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Autore: scandros    16/07/2003    5 recensioni
La speranza di un amore é sempre viva dentro di noi e prima o poi questo sentimento ti travolge come un'onda. Holly e Patty lo sanno!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

Questa è la mia seconda fanfiction. Completamente differente da "L'ultimo ballo", ma incentrata sempre sui sentimenti contrastanti di Holly e Patty. E' una fiction che verte soprattutto sulle emozioni che provano i protagonisti e sulle avversità che dovranno superare prima di potersi re-incontrare.
Una promessa che non riesce a mantenere per cause indipendenti dalla sua volontà, gettano nella disperazione Patty. La corsa di Holly per raggiungerla prima a Parigi e poi all'aeroporto. Ma lei, parte comunque. E' un viaggio attraverso i loro sentimenti, lui finalmente più forte, diventato uomo, lei malinconica perché vede il suo cuore infrangersi sempre di più.

Spero vi piaccia e soprattutto mi piacerebbe ricevere le vostre recensioni. Ciao a tutti e buona lettura.

Scandros

CAPITOLO 1

Le emozioni di lei

Guardò il cielo terso coprendosi gli occhi per non rimanere abbagliata dalla luce intensa del sole. Era una splendida giornata di fine giugno. Sorrise, nonostante da qualche giorno si sentisse stranamente irrequieta. Quello era un giorno diverso. Niente scuola, niente allenamenti. Tutto era finito. Il periodo magico della New Team si era concluso il giorno prima.

La sua squadra aveva trionfato ancora una volta nonostante la sua assenza.

Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Erano passati tre anni, tre lunghissimi anni che non lo vedeva. Ogni qual volta pensava a lui il cuore tornava a battergli sempre più forte. Si poteva vivere nell’ombra si qualcuno? Sicuramente sì, lei ne era certa.

Si sedette sull’erba all’ombra del grande ciliegio lasciando cadere il suo diario sul morbido tappeto verde. Con una mano, lievemente ne sfiorò la corteccia quasi a voler sentire sulla sua pelle ancora una volta la magica atmosfera di quel luogo.

Lui, grande, imperioso, era stato il testimone di quel giorno di primavera. Si raccolse le ginocchia tra le braccia e vi appoggiò il capo.

Si sentiva malinconica, ma soprattutto avvertiva la sua mancanza: la sua voce, il suo respiro, il suo sorriso, e quel suo sguardo timido ma che al tempo stesso riusciva ad esprimere le sue più intense emozioni.

Già, quel giorno di primavera che preludeva alla sua partenza, il giorno in cui il suo capitano si allontanava dal suo paese per trasferirsi in Brasile.

Chiuse gli occhi ricordando per l’ennesima volta, esattamente quello che era accaduto tre anni prima.

- Una festa a sorpresa? - chiesero i ragazzi sorpresi.

- Ma certo. E visto che la giornata è calda, potremmo approfittarne per farla qui fuori, sotto i ciliegi in fiore magari! - rispose Susy entusiasta.

- Ma, non capisco, perché dovremmo fare una festa? -

- Bruce, ma sei proprio tonto? Domani il capitano partirà per il Brasile. E’ il nostro modo per dirgli addio! - rispose Evelyn sorridente.

- Non mi sembra un’idea malvagia. Ma come la mettiamo con il mister e con il preside? - chiese Paul passandosi una mano tra i capelli ancora bagnati.

- Niente paura, Patty ha già convinto il mister e adesso è dal preside. -

- Beh, allora avremo sicuramente il permesso. Il preside cede sempre quando lei gli chiede qualcosa. -

- Benissimo, allora tutti d’accordo. Ted, Jhonny, per favore avvertite anche gli altri. Al rinfresco provvederemo noi. Mi raccomando, tutti qui per le otto. -

- Evelyn, non ci hai detto come faremo a trascinare qui il capitano! - chiese Alan.

- Abbiamo pensato anche a quello. Susy, che è così brava ad appiccicarsi a lui, provvederà a portarlo qui mentre io e Patty prepareremo tutto. Tutti puntuali, per favore. -.

I ragazzi erano eccitati all’idea della festa da fare al loro capitano. Quello appena terminato era stato il loro ultimo allenamento insieme.

Patty sopraggiunse di lì a poco e trovò solo Evelyn e Susy.

- Allora, com’è andata? -

- Non c’è problema. Il preside ci ha accordato il permesso. Ho concordato con il custode l’apertura del cancello. - rispose con sguardo sommesso. Era una scena imbarazzante per Evelyn. Lei e Patty erano diventate molto amiche, complici e sapeva benissimo quanto la prima manager stesse soffrendo per la partenza del suo capitano. Non appena Susy andò via, ne approfittò per avvicinarsi all’amica e abbracciarla. Patty posò il volto sulla sua spalla e pianse silenziosamente tra le carezze affettuose di Eve.

- Non ti preoccupare, passerà. E poi, ricorda, non va via per sempre. -

- Non è quello che mi affligge, ma l’essere consapevole di non contare molto per lui. -

- Questo tu non puoi dirlo. Non ti ha mai detto nulla del genere. -

- Ma neanche il contrario. Sento un vuoto immenso dentro di me. Vorrei correre da lui e dirgli tutto, ma a cosa servirebbe? Se solo avesse provato per me qualcosa in più dell’amicizia, me l’avrebbe detto. -

- Cosa intendi fare? -

- Restare nell’ombra, sperando che tutto passi velocemente. Eve, io non vengo alla festa stasera. -

- Cosa? Ma sei impazzita! Holly partirà domattina presto: così non avrai più la possibilità di salutarlo. -

- Sarebbe troppo triste per me dirgli addio. Non voglio che mi veda piangere. -. Evelyn guardò l’amica negli occhi leggendo un’immane sofferenza per quel distacco. Possibile che Holly non si fosse mai accorto di quanto l’amasse?

Dopo un quarto d’ora, tutta la squadra era raccolta sul campo per salutare il proprio capitano. Tra risa e scherzi, Holly li abbracciò consigliando loro di non demordere mai e di continuare ad allenarsi con assiduità in vista soprattutto dei raduni della nazionale.

- Buona fortuna, capitano. - gli disse con gli occhi lucidi. I ragazzi si allontanarono portando con se anche Susy. Nonostante la forte tensione, non riuscivano a non guardarsi negli occhi. Il coinvolgimento era tale che il tempo sembrava essersi fermato per loro. Il cuore del capitano batteva forte, poteva sentirne il palpitare accelerato e temeva che anche lei potesse udirlo.

Per lei? Perché non era successo poco prima con gli amici e compagni di squadra? Perché con lei era diverso? Perché sapeva che le sarebbe mancata più di chiunque altro? Più la guardava e più se ne rendeva conto. Non era la piccola Anego, era diventata una bella ragazza che dal suo arrivo a Fujisawa non lo aveva mai lasciato. Chi sarebbe stato al suo fianco in Brasile?

Non rispose alla frase dell’amica, istintivamente l’abbracciò. Le ombre si disegnavano lunghe e scure sul campo, mentre il sole alle loro spalle si stemperava nel cielo in una miriade di colori.

- Mi mancherai. - le sussurrò all’orecchio. Lei non rispose, ma Holly comprese che stava piangendo. Rimasero abbracciati per un po’, un lungo, infinito gesto d’affetto che li avrebbe uniti nonostante la distanza.

Qualche ora dopo, Susy andò a casa di Holly chiedendogli di accompagnarla a scuola. Doveva assolutamente riprendere degli appunti che aveva lasciato al club, appunti che le sarebbero serviti per l’interrogazione del giorno dopo.

- Ma, io veramente! -

- Per favore, capitano. E’ l’ultimo favore che ti chiedo. Tanto domani parti e non mi vedrai per molto tempo. - disse fingendosi avvilita.

- Okay, se proprio insisti. Mamma, io sto uscendo, ci vediamo dopo. - urlò avvertendo la madre dell’improvvisa uscita.

Per tutto il percorso, Susy non si staccò dal suo braccio accompagnando i loro passi con un continuo parlare.

- Come faremo ad entrare? - chiese Holly davanti al cancello della scuola. Solo la guardiola del custode era illuminata. Istintivamente alzò gli occhi al cielo. Era costellato di stelle luminose. La serata era tiepida ed era piacevole passeggiare, sebbene la compagnia non fosse proprio di suo gradimento.

- Ehy capitano…ma mi ascolti! -

- Ehm scusa, ero soprappensiero. - rispose accennando un timido sorriso per mascherare la sua distrazione. A cosa stava pensando?

- Ho detto che citofoneremo al custode. Lo avevo già avvertito telefonicamente che sarei venuta. -

- Bene, allora sbrighiamoci. - aggiunse. Poco dopo, il custode aprì loro il cancello e tornò alla sua guardiola. Susy e Holly si avviarono al club.

- Come mai hai tu le chiavi? - le chiese sapendo che solitamente le aveva Patty.

- Sono passata a prenderle da Patty prima di venire da te. -

- E perché non sei venuta con lei? - domandò sospettoso.

- Non si sentiva bene, quindi mi ha dato le chiavi e gliele restituirò domattina. - Ma quante domande, non ti fidi di me? - chiese maliziosa. Lo trascinò all’interno del club e le luci si accesero. Erano tutti lì, sorridenti e contenti che la sorpresa fosse riuscita.

- Ma cosa sta succedendo? -

- Abbiamo pensato di organizzare una festa per te, per dirti arrivederci. - disse Bob.

- Avanti, si può cominciare? - chiese Bruce avvicinandosi al tavolo ricolmo di manicaretti e bontà di ogni genere.

- Bruce! Finiscila, sei sempre il solito. - lo ammonì Evelyn. Tutti risero di cuore a quella divertente scenetta. Bruce gli sarebbe mancato moltissimo. Nonostante non fosse il migliore dei giocatori, aveva un gran cuore e la sua ironia riusciva a mettere di buon umore tutti quanti.

I ragazzi diedero inizio al banchetto, tutti tranne Holly. Continuava a guardarsi intorno.

- Ma…non c’è. - sussurrò.

- Mi spiace capitano. Non si sentiva bene, ha preferito non venire. - le disse Evelyn anticipando la risposta. Non lo aveva mai visto in quello stato.

- Che strano, ho la sensazione che Holly sia inquieto, che l’assenza di Patty abbia sortito qualche strano effetto. Chissà, forse sono solo condizionata dai sentimenti della mia amica nei suoi confronti! Eppure, starebbero così bene insieme. Accidenti capitano, ma perché non ti accorgi di lei come ragazza? - pensò Eve fissando il suo capitano.

Forse la seconda manager della New Team aveva ragione. Holly scherzò con i suoi amici, ma il suo pensiero e il suo cuore erano altrove. Aveva sicuramente partecipato all’organizzazione della festa e poi, non era venuta. L’indomani mattina alle dieci circa avrebbe preso il volo per San Paolo, una nuova vita sarebbe cominciata per Holly, senza la sua famiglia, senza i suoi compagni e soprattutto senza di lei. Evelyn voleva parlargli, sapeva a cosa stava pensando e avrebbe voluto rincuorarlo, dirgli di correre da lei e passare quegli ultimi momenti insieme: ma il dubbio si insinuò in lei. E se il capitano fosse giù di morale semplicemente perché si stava allontanando da tutti e non precisamente da lei?

Entrambi dubbiosi sul da farsi, furono coinvolti dagli altri compagni e la festa andò avanti senza Patty.

Holly correva come non aveva mai fatto. Doveva vederla prima di partire, doveva assolutamente sincerarsi che non ce l’aveva con lui, che non stesse male. Non aveva chiuso occhio quella notte, non per l’emozione dell’imminente partenza, ma semplicemente perché non aveva pensato ad altri che a lei. Corse fino a scuola e si fermò solo quando vide Evelyn e Susy.

- Capitano, ma tu cosa ci fai qui? Tra poco hai l’aereo? - domandò preoccupata.

- L’ho aspettata al ponte, come facevamo sempre ma non c’era! Sua madre mi ha detto che è uscita. -. Susy lo guardava interdetta. Non comprendeva a cosa si stesse riferendo. Ma Eve sì. Gli sorrise.

- Prova a pensare a dove poterla trovare quando non è a scuola o agli allenamenti! - lo esortò. Il volto di Holly si illuminò. Al parco, sotto il grande ciliegio vicino il laghetto. Era uno dei suoi luoghi preferiti.

- Grazie Evelyn. - le disse prima di correre verso il parco.

- Ma cosa succede? - chiese Susy non comprendendo.

- Nulla, non preoccuparti. - rispose sorridente. Si era innamorato, ne era sicuro. Holly aveva sempre e solo amato il pallone, adesso invece correva da lei rischiando di perdere l’aereo che l’avrebbe condotto verso il futuro da lui tanto agognato.

La vide, appoggiata alla balaustra di legno, la sua immagine riflessa sul lago. Era triste, lo vedeva, altrimenti non avrebbe marinato la scuola. Si portò alle sue spalle silenziosamente. Patty ebbe un sussulto quando vide la sua ombra riflessa sullo specchio d’acqua. Le cinse la vita e lei, in preda ad un impeto di sentimenti, appoggiò la schiena contro il suo petto. Sentì il suo profilo affondare morbidamente nei capelli. Tremava come una foglia e temeva che lui potesse avvertire quei brividi intensi che la stavano percorrendo. Lentamente mosse le mani e le portò su quelle di lui che le aprì intrecciando le sue dita con quelle della ragazza. Chiuse gli occhi incredula a tutto quello che stava succedendo. Quanto aveva desiderato quel momento. Lei nelle braccia di Holly, del suo amato capitano. Non era lo stesso abbraccio del giorno prima: questo era ricco di passione e di affetto, e forse di qualcos’altro. Ci fu un lungo silenzio accompagnato solo dal cinguettio dei passeri.

- Desideravo vederti prima di partire. - le sussurrò dolcemente stringendola ancora di più a se.

- Holly…io…

- Non dire niente, ti prego…- aggiunse scatenando in lei le incertezze di un’eterna innamorata. Il cuore le faceva male: batteva così veloce che temeva potesse uscirle dal petto.

- Mi mancherai, Patty. -. Lei sgranò gli occhi. Si sentiva mancare per la felicità. - Aspettami…io tornerò. - aggiunse poi. Lei annuì incapace di parlare. Era al colmo della felicità e della disperazione. Desiderava ardentemente dirgli quanto lo amava, ma avrebbe posto un freno al suo sogno. Adesso lo sapeva. Doveva continuare ad amarlo in silenzio perché lui potesse realizzare il suo più grande desiderio.

- Promettimi che realizzerai il tuo sogno. - disse poi con voce flebile. Si staccò da lei. Sapeva che era tardi e che doveva correre in aeroporto. Le mise le mani sulle spalle e lei si girò. Sorrideva, nonostante le lacrime continuassero a rigarle il volto. Continuava a guardarla. Anche i suoi occhi erano lucidi.

- Holly, è mai possibile che finalmente ti sia accorto che esista? Proprio ora che stai partendo? Perché il destino è così crudele? Perché vorrei dirti quanto ti voglio bene e non riesco a farlo? Il tuo abbraccio: sento ancora il tuo calore sulla mia pelle, il tuo profumo, le tue parole. E’ questo il tuo regalo d’addio? Una promessa? - si chiese non distogliendo lo sguardo da lui. Taceva. Doveva essere lei a fare la prima mossa perché lui non ne aveva il coraggio.

- Capitano…non abbatterti mai…Sono certa che ce la farai, che realizzerai il tuo sogno…io…io…qui troverai sempre qualcuno ad attenderti. Non ti dimenticare mai di me! - aggiunse cercando di trattenere le lacrime.

- Non potrei mai, manager. Ti scrivo non appena mi sistemo. - rispose sinceramente.

- Adesso vai, o perderai l’aereo! - gli ricordò pur non volendo che andasse via.

- Già. Quando tornerò, sarò un calciatore professionista, te lo prometto. -

- Ne sono sicura. -. Lui si avvicinò e la baciò sulla guancia. Lei avvampò dall’imbarazzo.

Quel contatto fisico, dopo l’abbraccio, l’avevano mandata in confusione totale. Cosa voleva dire tutto questo da parte di Holly? Lo vide sparire dietro gli alberi. La brezza soffiò con il suo profumo tra i capelli della giovane manager. In quel momento comprese che Holly nutriva qualche strano sentimento nei suoi confronti, forse non era amore, ma probabilmente era qualcosa di più di una semplice amicizia.

Tornò col pensiero alla realtà. Con una mano afferrò il suo diario e se lo portò sulle ginocchia. La leggera brezza estiva girava le pagine. Si soffermò su quella che aveva scritto qualche giorno prima e la lesse.

Sei rimasto dentro me nel profondo del mio cuore, come il frammento di una vita che non c’é. Tu, una ferita che non si rimarginerà mai, che non guarirà, che non passerà.

Ogni giorno ho versato lacrime per te, ogni notte leggo le tue lettere, scrivo ancora di te, so che non dovrei, che forse dovrei liberarmi dalla trappola di questo amore che da anni mi attanaglia…non vivo più…ti vedo come sei e come ti vorrei io…qui, accanto a me: semplicemente. Ricomincerò…promesse vane che infrango continuamente. Le tue lettere, sempre così evasive, generiche, mai che parlino di me, di te, di noi.

Immagino i tramonti che un giorno vedrò, le albe che mi sveglieranno. Cosa saranno se non ci sarai tu accanto a me…non vivo più, senza te, mi manchi troppo e la sola idea che sei così lontano mi fa male…forse sono io da cambiare. Passo il tempo a chiedermi cosa fai senza me, ma torno quì, seduta sotto questo ciliegio e penso ai nostri ultimi attimi trascorsi insieme. Scrivo le pagine di questo diario sperando che possa darmi sollievo, che all’improvviso possa vedere la tua ombra materializzarsi.

Sono solo parole, scritte qua e là, direttamente dal mio cuore, in preda al sentimento più vero quello che vorrei donarti. Come posso vivere per me stessa se amo te? Passo il tempo a chiedermi perché non ho mai avuto il coraggio di dirtelo e a domandarmi cosa sarebbe cambiato nel nostro rapporto se io ti avessi parlato. Poi torno a chiedermi il motivo di quel tuo comportamento, dei tuoi abbracci. Mi hai detto che ti sarei mancata, ma perché non me l’hai mai scritto in questi tre anni? Possibile che tu sia ritornato ad essere il ragazzo timido che conoscevo a cui importava solo del calcio? Holly…”.

Chiuse il diario e sospirò. Si alzò e si ripulì l’abito dai fili d’erba. Era cambiata negli ultimi tre anni, ed anche i suoi amici se ne erano accorti. La pelle chiara e liscia risplendeva nell’ovale incorniciato dai capelli scuri, adesso un po’ più lunghi e sempre portati sciolti sulle spalle. Il suo corpo era flessuoso e sinuoso allo stesso tempo, come un giunco. E poi era molto intelligente. Si era classificata prima tra tutti gli studenti della scuola e aveva diritto alla borsa di studio messa in palio dalla scuola. Avrebbe potuto decidere di sfruttarla in Giappone o di andare all’estero. Nel corso di quei tre anni, Patty aveva fatto di tutto per impegnare la sua mente, per distrarsi da Holly e così, al club di calcio aveva alternato una scuola di lingue straniere e un corso di giornalismo. Era sempre stata una ragazza molto attiva e il doversi distrarre forzatamente dai pensieri, l’aveva indotta ad un iper attivismo forse troppo eccessivo.

  
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