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Autore: Maia Scott    06/06/2013    2 recensioni
1 Giugno 2013. Newcastle. New South Wales, Australia.
Il pullmann si ferma, molti dei passeggeri scendono e prendono i loro bagagli dal mezzo.
Sono tutti ragazzi, tra i diciotto e i ventitre anni, circa. Ognuno ha con sé una valigia, una borsa, delle buste di plastica. Sotto il sole varcano il cancello e ritirano i loro cartellini e le loro chiavi.
Hanno esattamente due giorni prima dell’arrivo dei bambini.
Così, tra lo scrosciare delle onde e il vociare delle persone, comincia la loro estate. Un’estate all’insegna del divertimento, ma anche ricca di responsabilità.
Tra tutti i ragazzi, due in particolare non dimenticheranno mai questi tre mesi, poiché segneranno la loro storia, per sempre.
Una storia di promesse, di rivelazioni, di avventure, il racconto di quella che doveva essere un’estate normale, ma si è rivelata molto di più.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 *devo capire come si fanno i banner, scusatemi*


-Signorina Alicia Fray? – Rispondo affermativamente all’uomo che dalla finestra della reception, se così si può chiamare, mi porge il cartellino.
 Lo prendo, raccolgo il mio borsone a tracolla e ricomincio a trascinare il mio trolley verso il mio bungalow, il numero 133.
Infilo la chiave nella serratura e appena apro la porta mi arriva un forte odore di umidità, misto al profumo del mare non molto distante da me. Abbandono i miei bagagli all’ingresso e corro ad aprire le due finestre minuscole, facendo entrare un po’ di aria fresca, poi spalanco le altre porte che mostrano due camerate, una per i ragazzi ed una per le ragazze. Accanto ci sono altre due stanze, una sarà la mia e l’altra quella del ragazzo con cui collaborerò.
Anche questa estate ho deciso di trascorrerla qui in Australia, di nuovo in questo campeggio per ragazzi, tenendo lezioni di surf e canoa. Ammetto che si tratta di un’ occupazione stancante, non è semplice gestire venti ragazzini di dodici anni alle prese con tavole e remi, ma mi diverto tantissimo e mi piace da impazzire. La soddisfazione più grande è quando, a fine agosto, i ragazzini cavalcano da soli le onde e si crea un legame come fraterno.
Mi trovo bene ogni anno anche con gli altri istruttori, che hanno più o meno la mia età, spesso si instaurano bei rapporti che manteniamo perfino d’inverno, nonostante proveniamo da diverse parti del mondo.
 
Tornando a me, entro nella mia camera e comincio a disporre gli abiti nell’armadio, la trousse e gli asciugamani in bagno. Poi apro il mio portatile e lo colloco sulla scrivania, accanto poggio l’iPod e le cuffie. I libri vanno ad occupare una mensola sul muro, e qualche cd finisce accanto al piccolo stereo.
Sfilo velocemente i vestiti e, dopo aver chiuso a chiave la mia camera, mi concedo una doccia fredda. Subito dopo indosso un paio di shorts di jeans lunghi fino alle ginocchia e una canottiera bianca con sopra la stampa della copertina dell’abum dei Beatles.
Lego i capelli corvini in una coda alta e sostituisco le infradito da mare con le mie amate Vans.
Prendo gli occhiali da sole, le chiavi della camera e del bungalow e il cellulare. Fisso il cartellino con il mio nome alla canottiera e mi reco nella piazza centrale dell’accampamento, dove ci aspetta il direttore.
 
-Buonpomeriggio ragazzi!- esclama dopo qualche minuto l’uomo sulla sessantina, responsabile del campo, tenendo tra le mani un microfono e salendo su una piccola pedana in legno. Interrompiamo i saluti e le presentazioni per ascoltare il primo di una lunga serie di annunci, in poche parole le nostre prime mansioni consistono nel preparare un’accoglienza ai bambini, sistemare i bungalows che fungeranno da “aule” per i diversi corsi, organizzare le attività della prima settimana e soprattutto dobbiamo socializzare ed andare abbastanza d’accordo con il nostro partner, ovvero con la persona con cui divideremo la stanza e che farà coppia con noi nel gestire il nostro gruppo.
Ci dividiamo in “squadre”, e a me tocca andare a scaricare i furgoni con le attrezzature varie e riporle nelle stanze e poi devo addobbare l’intero campeggio con bandierine e festoni. Una volta finito, il mio compito sarà quello di disporre le sdraio a bordo piscina e per concludere dopo cena sono di turno nel lavaggio dei piatti.
Con me ci sono altre due ragazze, Miriam e Sheila, e quattro ragazzi, Liam, Niall, Harry e Luke. Sono tutti molto simpatici e non faccio alcuna fatica ad organizzarmi e a fare amicizia con tutti, sono un’ottima compagnia. Miriam, Harry, Niall e Liam sono inglesi, Sheila è della vicina Sidney, mentre Luke, come me, viene dagli States. Mi hanno detto che ci sono anche provenienti dalla Germania, dalla Francia, dalla Spagna e dall’Italia, non vedo l’ora di conoscerli!
Ci mettiamo subito al lavoro, spostando panche, tavoli e mobili in legno dal parcheggio alle stanze, li disponiamo con ordine e cura, preoccupandoci di riempire ogni bungalow con tutto il necessario. Non siamo gli unici a svolgere questi compiti, ma ad ogni gruppo hanno affidato una zona specifica dell’intero spazio.
 
Nel giro di un paio d’ore abbiamo terminato e ci dedichiamo ad appendere i cartelli con le indicazioni e a stendere da un lato all’altro della strada dei nastri con appese le bandierine con lo stemma del campo.
Con il passare del tempo, il luogo diventa più colorato ed accogliente, lungo le vie ci sono sedie e panchine e il tramonto si avvicina.
Alle otto dobbiamo solo terminare di sistemare le sdraio e gli ombrelloni a bordo piscina, collaborando con i gruppi che hanno portato già finito di preparare la spiaggia.
Appena finiamo ci salutiamo dandoci appuntamento un’ora dopo per la cena.
 
Entro nel bungalow e vado direttamente nella mia camera, non ho idea di dove sia il mio coinquilino, forse starà anche lui per rientrare. Ne approfitto per collegarmi al sito del campeggio e accedere all’elenco dei partecipanti che dovrò gestire e che già da domani sera popoleranno questo bungalow.
Entro su Facebook e scambio qualche parola con dei miei amici di New York, raccontandogli la mia giornata.
Non mi accorgo nemmeno dell’arrivo di qualcuno, costretto quindi a fingere un colpo di tosse per ottenere la mia attenzione. Mi giro di scatto e rivolgo un sorriso al ragazzo di fronte a me. Alto, moro con gli occhi azzurri, veramente bellissimo.
- Ciao, io sono Louis, siamo nello stesso gruppo – la sua voce squillante riempie la camera e fa in modo che io mi alzi e mi diriga verso di lui, tendendogli la mano.
- Piacere di conoscerti, Louis, io sono Alicia. – rispondo al suo sorriso smagliante, sono sicura che andremo molto d’accordo.
- Che dici, andiamo a cena? – Domanda senza perdere il suo sorriso.
- Direi di si! – continuo io.
Insieme usciamo e ci incamminiamo verso la mensa, parlando del più e del meno come due vecchi amici. Anche lui è inglese, ha ventuno anni, quindi un anno in più di me ed è la sua prima esperienza qui.
Entriamo nell’edificio e ci sediamo ad un tavolo libero, dove ci raggiungono i miei nuovi amici e altre due ragazze, Perrie e Jane, che a quanto pare hanno già conosciuto Lou.
 
Dopo qualche minuto una signora di mezza età si avvicina al tavolo e comincia a distribuire degli hamburger che noi divoriamo in un istante. Ho sempre amato la cucina di questo campeggio, qualunque cosa è ottima e non corri mai il rischio di non mangiare.
È bellissimo trascorrere la serata a chiacchierare e fare conoscenza di nuove persone, però appena termino il gelato, devo salutare e recarmi in cucina.
 
Appena varco la soglia Hazel mi corre incontro e mi lascia due baci affettuosi su entrambe le guance. Conosco Hazel da quando avevo diciotto anni e lei cinquantotto, per me è una seconda madre e, anche se abita qui vicino, ci sentiamo durante tutto l’anno.
-Come sei cresciuta Ali! – esclama stringendomi in un abbraccio caloroso. Poi aggiunge ridacchiando – vieni, ti mostro le stoviglie da lavare! – la seguo e lei mi accompagna davanti ad un lavandino con una montagna di piatti al lato. Comincio subito a pulirli e vengo affiancata da Miriam, anche lei di turno qui, che mi aiuta.
Parliamo di tutto e il tempo passa in fretta, così senza accorgercene abbiamo già terminato il nostro lavoro. Usciamo dalla cucina salutando tutti ed augurando la buonanotte ad Hazel, che saluta entrambe con un bacio materno.
Stasera non c’è il falò, poiché cominceremo da domani con i ragazzi, quindi accompagno Miriam davanti al suo bungalow e ritorno verso il mio.
Quando entro Louis è nella saletta principale, intento a vedere qualcosa in televisione. Mi siedo affianco a lui e continuiamo a seguire il programma fino a che ci rendiamo conto che è l’una passata e alle sette dovremo essere già all’opera.
Mi vado a lavare ed indosso dei vestiti comodi per dormire, poi passo da Lou per salutarlo. È sul suo letto e legge, appena mi vede mi sorride e non posso fare a meno di avvicinarmi e lasciargli un bacio sulla guancia.
- Buonanotte Ali, a domani – mi dice lui.
- Buonanotte Lou. – rispondo semplicemente.
Continuando a sorridere attraverso il piccolo corridoio ed entro nella mia camera.
Non faccio in tempo a poggiare la testa sul cuscino, che già mi addormento.
 
 

 
 
 
HI GUYS!!!
Allora, che ne pensate? Ogni tanto mi vengono delle idee e comincio subito una nuova storia!
Spero vi piaccia e vi chiedo per favore di lasciarmi anche un piccolo commento.
Grazie mille a chiunque è già arrivato a leggere fin qui, davvero.
Bè, che dire, immaginatevi il campeggio un po’ come Camp Rock, è quella l’idea, solo che al posto del lago c’è la spiaggia.
Adesso vado, mi raccomando fatemi sapere che ne pensate!
Se vi va, ho altre due long in corso:
 
- You’re the missing piece i need àhttp://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1827516&i=1
 
-Even if you’re not with me, I’m with you http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1637000&i=1
 
 
Grazie mille a tutti, a presto
Ekky
  
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