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Autore: Notthyrr    05/06/2013    4 recensioni
[Post-Avengers]
Dopo il fallimento a Manhattan, Loki viene riportato ad Asgard e imprigionato. La possibilità di fuga sembra una luce di speranza che può apprestarsi a raggiungere, ma proprio quando tutto sembra andare male si può comprendere quanto in realtà questo male sia niente...
Il Bifrost sbaglia destinazione, Loki e Thor ancora divisi, su mondi diversi e senza un ricordo.
Sembra siano destinati a non ricongiungersi mai...
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cuore che Batte


Il rumore dei suoi passi riecheggiava tra le pareti di pietra. Sapeva che un suono così lieve era impercettibile alle orecchie di chiunque ‒forse non proprio di chiunque ‒, ma nel suo cuore e nelle sue tempie ogni volta che poggiava un piede davanti al precedente pareva che un martello si stesse abbattendo su un’incudine.
Giunse a un bivio e si arrestò, ansimando; il cappuccio del mantello scivolò piano lungo la sua nuca e il giovane se lo calcò nuovamente sugli occhi con un gesto brusco, ricacciando indietro i ciuffi di capelli scuri che reclamavano a loro volta una via di fuga, non sopportando più di restarsene appiccicati dal sudore dietro le sue orecchie.
I corridoi che si aprivano alla sua destra e alla sua sinistra parevano del tutto uguali: non ne vedeva molto, ma il sottile fascio di luce proiettato dalle feritoie tagliava il nero dell’oscurità a intervalli regolari. Nonostante tutto, però, lui sapeva dove andare. Se lo era ripetuto mille volte e, se mille erano poche, allora lo aveva fatto un milione, pur di non dimenticare nulla, nemmeno un passaggio.
Dieci passi e ti troverai di fronte a un muro. Non allarmarti, è solo una delle loro precauzioni: hanno paura di te. Ti temono. Alza entrambe le mani e premile contro i mattoni all’altezza dei tuoi occhi. Il muro ruoterà e tu sarai dall’altra parte. Già, aveva assimilato tutto la prima volta che gli era stato detto. Ma perché lo avevano fatto? Perché quella donna lo voleva libero? Le aveva fatto pena?
Ora procedi e segui il percorso obbligato.Si ripeté mentalmente, il cuore che scalpitava sempre di più. Poco e gli sarebbe schizzato via dal petto. Anzi: la sola idea di non poter più uscire da quel dedalo di oscurità gli faceva battere quel ritmo sfrenato nelle tempie e in tutto il corpo, cingendolo in una morsa di puro terrore.Tieni la mano destra contro la parete e, dopo il primo angolo, conta cinque porte. Dopodiché svolta a sinistra: ci sarà un nuovo passaggio. Arriva in fondo e ti troverai di fronte a un bivio. Allora, dovrai girare a…
Degli altri passi, ma lui non si era mosso. Gli occhi gli si spalancarono, come se, in quel buio così fitto potesse vederci meglio, ma, per quanto vi si fossero abituati, non scorgeva nulla se non quella fievole luce lunare nel cui cono danzava leggera la polvere di millenni. Nel guardare quello spettacolo, si chiese se in quei giorni qualcuno fosse sceso solo per dare a lui qualcosa di cui nutrirsi o se ci fossero stati altri prigionieri nelle celle sigillate. Qualsiasi fosse stata la risposta, la polvere che si era improvvisamente alzata sotto la luce della finestrella era stata mossa da qualcuno. E i prigionieri, da quelle carceri, non erano mai fuggiti.
«Loki!» L’udire il suo nome lo raggelò, congelandolo al suo posto, ma, al contempo, il suono di quella voce conosciuta che aveva imparato ad apprezzare durante i suoi giorni di prigionia lo tranquillizzò. «Volevi andartene senza nemmeno ringraziarmi?»
Il giovane si volse e il cappuccio gli scivolò nuovamente sulle spalle: i suoi occhi, assottigliandosi per vedere meglio, riuscirono a mettere a fuoco i contorni di una figura femminile che avanzava piano verso di lui. Per l’istante in cui fu catturata dalla luce esterna, i capelli biondi che le ornavano il viso rilucettero, per poi spegnersi di nuovo nel nero quando l’oscurità la reclamò a sé. «Senza di me, saresti ancora in quel buco maleodorante.»
La cella. Il solo citarla gli fece rivoltare lo stomaco e l’uomo storse il naso, volgendosi appena per non trovarsi la dea direttamente di fronte.
«Tu dici, Gefjun?» la incalzò. Se c’era qualcosa che gli pareva difficile, più che fuggire, era mostrarsi grato nei suoi confronti. Eppure, non gli aveva mai fatto niente e mai gli era stata avversa.
«Credo che tuo fratello…»
«Fratellastro.» la corresse prontamente.
«Quello che è… Beh, non credo che sarebbe venuto nella tua cella… e si fosse premurato di allentarti le catene, di lasciartene la chiave… e di cantare dolcemente al tuo orecchio le indicazioni per uscire da qui.»
Una risatina isterica lo scosse, ma fu talmente sottile e inudibile, tanta era la paura di essere avvertito da qualcuno che non fosse Gefjun, che si domandò se la dea l’avesse udito: «Sei qui per elencare ogni tuo atto di tradimento nei confronti di Asgard?» pronunciò quel nome con disprezzo e solo quell’eleganza che gli era rimasta nel sangue, nonostante in quegli ultimi giorni fosse stato trattato alla stregua di un cane, gl’impedirono di sputare il suo spregio. Ripensò, però, alle parole della donna e dovette ammettere a se stesso che aveva tutte le ragioni: aveva allentato gli anelli che gli trattenevano i polsi contro la parete ‒non abbastanza da essere scoperta; quel tanto che era sufficiente a far sì che la sua esile mano potesse scivolarvi attraverso ‒, gli aveva lasciato la chiave dei ceppi che gli bloccavano le caviglie tra le pieghe della tunica sbrindellata, gli aveva portato un mantello con cui coprirsi e gli aveva fatto compagnia in quelle notti che parevano interminabili, sussurrando alle sue orecchie parole di conforto, sogni di una gloria ormai andata… o che sarebbe presto stata perseguita. Sì, Gefjun aveva tutte le ragioni, tranne una; una che lui non capiva.
«Perché?»
«Perché cosa
«Perché lo fai? Perché… mi liberi? Che cosa te ne viene? Se ti scoprissero…!»
«Loki, non tutti sono come te. Non tutti fanno qualcosa perché ricevono qualcos’altro in cambio.»
Avvertendo il peso di quell’accusa, Loki chinò il capo e le volse completamente le spalle, per non guardarla negli occhi ‒quegli occhi grigi che spiccavano nelle tenebre ‒e: «No. Era il mio cuore che volevi.»
«Forse. Prima che te ne andassi. Allora, il tuo cuore volò via con te.»
«No, il mio cuore mi fu strappato. Da mio padre. E da mio fratello.» Fratellastro. Poi, vedendo che Gefjun non replicava: «Perché sei venuta, allora?»
«Sapevo che ti saresti perso.»
Punto nell’orgoglio, Loki si allontanò di qualche passo, ritornando ad affacciarsi sul bivio: «Non mi sono perso. …dopodiché svolta a sinistra: ci sarà un nuovo passaggio.» citò. «Arriva in fondo e ti troverai di fronte a un bivio. Allora, dovrai girare a…» esitò. «A destra.»
Gefjun sorrise con dolcezza, ma lui non poté vederla: «Era a sinistra.»
«Già, hai ragione. Me lo scordavo sempre.»
«Lo so.»
Loki accennò un passo in avanti e si trovò al centro del corridoio trasversale. Guardò a destra: con gli occhi un po’ più abituati al buio, poté distinguerne la parete di fondo. Gli sfuggì un sorriso e si volse nell’altra direzione, dove nulla pareva frapporsi tra lui e l’oscurità.
«È un addio, questo?»
«Beh, se Asgard finisse in mano ai giganti di ghiaccio e io non fossi più un ricercato, farei ritorno volentieri. Ma sai bene che non accadrà mai. Almeno finché mio fratello sarà qui a farvi da cane da guardia.» Quell’ultima precisazione fu marcata da una certa amarezza. «Adesso tornatene di sopra: se ti beccassero…» ancora una volta non riuscì a concludere quella frase.
«Non ti perdere.» si raccomandò lei con un sorriso triste. Poi fece per fare dietrofront e scomparire, ma lui la richiamò di nuovo.
«E… Gefjun?» Una pausa. «Grazie.»
Si calò nuovamente il cappuccio sul volto e, stringendosi nel mantello, imboccò di corsa la via indicatagli dalla dea: forse aveva mentito. Forse il suo cuore non gli era stato strappato del tutto. Forse un frammento era rimasto e batteva ancora, là sotto, da qualche parte dentro di lui. E il martellante suono che gli colpiva insistentemente il petto doveva esserne la riprova.


You’re out of control inside
I don’t need x-ray vision
To see all the desperate signs
You  made your heart a prison





 

Note: Bene, ho combattuto la Guerra dei Cent'anni per postare questo racconto, quindi spero proprio risulti quantomeno decente.
Per prima cosa, vorrei specificare la ragione per la scelta di Gefjun: so che non è un personaggio Marvel conosciuto e che il suo ruolo è alquanto marginale, ma l'ispirazione è venuta in parte da un racconto al di fuori dell'universo Marvel, ambientato interamente ad Asgard con Loki sempre nelle vesti di fuggiasco e sul quale non mi dilungherò oltre.
Tornando a noi, non c'è molto da dire, essendo questo soltanto un capitolo di "introduzione". Possiamo dire che la storia in sé cominci dal prossimo, se non dal terzo (No! Restate sintonizzati su questo canaleee!!!)
Riguardo la strofa finale - perché no, signori: non posso scrivere una storia senza infilarci in mezzo una qualche canzone che si azzecchi e me la faccia tornare in mente ogni volta che l'ascolto! -, è estratta dal brano Lost and Lonely, della band finlandese The Rasmus.
Detto questo, spero enjoyate (?) il racconto e continuiate a seguirlo per i prossimi capitoli.

~Notthyrr

 

  
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