Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Leopoldo    05/06/2013    2 recensioni
In un McKinley apparentemente diverso da quello che conosciamo, Quinn Fabray è una ragazza dell'ultimo anno non particolarmente popolare. Motivo? Scrive articoli di accusa nei confronti delle prepotenze che ogni giorno vengono perpetrate nei corridoi del liceo sul giornalino scolastico, 'L'Impiccione'.
Cosa succederà quando si troverà tra le mani un grande scoop? Che decisioni prenderà? E, in tutto questo, che ruolo avranno Brittany, studentessa con una media e un curriculum invidiabili, e Santana, una skank indolente che sembra avere un motivo per odiare tutto il mondo?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'Impiccione

 

Prologo.

 

Quando, in un pomeriggio in cui le lezioni sono finite e non ci sono allenamenti di nessun team o club, incontri due giocatori della squadra di football con in mano dei bicchieri ricolmi di granita e ti chiami Quinn Fabray, hai due possibili scelte.

Tiri fuori un’anima eroica e ti fai colpire oppure scappi a gambe levate, sperando che loro ginocchia si spezzino per auto-implosione. Anche perché se ciò non succede, è difficile che una ragazza, per di più non una campionessa negli sport, possa seminare gente che passa le giornate a correre.

 

Come negli ultimi tre anni in cui ha scelto la seconda opzione, le ginocchia dei giocatori di football rimangono perfettamente integre. Al contrario, lei, dopo essere stato acchiappata e sbattuta contro gli armadietti, lo è un po’ meno.

 

“Proprio non ce la fai a smettere di scrivere quelle stronzate sul tuo stupido giornalino, vero?”

 

“Ti credi tanto brava solo perché prendi di mira le Cheerios e noi giocatori. Se pensi di essere tanto coraggiosa, perché scappi sempre?”

 

Studia attentamente i due ragazzi, domandandosi se siano le letterman, rosse con le maniche panna e la grossa M del McKinley stampata sul lato del cuore, che indossano con tanta fierezza a renderli così stupidi. Molto probabilmente no, sono stupidi perché hanno il cervello grande quanto un’arachide.

“E voi che attaccate una ragazza sempre in due o tre o in gruppo sareste coraggiosi?”

 

Quinn è fondamentalmente una persona intelligente con un unico immenso difetto: l’intimo bisogno di dire sempre quello che pensa. E, in una scuola pubblica in cui i professori sono troppo frustrati dalle loro vite anche solo per fare lezione come si deve, una lingua che non riesce a tenere a freno la caccia e la caccerà sempre nei guai.

 

Anche questa volta, nonostante i due si scambino uno sguardo confuso che dura un paio di secondi, decidono comunque di tirarle addosso il contenuto di ghiaccio e colorante dei bicchieri.

 

Freddo. È questa la sensazione che gli arriva per prima ogni volta. Il viscido slush delle macchinette che il geniale preside Figgins ha fatto installare a scuola, semplificando e non poco il lavoro dei bulli, le cola tra i corti capelli biondi e sul viso sporcando gli abiti e provocandole, come sempre, una terribile pelle d’oca.

 

“Ti conviene evitare di infilare le tue stupide accuse nel prossimo numero di quella merda buona solo per pulirsi il culo, altrimenti è la volta buona che ti pestiamo sul serio”

 

Le verrebbe da rispondere ‘Così finalmente vi faccio sbattere in riformatorio, stupidi scimmioni’ ma è troppo impegnata a togliersi la granita dagli occhi, centrati perfettamente nonostante gli occhiali, per farlo.

 

“Spero che il messaggio quotidiano ti sia arrivato forte e chiaro. Smetti di scrivere di Marley e delle Cheerios solo perché sei invidiosa e vai a trovarti qualcuno con abbastanza coraggio da scoparti, asse da stiro con gli occhiali

 

La vergogna arriva sempre, di solito dopo i commenti che fanno prima di andarsene.

Non ha avuto un grande rapporto con il proprio corpo sin dall’infanzia quando, per combattere la totale mancanza di interesse o di dolcezza nei suoi confronti da parte dei genitori, ingurgitava di tutto.

Crescendo ha finalmente imparato che, prima di pretendere amore dagli altri, bisogna amare prima di tutto sé stessi e, scoprendo tra l’altro di avere un’enorme forza di volontà, si è rimessa in forma.

L’affetto dei genitori, però, non era comunque arrivato e gli insulti che le rivolgono perché non ha così tanto seno, perché non fa sport o qualsiasi altro commento generico sul suo corpo, lasciano comunque sempre il segno.

 

Sospira, rassegnata, riacquistando pian piano la vista. Quella roba brucia da morire ed è piuttosto sicura che nessuno l’abbia mai provata ad ingurgitare sul serio. Si limitano a lanciarla, come fanno le scimmie con la loro cacca.

 

Ci sarebbe un modo per far finire tutto questo. Smettere di scrivere sul ‘L’impiccione’, il giornalino scolastico.

“Piuttosto abbandono il liceo” mormora tra sé e sé, camminando per il corridoio in cerca di un bagno che non ricorda dov’è visto che in questa parte della scuola non passa quasi mai. “Quel giornale è tutto

Per lei, sì, ma anche per molti studenti vittime quotidianamente di una stupida e continua voglia di dimostrare chi è il più forte.

 

Arriva alle scale senza aver trovato il bagno così, stufa, decide di andare in quello in cui si rifugia di solito, l’unico in cui le serrature delle porte funzionano ancora.

È al primo piano, vicino a quella che anni prima era l’aula canto e ora è la ‘sala prove invernale’.

Sorride, pensando al suo primo articolo. Una traballante inchiesta su quanto fosse costato al McKinley accontentare le folli richieste dell’attuale insegnante responsabile del Glee Club, tra cui la costruzione di una sala prove esterna alla scuola e molto più grande della precedente, aveva avuto un successo clamoroso e non solo tra gli studenti.

 

Scende le scale rapidamente, facendo prima un salto al piano terra per prendere il cambio dal suo armadietto.

Quasi muore d’infarto mentre, nel momento esatto in cui sta infilando la camicia e i pantaloni della tuta nella tracolla che tiene sempre al sicuro lì dentro, vede due figure spuntare nel corridoio, poco lontano dal punto in cui si trova.

 

Fortunatamente per lui sono solo i Puckerman che, nonostante siano due ragazzoni alti e decisamente muscolosi, sono anche perfettamente innocui.

Alza la mano, ricambiando il saluto timido di Noah, il fratello maggiore.

Se non fossero così fermamente presi dal loro credo religioso da non vedere altro, probabilmente li troverebbe persino simpatici. Ma lei, da anni ormai, odia tutto ciò che riguarda le religioni.

 

Una volta raggiunto finalmente il bagno dà un’occhiata in giro per assicurarsi che nessuno la veda e, dopo aver tirato fuori un mazzo di chiavi dalla tracolla, entra.

 

Tecnicamente sarebbe un bagno riservato ai professori e per entrare gli insegnanti dovrebbero chiedere le chiavi ad uno dei bidelli.

In pratica, però, potrebbe aver preso le chiavi dal ripostiglio del primo piano e potrebbe aver fatto fare una copia in ferramenta, riportando il mazzo al suo posto prima che qualcuno riuscisse ad accorgersene. Proprio per questo è meglio usare il condizionale e rimanere nel mondo del probabile, cercando anche di stare attenti che nessuno veda uno studente entrare.

 

Ripulirsi dallo schifo è sempre un’impresa ardua. Se si aspetta troppo quella roba si attacca alla pelle e ai capelli e solo un lungo bagno caldo può essere d’aiuto, senza considerare gli aloni colorati che lasciano sui vestiti. Se vivesse in una famiglia normale, probabilmente a quest’ora l’avrebbero già sommersa di domande su come finisca un giorno sì e uno no con il tornare a casa da scuola con la camicia o i jeans sporchi. Meglio così, forse.

 

Afferra l’asciugamano dalla tracolla, lo bagna e si sistema davanti allo specchio, cercando di togliere più slush che può dalla chioma bionda. Le piacerebbe dire che il taglio corto che porta da un paio d’anni a questa parte è stato scelto perché le dona un pizzico di malizia in più, però non è la verità. Lo ha fatto perché non ne poteva più di perdere un’ora ad asciugarseli sotto il getto degli erogatori di aria calda per le mani dei bagni. Eh, cavolo, quei cosi nemmeno funzionano bene!

 

Una volta fatta quest’operazione si sfila lentamente la camicia a scacchi neri e bianchi che indossa sopra la maglia azzurra, cercando di non far cadere la granita sui jeans che sembrano essere puliti e immacolati. Un miracolo, insomma.

Poi, però, nota il colletto completamente zuppo della t-shirt ed abbassa il capo, esausta, togliendosi anche quella.

“Quantomeno ho salvato il reggiseno” commenta ironica, lanciando la maglietta a terra con un gesto frustrato.

 

Il passo successivo è togliersi gli occhiali e procedere ad un’attenta pulizia del viso e del collo, sperando davvero di non aver sporcato altro.  

 

È quando si sta infilando la roba pulita, dopo essere passata con i capelli di nuovo sotto all’acqua corrente ed esserseli asciugata al meglio delle sue possibilità, che li sente.

 

Rumori soffocati, prolunganti e ripetuti nel tempo. Si guarda intorno, un po’ incuriosita e un po’ allarmata, rendendosi però conto fin da subito di essere davvero sola nel bagno.

 

Rimane in silenzio per diversi secondi, provando a capire cosa siano e da dove vengano. Poi, uno arriva più forte degli altri. Sono gemiti femminili.

“Qualcuno si sta proprio divertendo, eh” ridacchia tra sé e sé, infilando la camicia bianca ed allacciandosi rapidamente i bottoni. 

 

Quello che non riesce a capire è da dove provengano. Il bagno è vuoto, eccezion fatta per lei, e l’unica aula o stanza nelle vicinanze è l’aula canto che, a rigor di logica, dovrebbe essere chiusa a chiave. Quando è ancora bel tempo o non fa troppo freddo, infatti, il Glee prova all’aperto in modo da allietare le orde di studenti che li amano, e quando è inverno si trasferiscono nella struttura voluta fortemente dalla loro insegnante.

Stupidi leccaculo è, come al solito, l’unico commento che le viene da fare pensando alle folle adoranti che assistono alle loro esibizioni. 

 

Si ricorda che in teoria anche il bagno in cui si trova lei dovrebbe essere chiuso a chiave, così fa l’unica cosa che un essere umano può fare trovandosi nelle sue stesse condizioni: s’impiccia.

 

C’è una piccola porta in fondo al bagno che dà su uno stanzino, una specie di ripostiglio con dentro carta igienica, spazzoloni, sapone e tanta altra roba conservata per i professori e che non viene mai messa negli altri bagni per risparmiare..

 

La apre, non trattenendosi dal sorride malignamente quando le viene in mente che da qui può accedere direttamente all’aula canto. E usando la stessa chiave che apre la porta del bagno che dà sul corridoio. Oh, come è bello studiare in una scuola che non ha nemmeno i soldi per due serrature diverse.

 

Infila la chiave nella toppa, cercando di far scattare il meccanismo più silenziosamente che può. I gemiti comunque aumentano di intensità e fungono efficacemente da copertura. Arrossirebbe per certo se non fosse così concentrata.

Apre la porta con la stessa cautela, creandosi lo spazio sufficiente ad infilare la testa.

 

Si aspetta di trovarci chiunque, da Santana Lopez che intrattiene qualche Cheerio a uno della squadra di football con una Cheerio passando per uno studente a caso con una Cheerio –già, ha un’enorme considerazione delle cheerleader.

Di certo non si aspetta quello spettacolo.

 

Scioccata è il termine giusto.

 

Si tira indietro e si appoggia al muro.

Non può essere vero. No, non sta decisamente vedendo quello che sta vedendo. Lo slush deve averle bucato il cervello e le sta provocando serie allucinazioni, non c’è altra spiegazione logica. Dopotutto ci sono altissime probabilità che quella roba sia tossica.  

 

Si passa una mano sul volto, si massaggia gli occhi con i pugni e prova anche a darsi un pizzico. Niente, è sveglia e apparentemente lucida.

 

Di conseguenza, quelli che ha davanti agli occhi sono … loro. Cioè, lei è … lei e lui … cazzo, non può essere lui. Ma è decisamente lui. Non è un abbaglio o un errore perché ha la vista sfuocata visto che gli occhiali che porta e che ha lasciato sul lavandino non servono assolutamente a niente. Ha dieci decimi per occhio, sono esclusivamente un vezzo estetico. E un buono schermo di protezione per lo slush. Forse più la seconda cosa, ecco.

 

È troppo furba e scaltra, nonostante non sia ancora riuscita a trovare un modo per sfuggire al bagno al mirtillo quotidiano, per non rendersi conto di avere tra le mani una bomba della portata del Watergate, se non che questa potrebbe avere conseguenze molto più devastanti. È La notizia con la l maiuscola, quella che ogni giornalista insegue per tutta una carriera, a volte senza mai trovarla.  

 

Tira fuori il suo iPhone dalla tasca, lo sblocca e attiva la fotocamera. Toglie il flash, lo fa sporgere dalla porta e scatta una, due, tre, quattro foto.

Di certo non basta questo, non se il fine ultimo è quello di avere un po’ di potere.

Sposta il selettore da foto a video e inizia a registrare.

Due clip da tre minuti l’uno dovrebbero essere sufficienti, sempre ammesso che lo spettacolo non finisca prima.

 

La tiratura de ‘L’impiccione’ potrebbe appena essere decuplicata.

 

-Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione-

 

Molto spesso, essere intelligenti al liceo –detta in altro modo, tentare di aprire un libro di tanto in tanto– può rendere la vita di uno studente un vero inferno.

Epiteti come secchione, testa d’uovo e quattrocchi –la triste sorte di molte di queste persone è anche avere difetti alla vista– volano come i fuochi d’artificio il quattro luglio.

Tutti coloro con una media abbastanza alta ci sono passati, ci passano e ci passeranno fino alla fine del mondo. O alla scomparsa degli idioti. Più probabile la prima, uh?

 

Brittany Susan Pierce sembra invece essere immune a questa sorta di rito di passaggio. E la natura, diciamocelo, ci ha messo ampiamente lo zampino.

Perché oltre ad averle donato un QI ben oltre la media, ha fornito a questa simpatica senior lunghi e morbidi capelli biondi, meravigliosi occhi blu, musetto adorabile, sorriso contagioso, corpo da modella e gambe chilometriche. Basta?

Ah, no, aspettate. C’è anche un carattere estremamente dolce, premuroso e cordiale che rende impossibile per chiunque odiarla.  

 

 

“Mi scusi, rappresentante Pierce

 

Abbandona immediatamente i libri che stava sistemando nel suo armadietto rivolgendo un sorriso smagliante e tutta la sua attenzione alla persona che ha preso l’abitudine di disturbarla praticamente ogni giorno.

“Dimmi, Noah” fa con tono forzatamente cordiale. Convincerlo a chiamarla semplicemente Brittany sarebbe un’impresa già praticamente persa in partenza e non è nelle condizioni psicofisiche per intraprenderla, non dopo un’intensa giornata di scuola.

 

“Io e mio fratello Jake volevamo ringraziarla per aver accolto la nostra richiesta di adeguare il menù della mensa alle esigenze religiose di tutti”

 

“Non c’è bisogno di darmi del lei, sono una studentessa come voi” tenta nella maniera più gentile che conosca, sperando di non risultare infastidita. E, fidatevi, persino una come lei lo può essere, se sottoposta ad uno stress continuo. 

 

Il ragazzo, Noah Puckerman, un marcantonio di un metro e ottanta tanto minaccioso nell’aspetto quanto buono nelle intenzioni, fa no no con la testa come se l’altra abbia appena detto la più grande cavolata mai partorita.

“Lei ricopre un ruolo di rilievo, tutti dovrebbero darle del lei” 

 

A questo punto dovrebbe fare qualcosa ma, con sommo terrore, si accorge di non potere rispondere in alcun modo per evitare di trasformare la chiacchierata in un dibattito infervorato sulla decadenza della società moderna dovuto alla mancanza di rispetto dei giovani verso le istituzioni. Nessun modo.

Perché deve rimanere a scuola ogni giorno fino alle cinque, ben due ore oltre la fine dell’orario di scuola, per sistemare scartoffie e valutare proposte? Perché deve sempre essere così zelante?

 

“Beh … non è così … insomma, io credo che …” balbetta in enorme difficoltà, chiedendosi cosa le serva avere 149 di QI –nella scala Cattel, la media mondiale è circa di 100, un quoziente intellettivo superiore a 140 è considerato alto, uno superiore a 160 rende geni– quando non riesce nemmeno ad evitare i rompiscatole.

 

Sta per cedere allo sguardo critico di Noah Puckerman quando i suoi occhi cerulei  scorgono qualcosa spuntare da dietro un angolo. È una visione, un supereroe oppure una squadra di assassini professionisti?

 

Santana! Fermati un secondo, ti devo parlare di quella cosa!”

Forse il piano non è il più geniale della storia dell’umanità eppure, non appena i due fratelli sentono nominare la ragazza che sta camminando proprio alle loro spalle, si fanno da parte aprendosi come il Mar Rosso di fronte a Mosè.

“Scusatemi tanto, ragazzi, ma devo proprio andare. Questioni da rappresentante”

 

Non aspetta nemmeno una risposta perché tanto sa già di aver raggiunto lo scopo. In due falcate raggiunte la ragazza che ha appena chiamata Santana, la prende a braccetto e inizia a parlare a voce alta di una certa sospensione che è stata revocata.

 

“Di che diavolo parli?” sussurra la ragazza, un misto tra lo sconvolto e l’arrabbiato, fulminando Brittany con uno sguardo incendiario. “Chi ti ha dato il permesso di toccarmi?” aggiunge minacciosa, ben consapevole di essere parecchio intimidatoria.

Di solito, quando lo sguardo, i capelli rasati da una parte, tagliati piuttosto corti dall’altra con meches rosse e l’orecchino con croce pendente al lobo destro non bastano, la sua lingua tagliente aiuta e non poco ad allontanare gli scocciatori.

 

Puckerman. Discussione infinita. Aiuto” mormora Brittany prima di ridere come se Santana abbia appena fatto una battuta e sparare ad alta voce un forzatissimo “Ah, tu e il Preside! Si potrebbe scrivere un libro su di voi!” non appena passano vicino ai due fratelli.

 

Noah guarda Jake, il fratello minore ricambia e, all’unisono, girano i tacchi e si dirigono più lontano possibili da quella che definiscono senza tanti giri di parole ‘Satana’ Lopez. Non è difficile capirne il perché.

 

Solo quando è sicura che i due non torneranno lascia andare il braccio tremendamente rigido della ragazza, facendo anche un passo indietro. Vorrebbe alzare lo sguardo e incontrare i suoi occhi color pece ma ha tanta paura.

E poi, dettaglio non trascurabile, tenendo la testa bassa in questo modo ha una visuale più che discreta di quel paio di gambe snelle e perfette, avvolte in un paio di jeans neri e stretti che le rendono davvero giustizia.

 

“Tranquilla, non ho fratture alle gambe. Puoi smettere di farmi la radiografia”

 

Brittany alza gli occhi di scatto, incrociando il ghigno divertito di Santana. “N-non … stavo … insomma, non-”

 

“Sì, sì, certo” la deride interrompendola, incrociando le braccia sopra alla canotta bianca che le fa da vestito. “Ora che abbiamo chiarito il punto, mi piacerebbe sapere che diavolo ti è preso”

 

“Non sapevo come fare per uscire da quell’incubo” si giustifica cercando comunque di evitare il contatto oculare. “Scusa non ho pensato a … a … lo sai

 

Santana sbuffa sonoramente passando una mano tra il ciuffo rosso che le ricade sulla fronte.

“La cosa non mi stupisce più di tanto”

 

“Come? Quale cosa?” chiede aggrottando le sopracciglia e accettando finalmente di guardarla negli occhi. Pessima mossa.

Perché le iridi di Santana Lopez sono nere e paurose come una notte senza stelle ma al tempo stesso così belle e magnetiche da sembrare capaci di attirare a sé tutto come un buco nero.

 

“Che mi hai rivolto la parola dopo anni in cui mi ignori di proposito solo perché dovevi tirarti fuori dai guai”

 

E le sue parole sono lame capaci di tagliare tutto, persino il suo sorriso gentile.

Brittany apre la bocca e la richiude subito, lo stomaco intorcinato in una morsa e la terribile sensazione di colpa che non riesce mai a togliersi totalmente di dosso.

 

Poco meno di tre anni fa, queste due erano una coppia di amiche inseparabile, una mora e una bionda, talmente affiatate da sembrare sorelle. Facevano le cose assieme dal momento in cui si incontravano la mattina a quando si salutavano la sera, si raccontavano tutto e si volevano un bene dell’anima.

 

Sembra impossibile che quelle due adolescenti ora siano diventate le due quasi donne ferme in mezzo al corridoio, una sprezzante nella sua rabbia e nella consapevolezza di avere la ragione dalla propria parte, l’altra semplicemente annichilita.

 

Santana picchietta con insistenza la punta della lingua sul piercing a forma di anella che si trova nell’angolo sinistro del labbro inferiore, aspettando una minima reazione da parte di Brittany.

 

Quando però capisce che la bionda non farà altro che continuare a fissare il pavimento e tenere le braccia distese lungo il corpo decide di averne abbastanza.

 

“Non cambi mai, vero?” la pungola un’ultima volta, giocandosi la carte dell’uscita di scena ad effetto. “Passa il tempo ma resti la solita codarda di sempre” conclude sorridendo come fanno i serial killer una volta chiusa la loro preda nell’angolo, ben conscia di non aver mancato il bersaglio grosso.

 

Solo quando è sicura che Santana se ne sia andata davvero si concede il lusso di lasciarsi andare ad un singhiozzo lungo e profondo. Uno solo però, perché lei è la rappresentante dei junior –a meno di clamorosi ribaltoni, quest’anno lo diventerà per i senior– e deve mantenere sempre un certo tono formale. Passa la mano sugli occhi e sulle guance bagnate da qualche lacrima, imponendosi di tornare razionale.

 

Mentre torna all’armadietto per finire di sistemarlo, la sua mente fatica a trovare un solo punto su cui Santana abbia torto.

Ha violato la legge che si era autoimposta e che ha funzionato perfettamente negli ultimi due anni, ha agito senza pensare e, cosa più importante, non può impedire alla Skank di avercela con lei.

Quando dice che non cambierà mai ha perfettamente ragione: non imparerà mai ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Con lei il suo QI di 149 è perfettamente inutile, questo è certo.

 

Sospira, triste, raccogliendo le sue cose ed avviandosi al parcheggio del McKinley. Ci sono ancora due o tre macchine, quasi sicuramente di studenti che sfruttano le ore post-lezione per sfuggire agli agguati dei giocatori di football -o addirittura delle cheerleader- e terminare con calma le loro cose.

Il bullismo, nonostante l’impegno che ha messo in ogni anno in cui è stata rappresentante degli studenti del suo anno, continua ad imperversare senza controllo.

Il preside ha le mani legate visto che i motivi per cui la scuola non è ancora crollata su sé stessa per la mancanza di denaro sono le donazioni e le vittorie dei Titans e del Glee Club.

I professori, senza girarci troppo attorno, se ne fregano altamente. Anzi, molti di loro le hanno raccontato che alla loro età facevano di molto peggio e, citandoli, ‘tutto sommato non siamo venuti su troppo male’.

 

L’unica persona che fa qualcosa di concreto è Quinn Fabray con il suo giornalino scolastico. Raccoglie le denunce anonime di coloro che subisco queste angherie e le pubblica, sperando che, leggendo ciò che fanno, i bulli provino un briciolo di vergogna e smettano. Non è molto, forse, ma è più di quanto tutte le altre persone dell’istituto a cui interessi il problema facciano o abbiano mai fatto.

 

Sospira, aprendo la serratura del catenaccio che tiene la sua bicicletta agganciata proprio a quella di Quinn che, sicuramente, starà scrivendo un nuovo articolo.

 

Purtroppo, esattamente come Figgins, lei ha le mani legate. Andare contro alla cricca equivale a firmare un biglietto di sola andata per sfigato-landia e dire addio al suo ruolo di rappresentante, l’unica voce del suo curriculum scolastico che interessa sicuramente a tutti i college a cui desidera andare una volta finito il liceo.

 

Inforca la bici e sospira di nuovo, pedalando più velocemente possibile verso casa. Si è vergognata abbastanza di ciò che è diventata, per oggi.

 

 

 

 

 

Note dell’autore.

 

Come al solito, non ho la minima idea di come cominciare le note.

Dunque … innanzitutto, grazie per essere arrivato fin qui, amico/a lettore/rice. Se ti stai chiedendo cos’è la roba che hai appena letto, beh … è un tentativo abbastanza pretenzioso di usare i protagonisti di Glee per affrontare un argomento che mi sta interessando parecchio ultimamente: i mass media, il controllo delle notizie e i social network.

Non mi limiterò a questo, però.

Come avrete notato dall’avviso AU e OOC, i personaggi sono diversi –chi più o chi meno– da come appaiono nel telefilm. Vero. Quello che voglio fare, però, non è semplicemente prendere ad esempio Santana e trasformarla in una Skank.

Vorrei tentare di prendere alcuni personaggi, lascare loro il proprio passato per come lo conosciamo da Glee –magari con qualche licenza a fini della trama–  e, modificandone una sola sfumatura, ottenere qualcosa di drasticamente diverso. Un enorme what if per ognuno di loro, ecco.

Ce la farò? Eh, speriamo :)

 

Il rating per ora è giallo, quasi certamente decollerà fino al rosso. Tematiche delicate è sia per il bullismo che per ciò di cui si parlerà in seguito. Conto di usare più personaggi possibili, non tutti però perché uno, non saprei gestirli,  e due, alcuni non li trovo per niente interessanti –sia nel telefilm che, nel caso li inserissi in qualche modo, nella storia.

Non ho messo alcuna coppia perché l’attenzione sarà incentrata per la maggior parte sulla storia e sui personaggi, ma molto probabilmente se ne formeranno –o verranno introdotte già formate.

 

Spero che vi sia piaciuto e, per qualsiasi cosa, vi rinnovo l’invito a lasciare un commento o un messaggio privato. Sarò lieto di rispondervi il più presto possibile.

 

Fondamentale: vorrei ringraziare una persona senza cui questa storia sarebbe morta in una cartella abbandonata. Grazie, davvero, perché mi hai dato una scarica immensa di sicurezza. Le tue opinioni sono state e sono ancora molto importanti! Grazie di cuore!

 

E … nulla. non so quando aggiornerò perché ho altre cose in stand-by e il tempo per scrivere è sempre meno, però … spero a prestissimo!

Grazie a chiunque sia giunto fin qui.

Pace. 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Leopoldo