Don’t
touch me, but love me
Sasuke
è stato ricoverato d’urgenza da qualche giorno
oramai.
Naruto si appoggia al vetro della finestra e osserva il ragazzo che
dorme sul
letto d’ospedale con la speranza che si svegli presto da
quello stato di
semicoscienza in cui aleggia. I suoi occhi sono chiusi ermeticamente
già da un
bel po’ di tempo, immersi in un sonno che di tranquillo non
ha proprio nulla, e
nei rari momenti in cui riemergono non possono fare altro che guardarsi
in giro
spauriti. Ogni volta che ciò succede cerca di parlare e di
comunicare, ma la
sua voce sembra quasi sempre sul punto di rompersi, forse
irrimediabilmente
rotta da tutte le suppliche urlate in passato.
Del suo compagno di squadra fiero ed altezzoso non è rimasto
quasi nulla.
Ma
Naruto può capirlo. Non sa esattamente tutto il dolore che
Sasuke è stato costretto a sopportare quando Akatsuki lo ha
rapito per
sottrargli informazioni, né tantomeno le torture a cui lo
hanno sottoposto, ma
di sicuro sarebbe più che bendisposto a conoscerlo pur di
capirlo e confortarlo
al meglio; forse sarebbe anche disponibile a viverlo in prima persona e
scambiarsi con lui pur di alleggerire il peso che ora grava sulle
spalle del
suo amante.
Sì, perché Sasuke è il suo amante e il
suo fidanzato da ben sette mesi. Ma fino
ad ora il povero ragazzo biondo sente di non essere ancora riuscito a
fare
niente di buono per lui.
Non
è stato neanche in grado di aiutarlo quando, mentre tornava
a
casa da una delle sue solite missioni, Akatsuki lo ha intercettato e se
lo è
portato via, facendolo sparire nel nulla durante vario tempo.
È stato Itachi poi
a non resistere più. Ha disertato
l’organizzazione, prevalendo a dura pena sui
suoi membri e riuscendo a fuggire, e ha riportato indietro il fratello
morente
in pessime condizioni.
Sasuke è stato subito seguito dai migliori ninja medici
della città, tra cui la
vecchia Tsunade, e da quel momento è stato tenuto in
ospedale sotto stretta
sorveglianza, luogo in cui tra l’altro risiede ancora adesso.
L’altro Uchiha invece è stato condannato a morte
per i suoi crimini, ma la
sentenza si è dissolta quando egli stesso ha spiegato il
piano che aveva
concordato con il Terzo Hokage e si è scusato pubblicamente
per aver sabotato
una missione di tale importanza per una frivola motivazione personale
-quella
di salvare l’amato fratellino.
Nessuno se l’è sentita di biasimarlo per questo,
ma a causa di ciò era molto
probabile che sarebbero stati attaccati molto presto.
Naruto si prende la testa tra le mani e una lacrima silenziosa gli
scorre lungo
la guancia. Se solo fosse stato più attento…
In quel
momento entra Itachi e, vedendolo piangere, gli dà una
pacca sulla spalla e accenna un lieve sorriso, comunicandogli in questo
modo
che adesso se ne occuperà lui e che Naruto può
finalmente andare a riposare.
Quel ragazzo, fratello maggiore di Sasuke di ben sette anni, non
è mai stato
particolarmente bravo nel mostrare i propri sentimenti (a parte il
grande
affetto che prova per il fratellino) e non riesce neanche a consolare
bene le
persone, ma il biondo si sente rincuorato per il gesto e si asciuga le
lacrime
con la manica della maglietta. Poi si alza e rimane in piedi al centro
della
stanza, indeciso, conscio del fatto che anche se andasse a casa non
riuscirebbe
comunque a chiudere occhio nemmeno oggi.
-
Itachi
in passato era stato costretto, a causa di un ordine molto
crudele da parte del terzo Hokage, a sterminare tutto il suo clan.
Aveva
risparmiato suo fratello solo perché, malgrado a quei tempi
fosse già uno dei
ninja più potenti della storia, lo amava e lo ama
tutt’ora ancor più della sua
stessa vita. E anche per lasciarlo in vita aveva dovuto supplicare in
ginocchio
tutte le autorità più influenti che erano a
conoscenza della sua missione.
Appena Sasuke era venuto a sapere che l’assassinio della sua
famiglia era
proprio dovuto a lui non era stato in grado di dimenticarlo e per molti
anni
aveva convissuto con un enorme odio nei suoi confronti, con gran
dispiacere di
Itachi. Adesso quest’ultimo spera che possa perdonarlo una
volta venuto a
conoscenza di come sono andate davvero le cose. E non solo per quello,
ma anche
per aver aspettato così tanto prima di tirarlo fuori da
quell’inferno.
Itachi
è stato anche l’unico che non si è
opposto alla relazione
dei due compagni quando Naruto gliel’ha confidato, insieme al
fatto che sia
malvista dall’intero villaggio in quanto entrambi maschi.
Anzi, si è pure
congratulato con il biondo per essere riuscito a far aprire il gelido
cuore del
fratello a lui e, anche se non ce n’era bisogno, si
è scusato per aver creato
così tanti problemi al suo amato. Il ninja più
piccolo lo ha compreso e ha
affermato che, appena saputa la verità, anche Sasuke avrebbe
subito fatto da
parte tutta la spiacevole faccenda per ripartire da zero.
-
Dopo
aver rimboccato le coperte a Sasuke e avergli dato un
affettuoso bacio sulla fronte, da bravo fratello maggiore, apre la
porta a
Naruto e lo invita a uscire, cosicché il
“malato” possa riposare in pace.
Naruto esce e Itachi lo segue a ruota, chiudendosi la porta alle
spalle. Ma
dopo qualche minuto irrompono di nuovo nella stanza, avendo sentito un
urlo
provenire dall’interno.
Probabilmente
Sasuke si è svegliato, hanno pensato. E quando
vedono che difatti è proprio desto e rantolante, gli si
gettano letteralmente
addosso, stritolandolo forte forte.
Ma
Sasuke li allontana tutti e due con paura e si afferra la
fronte. Ha le guance rosse e sembra febbricitante. Naruto prova ad
accarezzargli il viso, ma Sasuke glielo impedisce schiaffandogli la
mano, quasi
temendo che il ragazzo possa fargli qualcosa. Naruto e Itachi rimangono
scioccati dalla reazione del moro e il ragazzo non può fare
altro che restare
lì a guardarli, scioccato pure lui, con la paura e il senso
di colpa leggibili
dentro i suoi occhi. Ha riconosciuto Naruto, ma non ha ancora avuto
modo di
elaborare chi sia l’altra persona presente nella stanza.
-Credo
che sia meglio avvisare qualcuno- suggerisce Itachi,
riprendendosi dalla sorpresa iniziale e rendendosi conto che la sua
presenza
avrebbe potuto occasionargli più shock di quello che sta
già vivendo. Naruto
non dice niente e Itachi va a chiamare il medico. I due
ragazzi, rimasti
soli nella stanza, si guardano negli occhi per un momento che sembra
interminabile e poi Naruto si va a sedere ai bordi del letto, capendo
che
cercare un contatto fisico con Sasuke non è esattamente una
buona idea. Un
silenzio imbarazzante invade l’aria che i due devono
respirare e, per fortuna, la
vecchia Tsunade non tarda ad arrivare.
Prova a
fare qualche domanda a Sasuke e poi lo accompagna in
un’altra ala della costruzione, a cui viene proibito
l’accesso a Itachi e
Naruto, che sono quindi costretti ad accomodarsi fuori e ad aspettare.
L’attesa
è snervante, ma dopo un po’ la donna esce dalla
clinica, scuotendo la testa. I
due saltano subito sull’allerta e, dopo aver gettato una
rapida occhiata a
Sasuke, la seguono fino ad una stanza appartata.
Lei si
siede e accomoda le cartelline con lentezza, in viso
un’espressione totalmente rabbuiata e cupa. Dopo lancia uno
sguardo eloquente
ai due ragazzi.
- Ho
bisogno dell’approvazione del fratello maggiore e
del…
fidanzato del giovane Uchiha per testificare lo stato del paziente-
esordisce,
praticamente tossendo con disapprovazione la parola fidanzato.
-Vecchia,
risparmia il protocollo. Ci conosci a tutte e due e sai
chi siamo, vai al sodo- risponde Naruto con impazienza.
-Bene-
esala un sospiro il medico e continua -Sono davvero molto
spiacente, ma devo darvi una cattiva notizia- guarda di nuovo Itachi e
Naruto,
assicurandosi che la ascoltino con attenzione, e poi continua
–Il ragazzo ha
sviluppato un PTSD, disturbo da stress post-traumatico, piuttosto acuto
e non
sappiamo ancora quali dei suoi sintomi si manifesteranno, né
in che misura.
L’unico dato che conosciamo è che uno di essi
include una grave forma di fobia
mirata ad evitare ogni altro contatto umano e non ci è dato
conoscere se e
quando potrà recuperarsi da questo disturbo-
Itachi
sbianca immediatamente, ma Naruto, che non riesce a capire
il significato di quello che gli è stato detto, lo guarda
con aria
interrogativa.
Itachi, intuendo i suoi dubbi, inizia a spiegargli ma viene subito
interrotto
dall'Hokage.
-Vorrei
parlare un attimo con il ragazzo in privato. Per favore
signor Uchiha, sarebbe così gentile da lasciarci da soli? -
gli chiede,
autorevole. Itachi li guarda un po’ dubbioso e poi decide di
congedarsi,
chiudendo la porta con un lieve tonfo delicato.
Tsunade
si alza, si avvicina a Naruto e lo guarda con occhi pieni
di tristezza e compassione.
-Ragazzo mio, scusa la mia indiscrezione, ma tu e il giovane Uchiha
avete già avuto
rapporti intimi? -
Naruto
arrossisce ancora di più e abbassa la testa.
-Senti, se ha qualche problema riguardo al fatto che noi due siamo
maschi e
stiamo lo stesso insieme me lo puoi dire apertamente. Mi è
già capitato da
piccolo di essere guardato come se fossi un mostro, anche se
all’epoca era per un
motivo che posso comprendere. Ma adesso invece la gente mi guarda
sprezzante
solo perché sto insieme a un ragazzo, come se avessi deciso
io di innamorarmi
di lui! - grida, frustrato e con le lacrime agli occhi.
Tsunade
gli sorride dolcemente e gli accarezza i capelli.
-Non ti sto giudicando- si giustifica, tornando seria –Ti sto
solo dicendo che,
se l’avete già fatto, allora molto probabilmente
ricorderete entrambi quella
volta come l’ultima-
Naruto
sgrana gli occhi, ma continua a non capire. La dottoressa
sospira –Il PTSD è un disturbo d’ansia
che insorge dopo un trauma e che
comprende un ampio ventaglio di sintomi. In questo caso Sasuke ha
sviluppato
una forma grave e complessa di afefobia, ossia di paura del contatto
fisico. In
parole povere non potrai mai più toccarlo, Naruto-
gli comunica, sviando
lo sguardo.
Naruto
scappa via correndo, i suoi passi riecheggiano pesanti nel
corridoio. Tsunade guarda il punto in cui poco prima c’era il
ragazzo: avrebbe dovuto
aspettarsi una reazione del genere. Per una persona veramente
innamorata l’idea
di non poter più toccare, abbracciare o baciare la pelle che
tanto ama, è
peggio che sentirsi trapassato da mille aghi. E lei lo sa, oh lo sa
meglio di
chiunque altro.
Esce
dalla stanza e trova Itachi, “il signor Uchiha”,
appoggiato
sullo stipite della porta. La guarda con aria triste, quasi
implorandola di
fare qualcosa.
-Non
c’è nessun modo di curarlo? - chiede il ragazzo,
con voce
amara.
-Mi
dispiace- risponde Tsunade.
-Non fa
niente. Non è colpa sua-
Itachi
sente anche lui di essere prossimo alle lacrime, ma non è
sua abitudine piangere in pubblico, così si allontana. Si
è ripromesso di non
piangere mai più di fronte a qualcuno.
Non avrebbe mai più mostrato quel suo lato debole a nessun
altro, non se lo
meritava… lei non se lo meritava.
-Mi
dispiace madre, non ho saputo proteggerlo…- sussurra
piangendo
silenziosamente, in un posto dove nessuno potrà mai vederlo.
Intanto
riesce ancora a sentire gli echi, ormai sommessi, dei
passi di Naruto che corrono verso una stanza non precisata. No, non
proprio non
precisata. Sta cercando la stanza di Sasuke.
-È
tutto inutile…-
Naruto
spalanca la porta della stanza in cui hanno riaccompagnato
Sasuke poco prima e si avvicina al moro. Quando è abbastanza
vicino gli prende
la mano gracile e la stringe forte tra le sue, malgrado i tentativi
disperati
di Sasuke di liberarsi.
-Sasuke,
tutto questo è una bugia, ne sono sicuro- afferma
sorridendo speranzoso, cercando di auto convincersi, la voce rotta da
troppe
lacrime e singhiozzi –Sono sicuro che tu in realtà
stia solo fingendo. Sì, stai
solo fingendo. Adesso tutti voi mi direte che state solo scherzando e
tu ti
alzerai e mi abbraccerai, per dirmi che è tutto passato o
che è stato solo un
sogno. Ti prego Sasuke, dimmi che è così. Avanti-
sorride per incoraggiarlo,
come se si aspettasse davvero che Sasuke si alzasse e gli dicesse che
era tutto
uno scherzo di cattivo gusto.
Il moro
invece, con una forza improvvisa dettata forse dal
terrore, lo scaraventa a terra e si ripara fra le pieghe delle lenzuola.
–MA SEI SCEMO?! È ovvio che non sto fingendo e poi
cerca almeno di essere
coerente con quello che dici! “Adesso voi tutti mi direte che
state scherzando
e tu mi abbraccerai per dirmi che è tutto passato o che
è stato solo un sogno”
- lo provoca, imitando la sua voce – Ma ti sembra una cosa
che io farei? -
-PERCHÉ?
Perché tutto questo deve capitare a noi? - urla Naruto,
mettendosi a sedere e coprendosi gli occhi lacrimanti con il palmo
della mano.
–Eppure,
non abbiamo fatto nulla di male…- continua a lamentarsi
inconsolabile, mentre le lacrime scorrono sempre più libere.
Sasuke
intanto si accascia sul cuscino e si afferra i capelli in
un gesto di disperato dolore. Naruto si precipita ad aiutarlo, ma il
moro lo
ferma interponendo la sua palma nell'aria tra lui e Naruto:
è più che ovvio che
non sta fingendo, si convince il biondo.
Naruto sospira e dice, con un sorriso amaro: –Sembra che
questo incubo io lo
stia vivendo realmente - la sua voce sembra rassegnata e i suoi occhi
sono
chiusi, in segno di resa.
-Però...-
apre gli occhi di scatto e Sasuke si volta a guardarlo
–Non è ancora finita. Noi sapremo ritrovare
quell’armonia che abbiamo perduto e
tu, Sasuke, guarirai. Dobbiamo solo crederci-
Sasuke
lo guarda con gli occhi febbricitanti, un po’ sarcastico
–Sei proprio un…-
-Insieme
riusciremo a trovare una soluzione a
questo problema. E anche se non la troviamo, non importa. Non
importa se
non potrò mai più baciarti o se non
potrò mai più tenerti per mano, io ci
sarò
sempre per te. Coraggio, Sasuke- allarga le braccia, come ad invitare
Sasuke ad
abbracciarlo –Fidati di me-
Sasuke
lo guarda ancora per un attimo e si tira su, ma ovviamente
non può abbracciarlo. Si limita a ragionare ancora un
po’ e poi tira fuori il
sorriso più dolce che Naruto abbia mai visto.
-Sai,
è proprio perché sei uno stupido che mi piaci-
Eh
già, si è innamorato di uno stupido egoista che
recita come se
a lui fosse toccata la peggior parte della storia e che adesso gli sta
addirittura promettendo che (come per miracolo) prima o poi lo avrebbe
fatto
guarire. Ma dopotutto che male c’è se si
dà qualche piccola, falsa speranza? E
poi l’importante è che ci creda.
Sì, se tu credi in qualcosa, molto probabilmente questa si
avvererà. E loro ci
credono, tutti e due. O magari lo crederanno solo finché la
febbre non sarà
passata.