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Autore: Jo_The Ripper    06/06/2013    5 recensioni
Shikamaru ancora si chiedeva perché avesse accettato una simile incombenza, visto quanto il dare ripetizioni ad Ino potesse rivelarsi sfibrante. Quella ragazza e la chimica erano pressoché incompatibili.
“Poi guarda qua, mi hai prestato questo tuo libro, ma è talmente pieno di appunti che quasi non si legge il testo sottostante!”
“E quindi? Ti ricordo che è il mio libro e che sicuramente è molto meglio del tuo dove, a margine delle pagine, ci sono addirittura delle partite a tris, ed hai pure perso. Poi è di un’ importanza notevole il fatto che Sakura, alle ore 09:05 di martedì, abbia detto: “Gli attragghi si oppostano.”
Ino arricciò le labbra, piccata.
“Hai finito? No perché starei ad ascoltare per ore la tua comicità grondante sarcasmo, dico sul serio. Ma, caro il mio principe mezzosangue della chimica, avrei un po’ di fretta. Ricominciamo.”
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Masashi Kishimoto. Questa storia è scritta senza scopo di lucro.

LEGAMI CHIMICI

« Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. »
Antoine-Laurent de Lavoisier

Ino socchiuse gli occhi, poggiando la guancia sul dorso della mano e lasciando che un raggio di sole le scaldasse il viso. Tra le dita della mano destra stringeva una matita, che picchiettava nervosamente sulla pagina aperta di un libro.
Sbuffò sonoramente, poggiando poi la fronte sulla carta liscia.
“Non ce la farò mai.” Affermò in un sospiro sconsolato.
“Siamo solo al decimo capitolo, rilassati.” Replicò pacata la voce maschile proveniente dalla sua sinistra.
Ino fece scattare il capo, trafiggendo con un’occhiata obliqua il ragazzo che se ne stava amabilmente sdraiato sul suo letto.
“Appunto, se comincio ad incontrare difficoltà adesso non oso pensare a cosa succederà al capitolo diciotto. Ma che ci parlo a fare con te…” continuò seccata.
“Se non avevi voglia di parlarmi potevi anche evitare di ordinarmi di venire, Ino.” Puntualizzò il ragazzo, scocciato.
Sì, perché quando si trattava di lui, Ino non chiedeva qualcosa mettendo su quella sua arietta civettuola, battendo le lunghe ciglia ed elargendo larghi sorrisi scintillanti.
No.
Lei comandava, nel modo più categorico e perentorio. E non c’era possibilità di rifiuto, non quando era in possesso di materiale altamente scottante e confidenziale sul suo conto, che sarebbe potuto finire sul primo social network a tiro in un baleno.
“Adesso non fare l’offeso, Shikamaru! È solo che mi irrita questo tuo atteggiamento così tranquillo, mentre io sono qui a patire le pene dell’Inferno su questo maledetto libro!” con un gesto di stizza lo richiuse e gli voltò le spalle, inviperita.
Il libro, dal canto suo, sembrava trasudare un’ aura di sadica vittoria.
“Guardalo, lo sa, mi fissa! Sta gongolando perché non riesco a farmi entrare in testa le sue stupide definizioni!” lo indicò poi lei, come se il volume stesse magicamente prendendo vita, mettendosi a ballare la samba.
Shikamaru sollevo il busto, poggiandosi alla testiera in ferro battuto del letto. Posò la sua copia del testo in grembo, lasciandola aperta.
“Che ne dici di smetterla di fare l’isterica? Il libro non sta gongolando. Avanti, riaprilo e ricomincia da dove abbiamo interrotto.”
“Questo affare è posseduto, te lo dico io…” borbottò, riaprendo al capitolo sui legami chimici e le forme delle molecole.
“La natura delle forze che tengono uniti gli atomi di un composto chimico fu oggetto di studio da parte dei chimici fin dai primi anni dell’Ottocento, quando Dalton pubblicò la sua teoria atomica. In questo capitolo forniremo le basi per capire la differenza tra i composti ionici, che contengono ioni positivi e ioni negativi, e i composti covalenti, che invece non li contengono; studieremo inoltre i diversi modi in cui gli atomi di elementi uguali o diversi si legano tra loro.”
Più rileggeva quell’introduzione, più si rendeva conto che il libro aveva trovato un modo crudele per burlarsi di lei.
Sorvolò quel paragrafo per riprendere in mano le definizioni che aveva abbandonato poc’anzi.
“Gli elettroni del livello più esterno della configurazione di un atomo vengono detti elettroni di valenza. Gli elettroni di valenza sono quelli che un atomo può perdere o acquistare a seguito di una reazione chimica, formando ioni positivi e negativi.”
“Ok, ricordi cos’è uno ione, Ino?” la interruppe Shikamaru.
“Lo ione è un atomo elettricamente carico.” Rispose sicura, e quando vide il suo compagno annuire gioì mentalmente.
“E come vengono chiamati gli ioni che acquistano o cedono elettroni?”
Si morse le labbra a quella domanda. Doveva dare la risposta giusta, ormai era una questione d’onore.
“Catione è lo ione negativo che acquista un elettrone, anione quello positivo che perde il suo elettrone spaiato.”
Attese.
Sperò.
Quando vide le labbra del suo amico muoversi si sentì congelare.
“Le definizioni sono corrette, devi solo invertire i nomi.”
“Maledizione, che diavolo ho che non va!” indispettita si alzò di scatto dalla sedia, tenendo le braccia stese lungo il busto e stringendo forte i pugni.
“Ho bisogno di una pausa.” Ringhiò, aprendo di scatto la porta e uscendo.
Shikamaru se ne guardò bene dal fermarla. Avrebbe di certo rischiato un’aggressione fisica e verbale, e non aveva voglia di sentire la squillante voce di Ino che gli inveiva contro. Si rilassò invece contro la testiera, ruotando il capo verso la finestra e scorgendo una nuvola somigliante ad un ricciolo di panna montata che se ne stava beata nel limpido cielo di fine luglio.
Nelle orecchie avvertiva solo il ronzio del motore del condizionatore che la ragazza aveva acceso, lamentandosi per il troppo caldo che le impediva di concentrarsi.
La frescura, associata al suo hobby preferito di starsene pigramente sdraiato a guardare le nuvole, stavano creando la magica alchimia che avrebbe contribuito al pisolino perfetto.
Non appena ebbe abbassato le palpebre, avvertì i passi da sergente dell’esercito di Ino risalire le scale.
“Ma bravo, poltrisci pure mentre io studio.” Esordì.
“Non stavamo facendo una pausa?” Replicò lui ancora ad occhi chiusi.
“Il tuo concetto di pausa prevede il dormire sul mio letto?”
“Ci si arrangia come si può.” Fece lui aprendo gli occhi.
“Povero, stanco, piccolo genietto Nara!” lo canzonò assumendo un’espressione di sufficienza. “Ho portato tè freddo alla pesca e qualche biscotto, se vuoi favorire…magari uno spuntino mi rimetterà in moto il cervello.”
Il ragazzo si alzò dal letto, prendendo posto sul tappeto accanto a lei. Si sedette allungando le gambe davanti a sé, studiando quale tra i biscotti potesse contenere la maggior quantità di gocce di cioccolato.
“E la dieta?”
“Si fotta la dieta, ho bisogno di cibo. Alle calorie penserò poi.”
Shikamaru sgranò gli occhi, sollevando il collo per poter guardare meglio fuori dalla finestra. Mai, in tanti anni di onorata amicizia, aveva sentito Ino mandare la dieta a farsi benedire.
“Perché cavolo hai quella faccia da pesce lesso?”
“Niente, cercavo nel cielo i segni di un’ imminente tempesta di meteoriti, o al massimo gli elefanti rosa.”
“Ah, ah, ah, dovresti darti al cabaret, sai? Abbandona i tuoi propositi universitari e dedicati agli spettacoli di strada.” Lo punzecchiò.
“Potrei anche farci un pensierino, chissà…” rispose lui bevendo poi un sorso di tè.
Ino sorrise debolmente, mangiucchiando i suoi biscotti e Shikamaru la guardò sottecchi. Era un po’ di tempo che la vedeva inquieta e nervosa. Quei test la stavano trasformando in una corda di violino, sempre tesa e pronta a scattare alla minima sollecitazione. A volte gli capitava di vedere, dalla finestra di casa sua, la luce nella sua stanza accesa fino a tardi, ed il suo profilo stiracchiarsi pigramente prima di andare a dormire.
“Dovresti riposarti un po’. Prenditi un giorno di pausa, esci con le ragazze, stai di più alla serra o al negozio con tuo padre, vai in piscina…cose così.” Buttò lì il ragazzo.
“Lo sai che non posso, i test sono a settembre e luglio è agli sgoccioli. Ho solo un mese di tempo per il ripasso.”
“Sì, ma a questo ritmo concluderai ben poco. Dormire poco la notte non aiuta.” Sentenziò lui.
“Certo, per un pigrone come te dormire è l’unica preoccupazione ma…” si interruppe all’improvviso, aggrottando le sopracciglia. “…com’è che sai a che ora vado a dormire? Shikamaru Nara, vecchio pervertito, hai cominciato a spiarmi dalla finestra!” sbottò tirandogli un ceffone poco amichevole dietro la nuca.
“Ahia! Ma che dici, vedo solo la luce accesa dalla finestra di camera mia, figurati se mi metto a fare la spia.” Rispose lui massaggiandosi la parte lesa.
“Tu hai un telescopio, ora che ci penso!” saltò su lei, sdegnata.
“Ino, per favore, smettila di farti filmini mentali in quella tua testolina bacata.”
Ma la ragazza non lo ascoltò, andò direttamente ad inginocchiarsi davanti al poster gigante che lui e Choji le avevano regalato. Sollevò le mani al cielo e, come un fedele in preghiera, cominciò a declamare:
“Oh, Anthony Edward “Tony” Stark,  alias Iron Man, perché ho un vicino di casa, nonché amico d’infanzia, depravato? Puoi tu, dall’alto della tua genialità, regalarmi un po’ della tua intelligenza ed una delle tue armature per proteggermi da lui? Mi andrebbe anche bene qualche tuo milioncino di dollari, giusto per sistemarmi a vita e non dover più studiare per questo stupido test di ammissione!”
Quell’accalorata supplica fece sorridere Shikamaru.
Quello era un lato di Ino che nessuno, a parte lui, Choji e Sakura, conosceva.
Ino Yamanaka una fan della Marvel, ed in particolare di Iron Man.
Ricordava ancora quando, per il suo compleanno, lui e Choji avevano pensato di regalarle la locandina del film, più dei volumi che mancavano alla sua collezione di Civil War. La ragazza li aveva quasi stritolati, abbracciandoli con la forza di un boa constrictor e saltellando di gioia. Aveva appeso il poster in camera, accanto alla bacheca in sughero zeppa delle loro foto, ed ogni tanto non mancava di deliziarlo con quei suoi siparietti, chiedendo a Tony Stark questa o quella grazia.
“Sai, tra poco al cinema uscirà il nuovo film su Wolverine.” Annunciò guardandolo con occhioni dolci.
“E scommetto che tu muori dalla voglia di andarlo a vedere.”
“Ovvio! Non si dica mai che io non abbia guardato anche questa trasposizione cinematografica!” trillò contenta.
“Così poi potrai criticare tutte le incongruenze che ci sono con il fumetto.”
La ragazza fece un cenno di assenso col capo.
“E non dimenticare che Hugh Jackman è un gran figo. Non quanto il mio caro Robert Downey Junior, ma ci arriva abbastanza vicino.” Affermò con sguardo sognante, e Shikamaru si portò una mano sul viso, scuotendo la testa.
“Si, non potevo dimenticare il livello di conformità fisica al personaggio.”
“Vedo che ormai mi conosci come le tue tasche.” Asserì riprendendo il vassoio e posandolo sulla scrivania ingombra di libri ed appunti.
“Ho parecchi anni di esperienza accumulata.” Le rispose alzandosi e stirandosi il retro dei pantaloni.
“Già, siamo praticamente nati insieme. Non c’è ricordo che abbia dove non ci siete anche tu e Choji.” Gli fece notare indicando con le sguardo le loro numerose fotografie: compleanni, primi giorni di scuola, feste varie e momenti catturati per caso.
“Già. Avresti mai creduto che tu, Ino Yamanaka, ragazza ammirata ed idolo di popolarità praticamente da sempre, avresti continuato a coltivare la tua amicizia con un nerd ed uno sfigato?” le domandò ributtandosi di peso sul suo letto.
Ino si puntello la vita, e lo rimproverò: “Non dire una cosa del genere. Tu e Choji siete persone importanti per me, quello che gli altri dicono e pensano di voi non mi tocca minimamente. Possono allegramente andare a quel paese.”
Afferrò il telecomando del condizionatore premendo sul tasto off, spegnendolo. Aprì la finestra e riprese in mano il tomo, andando poi a sdraiarsi accanto a Shikamaru.
“Che dici, mi fai un po’ di spazio per farmi sedere?”
“Solo se lo chiedi con gentilezza.”
“Sposta il tuo culo secco, Nara, e fai poche storie.”
“Bonjour finesse.” Borbottò lui scostandosi.
“Poi guarda qua, mi hai prestato questo tuo libro, ma è talmente pieno di appunti che quasi non si legge il testo sottostante!”
“E quindi? Ti ricordo che è il mio libro e che sicuramente è molto meglio del tuo dove, a margine delle pagine, ci sono addirittura delle partite a tris, ed hai pure perso. Poi è di un’ importanza notevole il fatto che Sakura, alle ore 09:05 di martedì, abbia detto: “Gli attragghi si oppostano.
Ino arricciò le labbra, piccata.
“Hai finito? No perché starei ad ascoltare per ore la tua comicità grondante sarcasmo, dico sul serio. Ma, caro il mio principe mezzosangue della chimica, avrei un po’ di fretta. Ricominciamo.” Tagliò corto riprendendo le redini della situazione. “Appurato che un catione è uno ione con carica positiva, mentre un anione è uno ione a carica negativa, andiamo avanti.” Si schiarì la voce e riprese a leggere.

“Il legame che si forma per il trasferimento netto di uno o più elettroni da un atomo a un altro è detto legame ionico. Questo legame viene indicato scrivendo uno accanto all’altro gli ioni che si sono formati dopo il trasferimento di elettroni. I composti caratterizzati da legami ionici, che si ottengono facendo reagire i metalli con i non metalli, sono solidi, hanno punti di ebollizione e di fusione elevati e, posti in soluzione acquosa, conducono elettricità. Ok, questo è facile, me lo ricorderò.”
Shikamaru inarcò un sopracciglio, sperando davvero che lei riuscisse a memorizzare quelle nozioni.
“Poi…un atomo può raggiungere l’ottetto di elettroni di valenza anche condividendo alcuni elettroni con altri atomi. Il legame che si forma quando due atomi condividono alcuni elettroni è detto legame covalente. Se si utilizzano le formule di Lewis, il legame è indicato con una coppia di puntini. Questo tipo di scrittura è chiamata formula di struttura.” Ino voltò la pagina, fissandola con disappunto.
“Che bisogno avevano di trovare altri nomi al legame covalente? Uno non gli bastava? Io proprio non capisco.” Sbuffò.
“Bisogna certo dare un nome ai doppietti elettronici spaiati, ti pare? Devi capire cos’altro accade quando gli atomi cercano di completare il proprio ottetto.”
Lei si lasciò cadere di schiena sul letto.
“Parli davvero con lo stesso tono saccente di Sheldon Cooper di The Big Bang Theory.”
“E tu stai facendo i capricci come Penny.”
Ino borbottò qualcosa che suonava tanto come un: “Nerd sociopatico”, ma il ragazzo non ci badò.
“Dai, continua tu che mi si è seccata la gola.” Disse lei allungando la mano per afferrare la bottiglina d’acqua, sorseggiando poi avidamente.
Shikamaru sospirò.
“Ok. Allora, la distanza per la quale le forze di attrazione e di repulsione si bilanciano è chiamata distanza di legame o lunghezza di legame..”

***

I ragazzi continuarono a studiare fino a quando Ino non sentì il telefono squillare. Scese di corsa le scale, mentre Shikamaru ancora si chiedeva perché avesse accettato una simile incombenza, visto quanto il dare ripetizioni ad Ino potesse rivelarsi sfibrante. Quella ragazza e la chimica erano pressoché incompatibili. Però ammirava con quanta determinazione lei cercasse di apprendere il più possibile. Stava davvero mettendo anima e corpo in quei test di ammissione.
Ino risalì portando con sé il cordless.
“Chi era al telefono?” le chiese.
“Tua madre.”
“Ah, cosa voleva?”
“Voleva sapere se saresti tornato per cena.”
Shikamaru guardò l’orologio a parete nella stanza: segnava le 20:00.
“Già, forse è meglio che torni a casa, per oggi direi che abbiamo fatto abbastanza.”
Fece per alzarsi quando lei parole di lei lo bloccarono.
“Dove credi di andare, Nara? Ho già detto a Yoshino che non saresti rientrato.”
Lui storse il naso.
“Questo si chiama sequestro di persona, Yamanaka.”
Lei gli agitò le mani davanti agli occhi, ribattendo: “Perché, hai da fare? Un impegno urgente ed improrogabile? Hai lasciato Connor in balìa dei lupi in un livello di Assassin’s Creed III? I miei sono alla serra e mi annoia moltissimo starmene in casa da sola.”
Shikamaru si massaggiò le tempie, visibilmente stufo.
“Dimmi almeno che non cucinerai tu.”
Lei gli lanciò il telefono, centrandolo in pieno petto.
“Come sei…seccante. Ordina una pizza.”
Il ragazzo, senza farselo ripetere due volte, obbedì al comando del generale Yamanaka. Tutto era meglio degli intrugli che, di tanto in tanto, lei provava a cucinare usandolo alla stregua di una cavia da laboratorio.

***

Dopo aver telefonato in pizzeria, Shikamaru si chiuse in bagno per darsi una rinfrescata. Si strofinò le mani con solerzia, si sciacquò il viso lavando via la stanchezza della giornata e si fissò allo specchio. Socchiuse gli occhi e si lasciò andare ad un lungo sospiro.
Lui ed Ino erano soli in casa.
“Ok, posso gestirlo.” Si disse mentalmente.
Ma in quel momento il suo cervello, quasi volesse giocargli un brutto tiro, gli fece arrivare, dirette come proiettili, le immagini molto vivide della sua amica nel corso della giornata, con indosso quei pantaloncini corti e quella canotta che fasciavano il suo corpo con grazia.
“Non bene, smettila di comportarti da maniaco, è tua amica.”
“Sarà anche tua amica, ma devi ammettere che è davvero sexy…”
“Piantala, stupido cervello!”
“Ti rendi conto che per pensare sempre a lei stai cominciando ad accusare un disturbo delirante?”
“E basta!”
“Ok, signor schizofrenico, la finisco qui. Ma continuo a dirti di seguire il consiglio del tuo amico Choji: devi dirglielo. Vedi che lei ci sta e che, nella tua vita, questa sarà la più grande, mitica, da fuochi d’artificio, sco…”
“Taci!”
“Come ti pare. Cervello dei piani bassi chiude le comunicazioni. Addio!”
A Shikamaru non restò altra scelta che riaprire il rubinetto, opportunamente regolato sul getto d’acqua fredda. Sarebbe stata una lunga serata.

***

Quando scese al piano inferiore, trovò Ino intenta ad apparecchiare la tavola fuori in giardino.
“Allora, tra quanto arriva la pizza?” gli chiese.
“Ha detto tra venti minuti, mezz’ora al massimo.”
“Speriamo siano puntuali, ho così tanta fame che potrei persino mangiare il fattorino! Beh, ma non startene lì impalato, andiamo a sederci fuori, si muore di caldo qui.” Gli fece notare.
“Sì, è una buona idea.”
“Però un attimo, devo prendere la mia crema antizanzare, quelle maledette mi scelgono sempre come loro banchetto preferito, dato il mio sangue dolce.” Dichiarò spazientita.
“Sai, vero, che la storia del sangue dolce è una fesseria?”
Lei fece scattare lo sguardo verso di lui.
“Stai insinuando che ho il sangue amaro?”
“Ma perché devi sempre capire il contrario di ciò che ti dico?” la rimbrottò.
Ino sorrise.
“E dai, ti stavo solo prendendo in giro, non fare sempre il solito antipatico.”
Il ragazzo roteò gli occhi verso il cielo.
“Sei davvero asfissiante…”
Lei gli fece l’occhiolino, come se quello fosse stato un complimento sentito. Afferrò la crema alla citronella dallo scaffale accanto alla portafinestra del giardino ed uscì. Shikamaru la seguì e si sedette comodamente sulla sedia di vimini, mentre Ino, dal canto suo, cominciava ad applicarsi la crema sulla pelle. Mentre lo faceva prese a raccontargli qualcosa, ma articolava parole vuote; Shikamaru era completamente ipnotizzato dai movimenti della mano della ragazza sulla propria pelle serica. Cominciò dalla gamba, per poi passare alle cosce tornite, le braccia esili, il decolleté, fino a passarsene un po’ sul viso. Il profumo fresco di limone permeò l’aria, intorpidendo i suoi sensi.
“Questo è male, accidenti a me che non ho voluto prendere le famose lezioni di yoga con mia madre! Aveva ragione, sarebbe stata una bella attività familiare!” si maledisse.
“…e insomma, questo è quanto. Shika, ma mi stai ascoltando?”
“Sì, certo.” Mentì lui, ridestatosi dai suoi pensieri.
“Hanno bussato alla porta.”
“Sì, ho capito, vado ad aprire al fattorino.”
“Sei proprio un bravo ragazzo.” Commentò con un sorrisetto ironico, pizzicandogli la guancia.
Il ragazzo si alzò, borbottando qualcosa e nascondendo l’imbarazzo.
Quando tornò in giardino teneva tra le mani una pizza fumante. Gli occhi di Ino si illuminarono.
“Che bellezza, finalmente si mangia!” cinguettò contenta.
“Già, senza neanche ringraziare chi ti ha offerto la cena.”
Lei si bloccò a metà strada con la rotella per pizza. La posò delicatamente sul tavolo ed assunse un’aria solenne.
“Hai ragione. Grazie, Shika!” veloce come un lampo saltò su dalla sedia e lo abbracciò scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia. Riprese poi posto, osservando famelica la pietanza e tagliandosene una sostanziosa fetta. Il ragazzo, dal canto suo, era congelato sul posto e cercava di riacquistare una minima parvenza di compostezza.
“Allungami il piatto, scansafatiche.”
“Come? Oh, sì, grazie.”
Cenarono chiacchierando del più e del meno, o sarebbe più corretto dire che Ino bombardò il cervello di Shikamaru con informazioni che avevano la stessa utilità del sale nel caffè. Ma era bello per lui sentirla parlare, vederla gesticolare e fare quei discorsi concitati che le imporporavano le guance, o il vederla tormentare il ciuffo biondo quando qualcosa le dava particolarmente fastidio o quando era in difficoltà.
Erano piccoli gesti che sarebbero sfuggiti ad una persona comune, ma non a chi la conosceva da sempre.
Quando ebbero finito, la ragazza si alzò per sparecchiare.
Prese la pizza avanzata mettendola in un piatto, coperto, in frigorifero.
“Se ci fosse stato Choji ci avrebbe sgridati per averla fatta avanzare.”
“Già, non ne sarebbe stato per niente contento.”
Ino volse lo sguardo verso il cielo.
“Chissà cosa starà facendo adesso…l’ultima volta che l’ho sentito mi ha detto di essere arrivato all’aeroporto di Fiumicino, dopo lo scalo a Monaco.”
“Vedrai che starà benone, è un tipo in gamba, lui. E poi desiderava tanto poter viaggiare alla scoperta dei sapori mediterranei in Italia. Gli servirà come esperienza per la carriera di critico gastronomico che vuole intraprendere.”
“Sì.” Annuì Ino. “Chissà che poi non cambi idea e ce lo troveremo ad affrontare le più grandi sfide culinarie, stile Man VS Food.”
“Oh, ne sarebbe capace.”
Si ritrovarono entrambi a ridere pensando al loro amico, ed immaginandoselo in buffi contesti che implicavano il pancake più grande del mondo.
“Dai, andiamo a sederci sul dondolo, stasera fuori c’è un bel fresco.” Propose Ino portando il suo amico sotto la grande magnolia dai fiori bianchi che cresceva nel suo giardino.
“Cavolo, ho dimenticato il mio libro degli alpha test di sopra, vado a prenderlo e torno.”
Shikamaru allungò una mano, afferrandole il polso. Lei si voltò, guardandolo dubbiosa.
“No, per oggi hai studiato abbastanza, affaticarti così tanto non ti farà bene.”
La ragazza annuì e prese posto vicino al suo amico.
“C’è una cosa che non ho ancora capito.” Annunciò lui e lei gli fece cenno di continuare. “Perché lo fai? Insomma, avresti potuto dedicarti alla botanica, i tuoi hanno un’attività bene avviata e tu ami le piante. Me lo sono chiesto più di una volta, ma non ho ancora trovato una risposta soddisfacente.”
Ino sorrise mesta.
“Allora si vede che non sei un genio come credono tutti.”
“Sono serio, Ino.”
“Anche io lo sono. Lascia che ti rivolga la stessa domanda: tuo padre ha un’attività bene avviata, perché tu non vuoi intraprendere la sua stessa carriera?” replicò.
“Perché non è quello che voglio fare nella mia vita.” Rispose asciutto.
“Ecco, adesso puoi capirmi.”
“Ino, si tratta di medicina. Non credi che dovresti rifletterci su ancora un po’?”
Lei lo guardò in tralice.
“Credi che mi butterei in un’impresa del genere se non mi stesse a cuore?”
“Per te è sempre una questione di cuore, lo so bene. Ma non è che lo stai facendo solo per dimostrare a Sakura che puoi fare tutto meglio di lei? Ho avuto la sensazione che tutto questo fosse dettato dal tuo spirito di competizione.”
Lei scosse il capo in diniego.
“All’inizio era così. Cioè, l’antagonismo tra noi due era a livelli decisamente elevati, per non dire puerili, a partire dalla questione di Sasuke…” fece una smorfia di disappunto. “Ancora mi chiedo cosa ci trovassi in quel pomposo Uchiha, comunque, in seguito ho cominciato ad interessarmi di più alla medicina e ho scoperto che in realtà mi piaceva. Mi piaceva parecchio a dirla tutta. L’ambiente ospedaliero, il tran tran quotidiano, la possibilità di aiutare e guarire le persone…insomma, diciamo pure che ne sono rimasta ammaliata. Così ho deciso che quella sarebbe stata la mia strada. Quando tu e Choji mi avete confidato cosa volevate fare da grandi, mi sono sentita meno tagliata fuori…anche io avevo uno scopo, una missione, per una volta mi sono sentita alla vostra altezza. Ho pensato che se avessi superato il test per l’ammissione a medicina, non sarei stata più considerata la ragazza chiacchierona, vanesia e festereccia come mi descrivono in molti. Mi sarei scrollata di dosso quell’etichetta di persona fondamentalmente leggera e insignificante, facendo qualcosa che avrebbe lasciato un segno.”
Shikamaru fu piacevolmente colpito da quel discorso così sentito e maturo. Sapeva che Ino non era assolutamente come si era descritta- tranne che per l’essere chiacchierona e vanesia- ma sapeva che sotto nascondeva una grande forza di volontà, determinazione e dei saldi princìpi. Il suo spirito dinamico era capace di svegliare dal torpore le anime più letargiche, ed i suoi sorrisi riuscivano a mettere di buon umore persino la persona più cupa.
“La passione e la costanza di certo non ti mancano…” la ragazza gli regalò un bel sorriso soddisfatto. “…anche se ho avuto il sospetto che tu l’abbia scelto per via dei tuoi vaneggiamenti sui dottori belli di Grey’s Anatomy…insomma, non devo certo dirtelo io che medici così affascinanti si trovano solo nelle serie tv. La tua possibilità maggiore sarà quella di incontrare un vecchio brontolone ed acido come dottor House, nel quale poi ti trasformerai anche tu nella vecchiaia, sia chiaro.”
“Ehi!” sbottò lei offesa, cominciando a pizzicarlo. “Non è affatto così! Parla lui poi, il signorino C.S.I., che vuole laurearsi in chimica per andare a svolgere le sue indagini forensi! O c’entra anche la lobotomizzazione avvenuta quando è arrivata la supplente? Ricordi, la tipa bionda, algida e severa che ha sostituito il professore Asuma…la guardavate come dei beoti.”
“Ma non dire sciocchezze, poi cos’hai contro la scienza forense? Posso aiutare le forze dell’ordine con le mie brillanti analisi sui campioni. Sarò il Tony Stark della chimica.”
“Come no, certo! E Naruto diventerà il genio degli scacchi! Non paragonarti a Tony, non te lo puoi permettere.” Ino manifestò la sua contrarietà.
“Ora che me lo fai notare magari sono stato un po’ presuntuoso a paragonarmi al tuo idolo…tu comunque potrai approfittare delle tue conoscenze mediche per curarti la diarrea verbale di cui soffri.”
“Potresti ripetere, prego?” domandò con voce stridula, indispettita.
“Sei un caso davvero grave. Snoccioli informazioni come un torrente in piena, a volte non so davvero come arginare la marea.” Insistette lui, fomentando le ire della sua amica.
La ragazza incrociò le braccia al petto, guardandolo furente. Poi un ghigno malevolo le si disegnò sul volto e Shikamaru fu costretto a deglutire.
“Nara, un’altra parola e pubblico quella foto.” Lo minacciò.
Shikamaru tacque. Aveva dimenticato lo spauracchio di quella foto che gli pendeva sulla testa come una spada di Damocle.
Era vincolato a non oltrepassare troppo il limite con lei, o se la sarebbe vista brutta.

“Sei una ricattatrice.”
Lei sorrise vittoriosa, abbandonandosi sul morbido cuscino del dondolo.

“Shika…potresti rispiegarmi di nuovo la differenza tra i vari legami chimici?” domandò quieta.
“Ancora? Non sei soddisfatta di tutte le spiegazioni di oggi pomeriggio? Stai diventando assillante.”
“Avanti, non comportarti da solito poltrone! E stavolta usa parole semplici. Anzi, una metafora. Magari mi sarà più d’aiuto per ricordare.” Gli impose.
Il ragazzo intrecciò le dita dietro la nuca, poggiandosi con indolenza sulla spalliera, in riflessione. Doveva trovare termini semplici ed efficaci per farsi comprendere. Quando pensò di esserci, parlò:
“Il legame covalente è come l’amicizia tra me e Choji o tra te e Sakura: entrambi abbiamo in comune delle cose e le mettiamo a disposizione l’uno dell’altro. Il legame dativo, rappresenta invece la famiglia: la coppia di elettroni che appartengono allo stesso atomo, viene condivisa con un secondo atomo. Simboleggia i genitori, che donano al proprio figlio l’affetto di cui ha bisogno.”
Ino ruotò il capo verso di lui, il viso rischiarato dalla pallida luce dei lampioncini nel giardino. In quella particolare atmosfera, i suoi occhi sembravano una macchia di inchiostro blu, come la striscia di cielo notturno che si intravede poco dopo il tramonto.
“E noi cosa siamo?” chiese quasi in un flebile sussurro.
Il ragazzo sollevò lo sguardo verso la parte di cielo puntellato di stelle che riusciva a scorgere, alla ricerca delle parole adatte.
Ormai aveva capito che non stavano più parlando di chimica, ma di qualcosa che apparteneva ad un livello completamente diverso.
I giochi sembravano davvero destinati a chiudersi quella sera di luglio, tanto valeva farla finita.
Via il dente, via il dolore, avrebbe poi imparato a convivere con il rifiuto.
“Legame ionico.” Sussurrò con voce quasi roca, che provvide a schiarirsi. “Quel legame che si forma quando le caratteristiche chimico-fisiche dei due atomi sono nettamente differenti, e vi è soprattutto una grande differenza di elettronegatività tra i componenti. Nel legame ionico l’attrazione esercitata dal nucleo dell’atomo più elettronegativo sull’altro atomo, meno elettronegativo, è così forte che la nuvola di carica elettronica può considerarsi come spostata completamente sull’elemento più elettronegativo. L’elettrone dell’altro elemento, meno elettronegativo, viene strappato e un legame ionico è creato in seguito alla formazione di un catione e un anione. Il legame così creato è puramente elettrostatico dovuto all’attrazione reciproca dai due ioni di carica opposta.”
“Hai dimenticato il parlare per metafore…”
“Io e te siamo due opposti, Ino. Eppure tu, per me, sei come l’elettronegatività: hai la tendenza ad attrarre a te gli elettroni con più efficacia, strappandoli con la tua energia. Io sono un atomo con un elettrone spaiato tuo opposto, che vive alla deriva aspettando che la tua forza arrivi a trascinarlo per completare l’ottetto. Ed è un’attrazione così forte che non c’è scampo.”
Era fatta, ormai non poteva più tornare indietro.
Ino lo studiò per qualche minuto, poi gli si avvicinò.
“E così io sarei il tuo legame ionico.”
“Già.”
“Ti rendi conto che questa è la dichiarazione più assurda nella storia dell’umanità?”
Shikamaru la fissò, sorpreso. Si sarebbe aspettato qualcosa del tipo: “Rifiuto la gentile offerta e vado avanti”, ma no.
Ino era davanti a lui, con le labbra arricciate in una smorfia malcontenta smentita dalla luce felice negli occhi.
“Scusa, l’ho preparata qui su due piedi, a braccio.”
“Potrei anche perdonarti se adesso ti dessi una mossa, caro il mio atomo pigro.”
“Vuoi dire che tu…” biascicò lui sempre più stupito dalla situazione.
“Eh già, chi l’avrebbe detto, vero? Se non avessi organizzato tutta questa messinscena per spingerti a parlare, probabilmente staremmo ancora vagando alla ricerca dell’elettrone mancante.”
Shikamaru ormai non la sentiva più.
Vedeva solo quel viso che in tanti anni si era detto di dimenticare e di mettere off limits, perché non poteva avere altro da lei. Eppure il suo stomaco ringhiava ogni volta che qualcuno le si avvicinava troppo, o quando sentiva apprezzamenti spinti.
Si era ripetuto fino alla nausea che una come lei non avrebbe mai potuto nutrire un interesse nei suoi confronti.
E invece eccoli lì, Ino Yamanaka e Shikamaru Nara, i due opposti che alla fine erano riusciti ad attrarsi.
“Quindi possiamo considerarci un legame ionico?” domandò, ancora dubbioso su tanta fortuna tutta insieme.
“Sarò il tuo legame ionico, signor sonnacchioso.”
“Ottimo.”
Disse prima di attrarla a sé e finalmente scambiare quel tanto agognato bacio.
Dapprima fu un contatto breve, che li stordì entrambi, ma poi cominciarono a condividere piccole carezze, assaporando la sensazione di labbra contro labbra.
Ino tirò Shikamaru su di sé, sdraiandosi supina sul dondolo, senza rompere quel contatto. Il tempo sembrava procedere al rallentatore, i due corpi modellati perfettamente l’uno contro l’altro.
Quel bacio cominciava a bruciare.
Shikamaru cominciò ad approfondirlo, chiedendo un maggiore accesso che la ragazza era ben felice di fargli avere. Il respiro del moro su di lei le fece ribollire il sangue, riscaldando il corpo come un fuoco che cominciava a spargersi dalla bocca, dal punto in cui le loro labbra erano unite. Gemeva, e la sua passione era diventata un calore pari a quello del suo ormai vecchio amico. Si separarono brevemente per mancanza di ossigeno e si studiarono per brevi secondi.
Ino gli regalò un sorrisetto malizioso.
“Com’è che si chiamano quelle reazioni chimiche che avvengono con liberazione di calore?”
“Reazioni esoergoniche.”
“Esoergoniche, giusto. E qui direi che c’è anche un processo di solidificazione in atto.”
“Allora rientriamo in casa. Ho sentito dire che in camera tua c’è un condizionatore che potrebbe trasformare la stanza in una cella frigorifera.”
Ino rise di gusto, una risata chiara e cristallina, calda e gioiosa come quella notte.
“Noto che per certe cose non hai bisogno che l’elettronegatività ti trascini, ma possiedi abbastanza forza per farlo da te.”
Lui storse il naso.
“Questo fa di me davvero un cattivo ragazzo.” Si allungò di nuovo per rubarle un altro bacio.
“Va bene, ma non sperare che io cancelli la tua foto.” Lo ammonì lei.
Shikamaru abbassò il capo sconfitto.
“Possibile che tu debba continuare a comportarti come la reincarnazione di Adolf Hitler?”
“Ed eliminare dal mio computer lo spettacolo di te, addormentato come un angioletto nel post sbronza della festa di Kiba, con due baffi di rossetto rosso -che ti avevo precedentemente applicato- sulle guance e che ti facevano somigliare a Joker? Questo mai!” sghignazzò furba.
“Sei davvero una donna molesta.”
“E tu il nerd più scansafatiche che conosca.”
Si tirò su porgendogli poi la mano, con uno scintillio negli occhi.
“Ah, per la cronaca, i miei genitori non sono alla serra, altrimenti sarebbero già rientrati. Sono partiti per il weekend con i tuoi, ma ovviamente te ne eri dimenticato. Così ho detto a Yoshino che saresti stato da me e mi avresti aiutato a ripassare.”
Shikamaru fu colpito dalla consapevolezza.
“Quindi al telefono…”
“Era Sakura. Voleva sapere se finalmente ero riuscita a scucirti le fatidiche parole di bocca. Mi toccherà chiamarla, domani.”
“Oh.” Replicò lui, ancora frastornato dagli eventi, ma per una volta benedisse mentalmente il suo sentire le onde del mare quando sua madre sbraitava.
“E poi quello intelligente saresti tu…” lo beffeggiò. “Ed ora che ne diresti di venirmi a dare una mano con le famose calorie? Mica ho mangiato così tanto per tenermele tutte sui fianchi!”
Shikamaru intrecciò le sue dita nella mano candida di lei.
“Potrei anche fungere da tuo catalizzatore, accelerando la reazione di demolizione delle calorie…”
Rientrarono in casa accompagnati dal profumo dei fiori della magnolia e con la risata di Ino trasportata dal vento.

***


Quella mattina, un raggio di sole filtrava birichino attraverso le tende della sua stanza. Choji mugugnò nel sonno, aprendo prima un occhio e poi un altro. Sbadigliò assonnato e prese lo smartphone per controllare l’ora. Aveva dimenticato la connessione internet attivata, così l’icona di WhatsApp era in bella mostra sullo schermo.
Nuova immagine da Ino Yamanaka.
Quando aprì il contenuto della foto, e lesse la scritta sottostante, sentì il cuore sussultare di gioia.
“Dal legame ionico al loro amico covalente. Oh, era ora!”
Si alzò e si preparò, fischiettando un allegro motivetto. Scese poi le scale della casa della famiglia italiana che lo stava ospitando, ed entrò in cucina.
“Buongiorno, signora!”
“Oh, Choji caro, stamattina sei più allegro del solito!”
“Eccome, ho ricevuto buone notizie da casa!” esclamò contento.
“Davvero? Che tipo di notizie?” chiese la donna curiosa.
Il ragazzo le rivolse un largo sorriso.
“Cosa sa lei di legami chimici?”

***
Studiare chimica nuoce gravemente a te e a chi ti sta intorno, facendoti desiderare romanticherie varie. Abbiate pazienza e sopportate il delirio mentale di una studentessa in crisi XD
Le definizioni sono prese dal mio amato libro di chimica, ma, a differenza di Shikamaru ed Ino, io sono già al capitolo delle soluzioni (altra notizia di rilevanza nazionale). La foto mandata a Choji, per chiunque se lo stesse chiedendo, non è quella di Shikamaru Joker, ma di certo qualcosa che ritrae la coppietta in pose romantiche, scattata da Ino a tradimento, ovviamente.
Bene, aspetto ulteriori responsi protonici ed elettron…ehm, positivi e negativi, da parte vostra, cari lettori.
Mi scuso nuovamente per la poca originalità della one shot, ma, come ho già detto altre volte, è abbastanza complicato risultare originali in un fandom con attualmente 16344 storie…vogliatemi bene lo stesso <3
Baci e alla prossima! ;-)

  
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