalla McGranitt; insomma eravamo pari, ho proposto di allenarci insieme o prima una squadra poi l'altra... », iniziò Harry.

«Loro hanno pensato che volessimo spiare le loro mosse e si sono impuntati sul fatto che l'avevano fatto firmare cinque giorni fa, mentre a noi ce l'ha firmato solo ieri... », proseguì Ronald.

«Così alla fine si sono allenati solo loro e noi no», conclusero insieme.

«Oh, mi dispiace», dissi, mentre osservavo il fuoco scoppiettare nel camino e mi mordicchiavo pensosamente il labbro.

«Non ti preoccupare», disse Harry.

«Mmh, Hermione?»

«Si, Ron? Che c'è?», chiesi guardandolo in faccia.

Il volto si chiazzò appena di rosso: «Tu per caso hai già fatto il compito di Pozioni?»

Io annuii, non c'era bisogno di dire altro, sapevo cosa voleva.

«Posso copiarlo, vero?»

Sorrisi appena: «No», dissi con tono secco, prima di alzarmi e dirigermi verso uno dei tavoli vuoti della sala comune: «Ma se vuoi posso aiutarti».

Ron, che in un primo momento aveva reagito al mio rifiuto con una smorfia di sconforto si rianimò e mi sorrise: «Grazie, 'Mione».

***

Dopo aver aiutato i miei due migliori amici con Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure, ci dirigemmo tutti insieme verso la Sala Grande per cena.

Durante il tragitto ci imbattemmo in una scenetta romantica che vedeva come protagonisti Ginny e Dean, che dovevano aver fatto pace mentre aiutavo Harry e Ron coi compiti.

La coppia era addossata ad un muro e si scambiava leggeri baci a fior di labbra, tra una parola e l'altra.

«Ehi! Toglile le mani di dosso!», urlò Ron, facendo allontanare e sbiancare allo stesso tempo il povero Dean. La reazione di Ginevra fu molto diversa da quella del ragazzo, lei non sbiancò, ma si limitò a lanciare al fratello uno sguardo di fuoco, prima di prendere la mano di Dean e scomparire dietro l'angolo.

«Appena la incontro in sala comune mi sente!», esclamò furioso Ron, lanciando un'occhiata a Harry, che sembrava perso nei suoi pensieri, mentre osservava il punto in cui Ginny e Dean erano scomparsi.

Continuammo a percorrere i corridoi fino a raggiungere la Sala Grande, già piena zeppa di studenti intenti a mangiare.

Ci sedemmo ai nostri soliti posti e io passai quasi tutta la serata ad osservare Harry, tra un boccone e l'altro, decisa a capire il motivo per cui sembrasse così scontroso quella sera.

In un primo momento pensai che la causa fosse da imputarsi agli allenamenti mancati di Quidditch.

Poi mi resi conto di come lo sguardo di Harry sembrasse posarsi sempre nel posto vuoto che solitamente occupava Ginny e all'improvviso realizzai che quello che sembrava consumare Harry, poteva essere soltanto gelosia.

Appena giunsi a quella conclusione sorrisi soddisfatta e rischiai di applaudirmi da sola.

«Sai, Harry, non credo che domani riuscirò a giocare a Quidditch, non mi sento affatto pronto, sbaglierò tutto e tu poi sarai costretto a trovare un altro portiere per la squadra», mugugnò Ron, con uno sguardo abbattuto.

«Ma no! Andrai benissimo», disse Harry, distogliendo lo sguardo dal posto vuoto di Ginny, cercando di essere da supporto morale per l'amico.

Stavo per dire anche io qualcosa al riguardo, quando una voce affilata s'intromise nel discorso.

«Hey, Sfregiato! Come mai così triste? Paura di perdere domani?», chiese Malfoy, con accanto Blaise Zabini che sembrava troppo intento a guardarsi le unghie per prestare attenzione a quello che gli succedeva intorno.

«Vattene, Malfoy», disse Harry, con un gesto della mano che sembrava voler scacciare, anche se con poca convinzione, un insetto fastidioso.

«Weasel hai paura di non riuscire a parare nemmeno una palla, non è così?», continuò il Serpeverde, sulle labbra sfoggiava il suo ghigno più crudele e gli occhi sembravano brillare per la cattiveria.

Io mi alzai in piedi, come una molla, senza pensare davvero a quello che stavo per fare: «Smettila, Malfoy», dissi fissandolo dritto negli occhi chiari e maligni.

«Prendi le difese del tuo fidanzatino, Mezzosangue?», sussurrò talmente piano che probabilmente riuscii a sentirlo solo io.

Percepii una fitta dolorosa all'altezza del cuore e il fantasma delle lacrime pungermi gli occhi, ma le ricacciai indietro all'istante.

Per un breve secondo provai il forte desiderio di colpirlo, proprio come avevo fatto il terzo anno, e pensai che quello che avevo di fronte non era un ragazzo, ma un lurido verme schifoso.

Come faceva Malfoy a sapere sempre cosa dire per ferire le persone? Era forse un dono di natura? O forse era fin troppo plateale la mia cotta segreta per Ronald?

«Draco?», chiamò una ragazza bionda, una Serpeverde, che riconobbi solo dopo averla osservata bene; si trattava di Daphne Greengrass.

Malfoy guardò per qualche secondo la nuova arrivata, poi tornò ad osservarci con uno sguardo di finte scuse: «Vogliate perdonarmi, ma ho altro da fare al momento, ci vediamo domani alla partita, Sfregiato».

E scomparve tra la folla che abbandonava la Sala Grande accanto alla Greengrass, che sembrava intenta a parlargli fitto fitto nell'orecchio.

Lo osservai allontanarsi con un misto di preoccupazione e rabbia, chiedendomi come potesse aver indovinato quello che cercavo di celare perfino a me stessa da molto tempo.

***

La mattina successiva a quello spiacevole incontro, mi svegliai con un terribile mal di testa.

"Ecco, così impari a studiare fino a mezzanotte!", pensai con una smorfia, spostando le tende del letto a baldacchino.

Mi stiracchiai e poi mi tolsi la camicia da notte, prima di indossare la divisa scolastica e la sciarpa con i colori di Grifondoro, pronta per andare ad assistere alla partita di Quidditch di quel giorno.

Mi feci un codino e poi diedi una veloce occhiata al mio riflesso.

La mia immagine era sempre uguale, la divisa mi faceva sembrare più grassa di quanto in realtà fossi e i miei occhi scuri, così come i capelli, mettevano in risalto la mia carnagione chiara.

Non persi tempo a truccarmi e mi limitai a controllare l'ora, constatando di avere tempo di andare a fare colazione, prima della partita.

Stavo per uscire, per andare a cercare Harry e Ron, quando decisi che forse era il caso di svegliare Ginevra, che era famosa per i suoi terribili ritardi e il sonno pesante.

«Ginny?», chiamai, scuotendola appena.

La sentii borbottare qualcosa di indefinito e poi sbadigliò: «Che ore sono?»

«Sono le otto, è ora di alzarsi», le dissi.

Risi quando lei si buttò letteralmente giù dal letto urlando: «Oddio! Ma è tardissimo!»

Decisi di lasciarle un po' di privacy, così che si potesse vestire in pace e scesi in sala comune.

Harry era seduto su una sedia e si stava mordendo le labbra, sembrava davvero preoccupato per quella partita.

«Hey! Dormito bene?», gli chiesi sedendomi davanti a lui.

Lui continuava a fissare un punto indefinito sopra alla mia spalla, allora alzai una mano e gliela sventolai sotto il naso: «Harry? Ci sei?»

Lui tornò alla realtà e sorrise imbarazzato: «Si, scusa Hermione».

«A cosa stavi pensando?»

Lo vidi arrossire appena e scuotere la testa: «Niente».

"Stavi pensando a Ginny, vero?"

Pensai, ma non dissi niente, certa che fosse già abbastanza impensierito senza che io iniziassi a punzecchiarlo ulteriormente.

«Preoccupato per la partita?», chiesi.

Lui annuì: «Non sai quanto».

«Andrà tutto bene, non ti preoccupare».

Lui sorrise appena e capii all'istante che i miei deboli tentativi di rincuorarlo non avevano funzionato molto.

«Avete visto il mio rospo?», chiese Neville, comparendo dal nulla con addosso un pigiama a righe bianche e azzurre.

Io scossi la testa e Harry fece lo stesso.

Lui sbuffò e poi fece dietro front e per poco non andò a sbattere contro Ronald, che con una terribile espressione corrucciata aveva appena sceso la scala dei dormitori.

«Perderemo», disse avvicinandosi a noi.

Lo guardai e provai una fitta al petto nel constatare quanto fosse pallido e sinceramente preoccupato.

«Andiamo a fare colazione?», chiesi, nel tentativo di alleggerire a tensione che percepivo fin troppo bene nell'aria.

Ricordai lo spiacevole scambio di battute del giorno prima, quando Malfoy aveva definito Ronald il mio "fidanzatino" e non potei fare a meno di arrossire, mentre mi dirigevo verso la Sala Grande con i miei amici.
Non era la prima volta che Malfoy riusciva con una sua cattiveria a sconvolgermi tanto; dopo che mi aveva chiamata per la prima volta "Sanguesporco", il secondo anno, ero rimasta a ripetermi quella parola per giorni e giorni, senza riuscire a levarmela dalla testa.

Ora sembrava essere successo qualcosa di molto simile, dato che sembravo incapace di levarmi dalla mente la parola "fidanzatino" e di procedere normalmente con la mia vita.

Il problema era che questa volta Malfoy c'entrava fino a un certo punto, dato che quella che s'innamorava sempre e soltanto delle persone sbagliate ero io, non lui.

Come in quarta elementare, quando mi ero presa una cotta per un ragazzino con un anno in più di me che alla fine non la smetteva di prendermi in giro per i miei capelli crespi e i miei denti leggermente sporgenti.

Oppure come quando mi ero presa una cotta proprio per Malfoy, la prima volta che l'avevo visto ad Hogwarts, per mia fortuna la mia infatuazione non era durata a lungo e proprio l'insulto col quale mi aveva apostrofata il secondo anno aveva, una volta per tutte, congelato i miei sentimenti.

Poi era arrivato Harry. Sì, c'era stato un periodo in cui credevo di amarlo davvero, ma poi mi ero resa conto che era solo una forte amicizia, che lui per me era come un fratello e che non avrei mai potuto mettermi con lui.

Poi c'era stato Krum, al quale avevo dato il mio primo bacio due anni prima e con il quale continuavo a sentirmi via gufo, occasionalmente, dato che eravamo rimasti ottimi amici e sembrava essere uno dei pochi a capire la mia passione per i libri e lo studio.

E ora, Ron...

Continuavo a cambiare idea così spesso, che non mi sarei stupita più di tanto se, entro pochi mesi, mi fossi ritrovata a fantasticare su qualcun altro.

Quando riemersi dai miei pensieri, mi resi conto che eravamo ormai giunti di fronte alla Sala Grande, dove tutti gli studenti sembravano in fermento per la partita che presto si sarebbe svolta.

I Serpeverde continuavano a canticchiare una canzoncina che faceva più o meno così: "Noi siamo i vincitori, noi siamo i migliori, noi saremo i campioni!"

Probabilmente una nuova canzone ideata da Malfoy per far innervosire i giocatori di Grifondoro, in alternativa a "Weasley è il nostro re".

Al tavolo rosso e oro non c'era nessuna canzone, ma solo molta tensione.

Malfoy si parò di fronte a noi appena varcammo la soglia della Sala Grande e sentii una leggera fitta al petto nel trovarmelo di fronte all'improvviso, considerando che fino a pochi secondi prima avevo ricordato quanto fossi stata sciocca ad avere una cotta per lui il primo e secondo anno.

Un tempo anche solo vedere di sfuggita la chioma bionda del Serpeverde mi avrebbe fatto sentire le gambe molli e arrossire il viso in modo a dir poco imbarazzante.

Malfoy non mi degnò di uno sguardo, troppo concentrato com'era a scaricare qualche cattiveria su Harry e Ron: «San Potty e Weasel, spero che siate pronti a perdere».

Il ghigno sul suo volto era crudele e strafottente, poi i suoi occhi si posarono sul mio viso e, per pochi attimi, una strana sensazione si calore diffuse nel mio petto, facendomi arricciare il naso per il disappunto.

"Hermione! Torna in te, accidenti!"

«Sanguesporco», sussurrò facendomi un cenno con il capo, sembrava quasi gentile: «Immagino che ora vorrai intervenire, difendendo i tuoi amichetti del cuore, giusto?»

Sentii un macigno posarsi all'altezza del mio petto e feci una piccola smorfia, ma non gli permisi di mettermi i piedi in testa: «In realtà avrei preferito lasciarvi litigare in pace ma, dato che mi metti in mezzo, direi che in fondo tu non hai nessun motivo per essere tanto sicuro di vincere. Innanzitutto tu non sei un vero cercatore dato che ti sei comprato l'ammissione in squadra, inoltre i tuoi compagni sono delle inutili teste vuote che, oltre a barare, non sanno fare altro. Quindi, in poche parole...»

«Herm non ne vale la pena», mi sussurrò Harry all'orecchio, mentre mi prendeva per un braccio e mi trascinò via, affiancato da Ronald, che lanciò qualche insulto a Malfoy.

Facemmo solo un paio di passi, prima che riuscissi a liberarmi e a voltarmi nuovamente verso Malfoy, decisa a concludere la spiacevole conversazione che avevamo ormai iniziato.

Prima che pero potessi dire alcunché, una mano mi afferrò e mi trascinò fuori dalla Sala Grande con passi concitati.

Seguii la persona di fronte a me in uno stato di trance, mentre osservavo quella mano stretta intorno al mio braccio e mi chiedevo con che coraggio mi stesse toccando con tanta confidenza.

Ero sul punto di protestare, quando Malfoy mi liberò.

Eravamo in uno dei tanti sgabuzzini dove Gazza riponeva scope e stracci per pulire e il mio stupore non poteva raggiungere vette più alte.

O almeno, così credevo. Mi dovetti ricredere quando sentii chiaramente la mano di Malfoy prendermi il mento e costringermi con un gesto deciso a guardarlo dritto in faccia.

«Mezzosangue odio quando ti metti in mezzo e per una volta avresti anche potuto stare zitta, non pensi? Inoltre io non mi sono comprato un bel niente, ho fatto un provino come chiunque altro!»

Dire che ero sconvolta era un eufemismo.

«Uhu?», fu tutto quello che riuscii ad emettere dalle mie labbra, congelate in una smorfia a dir poco sorpresa.

Avrei voluto picchiarmi, pur di farmi tornare in me.

«Dio, Granger, quasi non ti riconosco! Hai perso l'uso della lingua?», mormorò avvicinandosi troppo, quasi volesse controllare che la mia bocca avesse tutte le parti funzionanti.

«Malfoy, cosa diavolo...», le parole mi morirono in gola quando notai il modo in cui mi stava fissando le labbra e all'improvviso sentii troppo caldo.

«Granger, quanto ci scommetti che riesco a zittirti ancora?»

«Io non scommetto niente Malfoy, io voglio solo andare a fare colazione con i miei amici che mi staranno cercando, quindi, se non ti dispiace gradirei che tu ti spostassi e che mi lasciassi immediatamente andare!», dissi, scostandolo abbastanza da mettere qualche prezioso centimetro tra di noi.

Fece un ghigno, uno di quelli che ero abituata a vedere sul suo viso: «Scommetti, Granger e ti lascerò andare».

«No, Malfoy», dissi, cercando di mantenere un tono di voce serio e convincente.

«Granger, non vorrai mica che vada dallo Sfigato e che lo informi della tua cotta più che esagerata per lui, vero?»

Sbarrai gli occhi: «Quale cotta?», cercai di dire, ma capii subito dall'espressione sul viso del Serpeverde, che il mio tentativo di mentire era fallito miseramente.

«Scommetti, oppure tutta Hogwarts saprà della tua patetica cotta».

Strinsi con forza le labbra, tanto furiosa da faticare ad articolare parole di senso compiuto, poi mi arresi e mi limitai ad annuire.

Solitamente non mi sarei arresa così facilmente, ma non volevo che Malfoy andasse a spargere voci, soprattutto poco prima di un'importante partita di Quidditch, che vedeva Grifondoro contro Serpeverde.

«D'accordo, Malfoy».

«Cosa vuoi scommettere?», chiese, un sorriso soddisfatto sulle labbra sottili.

«C-cosa voglio...?»

«Sì, Granger, cosa vuoi scommettere?», ripeté, ghignando.

«I-io... non lo so!», ammisi, incerta, rendendomi conto che quella che stavamo avendo era, molto probabilmente, la conversazione più stramba e ridicola che avessi mai sostenuto.

Malfoy sbuffò e sollevò gli occhi al cielo: «Ci sono varie cose che si possono scommettere, soldi, oggetti, te stessa...»

«M-me stessa?», domandai, leggermente terrorizzata, portandomi istintivamente ancora più lontana da lui, quasi temessi di essere aggredita fisicamente.

«Non hai mai scommesso nulla in vita tua Granger?»

Io scossi la testa e lui rise.

«Con te stessa intendevo, ovviamente è un esempio, che se perdi sei in mio potere per un giorno, una notte, due ore... capisci?»

Se possibile divenni ancora più disgustata e mi chiesi, non per la prima volta, come potessi aver avuto il primo e secondo anno una cotta per lui.

«Capisco, preferirei scommettere altro...», tentennai, incerta su come continuare la conversazione.

«Hai paura di perdere Granger? Dov'è finito il tuo coraggio Grifondoro?»

Chiusi per qualche istante gli occhi e sospirai.

Se c'erano delle parole che avrebbe potuto dire per convincermi ad accettare qualsiasi cosa, erano proprio quelle. Bastava tirare in ballo il mio coraggio o il mio orgoglio, per avere la mia completa attenzione.

«Ci sto Malfoy, dimmi cosa vuoi scommettere», risposi decisa.

«Un mese, se riesco a trovare un modo per zittirti e , quindi vincere, sarai in mio potere per un mese intero, se invece vinci tu sarò io in tuo potere per trenta giorni».

Aggrottai le sopracciglia. Un mese era tanto tempo, ma non volevo che mettesse di nuovo in dubbio il mio coraggio, così strinsi maggiormente le labbra e annuii: «Ci sto, Malfoy».

Lui sorrise: «Per zittire intendo non pronunciare una parola di senso compiuto, i gemiti, i ringhi, i mugolii e cose simili non contano. Tutto chiaro?»

«Va bene, ma tu non puoi tapparmi la bocca con la magia, le mani o dei bavagli».

«Niente magia, mani e bavagli sulla tua bocca, hai la mia parola», disse, ma si vedeva dal ghigno  che continuava a sfoggiare, che doveva aver in mente qualcosa.

Allungò una mano nella tasca, prese la bacchetta e pronunciò una formula che avrebbe reso il nostro patto vincolante, se uno dei due non avesse mantenuto la parola data gli sarebbe successo qualcosa, dalla perdita della voce alla deformazione del volto.

Per un secondo, un sorrisetto comparve sulle mie labbra al ricordo del quinto anno e dell'incantesimo che avevo utilizzato per incantare la pergamena, dove erano affissi i nomi dei membri dell'Esercito di Silente e di quello che era successo a Marietta, quando era andata a spifferare alla Umbridge dei nostri incontri segreti al settimo piano.

Malfoy allungò la propria mano destra e io la strinsi, suggellando in quel modo il nostro patto.

«Pronta, Granger?»

«Non abbiamo stabilito il tempo», gli ricordai.

Lui sorrise: «Due minuti?»

«Va bene», acconsentii tirando fuori la mia bacchetta e facendo comparire dal nulla una clessidra che feci partire immediatamente.

Stavo per parlare, così da vincere fin da subito la nostra scommessa quando, all'improvviso mi ritrovai le labbra coinvolte in qualcosa che non avevo assolutamente previsto e che quindi mi colse di sorpresa.

Mi stava baciando.

Le sue labbra calde e sottili si trovavano proprio contro le mie e sapevano di buono, come se avesse appositamente mangiato qualcosa di dolce prima di quel nostro strano incontro.

Socchiusi le labbra per la sorpresa e non mi opposi quando sentii la sua lingua invadere con maestria la mia bocca.

Aprii gli occhi che avevo chiuso e incontrai i suoi, incredibilmente azzurri ed incredibilmente vicini.

Una sua mano mi accarezzò la guancia, per poi stringere spesse ciocche dei miei capelli raccolti in una coda alta.

Ero nel centro esatto dell'inferno, o almeno, mi sarei dovuta sentire al centro esatto dell'inferno, eppure mi sembrava il più bel paradiso del mondo.

Gemetti e sentii la sua mano libera appoggiarsi sul mio fianco, poi salire in alto, fino a quando non si appoggiò contro il mio seno, nascosto sotto strati di vestiti.

A quel punto, in quel momento preciso, quando sentii la sua mano posarsi a coppa sul mio petto e stringere appena, mi ricordai della scommessa.

Mi ci era voluto non sapevo quanto tempo per accorgermi di ciò che realmente stava accadendo e ormai era troppo tardi, dato che liberarsi sembrava impossibile.

Ero contro il muro, letteralmente spalmata su di lui, la bocca occupata e mi sentivo accaldata ed eccitata!

E tutto questo stava accadendo con lui: Draco Malfoy!

Lo spinsi via con una forza che non credevo di possedere, prima di urlare: «No!»

Sfortunatamente era ormai troppo tardi, la clessidra era ormai al suo quinto giro e questo significava che...

«Hai perso Granger, sei mia per un mese», disse, recuperando il fiato che sembrava avere corto quasi quanto il mio, mentre i suoi occhi continuavano a vagare sul mio viso.

Solo una parte del mio cervello ascoltò e registrò le sue parole, mentre l'altra continuava a pensare: cinque minuti, cinque minuti, cinque minuti...

«Sei eccitata, Granger?»

Le sue parole mi fecero sussultare, arrossire e sgranare gli occhi.

«Mi fai schifo, Malfoy!», dissi, cercando di ricompormi e di tornare in me.

Il sorriso s'inchinò appena sul volto del Serpeverde, mentre si portava le mani nelle tasche dei pantaloni: «Lo prendo per un sì. Ora devo andare, Granger, ho una partita di Quidditch da vincere...»

Fece per uscire dallo sgabuzzino, ma si fermò con la mano sulla maniglia e voltò un'ultima volta il capo per osservarmi con attenzione: «Ti si vedono i capezzoli».

E con quelle parole uscì dallo sgabuzzino, lasciandomi sola.

Senza pensarci portai istintivamente le mani a coprirmi il petto e, una volta sicura di essere sola, abbassai lo sguardo sul maglione che indossavo e sulle protuberanze ben visibili dei miei capezzoli.

Mi sentii avvampare, incapace di realizzare quello che era appena successo.

Mi ha baciata e mia ha toccata!

E io...

Accidenti! Io avrei voluto che continuasse!

Uscii da quel posto scombussolata e disgustata dai miei stessi pensieri.

Raggiunsi la Sala Grande, ma non c'era quasi più nessuno, tutti erano andati a vedere la partita, eppure a me era passata la voglia, così presi un toast e feci dietro front, correndo verso la mia camera.

Se avessi avuto ancora la gira tempo avrei fatto di tutto pur di non farmi entrare in quello sgabuzzino con Malfoy. Di tutto!

Passai un paio d'ore a fare i compiti e a leggere, riuscendo quasi completamente a levarmi dalla testa l'accaduto, quando un Colin Canon piuttosto eccitato entrò in Sala Comune, esultante: «Abbiamo vinto!», urlò a me e ad un paio di ragazzi che giocavano a scacchi in un angolo.

Sorrisi soddisfatta, mentre pensavo: "Hai sbagliato previsione Serpe, la partita non l'hai affatto vinta".





 

***
 

Buonsalve (di nuovo)!

Per chi di voi ha iniziato per la prima volta questa storia: benvenut* e grazie per essere qui, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che avrete voglia di continuare con la lettura!

Per chi invece ha già letto la storia e nota delle differenze, ebbene sì, ho leggermente modificato parte del capitolo, spero che vi piaccia comunque!

Un bacio,

LazySoul

 

p.s. Nel caso foste interessat* potete trovarmi anche su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp, se invece siete grandi fan delle mie storie e volete supportare il mio lavoro, allora spero abbiate modo di seguirmi anche su Ko-fi; potete trovare il link per la mia pagina nella bio!

 

  
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